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venerdì 20 luglio 2018

Storia del commercio: Economia e traffici commerciali nell'antichità: la questione greca. (Parte terza). Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Storia del commercio: Economia e traffici commerciali nell'antichità: la questione greca. (Parte  terza).
Riflessioni di Pierluigi Montalbano




Prima parte: dono e baratto, i traffici economici primitivi.  (clicca sul titolo per aprire)
Seconda parte: Il sistema dei traffici commerciali in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente. (Clicca sul titolo per aprire)
Le fonti per studiare i traffici commerciali antichi, soprattutto quelli instaurati dai greci, si ricavano principalmente da Omero e da Esiodo. I paesi che si relazionarono economicamente con l’antica Grecia erano la Tracia, l'Asia Minore, Cipro, le città costiere libanesi e l'Egitto. Dalla Tracia erano importati vini, dal Libano i tessuti, legno d’alto fusto, porpora, oggetti artigianali in avorio e metallici. Prodotti esotici come l'ambra potevano essere importati dalle coste del Baltico, dal Ponto Eusino e dall'Adriatico settentrionale. L'avorio non poteva giungere che dall'Africa centrale e dall'India, lo stagno dalle isole Cassiteridi (posizionate vicino a Bretagna e Cornovaglia). I Greci esportavano soprattutto bestiame: pecore e buoi. Non essendoci ancora la moneta, per scambiare si utilizzava il baratto con animali d’allevamento, oggetti artistici, asce e derrate alimentari. Pastori e
agricoltori sono coadiuvati da commercianti che verso la fine del II Millennio a.C. iniziano una serie di campagne di colonizzazione che affiancano e rivaleggiano con quelle fenicie, con i secondi che si occupano prevalentemente delle coste africane ad ovest della grande Sirti e delle zone iberiche. Occorre sempre tener conto che per "Fenici" non si intende un popolo in particolare ma tutte quelle genti che praticavano rotte marittime ibternazionali trasportando merci e uomini appartenenti a varie etnie: sidoni, aramei, gibliti, cretesi, ciprioti, sardi, corsi, siculi e altri. I commerci nel Tirreno sono svolti da Greci, Cartaginesi ed Etruschi che si spartiscono, non sempre pacificamente, le zone d’influenza. La cultura greca è di alto livello, e attraverso questa superiorità accrescono le risorse delle aree frequentate migliorandone l'agricoltura, l'allevamento del bestiame e le industrie locali e agevolando i rapporti commerciali con genti lontane estendendoli oltre l'Egeo, nel Ponto Eusino, in Libia, in Sicilia, nell'Italia meridionale, sulle coste dell'Egitto e di Cipro, nelle Gallie e nell'Iberia occidentale. I Greci si specializzano sempre più nelle attività marinaresche perché all’epoca le vie marittime consentivano maggior sicurezza e facilità di mantenere buoni rapporti con i popoli costieri, generalmente accentratori delle risorse che giungevano dall’entroterra proprio per essere smerciate nei porti. Questo sviluppo commerciale creava le condizioni per aumentare la produzione industriale, e i greci riuscirono sia a soddisfare i bisogni dei locali, sia ad alimentare il commercio mediterraneo a largo raggio con i loro manufatti di lana, lino, metalli, legname, argilla, pelli e cuoio. Alcune regioni diventano grandi centri produttori di prodotti agricoli, ad esempio la Sicilia, l'Italia meridionale e la Cirenaica, e ciò avviene mentre dall’VIII a.C. troviamo già i grandi centri commerciali. Sostanzialmente, mentre la massa del popolo greco si dedica ancora al lavoro nei campi, il progresso industriale dell'antica Grecia fa sì che l'agricoltura e la pastorizia perdano la loro importanza a vantaggio della distribuzione commerciale. La spinta decisiva alle attività economiche fu data dalla creazione della moneta che offrì al commercio greco un forte impulso verso l’economia urbana e portuale, contrapposta all'economia naturale delle comunità interne. Il commercio greco era prevalentemente marittimo di cabotaggio, con il Pireo che diviene rapidamente il maggior porto del Mediterraneo. Le navi mercantili a vela subordinano i loro percorsi secondo il regime dei venti e delle correnti marine, con uno studio delle stagioni favorevoli e dei periodi in cui non si doveva navigare. Oltre il Pireo, altri floridi porti greci sono: Egina e Megara nel golfo Saronico, Corinto sull'Egeo e sul golfo dell'Ionio, Calcide sull'Euripo, Delo nelle Cicladi, Samo, Chio e Lesbo nella costa asiatica, Mileto e Focea, anch’esse sulla costa asiatica, i porti dell'Ellesponto, della Propontide e del Bosforo, Abido, Cizico, Bisanzio; Sinope e Trapezunte, sbocchi dell'Armenia; Dioscuriade di Colchide, Panticapeo, Teodosia, Olbia, dove sboccano le vie della Scizia, degli Iperborei e dell'interno dell'Asia. Nel Mediterraneo orientale avevano grande importanza Cipro, Naucrati, sbocco di prodotti egizi e africani, Cirene, sbocco di prodotti dell'Africa. Nell'Ionio troviamo Corcira, Taranto, Siracusa; Cuma nel Tirreno, Marsiglia nel Mediterraneo occidentale. Come avviene ancora oggi, fra i commercianti navali si distinguono i grossisti, i dettaglianti che vendono piccole quantità, chi esercita il commercio su nave propria e quelli che vendono utilizzando navi di altri. I più intraprendenti spesso utilizzano capitali propri e accompagnano le merci sulla nave perché sono rari i veri contratti di spedizione. A volte il commercio è ostacolato dall’assenza di una giurisdizione che regola gli interessi reciproci di venditori e acquirenti: conflitti politici, moratorie interne, confische e atti di pirateria non giovano certo al commercio. Inoltre, le forti imposte spingono i privati a occultare i beni destinati alla vendita e i proventi, perché il commercio non è mai libero. Spesso le città, soprattutto per favorire la popolazione povera, adottano bassi prezzi dei viveri, impediscono l'esportazione di generi di prima necessità e praticano diritti doganali in entrata e in uscita delle merci.

2 commenti:

  1. Come sempre, eccellente articolo!

    Egr. Dott. Montalbano, so di essere O.T., la domanda che vorrei farLe potrà forse averLa già sentita ma mi incuriosisce leggere la Sua risposta a riguardo, le Sue riflessioni. In quanto archeologo, Lei mi sa dire che cosa differenzia l'edificio di Barnenez, o Bougon etc dai nostri tumuli e nuraghi, cronologicamente parlando? Perchè non riesco a capire come i tumuli francese possano essere più antichi dei nostri edifici (e parliamo di diversi millenni di differenza!), dato che sono anch'essi costituiti da semplici sovrapposizione di pietre! Esistono forse due metodi diversi per datare gli edifici, uno magari francese e uno italiano? La ringrazio e e Le invio cordiali saluti. Agostino

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  2. Buongiorno, per la datazione degli edifici (funerari, templare o altri) si utilizza un metodo che incrocia dati differenti: manufatti stratificati, fonti letterarie, resti ossei, residui carboniosi e tutto ciò che può aiutare la correzione degli errori. Un cumulo di pietre, anche se sovrapposte, non può essere datato con precisione anche se la forma può dare un'indicazione di massima del periodo.

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