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giovedì 19 luglio 2018

Storia del commercio: Il sistema dei traffici commerciali in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente. (Parte seconda). Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Storia del commercio: Il sistema dei traffici commerciali in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente. (Parte seconda)

Riflessioni di Pierluigi Montalbano


Vediamo ora quali oggetti e materie prime caratterizzavano gli scambi preistorici.  
Lo studio dei traffici commerciali preistorici può essere analizzato soltanto quando i prodotti scambiati sono materiali che il tempo non distrugge: pietre preziose, metalli, ossidiana, avorio, ambra, e altri. Quando la contropartita è costituita da merci deperibili come pelli, stoffe, bestiame, schiavi…nascono problemi di difficile soluzione. Lo sviluppo dell'industria dei metalli preziosi quali mezzi di scambio, prima in lingotti, panelle e barre, e poi ritagliati sotto forma di monete, facilitano lo studio del commercio antico.
Nel nord Europa l'oro, l’argento e il rame penetrano in gran parte come contropartite dell'ambra, prodotta specialmente sulla costa occidentale della penisola dello Jutland. Lo stagno proviene dalla
Cornovaglia, da dove, attraverso le Gallie, raggiungeva le bocche del Rodano. Nel II millennio a. C. si nota un notevole dislivello di cultura fra i paesi dell'Europa e quelli del Vicino Oriente, di cultura egea ed egiziana. Nel bacino Mediterraneo si avviano una serie di rotte commerciali che “uniscono” oriente e occidente in un movimento ciclico che dallo Stretto di Gibilterra viaggia senza soluzione di continuità verso l’Egitto, e viceversa, producendo decine di scali portuali funzionali alle operazioni di carico e scarico delle merci e degli uomini. In tutti gli approdi gli archeologi hanno trovato merci prodotte in luoghi anche lontanissimi, come se la distanza non fosse un problema per i commercianti. Con la lavorazione dei metalli diventano centri di commercio le regioni produttrici di metalli. Il bronzo pare diffondersi da Cipro e dalla Sardegna, isole nelle quali si nota la presenza di lingotti in rame di forma particolare denominata “a pelle di bue” (ox-hide). Le doppie asce di bronzo che si trovano isolate in Ungheria e in Svizzera, nella Francia orientale, nella Svizzera occidentale, nella Germania sud-occidentale, centrale e nella parte mediana della Germania settentrionale, provengono dall’Oriente, e suggeriscono una via che attraversa le bocche del Rodano e si dirige verso il nord. Il Rame si trova nelle montagne del medio Danubio e in Transilvania, dove si estrae anche oro, che, lavorato, è portato in Germania. In Italia, rame e stagno sono prodotti della Sardegna e della Toscana. Assai più ricca di metalli è la Penisola Iberica, dove le miniere di rame e di stagno sono sfruttate sin dal principio dell'età dei metalli. Probabilmente relazioni commerciali riuniscono la Penisola Iberica ai paesi orientali di più antica cultura. Nelle tombe iberiche delle prime età dei metalli, si sono ritrovati oggetti d'avorio, uova di struzzo…che in altri luoghi europei sono sporadici e che ricordano ritrovamenti egiziani. Sono supponibili scambi della Penisola Iberica con l'Africa del nord e con la Bretagna, Irlanda, alcuni paesi della Germania e Scandinavia. La scoperta di miniere nei paesi dell'Europa limitò l'importazione iberica, e dalle Isole Britanniche si esportava rame, oro e stagno. L'oro dell'Irlanda è stato esportato in Islanda, Inghilterra, Scozia, Francia occidentale, Belgio, Danimarca e Germania occidentale. Più difficile è seguire la via dell’ambra, forse perché nei paesi dove si cremavano i defunti venivano bruciate anche le collane di questo prezioso materiale. Durante tutto il II millennio a.C. i paesi più a nord come Scandinavia, Russia e Finlandia sono isolati. Verso la fine del II millennio a.C. si assiste allo sviluppo di nuove forme di commercio, soprattutto navale, con stretti rapporti fra Asia Minore, Cipro, la Siria, la Palestina, l'Egitto, la Nubia, la Sicilia, la Sardegna, l'Italia meridionale e le zone iberiche, soprattutto Andalusia atlantica e Andalusia Mediterranea. La conoscenza del ferro, più diffuso del rame e dello stagno, rivoluzionò il commercio preistorico e si esaurisce il monopolio di una serie di regioni che avevano fatto del commercio a lunga distanza il loro punto di forza. Prima della colonizzazione commerciale greca, le zone italiche rifornivano gran parte dell'Europa con anfore, armi, armature di bronzo, ornamenti di vetro, oggetti d'avorio e di corallo. Le zone d’influenza sono l’attuale Pianura Padana e le Alpi che vanno dalla Francia meridionale al Danubio. Una zona che procede autonomamente è quella che comprende la Penisola Iberica, le Isole Britanniche, l'Irlanda, la Germania, la Boemia e la Moravia, la Danimarca e la Svezia, fino alla latitudine di Stoccolma. All’inizio dell’età del Ferro questo quadro muta, con l’emergere di floridi commerci tra le zone appenniniche e l’area egea. Dall’VIII a.C. la colonizzazione greca sulle coste del Mediterraneo e del Ponto si sviluppa prevalentemente lungo le coste, e le vie di terra sono sostituite progressivamente da quelle marittime quando Marsiglia diventa centro di commercio e di cultura, influenzando la cultura celtica e, indirettamente, quella germanica. L'influsso ellenico è forte anche sulle città del Mar Nero, da dove erano esportati cereali, schiavi, pelli, pietre preziose e oro in cambio di olio, vino, armi e oggetti di ogni sorta. Con l’avvento di Roma che incorpora gran parte dell’Europa nel suo impero, i traffici commerciali raggiungono livelli simili a quelli dell’attuale globalizzazione, con libero scambio di merci, uomini e idee che portano all'industrializzazione della produzione artigiana.
Spostandoci verso l’Egitto, abbiamo un florido commercio terrestre  interno e un assai sviluppato sistema di trasporto fluviale sul Nilo. Le relazioni estere interessavano la Nubia, la Libia, la Siria e tutte le isole del Mediterraneo. Gli Egiziani praticavano la navigazione di cabotaggio sulle coste settentrionali africane e, attraverso il Mar Rosso, raggiungevano i ricchi empori del sud, importando rame nell'età preistorica dalla penisola del Sinai e oro dalla Nubia. Il legname, di cui manca essendo ricca solo di vegetazione palustre, giungeva dalle foreste del Libano. Dai paesi tropicali arrivavano avorio, aromi, spezie, ebano e pelli. Con l’esportazione di cereali, si approvvigionava di oro dalla Nubia e di prodotti industriali dall’Africa equatoriale. Il commercio all'ingrosso era monopolizzato dai faraoni che tenevano rapporti a 360° con tutte le regioni oltre i confini egizi.
Le zone a nord dell’Egitto, Palestina e Siria, sono caratterizzate da un sistema commerciale condizionato dalle montagne dell'Asia Minore e dell'alta Mesopotamia e dai paesi del mar Nero, privi di fiumi navigabili e senza prodotti minerali. Nel secondo millennio a.C. sorgono città autosufficienti come Biblo, Sidone e Tiro, che diventano importanti centri commerciali e marinari. In queste aree la lingua del commercio era il babilonese ma ai confini con l’Egitto si parlava egiziano. Quando gli Ebrei emigrarono nel paese, il commercio rimase in gran parte nelle mani dei Cananei. Il commercio è prevalentemente carovaniero, con importazioni costituite da spezie, aromi, pietre preziose, metalli, oggetti di bronzo, amuleti, tessuti fini, legno e cavalli. Si esportavano olio, miele, focacce e schiavi. Fin dalla prima dinastia, l’Egitto importa per mare legno, olio e altri prodotti, e dal 1500 a. C. il commercio si allarga comprendendo i popoli delle isole egee, Cipro, Creta e la Grecia. Dopo le vicende dei popoli del mare, caratterizzate da guerre, invasioni, carestie, terremoti e crisi governative interne, verso il 1200 a. C., il commercio passa nelle mani dei Fenici, abili naviganti internazionali che impongono una nuova cultura commerciale caratterizzata da imprese private che subentrano alla gestione di palazzo praticata fino ad allora. Con egizi e ittiti in decadenza, le città marinare della Siria iniziano una colonizzazione commerciale nei paesi dai quali traggono le materie prime. Hiram, re di Tiro contemporaneo di Salomone, acquista una grande potenza. Salomone cercò di prender parte attiva anch'egli al commercio orientale, ma l'invasione degli Assiri e le condizioni politiche non permisero al commercio ebraico di prosperare come quello fenicio.
Passando alle zone asiatiche più interne, il commercio si presenta con forme progredite già nell'età dei Sumeri, i quali usano sistemi di pesi e misure, e metalli come mezzo di scambio. Il commercio all'ingrosso è esercitato dai sovrani e dai templi. C’erano anche piccoli commercianti che vendevano le merci alle porte della città, sulle banchina dei fiumi, ma alcuni viaggiavano con merci e bilance, e pezzi di metallo nella borsa. La scrittura si sviluppò rapidamente in questo periodo perché ebbe una parte assai importante nelle transazioni commerciali. La Mesopotamia esportava prodotti agricoli come grano, lana e olio, e riceveva dall'estero metalli, pietre e legnami che, in parte, riesportava come prodotti artigianali finiti. I metalli e le pietre preziose erano importati dalla Nubia, l'argento dal Tauro, il rame dall'Elam e da Cipro. Il ferro era preparato dagli Ittiti e dai loro vicini orientali del mar Nero. Le pietre e il legname da costruzione erano importati: il cedro veniva dal Libano e dall'Amano, conifere e platani dal lago di Van. Le spezie provenivano dall'Arabia, i cavalli dalle contrade montuose di nord-est, i cammelli, denti e pelli di elefante dall'Arabia. Era attiva l'importazione di schiavi.

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