Diretto da Pierluigi Montalbano

Ogni giorno un nuovo articolo divulgativo, a fondo pagina i 10 più visitati e la liberatoria per testi e immagini.

Directed by Pierluigi Montalbano
Every day a new article at the bottom of the 10 most visited and disclaimer for text and graphics.
History Archaeology Art Literature Events

Storia Archeologia Arte Letteratura Eventi

Associazione Culturale Honebu

Translate - Traduzione - Select Language

mercoledì 8 agosto 2018

Archeologia. La Corona della Regina del Fiume Mannu a Villanovafranca, nell’altare del Nuraghe Su Mulinu. Articolo di Gustavo Bernardino


Archeologia. La Corona della Regina del Fiume Mannu a Villanovafranca, nell’altare del Nuraghe Su Mulinu.
Articolo di Gustavo Bernardino

Gli abitanti di Villanovafranca probabilmente non sanno che all'interno del loro bel paese c'è un piccolo gioiello che consente di dare una lettura realistica (e non fantasiosa come quella ufficiale) di un importante manufatto che si trova all'interno del Nuraghe Su Mulinu.
Com’è noto, dentro la magnifica costruzione megalitica si trova il famoso “altare a vasca” esattamente come quello rinvenuto a Su Monte di Sorradile dedicato probabilmente alla dea protettrice del fiume Tirso. In entrambi i casi, il visitatore si trova davanti a due elementi iconografici che rientrano nella liturgia eliopolitana dedicata al culto della dea protettrice dell'acqua di origine nilotica. La prova di questa tesi è proprio il citato gioiello di Villanovafranca che è ben visibile nella chiesa di S. Sebastiano

 
L'elemento inserito all'interno della nicchia rappresenta in modo eloquente una corona retta da due mani. Osservando bene, la corona riproduce in modo altrettanto eloquente il manufatto presente nell'altare di Su Mulinu, che non sarebbe un modello di nuraghe come ufficialmente definito.

Il copricapo regale, forse apparteneva alla dea protettrice del fiume Mannu che, come riportato nella descrizione del Comune, era “antica via fluviale che collega la fertile pianura del Campidano al giacimento di rame di Funtana Raminosa (Gadoni)”.
Anche in questo caso, un manufatto riportante il simbolo di una divinità pagana, viene inserito in una chiesa cristiana. La stessa situazione a Sorradile, dove nella chiesa campestre di S.  Giovanni Battista, una pietra con incisa una “Barca Solare” è stata fissata nella facciata ovest della stessa. Elementi pagani vengono quindi utilizzati per abbellire le chiese cristiane.
Ma cerchiamo di capire chi poteva essere la divinità di origine nilotica tanto importante da meritare il titolo di Regina del Mannu.
Per gli egizi dell'isola Elefantina era la dea Anuqet o Anuket Regina del Nilo, la grande protettrice delle acque di questo fiume sacro che veniva raffigurata con il capo coperto da una corona.

Anuket era figlia di Khnum e di Satet che invece a Latopoli chiamano la figlia Neith. Di quest’ ultima divinità ho ampiamente scritto in un altro lavoro “Una possibile interpretazione del culto dell'acqua in Sardegna ed il ruolo dei santuari di Romanzesu e S. Vittoria di Serri”.
La Regina del Mannu doveva avere grande potere, riscontrabile dalla grandiosità dei manufatti costruiti in suo onore e per praticare il culto che ne esaltava la sua potenza religiosa.
Il padre Khnum è un personaggio importante dell'olimpo egizio e Mario Tosi nel suo “Dizionario delle divinità dell'antico Egitto” ci racconta che: “... Dio ariete o con corpo umano e testa d'ariete (ovis longipes), era considerato un Demiurgo, un dio-creatore, simile al dio Ptah di Menfi. Ogni uomo che nasceva era opera delle sue manie veniva modellato con il fango sulla sua ruota di vasaio: ogni uomo era seguito dal suo Ka, dal suo doppio, simile in tutto all'uomo appena creato, quindi le figure formate da Khnum erano sempre due....”. Viene da pensare che il famoso bronzetto di Teti, realizzato dall'artigiano fusore con quattro occhi e due scudi, possa in qualche modo ricollegarsi al culto di questo dio potente padre delle regine del Tirso (altare di Su Monte) e del Mannu (altare di Su Mulinu), d'altronde lo stesso toponimo Teti ci rimanda al nome del faraone-dio    a cui viene riservata grande considerazione nei testi sacri egiziani. Sergio Donadoni nel suo “Testi religiosi egizi” consente di approfondire il valore di questa figura divina.
In Sardegna non risulta sia presente il nome della dea Anuqet, mentre sono presenti i nomi di altre divinità egizie sia maschili che femminili come per esempio: Bes, Min, Ra, Maat, Sia, Teti.
Sia è anche presente nella descrizione della “Barca Solare” che, come si può leggere nel “Libro delle porte” è detto che Sia sta in piedi a prua della barca.
Il culto della dea Anuqet consisteva nel portare la divinità in processione durante il primo mese di Shemu o stagione del raccolto, dal 16/03 al 14/04 e le persone che la seguivano gettavano nel fiume oggetti preziosi, monete, gioielli.

Nessun commento:

Posta un commento