la sponda, perché un’onda gigantesca lo travolge e senza l’aiuto della ninfa Leucotea sarebbe naufragato. Dopo uno sforzo sovrumano raggiunge a nuoto la foce di un fiume e si addormenta sotto un cespuglio. La descrizione del luogo è ricca di dettagli interessanti. Dopo una pianura fertilissima, a tratti ricoperta di boschetti e solcata da un fiume che si passa facilmente a guado, si sale verso la città fortificata, situata su un promontorio, alla cui base si scorge un porto con una moltitudine di navi allineate fittamente. Appena si salgono dei gradoni, appare subito una piazza con gli edifici più rappresentativi e cioè il palazzo reale ed il tempio del dio del mare Poseidone. Dal racconto di Nausica apprendiamo che i suoi antenati, sempre minacciati dai Ciclopi, sono emigrati da due generazioni in questo territorio e lo hanno conquistato. Gli abitanti sono costituiti dunque da un ceto dominante, immigrato e da una popolazione indigena, che forse parla un’altra lingua (l’osco), come Omero sembra accennare vagamente, perché Ulisse non deve rivolgere la parola a nessun passante. I Feaci sono un popolo all’avanguardia, sia nel campo agricolo che artigianale ed artistico, ma si distinguono soprattutto nell’arte navale; raggiungono velocemente mete lontanissime, vcome l’isola Eubea, situata oltre la Grecia, nel Mar Egeo.
Ma come Omero stesso accenna, subito dopo il felice ritorno di Ulisse ad Itaca, i Feaci vengono puniti dal dio Poseidone e la loro patria è travolta da un cataclisma di dimensioni immani, imputabile solo a fenomeni vulcanici, culminante nella formazione di un “alto monte”. Con ciò si intende letteralmente il Monte Somma, il vulcano attivo in passato, ma oggi spento situato accanto al Vesuvio, formatosi più recentemente. Dopo l’identificazione dell’alto monte con il vulcano Somma, risulta più facile ritrovare le altre indicazioni di luogo. A sud di Napoli si trova la baia di Salerno ed un’ampia pianura, che oltre al fiume Sele è solcata da altri piccoli fiumi, di cui il Tusciano ricorda la presenza etrusca. Questo territorio costituisce oggi il “parco del Cilento”. All’estremo sud di questa pianura si trova su un promontorio dalla caratteristica forma di uno scudo, una cittadina chiamata oggi Agropoli, che corrisponde sotto molti punti di vista benissimo alla descrizione omerica.
Ancora oggi si raggiunge la città per scaloni molto ampi e subito dopo l’ingresso appare una piazza con una chiesa, e non molto lontano un castello fortificato. Il nome odierno della città Agropoli risale però a tempi più recenti, il suo vecchio nome è ignoto. Nella pianura sottostante si trova il famoso sito archeologico di Paestum, che etimologicamente si fa risalire a Poseidone, dio del mare, ma verosimilmente è il nome latino di un insediamento greco-etrusco, corrispondente a Phaiak, tenendo presente che il latino “p” corrisponde spesso a “phi” greco. La ninfa Leucotea trova riscontro nel nome dell’isoletta dinanzi a Paestum o nel promontorio Licosa presso Paestum, mentre il fiume che accoglie felicemente Ulisse è il piccolo fiume presso Paestum, facile da passare a guado, oggi nel parco del Cilento. Il nome della città di Paestum, o meglio Paiston, coincide con Feaci, se partiamo dal presupposto che il poeta ha attinto questo nome dall’etrusco, infatti la storia ci comprova che il territorio lungo il golfo di Napoli e di Salerno fu abitato nell’VIII sec. a.C. da Etruschi. Plinio afferma che “Ager Picentinus fuit Tuscorum” (Pl. N.H., III, 70) e che Paiston fu un centro importante. Nell’odierna Campania si era allora formata una lega di 12 città etrusche, di cui la principale fu Capua, fondata nel 9. Sec. a.C., mentre un’altra si chiamò Picentia, distrutta dai Romani; si suppone che il suo sito fosse ubicato nei pressi di Pontecagnano, quindi sul versante settentrionale della pianura e del parco del Cilento. Questi dati di fatto collimano bene con le parole di Alcinoo, che menziona 12 re, ai quali egli si aggiunge 13.mo (canto VIII , v. 390-391). Dalle fonti letterarie sappiamo che Alcinoo possedette un vasto territorio, che giungeva sino al mar Jonio e che la città di Crotone in Calabria ebbe rapporti con il suo regno. Ci sono altri indizi comprovanti la tesi che i Feaci fossero Etruschi, stabilitisi in Campania? Secondo me, molti:
- il ruolo privilegiato delle donne, nel nostro caso della regina Arete, che si presenta in pubblico insieme al marito e prende parte alle sue decisioni politiche, e della figlia Nasica, che con le sue amiche si dirige da sola sul carro al fiume mentre le donne greche non conoscono tali libertà;
- la grande abilità ed esperienza marinara, che rendeva famosi gli Etruschi come signori e pirati del mare;
- il grande lusso a corte e l’amore per la “dolce vita” . Come Alcinoo stesso afferma, il gioco, il canto, il ballo ed i bagni caldi rivestono un ruolo fondamentale nella vita del suo popolo, che nella scala dei valori antepone l’amore alla lotta. Ciò corrisponde esattamente allo stile di vita degli Etruschi, come risulta dalle fonti storiche;
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