venerdì 17 gennaio 2014
Il bassorilievo "L'uccisione di Priamo" di Canova danneggiato durante le operazioni di trasporto
Il bassorilievo "L'uccisione di Priamo" di Canova danneggiato durante le operazioni di trasporto
Ho deciso di pubblicare questa notizia perché qualche giorno fa è stato deciso di trasferire le statue di Monti Prama, restaurate gli scorsi anni nel centro di Li Punti, e vorrei che nessun dettaglio sulla sicurezza sia lasciato al caso. L'attenzione che deve essere posta in questi frangenti è massima perché, a differenza di vetro e metalli, la pietra non può essere riportata in condizioni ottimali dopo una rottura.
Il bassorilievo in gesso dal titolo "L'uccisione di Priamo", tratto dall'originale di Antonio Canova, del Museo Correr di Venezia, donato dagli eredi del celebre scultore all'Accademia di Belle Arti di Perugia nel 1829, è stato danneggiato durante le operazioni di trasporto. L'opera, della quale esistono solo altri due esemplari, doveva essere imballata e consegnata per la mostra su Canova che si aprirà a Assisi il 10 agosto prossimo. Durante le operazioni si è verificato però un incidente che ha provocato seri danni. A riferirlo un comunicato diffuso dal consigliere d'amministrazione dell'accademia, Massimo Duranti, a nome del presidente, l'avvocato Mario Rampini. Il comunicato spiega inoltre che: "il bassorilievo stava per essere calato a terra, ma è invece caduto frantumandosi". Sono intervenuti sia la Soprintendenza sia la compagnia assicuratrice dell'opera. "Cautelativamente, l'altro gesso che doveva essere dato in prestito, è stato ricollocato al suo posto", conclude Duranti, annunciando che "nei prossimi giorni si valuteranno l'entità del danno e le possibilità di restauro" del gesso canoviano danneggiato.
Sul Fatto quotidiano una dura critica del professor Montanari, storico dell'arte: «Il mostrificio ha fatto una vittima illustre, il tutto per un evento senza progetto scientifico né linea culturale». Montanari ricostruisce poi il contesto della mostra: «Una specie di franchising – osserva – della Gipsoteca Canoviana di Possagno, l’istituzione che raccoglie l’eredità dell’artista, e che oggi è stata trasformata in una fondazione, e dunque immancabilmente cannibalizzata dalla politica». Presidente è l’ex ministro per i Beni culturali Galan (Pdl) che consentì, riferisce Montanari, di far realizzare nel novembre del 2012 un catalogo di Intimissimi nella Gispoteca: «Una galleria fotografica – dice – in cui tombe papali, santi e eroi classici servono a vendere mutande e reggicalze».
«La mostra di Assisi – scrive – è l’esatta attuazione di questa linea: non ha un progetto scientifico, non ha una linea culturale. E’ un’antologica da cassetta che sarebbe giustificata dal fatto che il fratello di Canova aveva possedimenti in Umbria». Il tutto condito «da un coro di esilaranti scempiaggini, come quella (avanzata dal direttore della sventurata Accademia perugina) sulle affinità armoniche tra le forme neoclassiche di Canova e i versi medioevali di San Francesco».
In una nota inviata alle redazioni nella mattinata di giovedì il sindaco di Assisi Claudio Ricci replica «ringraziando – scrive – in quanto tutta questa pubblicità nazionale sta portando molti visitatori in Assisi». «Poi ricordiamo – aggiunge – che l’incidente avvenuto al “calco in gesso” (copia) si è verificato in Perugia presso l’Accademia delle Belle Arti (illustre e benemerita istituzione culturale perugina e nazionale) e che l’opera sarà restaurata come doveroso». In realtà il luogo dell’incidente poco importa, mentre nulla il sindaco dice a proposito del valore culturale della mostra assisana.
Nelle immagini:
sopra, la preziosa opera d'arte posizionata nella parete.
sotto, la stessa opera sbriciolata dopo il distacco dal muro.
Ho deciso di pubblicare questa notizia perché qualche giorno fa è stato deciso di trasferire le statue di Monti Prama, restaurate gli scorsi anni nel centro di Li Punti, e vorrei che nessun dettaglio sulla sicurezza sia lasciato al caso. L'attenzione che deve essere posta in questi frangenti è massima perché, a differenza di vetro e metalli, la pietra non può essere riportata in condizioni ottimali dopo una rottura.
Il bassorilievo in gesso dal titolo "L'uccisione di Priamo", tratto dall'originale di Antonio Canova, del Museo Correr di Venezia, donato dagli eredi del celebre scultore all'Accademia di Belle Arti di Perugia nel 1829, è stato danneggiato durante le operazioni di trasporto. L'opera, della quale esistono solo altri due esemplari, doveva essere imballata e consegnata per la mostra su Canova che si aprirà a Assisi il 10 agosto prossimo. Durante le operazioni si è verificato però un incidente che ha provocato seri danni. A riferirlo un comunicato diffuso dal consigliere d'amministrazione dell'accademia, Massimo Duranti, a nome del presidente, l'avvocato Mario Rampini. Il comunicato spiega inoltre che: "il bassorilievo stava per essere calato a terra, ma è invece caduto frantumandosi". Sono intervenuti sia la Soprintendenza sia la compagnia assicuratrice dell'opera. "Cautelativamente, l'altro gesso che doveva essere dato in prestito, è stato ricollocato al suo posto", conclude Duranti, annunciando che "nei prossimi giorni si valuteranno l'entità del danno e le possibilità di restauro" del gesso canoviano danneggiato.
Sul Fatto quotidiano una dura critica del professor Montanari, storico dell'arte: «Il mostrificio ha fatto una vittima illustre, il tutto per un evento senza progetto scientifico né linea culturale». Montanari ricostruisce poi il contesto della mostra: «Una specie di franchising – osserva – della Gipsoteca Canoviana di Possagno, l’istituzione che raccoglie l’eredità dell’artista, e che oggi è stata trasformata in una fondazione, e dunque immancabilmente cannibalizzata dalla politica». Presidente è l’ex ministro per i Beni culturali Galan (Pdl) che consentì, riferisce Montanari, di far realizzare nel novembre del 2012 un catalogo di Intimissimi nella Gispoteca: «Una galleria fotografica – dice – in cui tombe papali, santi e eroi classici servono a vendere mutande e reggicalze».
«La mostra di Assisi – scrive – è l’esatta attuazione di questa linea: non ha un progetto scientifico, non ha una linea culturale. E’ un’antologica da cassetta che sarebbe giustificata dal fatto che il fratello di Canova aveva possedimenti in Umbria». Il tutto condito «da un coro di esilaranti scempiaggini, come quella (avanzata dal direttore della sventurata Accademia perugina) sulle affinità armoniche tra le forme neoclassiche di Canova e i versi medioevali di San Francesco».
In una nota inviata alle redazioni nella mattinata di giovedì il sindaco di Assisi Claudio Ricci replica «ringraziando – scrive – in quanto tutta questa pubblicità nazionale sta portando molti visitatori in Assisi». «Poi ricordiamo – aggiunge – che l’incidente avvenuto al “calco in gesso” (copia) si è verificato in Perugia presso l’Accademia delle Belle Arti (illustre e benemerita istituzione culturale perugina e nazionale) e che l’opera sarà restaurata come doveroso». In realtà il luogo dell’incidente poco importa, mentre nulla il sindaco dice a proposito del valore culturale della mostra assisana.
Nelle immagini:
sopra, la preziosa opera d'arte posizionata nella parete.
sotto, la stessa opera sbriciolata dopo il distacco dal muro.
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