sabato 18 gennaio 2014
Recensione IV capitolo del libro "Il Popolo Shardana", di Marcello Cabriolu
Il Popolo Shardana, un libro di Marcello Cabriolu
di Salvatore Pili
Nel IV capitolo del libro, intitolato "Il popolo e la talassocrazia micenea”, il Cabriolu ripercorre le mille vicende avvenute nel Mediterraneo dal Bronzo Medio al Recente al 1° Ferro; avvenimenti condizionati dalla preponderanza del potere marittimo-commerciale detenuto da una lega di popoli, tutti prospicienti le coste mediterranee, che gli studiosi chiamano per convenzione “ micenea” intendendo con questo sottolineare che, benché composta da diverse genti: Tursha,Shakalasa, Akawuasha,Tjeker, Phelesets, Libou, Shardana, si fosse creata fra di loro non solo una comunità di interessi, ma anche una marcata affinità culturale, una vera e propria koinè dotata di una specificità caratterizzante. La lega micenea, dagli egizi chiamata “popoli del cerchio” individuati nei testi ebraici e greci come etruschi, siculi, libi, palestinesi, sardi ed identificati dagli studiosi moderni nei “Popoli del mare”, conquistarono a spese e sulle ceneri della potenza Minoica la supremazia nei traffici commerciali marittimi di quel mondo. Divennero la terza potenza di riferimento per i popoli che si affacciavano sul Mediterraneo o comunque coinvolte negli avvenimenti di cui questo mare era teatro. Contribuirono con i fenomeni naturali ben conosciuti alla caduta del potere minoico e della sua civiltà, furono i fautori principale del dissolversi dell’impero Ittita, artefici della distruzione di Troia, Ugarit, Tiro, Sidone. Nei territori di Gaza, Askalon, Akkaron, Gat contesi agli Egiziani crearono le basi per quel che sarà poi lo stato palestinese pronto per combattere già da allora i vicini Habiru. Condizionarono pesantemente la vita economica e politica dell’Egitto sia combattendoli direttamente con combinazioni di collegati non sempre uguali, sia andando ad occupare le terre nel delta del Nilo o come patti di guerra( e allora bisognerebbe avanzare qualche riserva sulle millantate vittorie egiziane) o per tatticismi diplomatici; il risultato di queste politiche fu che nel delta del Nilo e lungo le coste che si affacciano sul Mediterraneo orientale, nacquero avamposti, forse enclave o più probabilmente autonomi dalla madre patria, rappresentativi delle diverse etnie componenti la lega, fra cui i Shardana. “ personaggi come Omero ….. le popolazioni di lingua dorica stanziate in Attica” definivano” erroneamente e discutibilmente i micenei come PHOINIKES, PELLEROSSE”: il Cabriolu sta preparando il lettore, possibilmente un iniziato allo studio della storia antica sarda, ad una riproposizione della sua visione su questo tema, meno velata, più netta e decisa, soprattutto dissuasiva dal trattenersi sulla strada del fenicismo e punicismo colonizzante e dominatore, persuasiva ad approfondire questo argomento liberati dal fardello che, almeno in questo caso, è stata la cultura classica ereditata dalle civiltà Greca e Romana. Son di questo periodo le testimonianze del grande attivismo delle genti isolane, per proprio conto o nell’ambito di appartenenza alla lega, lungo tutto il Mediterraneo dalla penisola italiana all’Europa danubiana, dal Medioriente all’Africa del Nord. Panarea, Pantelleria, Lipari, Thapsos, Cretta, Cipro, Lemno, Imbro, Garlo, Sardi, Cartagine sono tutti siti che testimoniano la presenza fattiva dei Shardana con reperti di origine sarda quali i manufatti ceramici di scuola “ Turricola”, pugnali, spade, murature a sacco di scuola nuragica; come le cinture murarie della città ittita Hattusa, probabilmente volute da Soliliumma intorno al 1350,i fabbricati di scuola nuragica a Megiddo , EL Awuat in Palestina.
Nell'immagine: I commilitoni, bronzetto al museo archeologico di Cagliari
di Salvatore Pili
Nel IV capitolo del libro, intitolato "Il popolo e la talassocrazia micenea”, il Cabriolu ripercorre le mille vicende avvenute nel Mediterraneo dal Bronzo Medio al Recente al 1° Ferro; avvenimenti condizionati dalla preponderanza del potere marittimo-commerciale detenuto da una lega di popoli, tutti prospicienti le coste mediterranee, che gli studiosi chiamano per convenzione “ micenea” intendendo con questo sottolineare che, benché composta da diverse genti: Tursha,Shakalasa, Akawuasha,Tjeker, Phelesets, Libou, Shardana, si fosse creata fra di loro non solo una comunità di interessi, ma anche una marcata affinità culturale, una vera e propria koinè dotata di una specificità caratterizzante. La lega micenea, dagli egizi chiamata “popoli del cerchio” individuati nei testi ebraici e greci come etruschi, siculi, libi, palestinesi, sardi ed identificati dagli studiosi moderni nei “Popoli del mare”, conquistarono a spese e sulle ceneri della potenza Minoica la supremazia nei traffici commerciali marittimi di quel mondo. Divennero la terza potenza di riferimento per i popoli che si affacciavano sul Mediterraneo o comunque coinvolte negli avvenimenti di cui questo mare era teatro. Contribuirono con i fenomeni naturali ben conosciuti alla caduta del potere minoico e della sua civiltà, furono i fautori principale del dissolversi dell’impero Ittita, artefici della distruzione di Troia, Ugarit, Tiro, Sidone. Nei territori di Gaza, Askalon, Akkaron, Gat contesi agli Egiziani crearono le basi per quel che sarà poi lo stato palestinese pronto per combattere già da allora i vicini Habiru. Condizionarono pesantemente la vita economica e politica dell’Egitto sia combattendoli direttamente con combinazioni di collegati non sempre uguali, sia andando ad occupare le terre nel delta del Nilo o come patti di guerra( e allora bisognerebbe avanzare qualche riserva sulle millantate vittorie egiziane) o per tatticismi diplomatici; il risultato di queste politiche fu che nel delta del Nilo e lungo le coste che si affacciano sul Mediterraneo orientale, nacquero avamposti, forse enclave o più probabilmente autonomi dalla madre patria, rappresentativi delle diverse etnie componenti la lega, fra cui i Shardana. “ personaggi come Omero ….. le popolazioni di lingua dorica stanziate in Attica” definivano” erroneamente e discutibilmente i micenei come PHOINIKES, PELLEROSSE”: il Cabriolu sta preparando il lettore, possibilmente un iniziato allo studio della storia antica sarda, ad una riproposizione della sua visione su questo tema, meno velata, più netta e decisa, soprattutto dissuasiva dal trattenersi sulla strada del fenicismo e punicismo colonizzante e dominatore, persuasiva ad approfondire questo argomento liberati dal fardello che, almeno in questo caso, è stata la cultura classica ereditata dalle civiltà Greca e Romana. Son di questo periodo le testimonianze del grande attivismo delle genti isolane, per proprio conto o nell’ambito di appartenenza alla lega, lungo tutto il Mediterraneo dalla penisola italiana all’Europa danubiana, dal Medioriente all’Africa del Nord. Panarea, Pantelleria, Lipari, Thapsos, Cretta, Cipro, Lemno, Imbro, Garlo, Sardi, Cartagine sono tutti siti che testimoniano la presenza fattiva dei Shardana con reperti di origine sarda quali i manufatti ceramici di scuola “ Turricola”, pugnali, spade, murature a sacco di scuola nuragica; come le cinture murarie della città ittita Hattusa, probabilmente volute da Soliliumma intorno al 1350,i fabbricati di scuola nuragica a Megiddo , EL Awuat in Palestina.
Nell'immagine: I commilitoni, bronzetto al museo archeologico di Cagliari
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