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domenica 13 novembre 2011

Il guerriero di Capestrano


Guerriero di Capestrano, tipologia e funzione sacrale
di Mummia Di Zagabria

Il guerriero di Capestrano è uno dei massimi esempi di idea-forza morfologicamente traslata da arcaiche e periferiche influenze italiche. Curiosamente, al pari del gemello di Atessa, è chiamato di Capestrano, come anche quello di Atessa è detto tecnicamente di Pallano, quasi a voler ricordare quello straordinario "numen agentis" (giano) divenuto il suffisso presente in tutta l'area peninsulare. Questa numerosa tipologia di statuaria italica, anche attraverso la via dell'ambra, in seguito assumerà un carattere di archeogenesi diffuso anche al di fuori dei confini patri (è evidente l'influenza italica diretta sui tumuli funerari dei principi hallstattiani, fin dal VII a.C., come ci rammenta il Guerriero di Hirschlanden). In ambiente tipicamente italico il tipo scultoreo di Capestrano viene accompagnato da statue stele periferiche con forme similari presenti in tutta l'area appenninica ed adriatica. Esse raffigurano un elemento di costume cultuale presente per tipologia e affinità artistico concettuali anche in ambiti prossimi all'etruria settentrionale e presso gli antichi veneti, fino in zone prossime alla daunia arcaica e in area arcaico ligure (lunigiana) e nella Vulci etrusca.
Il tipo specifico di Capestrano è comparabile per continuità anche al tipo arcaico dell'Ercole italico rinvenuto sotto il vallo di Adriano.
Nella realizzazione tridimensionale del guerriero, viene effigiato quel carattere tutto italico del culto degli avi in senso strettamente onorario e autocelebrativo, eroico e rappresentativo di arcaicismi, possibili debitori dell'esaltazione del rango, dapprima spirituale e sacerdotale (quale autorità sovraumana mediatrice della volontà divina), e poi temporale, in cui viene rimarcata quel tipo di trasfigurazione della realtà dove l’intuizione teologica (il lituo e lo scettro) e l’immaginazione animistica, tramite l'evocazione del "numen", sono totalmente dominate dall’ideazione e dalla messa in scena di una multiforme visione d'insieme, di geometrie ora possenti (si pensi alla Roma quadrata o alle costruzioni poligonali italiche) e di rituali sacrali e giuridici incastonati in casse di risonanze contigue che spaziano dalla scienza giuridica, alle istituzioni sacrali. Il guerriero di Capestrano come rappresentante dell'arte augurale è munito di lituo, strumento principe in area magico-sacrale di arcaiche memorie.
Sia che rappresenti un flamine, piuttosto che un pontefice, il guerriero tiene impugnata anche un’ascia, che in epoche ancor più remote veniva comparata alla pietra folgore di Giove, pietra che aveva la facoltà di rinchiudere e conservare il fulmine di Giove. Come in quasi tutte le arcaiche istituzioni italiche il rispetto dei maiores deve essere rispettoso e scrupoloso di ogni idea-forma; e anche nel guerriero di Capestrano ciò viene ritenuto indispensabile per stabilire una sorta di relazione di "fides" reciproca con le potenze soprannaturali, la cui gestione è rigorosamente controllata e consolidata da una struttura sacerdotale senza paragoni con quanto era esistito prima in Grecia o in Europa.
L'iscrizione del guerriero è a carattere sud-piceno; la statua tiene l'ascia ben salda nella mano destra evidenziando il suo rapporto privilegiato con le divinità italiche, e con la esplicita facoltà di poterne leggere gli intendimenti ultimi, in loco è dunque condensata l'auctoritas e la sapientia depositaria della potestas - e del regnum (in quanto il guerriero è anche amministratore di giustizia).
Qui, sono evidenti i riferimenti prossimi che ritroveremo anche in Roma con i severi custodi della tradizione italico-romana, i famosi "mores institutaque maiorum" letteralmente "usi ed istituzioni degli avi" istituto la cui fondazione è opera di Servo Tullio.
Nel guerriero di Capestrano, la mano destra è portata sul petto a rinnovare il carattere di sobrietà geometrica fermezza visiva e fissità ieratica, espressione di autorità e potere, l'elmo è quello tipico da parata, la collana e i bracciali simbolicamente riportano all'ordinamento civile, l'ascia rituale e la tracolla con anelli (il krekatru) sono simboli religiosi, in modo particolare la tracolla allude all'aratura rituale prevista nei riti di delimitazione del "templum" e del "pomerium", tanto care al carattere Romuleo ed italico del Sator Germinatore, colui che inchioda al suolo patrio "città e templi delimitandoli per il volere degli dei". Il costume è tipicamente "italico" spesso decorato con animali totemici raffiguranti il Ver Sacrum (in ambito Piceno la partenza della primavera sacra tradizionalmente nasce dal santuario aborigeno di Tiora Matiena dove esisteva l'omphalos di Marte nel quale un picchio appollaiato a un palo, vaticinava per conto degli Dei.
Il copricapo della statua di Capestrano è l'unico elemento della stele-statua ad essere stato realizzato in materiale diverso (fango carbonatico).
La statua venne scolpita in un unico blocco di calcare vicino al modello creativo-costruttivo delle mura ciclopiche italiche. È al momento un unicum in Europa. Siamo al cospetto dell'immagine di un grandissimo re-guerriero e sacerdote, e come ha recentemente ribadito Adriano La Regina "l'iscrizione che corre dal basso verso l'alto presenta l'adeguamento linguistico protosabellico, ed è da leggere nel modo seguente: “ma Kupri koram opsùt Aninis raki Nevii Pompuledii” (me .. bella immagine fece Annis per il re Nevio Pompulledio). La statua è stata fatta, dunque, da Anninis, per il re dei vestini Nevio pompuledio, la cui forma onomastica bimembre ci riporta incredibilmente al Rex sabino, al legislatore universale di Roma, quel Numa Pompilio che a questo punto diviene l'ennesima realtà tangibile trapassata dalla tradizione romana per giungere sino a noi (da ricordare e notificare che la tradizione dei re-sabini è stata confermata dai ritrovamenti in loco fatti ad eretum dal c.n.r.).
Concludendo questo rapido excursus, il patrimonio della civiltà italica con la sua varietà e la sua straordinaria dinamicità è di dominio archeologico. Dagli straordinari oggetti in esposizione, dalle tombe ricostruite con i loro ricchi corredi, si delinea una società aristocratica e guerriera, orgogliosa della sua forza e della propria tradizione che tutti noi siamo in qualche modo chiamati a tenere viva.

Fonte: Archeorivista

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