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giovedì 30 gennaio 2014

Archeologia. La fine dell'Età del Bronzo è legata a misteriosi eventi del 1200 a.C.?

Gli eventi ‘misteriosi’ del 1200 a.C
di Maurizio Feo


Il Collasso della fine dell’Età del Bronzo; si passò dal Bronzo al Ferro; caddero città fortificate, Regni e Imperi apparentemente invincibili, fino ad allora padroni del Mondo Antico; si passò dal potere assoluto delle Aristocrazie Nobili a un ‘epoca rurale e modesta, in un grande e sincrono salto indietro nel tempo, ‘inspiegabile’ fino a qualche anno fa; alcune lingue e scritture si persero per sempre.

L'unica e romanzata spiegazione, talvolta solamente adombrata, talaltra chiaramente espressa, è quella dei fantomatici 'popoli del mare'.
Molti documentari presentano così, in modo sensazionalistico e misterioso quell’epoca.
Nessuno dei moderni era lì allora, per cui nessuno può oggi testimoniare in dettaglio ciò che successe allora. E' vero che si tratta di un lungo lasso di tempo, in cui molto accadde... Ma è altrettanto vero che tutti gli studi (multi-disciplinari, guarda un pò: talvolta insieme, talvolta separatamente, ma tutti sinergicamente), permettono -seppure per sommi capi- di ricostruire un quadro complesso, di lenta ed inesorabile evoluzione, che ormai è generalmente accettato e che è convincente oltre che realistico.
Credo si possa riassumerlo così:

1) Nei decenni precedenti al collasso: ripetuti episodi di siccità, anche prolungata, che hanno condotto alla desertificazione di molte aree prima produttive. La Paleo Climatologia lo ha dimostrato senza ombra di dubbio (ma ne esistono tracce negli annali di vari paesi, oltre che in scritti, cui prima non era stata data alcuna credibilità, sembrando essi solo scritti letterari: vedi "La Maledizione di Accad", ad esempio, oppure anche le "Storie" di Erodoto, riguardo al motivo per cui i 'Tirreni' avrebbero lasciato l'Anatolia).

2) L'aumento storicamente documentato del prezzo del grano: talvolta molto al disopra del triplo. Si parla anche di prezzi più che decuplicati (i paesi produttori 'facevano cartello' già allora: Hatti, Egitto e l'attuale Palestina, allora Egiziana).

3) Inizio del crollo definitivo di società che non erano produttrici di grano e che erano già in partenza società economicamente molto sbilanciate (es.: i Micenei, che scambiavano il loro metallo con il grano e che pertanto dipendevano completamente dai produttori, per la sopravvivenza delle loro popolazioni).

4) Terremoti e maremoti, negli anni immediatamente precedenti al Collasso della fine dell'Età del Bronzo: avvennero provatamente (Paleo Geologia, marina e terrestre) solamente nel Mediterraneo orientale (i maremoti del Mediterraneo occidentale sono fantarcheologia) e furono la causa di molti dei fenomeni che in molti casi sono ancora dati per sconosciuti e non spiegati. Le linee di faglia del Medio oriente sono tra le più attive ed intricate nel Mondo intero.

5) Destabilizzazione dei poteri centrali di tutti gli stati del mondo allora conosciuto. I motivi sono già presenti 'in nuce' in quanto già detto: carestia, calo di ogni produttività, impossibilità dei vertici a pagare i vari livelli gerarchici della struttura statale, malattia (epidemie per inquinamento delle acque, bestiame morto, etc), fuga dalle coste, furti, violenze personali e razzie, disordini sociali, anarchia, pericoli a tutti i livelli. Paura ed abbandono dei campi e dei paesi di origine, fuggendo con ogni propria possibile proprietà trasportabile, specie gli animali. La via preferita? Quella marina, ovviamente: allora meno pericolosa di quella terreste, attraverso un'orografia spesso sconvolta e talvolta già difficile in partenza (si pensi all'attuale Turchia, alla catena del Tauro etc).

6) Fuga di molti gruppi piccoli e grandi, di svariata origine, via mare, ma anche via terra: verso dove? Verso la Terra Promessa (chiedo scusa se divento troppo poetico!) che sarebbe stata, poi, qualsiasi terra produttrice di grano: una di esse era l'Egitto. Un'altra, la Palestina. Non la Turchia, che era stata completamente sconvolta dalle Tempeste Sismiche (che non sono sciami sismici, si prega di controllare il significato geologico dei termini): i Kaska delle coste del Mar Nero ne approfittarono comunque, per dare il colpo mortale al loro tradizionale nemico da 600 anni (per molto tempo, furono ritenuti gli unici responsabili della distruzione di Hatti, esattamente come i fantomatici 'Popoli del Mare' furono ritenuti i responsabile del Collasso della fine dell'Età del Bronzo).

7) L'Egitto interpretò i molti arrivi (che noi chiamiamo oggi di volta in volta 'migrazione', richiesta di asilo', 'infiltrazione', soltanto occasionalmente 'invasione' e solo eccezionalmente 'conflitto armato' (ci furono certamente ANCHE di quelli) come le successive ondate di invasioni da parte di una confederazione di eserciti armati organizzati ed uniti contro lo stato Egizio.

8) La caduta di molti stati preparò il terreno per una nuova età (che noi chiamiamo del Ferro) che sarebbe stata meno rutilante di bronzo, meno affollata di luccicanti armature e molto più semplicemente rurale: era finita l'epoca degli eroi e delle aristocrazie nobili detentrici del potere (certamente: ci sarebbe voluto ancora molto tempo, ma i semi erano stati sparsi). Il cambio fu repentino e doloroso: per molti anni ancora - prima del primo acciaio - il ferro dette risultati inferiori all'ormai perfetto strumento di bronzo. Per molto tempo ci si era chiesto perché mai fosse stata abbandonata una lega (il Bronzo) nella quale si era raggiunta la perfezione, per abbracciare una tecnologia basata su un metallo (il Ferro) che permetteva risultati molto inferiori e che tali sarebbero rimasti ancora per molti anni.

9) Interruzione dei commerci via terra e specialmente via mare, che erano stati fino ad allora gestiti dalle grandi aristocrazie nobili, che non c'erano più. Interruzione conseguente dell'arrivo dello Stagno dai lontani paesi che ne avevano. Impossibilità di ottenere altro bronzo. Il ferro, invece, è ubiquitario.

10) Perdita di alcune lingue scritte e parlate.

11) L’Archeologia non trova nella maggioranza delle città ‘distrutte dai Popoli del Mare’ segni di distruzione ossidionale da parte dell’uomo (manca il ritrovamento di punte di lancia, di freccia e di altre armi; manca la spoliazione dei cadaveri; l’entità della distruzione è sovrumana, non umana; la qualità delle distruzione è mono direzionale, come quella sismica; le città distrutte si trovano presso le faglie più attive del mondo; allora si costruiva su strati alluvionali instabili, o su precedenti rovine; alcune città constano di più di 40 strati: è mai possibile che ogni volta fossero distrutte da assedi?). Il nome di alcune città è diventato – già in antico – sinonimo di distruzione: da Harm Megiddo deriva il vocabolo Biblico Armageddon.

Si potrebbe continuare, così: ma è richiesto troppo spazio. Credo però che questo già sia sufficiente per argomentare contro i troppo numerosi aggettivi negativi che alcuni documentaristi usano ancora oggi per ‘il misterioso Collasso della Fine dell’Età del Bronzo’. Certamente, l’uso di aggettivi come: ‘inspiegato’ 'sconosciuto', 'ancora ignoto', 'non ben compreso ancora oggi' etc etc, permette di aumentare la suspence.
Ma non si tratta di buona divulgazione: si tratta di cattiva informazione.

Come in quei documentari nei quali si parla ancora della bava batterica del varano di Komodo, che è un vecchio mito sfatato da molti anni, ormai.
Il varano non possiede una bava piena di batteri (almeno, non più di noi): il varano possiede vere e proprie ghiandole velenifere con le quali inietta un veleno potentemente anti coagulante, che infatti ha ragione in poche ore di vittime anche molto voluminose, per via delle vaste emorragie interne che provoca. Nessuna infezione da batteri potrebbe essere mai così rapida.

I cosiddetti 'popoli del mare' sono come la bava del varano: non sono mai esistiti davvero.
Non ce n'è traccia reale né prima, né dopo i famigerati fatti di cui sarebbero stati responsabili. E le distruzioni attribuite loro furono prodotte da terribili forze naturali.

Fonte: http://pasuco.blogspot.it

5 commenti:

  1. Qualcuno asserisce che: "pioveva, quando i Shardana conquistarono Ugarit"...
    A parte l'umorismo intrinseco della frase (come può un archeologo, oppure uno storico, o chiunque altro, risalire ad un dettaglio insieme così preciso e così insignificante!), Già Claude Schaeffer aveva compreso che le cose non erano affatto andate così, quando sostenne - per primo - che Ugarit non era caduta per un assedio, bensì per un terremoto. Non poté provarlo. Fu ridicolizzato.
    Gli è stata finalmente resa ragione, con gli studi tecnologici di oggi: Ugarit cadde per un maremoto ed un terremoto. Solo in seguito, le popolazioni circostanti (forse proprio gli Aramei della buffa cartina che indica ancora tutta la finta 'epopea' degli inesistenti 'Popoli del Mare'!) attaccarono e depredarono ciò che ne restava.
    Ras Shamra, la 'collina dei finocchi' restò così deserta e non fu più ricostruita: eppure era stata una città stato potentissima!
    Ci furono, pertanto, episodi di 'guerra', se proprio vogliamo puntualizzare.
    Ma certamente non fu il baldanzoso avanzare di un esercito invincibile con le armature scintillanti sotto il sole!
    Fu piuttosto il molto più realistico tentativo di tutti gli esseri viventi per sopravvivere ad una intera serie di eventi naturali concatenati perfidamente e tutti più grandi di loro.
    Fu condotto in ogni modo: fuggendo, cercando una nuova terra, strisciando, se necessario combattendo e morendo: per i propri figli, se non per sé.
    Maurizio Feo

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  2. Ciao Maurizio, grazie per le precisazioni. Tuttavia vorrei commentare il tuo bell'articolo utilizzando proprio le tue parole: "Nessuno dei moderni era lì allora, per cui nessuno può oggi testimoniare in dettaglio ciò che successe allora". La storia insegna che quando una popolazione è colpita da un terremoto o un maremoto...ricostruisce SEMPRE laddove abitava. Non si sposta dal luogo di origine. E', quindi, evidente che avvenne qualcosa che ci sfugge e per la quale possiamo solo continuare a cercare scavando o provando a interpretare al meglio (ossia riducendo i margini di errore e utilizzando un metodo scientifico) reperti, architetture, sepolture, letteratura varia, epigrafi...

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    1. Non è vero che ricostruirono SEMPRE dove erano stati prima: ci sono numerosi casii di città ricostruite nel medesimo sito ( esempi: Micene, Troia) e ci sono almeno altrettanti esempi di città che NON furono ricostruite (esempi:Har Megiddo, Ugarit, Hattusas). Antropologicamente, ci fu un sensibile calo di densità di popolazione e molti posti furono abbandonati e rimasero disabitati, per il semplice motivo che non c'era più nessuno per poterli abitare. Alcuni posti furono - presumibilmente - considerati come maledetti dagli Dei, per l'entità delle distruzioni, della fame, delle pestilenze e la crudezza delle carestie da siccità. Nel mio blog pubblico continuamente fatti e scoperte che puntano tutti sinergicamente verso questo concetto, che costiutisce il consenso. Non è più il caso di parlare di misteri da svelare e di segreti ancora non chiariti.
      Maurizio

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  3. "4) Terremoti e maremoti, negli anni immediatamente precedenti al Collasso della fine dell'Età del Bronzo: avvennero provatamente (Paleo Geologia, marina e terrestre) solamente nel Mediterraneo orientale (i maremoti del Mediterraneo occidentale sono fantarcheologia)..."

    Riporto (da geologo) per opportuna conoscenza un piccolo contributo: link alla pagina IGNV relativa ad un evento sismico (M 4.9 Richter) recente tra Sardegna e Baleari.

    http://ingvterremoti.wordpress.com/2012/06/19/terremoto-nel-mar-mediterraneo-occidentale-m-4-5-19-giugno-ore-0009/

    Saluti

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  4. Avevo già avuto di controbattere a questa indimostrata affermazione ma Maurizo Feo non mi ha risposto. Questo elenco di terremoti in terra iberica credo parli da solo
    http://www.solosequenosenada.com/misc/terremotos/
    Non è per negare che eventi sismici abbiano potuto sconvolgere proprio in quegli anni l'area di approdo di questi inesistenti (secondo Feo) popoli del mare ma per asserire che forse questi popoli scappavano da eventi simili avvenuti nei posti di origine.
    Leggendo le caratteristiche geologiche dell'area vicina a Gibilterra non si può che capirne, anche da non geologi, le ragioni profonde
    Donato Pulacchini

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