I contenitori sono piccoli (ollette a 4 anse con orlo riverso), e possiamo giustificarli dal fatto che i ritrovamenti sono esclusivamente in contesti sacri: funerari o grotte (Su Moiu di Narcao e Su Benatzu di Santadi) e rientrano quindi nel regime delle offerte di cibi ai defunti: acqua, incenso, miele e latte. Dal Bronzo Medio e fino al Bronzo Finale, ad esempio a Su Benatzu (nota come grotta Pirosu), si moltiplicano i ritrovamenti di materiali per uso cultuale delle grotte. In questi vasetti compaiono sia l’ansa ad anello che l’ansa a gomito ma non ancora l’ansa a gomito asciforme, quella che risale verso l’alto tipica di Sa Turricula. Questo fatto è strano, perché questa tipologia di ansa compare già nel Campaniforme B (Sulcitano, con decorazioni anche a fasce verticali). Potrebbe essere un’anomalia dovuta all’ambito funerario di Sant’Iroxi, tuttavia il fenomeno potrebbe essere dovuto alla carenza di ricerche, infatti, non conosciamo villaggi di questo periodo. Intorno al 1700 a.C. nascono i primi nuraghi, quelli orizzontali denominati a corridoio o a bastione. Sono privi di torri, e presentano nicchie e vani di forma ellitica. Per circa due secoli, fino al 1500 a.C., non si assiste all’edificazione di torri in pietra, ma non possiamo escludere che dei tentativi di realizzare nuraghi verticali fossero già in atto.
domenica 11 giugno 2017
Archeologia. Nel passaggio dall'età del Rame all'età del Bronzo in Sardegna, intorno al 1700 a.C., si nota una carenza di villaggi e l'edificazione dei primi nuraghi. Cosa avvenne? Le tribù nomadi sostituiscono quelle stanziali? Le culture Bonnannaro e Sant'Iroxi, nascono le prime spade. Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia. Nel passaggio dall'età del Rame all'età del Bronzo in Sardegna, intorno al 1700 a.C., si nota una carenza di villaggi e l'edificazione dei primi nuraghi. Cosa avvenne? Le tribù nomadi sostituiscono quelle stanziali? Le culture Bonnannaro e Sant'Iroxi, nascono le prime spade.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
All’alba della Civiltà
Nuragica, all’inizio del II millennio a.C., si riconosce la facies di Bonnanaro.
Prende il nome del paese, in Logudoro, dove si trova la necropoli ipogeica di
Corona Moltana dove gli archeologi trovarono una produzione
ceramica caratterizzata dalla scomparsa delle decorazioni pur con forme simili
alle precedenti Monte Claro e Campaniforme. Le
ceramiche vedono similitudini con la cultura di Polada nella zona di Brescia. Compaiono
le anse a gomito e ad ascia. I rarissimi insediamenti abitativi testimoniano
una fase critica per i sardi dell’epoca, con genti che si spostano di continuo
alla ricerca di condizioni di vita positive. Abbiamo capanne realizzate con
muretti e coperte da frasche sostenute da pali in
legno. Naturalmente le tracce
sono scarse poiché i materiali deperibili sono scomparsi. Le architetture
funerarie vedono il riutilizzo di domus de janas e la realizzazione di sepolcri
a galleria dolmenica (allées converte), i corridoi megalitici che precedono la nascita
delle tombe dei giganti. C’è da segnalare la pratica chirurgica della
trapanazione del cranio con sopravvivenza dell’individuo sottoposto
all'operazione, attestata dalla ricalcificazione ossea, come testimoniato dai
resti di una donna sepolta nella grotta naturale di Sisaia (Oliena), in
associazione a una ciotola, un tegame, una macina di granito e tracce di legno combusto. Tuttavia,
nei resti scheletrici si riscontrano carie,
osteoporosi, anemie, artrosi, artriti e tumori, tutti indicatori di diete
squilibrate e condizioni di vita problematiche. In alcuni casi, come a Su
Crucifissu Mannu, il defunto veniva ricoperto da un cumulo di rozze pietre. I resti scheletrici del periodo ci attestano la
prevalenza di dolicocefali (67%) rispetto ai brachicefali (33%),
questi ultimi principalmente concentrati nella Sardegna nord-occidentale.
L'altezza media era di 162 cm circa fra gli uomini e di 159 cm circa fra le
donne.
Diminuiscono gli
oggetti d'osso e di pietra e si privilegiano quelli in rame e argento, mentre
si dovrà attendere fino al 1600 a.C. per i primi oggetti di bronzo. Continua
l'uso del brassard, la protezione che gli arcieri mettevano nell’avambraccio
per proteggersi dal rientro della corda dopo aver scoccato la freccia. L’ultima
fase del periodo Bonnannaro è denominata Sant’Iroxi, dal nome di un sepolcro
ipogeico (la tomba dei guerrieri) trovato a Decimoputzu nel 1987. Nel sito
erano presenti più di 200 scheletri deposti in 13 stratigrafie, accompagnati da
19 pugnali in rame arsenicato e spade a lama triangolare lunghe fino a 70 cm. simili a quelle della cultura El Argar in Spagna.
La
fase Sant’Iroxi, propone delle novità
ceramiche rispetto al passato: assenza del vaso tripode, sostituito da un vaso
con 4-5 piedi alla base, e comparsa di bollilatte, con una sorta di risega
interna che consente di poggiare il coperchio fra collo e spalla del vaso.
Altri elementi importanti di questa facies sono piccoli vasi a colletto riverso
a 4 anse (o 2 anse e 2 bugne) che accompagneranno la produzione ceramica fino
al Bronzo Finale. Le anse a gomito col tempo vanno a cessare e nella fase
successiva, San Cosimo, sono in versione differente. Non bisogna confondere
l’ansa a gomito classica con quella a gomito rovescio che compare nel Bronzo
Finale e perdura fino all’orientalizzante del Ferro con ceramiche tornite e
dipinte, tipiche nuragiche.
I contenitori sono piccoli (ollette a 4 anse con orlo riverso), e possiamo giustificarli dal fatto che i ritrovamenti sono esclusivamente in contesti sacri: funerari o grotte (Su Moiu di Narcao e Su Benatzu di Santadi) e rientrano quindi nel regime delle offerte di cibi ai defunti: acqua, incenso, miele e latte. Dal Bronzo Medio e fino al Bronzo Finale, ad esempio a Su Benatzu (nota come grotta Pirosu), si moltiplicano i ritrovamenti di materiali per uso cultuale delle grotte. In questi vasetti compaiono sia l’ansa ad anello che l’ansa a gomito ma non ancora l’ansa a gomito asciforme, quella che risale verso l’alto tipica di Sa Turricula. Questo fatto è strano, perché questa tipologia di ansa compare già nel Campaniforme B (Sulcitano, con decorazioni anche a fasce verticali). Potrebbe essere un’anomalia dovuta all’ambito funerario di Sant’Iroxi, tuttavia il fenomeno potrebbe essere dovuto alla carenza di ricerche, infatti, non conosciamo villaggi di questo periodo. Intorno al 1700 a.C. nascono i primi nuraghi, quelli orizzontali denominati a corridoio o a bastione. Sono privi di torri, e presentano nicchie e vani di forma ellitica. Per circa due secoli, fino al 1500 a.C., non si assiste all’edificazione di torri in pietra, ma non possiamo escludere che dei tentativi di realizzare nuraghi verticali fossero già in atto.
I contenitori sono piccoli (ollette a 4 anse con orlo riverso), e possiamo giustificarli dal fatto che i ritrovamenti sono esclusivamente in contesti sacri: funerari o grotte (Su Moiu di Narcao e Su Benatzu di Santadi) e rientrano quindi nel regime delle offerte di cibi ai defunti: acqua, incenso, miele e latte. Dal Bronzo Medio e fino al Bronzo Finale, ad esempio a Su Benatzu (nota come grotta Pirosu), si moltiplicano i ritrovamenti di materiali per uso cultuale delle grotte. In questi vasetti compaiono sia l’ansa ad anello che l’ansa a gomito ma non ancora l’ansa a gomito asciforme, quella che risale verso l’alto tipica di Sa Turricula. Questo fatto è strano, perché questa tipologia di ansa compare già nel Campaniforme B (Sulcitano, con decorazioni anche a fasce verticali). Potrebbe essere un’anomalia dovuta all’ambito funerario di Sant’Iroxi, tuttavia il fenomeno potrebbe essere dovuto alla carenza di ricerche, infatti, non conosciamo villaggi di questo periodo. Intorno al 1700 a.C. nascono i primi nuraghi, quelli orizzontali denominati a corridoio o a bastione. Sono privi di torri, e presentano nicchie e vani di forma ellitica. Per circa due secoli, fino al 1500 a.C., non si assiste all’edificazione di torri in pietra, ma non possiamo escludere che dei tentativi di realizzare nuraghi verticali fossero già in atto.
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Tribù nomadi?
RispondiEliminaPraticamente tutta l'Europa praticava l'agricoltura dal 7000-5000 a.c, da dove sarebbero uscite queste tribù nomadi?
Non capisco il titolo, anche perchè poi non si accenna più a queste fantomatiche tribù nomadi nell'articolo.
So solo che sia i Nuragici che tutte le culture che li hanno preceduti praticavano l'agricoltura sin dall'avvento delle genti Neolitiche che popolarono l'isola intorno al 6000-5000 a.c.
I Nuragici poi conoscono un'agricoltura estremamente evoluta sin da almeno il Bronze recente: cereali, olive, vite, fichi, more e addirittura frutti esotici come meloni testimoniano che i Nuragici disponevano di un tipo di agricoltura abbastanza evoluto per l'epoca.
All'inizio del Bronzo, in Sardegna, si passa da villaggi con tribù stanziali che praticano l'agricoltura a genti nomadi che si dedicano ad allevamento e pastorizia.
EliminaE su qali dati si basa per dire ciò?
RispondiEliminaNon ho mai letto una cosa simile, soprattutto mi sembra molto difficile credere che tribù nomadi fossero in grado di erigere centinaia di edifici in pietra.
Il fatto che si praticasse anche la pastorizia non significa che si smise di praticare l'agricoltura.
Non conosco nemmeno un reperto delle fasi Bonnannaro trovato in un villaggio. Non è censito nessun villaggio Bonnannaro e nessuno neanche nella facies Sant'Iroxi. Tutti i materiali provengono da tombe. Quando gli archeoligi ne troveranno umo cambierò idea.
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