martedì 31 marzo 2015
I riti con il fuoco nelle tradizioni popolari della Sardegna
I riti con il fuoco nelle tradizioni popolari della Sardegna
Il calendario sardo è disseminato di sagre e feste in tutti i mesi dell’anno. Un certo diradarsi si verifica solo gli ultimi giorni di carnevale e durante la Quaresima; ma con i riti della Settimana Santa riacquistano nuovo impulso.
Le sagre sono ottime occasioni per dare risalto al folclore poiché, oltre a svolgersi nel loro ambiente naturale, assicurano molto spesso la presenza di gruppi in costume che possono così esibirsi nel modo più autentico, favorendo una affascinante presa di contatto con le tradizioni dell’isola.
L’essenza principale di queste sagre è di natura religiosa e a motivarle sono stati voti di singole persone per grazia ricevuta e voti comunitari per la cessazione di pestilenze, carestie, inondazioni, invasioni di cavallette, ma a volte sono state ispirate dal ritrovamento, spesso leggendario, di simulacri. Il loro svolgimento vede sempre un accavallarsi di riti cristiani e componenti pagane che attestano come la religiosità dei sardi, pur essendo profondamente radicata, non sia aliena da reminiscenze di culti primitivi.
Notevole importanza ha il legame tra i miti e le vicende dell’agricoltura, che hanno sempre condizionato l’isola. Questo spiega anche certi riti propiziatori di un buon raccolto, ottenibile da una terra feconda, e rafforza il convincimento che la partecipazione del popolo alle sagre, in passato, non avesse tanto lo scopo di divertirsi ma, come sostiene Salvatore Cambosu, “piuttosto per stordirsi, per nascondere l’ansia e la cupezza nel tumulto e nell’allegria rumorosa”.
A ciò va aggiunta l’esigenza (peraltro sempre viva in ogni popolo) di potersi rivolgere a qualche divinità, che si è espressa in un avvicendarsi di culti i quali, anziché sostituirsi l’uno all’altro cancellando i precedenti, hanno conservato le matrici originarie, ancorché pagane, dando luogo ad un sincretismo non di rado caratterizzato da aspetti di eccezionale fascino.
Fra le migliaia di sagre che si celebrano tutti gli anni, un certo numero ha origini tanto antiche da mostrare non pochi legami con le costumanze dell’età nuragica. La miglior dimostrazione è
lunedì 30 marzo 2015
Archeologia. Negli scavi di Tel Aviv, scoperta birra egiziana di 5mila anni fa
Archeologia. Negli scavi di Tel Aviv, scoperta birra egiziana di 5mila anni fa
Una birreria a Tel Aviv non è
una novità, ma di 5.000 anni fa ed egiziana è qualcosa di diverso. Archeologi
israeliani hanno, infatti, rinvenuto frammenti di ceramiche usate per fare la
birra nella città ”che non dorme mai” ad un passo dalle avveniristiche Torri
Azrieli svettanti nello skyline di Tel Aviv. La scoperta – hanno spiegato gli
studiosi- rivela la presenza sul posto di una popolazione egiziana che data al
1500 a.C., in piena età del Bronzo.
Nel corso degli scavi, gli archeologi hanno
trovato 17 fosse, usate probabilmente come magazzino di prodotti agricoli, dove
erano conservate centinaia di ceramiche di tipologia egiziana, verosimilmente
utilizzate per conservare la birra. Si tratta della prima evidenza di un
insediamento egiziano nel centro di Tel Aviv durante quel periodo e, se fosse
confermata la prima impressione, si tratterebbe del villaggio egizio realizzato
più a nord in quel periodo.
Immagini di http://it.euronews.com
domenica 29 marzo 2015
La funzione di Stonehenge era quella di sostenere un altare per essere più vicini al cielo?
La funzione di Stonehenge era
quella di sostenere un altare per essere più vicini al cielo?
Lo storico Julian Spalding ha
avanzato una nuova ipotesi su Stonehenge. A suo parere, le pietre circolari
servivano a sostenere una piattaforma sopraelevata per l'esecuzione di riti
ancestrali. Una rampa, o delle scale, avrebbero portato i sacerdoti sulla
piattaforma. Con il passare dei millenni, le pietre sono rimaste, ma il legno
si è decomposto.
Che si trattasse di un tempio
druido, di un calendario astronomico o di un centro per le guarigioni, il
mistero di Stonehenge ha alimentato un dibattito senza fine nel corso dei
secoli.
Alle varie ipotesi avanzate,
si aggiunge quella proposta dallo storico Julian Spalding, ex direttore di
alcuni dei più importanti musei del Regno Unito.
A suo parere, il cerchio di
pietre preistorico era in realtà un antico altare utilizzato per avvicinarsi al
cielo.
I megaliti non sarebbero stati
utilizzati per celebrare riti a livello del suolo, ma per sostenere una
gigantesca piattaforma di legno circolare in grado di sostenere il peso di centinaia
di persone e sulla quale venivano effettuare le cerimonie religiose.
"Si tratta di una teoria
completamente diversa rispetto a quelle avanzate in precedenza", spiega
Spalding al Guardian. "Tutte le interpretazioni finora proposte potevano
essere ritenute plausibili. Ma abbiano studiato Stonehenge nel modo sbagliato,
da terra, cioè da un punto di vista tipico del XX secolo. Non abbiamo
considerato cosa pensassero i costruttori quando hanno concepito il
monumento".
Secondo lo studioso, bisogna
guardare ad altri monumenti simili in altre parti del mondo, come quelli
scoperti in Cina, Perù e Turchia, i quali sono stati costruiti per dirigersi
"verso l'alto" e con geometria circolare, legati anch'essi ai
movimenti celesti.
"Nei tempi antichi,
nessuna cerimonia spirituale sarebbe stata
sabato 28 marzo 2015
Chiese romaniche dei monaci vittorini nel Meridione sardo
Chiese romaniche dei monaci vittorini nel Meridione sardo
di Roberto Coroneo
Prima di analizzare il contributo che l’ordine dei monaci benedettini provenienti dall’abbazia di San Vittore di Marsiglia diede alla costituzione del patrimonio architettonico sardo, è opportuna una sintesi degli avvenimenti storici che precedono l’avvento della civiltà monastica in Sardegna.
Nel VI secolo l’imperatore Giustiniano, che governò l’impero romano dopo il trasferimento della sua capitale da Roma a Costantinopoli (oggi Istanbul in Turchia), concepisce il progetto ambizioso di riunificate l’impero romano riportando sotto il controllo della corte quei territori occidentali che, posti all’estremità occidentale dell’Europa, erano caduti in mano ai cosiddetti barbari. Si tratta di quei regni romano barbarici che si erano formati a seguito della crisi della parte occidentale dell’impero romano. Il progetto prevede la riconquista dell’Africa, occupata dai Vandali che avevano stabilito un regno che aveva come centro Cartagine; dell’Italia, caduta sotto il controllo del regno ostrogotico di Teodorico; della Spagna, che era andata incontro a un destino storico che l’aveva portata sotto il regno dei Visigoti. Essendo un progetto impegnativo e costoso, Giustiniano riesce a realizzarlo solo in parte.
Nell’ambito di questo progetto, la riconquista dell’Africa nel 533-534 viene realizzata nel corso di una guerra lampo e porta al controllo da parte dell’impero bizantino anche della Sardegna. Si determina così una prima importante particolarità della storia della Sardegna. Mentre il resto d’Italia cade prima sotto il controllo dei Longobardi, poi sotto Carlo Magno entrando nell’orbita dell’impero carolingio, poi segue
di Roberto Coroneo
Prima di analizzare il contributo che l’ordine dei monaci benedettini provenienti dall’abbazia di San Vittore di Marsiglia diede alla costituzione del patrimonio architettonico sardo, è opportuna una sintesi degli avvenimenti storici che precedono l’avvento della civiltà monastica in Sardegna.
Nel VI secolo l’imperatore Giustiniano, che governò l’impero romano dopo il trasferimento della sua capitale da Roma a Costantinopoli (oggi Istanbul in Turchia), concepisce il progetto ambizioso di riunificate l’impero romano riportando sotto il controllo della corte quei territori occidentali che, posti all’estremità occidentale dell’Europa, erano caduti in mano ai cosiddetti barbari. Si tratta di quei regni romano barbarici che si erano formati a seguito della crisi della parte occidentale dell’impero romano. Il progetto prevede la riconquista dell’Africa, occupata dai Vandali che avevano stabilito un regno che aveva come centro Cartagine; dell’Italia, caduta sotto il controllo del regno ostrogotico di Teodorico; della Spagna, che era andata incontro a un destino storico che l’aveva portata sotto il regno dei Visigoti. Essendo un progetto impegnativo e costoso, Giustiniano riesce a realizzarlo solo in parte.
Nell’ambito di questo progetto, la riconquista dell’Africa nel 533-534 viene realizzata nel corso di una guerra lampo e porta al controllo da parte dell’impero bizantino anche della Sardegna. Si determina così una prima importante particolarità della storia della Sardegna. Mentre il resto d’Italia cade prima sotto il controllo dei Longobardi, poi sotto Carlo Magno entrando nell’orbita dell’impero carolingio, poi segue
venerdì 27 marzo 2015
Significato e origine del toponimo Rimini
Significato e origine del toponimo Rimini
di Massimo Pittau
Rimini (Romagna) deriva dal lat. Ariminum, che è da connettere coi cognomina lat. Ariminus, Ariminensis (RNG) e probabilmente
da confrontare col gentilizio etr. Armne, Armni, Armnia.
Fra le glosse greco-etrusche
c’è anche quella ricordata da Strabone (XIII
4, 6) e da Esichio (pg. 244): etr. árhimos
«scimmia» (ThLE¹ 415,
417). È pertanto verosimile che il gentilizio etr. Armne/i/ia in origine
fosse un cognomen, cioè un soprannome
che significava appunto «scimmia». Di certo gli Etruschi conoscevano le scimmie
non soltanto per i loro noti rapporti coi Cartaginesi, ma anche perché le
vedevano nelle isole Pitecuse (dal greco píthekos
«scimmia») del golfo di Napoli, proprio di fronte alla città etrusca di Capua.
Del resto questa conoscenza è dimostrata anche dalla «Tomba della Scimmia» di
Chiusi. Si deve però precisare bene che non era propriamente il toponimo Ariminum ad implicare il riferimento
alla scimmia, ma lo era soltanto il gentilizio etr. Armne/i = lat. Ariminus, quello che diede nome allo
stanziamento umano nel sito, all’inizio probabilmente una «fattoria o tenuta»
oppure un «predio o possedimento» appartenente a un certo individuo chiamato
appunto Armne/i. Gli
antroponimi, in tutti i domini linguistici, finiscono sempre col diventare
opachi, ossia del tutto privi di significato per la coscienza dei comuni
parlanti.
Infine la presenza, anzi il
dominio degli Etruschi nelle terre dell’odierna Romagna è una cosa del tutto
certa e nota sul piano storico; basti citare le due città etrusche di Adria e
di Spina (vedi), vicine proprio a Rimini.
Inoltre è certo che la forma
odierna del toponimo nella sua terminazione conserva un regolare locativo
latino (Arimini), mentre la caduta della vocale iniziale può essere stata l’effetto
di una errata interpretazione, pur’essa locativa, a Rimini; esattamente come è avvenuto per Brindisi, derivato dal lat. Brundisium
e soprattutto per Girgenti, che era
la forma popolare e diretta di Agrigento,
precedente al recupero della forma classica avvenuto in epoca fascista, forma
popolare che presuppone appunto un locativo Agrigenti
(TIOE
65-66; DICLE
37).
Nell'immagine: la tomba etrusca degli auguri, a Tarquinia.
Fonte www.lagodichiusi.altervista.org
giovedì 26 marzo 2015
Videocorso di archeologia, quindicesima lezione: Le Capanne delle riunioni
Videocorso di archeologia, quindicesima lezione: Le Capanne delle riunioni
Università di Quartu Sant'Elena
Riprese di Fabrizio Cannas
Relatore Pierluigi Montalbano
Buon ascolto e buona visione.
15° Lezione: Le Capanne delle Riunioni
14° Lezione: Dai Nuraghi a Tholos all'urbanizzazione
13° Lezione: Le guerre dei Popoli del mare
12° Lezione: I micenei nel Mediterraneo
11° Lezione: La Civiltà Minoica e la talassocrazia
10° Lezione: Le antiche ceramiche sarde
9° Lezione: I Nuraghi a Tholos
8° Lezione: Architetture funerarie, le Tombe di Giganti
7° Lezione: I nuraghi a corridoio e il Sistema Onnis
6° Lezione: L'alba della Civiltà Nuragica
5° Lezione: Le Domus de Janas e il culto dei defunti
4° Lezione: Dall'età della pietra all'età dei metalli
3° Lezione: Le prime civiltà del Mediterraneo
2° Lezione: scavo, stratigrafia, fonti e materiali
Riprese di Fabrizio Cannas
Alla fine del secondo millennio, in Sardegna si smette di costruire le torri nuragiche. L'attività edificatoria di quell'epoca si sposta verso strutture destinate a contenere delle assemblee con funzioni civili, dotate di un bancone/sedile realizzato nel perimetro interno e di alcuni elementi forse dedicati alla religiosità: una vasca, una serie di nicchie nelle pareti e un altare in pietra a forma di nuraghe posto sopra un basamento al centro della capanna, una sorta di totem simbolico che fungeva da ombrello protettivo della comunità. Per alcuni studiosi si tratta di tribunali.
Il corso dell'anno accademico 2014/2015 si svolge nell'aula magna dell'Università di Quartu Sant'Elena, ogni martedì alle ore 17.00, in Viale Colombo 169.
Con la collaborazione dell'istituto, del videomaker Fabrizio Cannas e del docente, Pierluigi Montalbano, saranno offerte sul canale Youtube tutte le lezioni di archeologia previste nel programma. L'accesso è libero e gratuito.
I lettori sono invitati a proporre suggerimenti per migliorare la fruibilità o altre caratteristiche.
Se qualcuno fosse interessato a collaborare, ad esempio inserendo i sottotitoli in inglese, sarebbe il benvenuto. Per visionare le lezioni è sufficiente cliccare sui link sotto.15° Lezione: Le Capanne delle Riunioni
14° Lezione: Dai Nuraghi a Tholos all'urbanizzazione
13° Lezione: Le guerre dei Popoli del mare
12° Lezione: I micenei nel Mediterraneo
11° Lezione: La Civiltà Minoica e la talassocrazia
9° Lezione: I Nuraghi a Tholos
8° Lezione: Architetture funerarie, le Tombe di Giganti
7° Lezione: I nuraghi a corridoio e il Sistema Onnis
5° Lezione: Le Domus de Janas e il culto dei defunti
3° Lezione: Le prime civiltà del Mediterraneo
mercoledì 25 marzo 2015
L'origine della lingua sarda. Conferenza a Cagliari sabato 28 Marzo, ore 09.30, Pinacoteca, nella Cittadella dei Musei.
Scrittura: la trasmissione delle
conoscenze.
In occasione della conferenza organizzata da ETSI a Cagliari per sabato 28 Marzo, alle ore 09.30, nella sala convegni della Pinacoteca, nella Cittadella dei Musei, con ingresso libero, ho pensato di scrivere un breve articolo introduttivo alla giornata. Buona lettura e...partecipate numerosi, ci saranno alcune sorprese.
La
scrittura è stata, da subito, uno strumento del potere per esercitare meglio il
proprio governo sulla popolazione, e come tale essa va studiata. Chiunque veda
altro nella scrittura, ossia uno strumento per comunicare con le divinità, o
una serie di crittogrammi segreti per escludere la popolazione dalla comprensione
della scrittura, manca il bersaglio e non comprende l'essenza stessa della
scrittura, che è comunicazione.
Con il termine scrittura si indicano i
sistemi di tracce grafiche dotate di significati che gli uomini hanno utilizzato
per conservare e comunicare pensieri e informazioni dai tempi più antichi fino
a oggi. Dai graffi incisi sulle pareti delle grotte in epoca preistorica agli
ideogrammi e fino alle scritture cuneiformi, nel corso di qualche migliaio di
anni i sistemi di trasmissione approdarono alla scrittura alfabetica, uno
strumento semplice per riprodurre il suono delle parole. Da quel momento
fiorirono, in tutto il mondo, le scritture alfabetiche, molte delle quali sono ancora
in uso.
Nella preistoria, le
lingue orali mostravano un problema di difficile soluzione: la conservazione
scompariva nel giro di poche generazioni. Con lo stabilizzarsi
dell’organizzazione sociale si rese necessaria una lingua più stabile e qualche
gruppo umano iniziò a esprimere le sue idee realizzando con graffi e colori una
serie di immagini, aprendo una nuova strada che lo avrebbe portato all’invenzione
della scrittura.
L’inizio del
percorso vede
martedì 24 marzo 2015
La Lingua Etrusca: Grammatica e Lessico, di Massimo Pittau
La Lingua Etrusca: Grammatica e Lessico.
di Massimo Pittau
Professore Emerito dell'Università di Sassari
Ricevo, e volentieri pubblico, la versione integrale della II edizione, riveduta e migliorata, del libro del Prof. Massimo Pittau. (N.d.r.)
Indice
Abbreviazioni e Sigle Pag. 4
Bibliografia Essenziale …........................... “ 5
Avvertenze ......................................... “ 8
Introduzione ....................................... “ 10
Area ed epoca di diffusione della lingua etrusca ... “ 11
Valenza storico-culturale della lingua etrusca ..... “ 12
La "gorgia toscana"
............................... “ 15
Difficoltà nello studio dell'etrusco .............. “ 16
L'etrusco lingua indoeuropea? ...................... “ 21
Il materiale documentario .......................... “ 24
Fonologia ................................. “
26
L'alfabeto etrusco ................................. “ 26
Le convenzioni grafiche ............................ “ 27
Tavola degli alfabeti ....
....................... “ 30
La pronunzia dell'etrusco .......................... “ 30
Le vocali .......................................... “ 31
Le variazioni vocaliche ............................ “ 32
La iterazione vocalica ............................. “ 33
I dittonghi e le semivocali ........................ “ 33
Le consonanti ...................................... “ 34
Consonanti deboli e forti .......................... “ 36
Le consonanti sibilanti ............................ “ 39
Le altre consonanti ................................ “ 41
La sincope delle vocali ............................ “ 43
Apocope, anaptissi e protesi ....................... “ 44
Morfologia ................................ “ 44
Il nome ............................................ “ 44
Il genere .......................................... “ 44
L'antroponimia ..................................... “ 45
I prenomi maschili ................................. “ 47
I prenomi femminili ................................ “ 48
Il gentilizio ....................................... “ 49
Le desinenze del plurale ............................ “ 51
La declinazione del nome ............................ “ 53
Il nominativo ....................................... “ 54
Il genitivo ......................................... “ 54
Il genitivo rideterminato ........................... “ 58
Il genitivo patronimico fossilizzato ................ “ 59
Il dativo ........................................... “ 60
L'accusativo ........................................ “ 62
L'ablativo .......................................... “ 62
Il pertinentivo ..................................... “ 63
Il locativo ......................................... “ 64
La flessione di gruppo .............................. “ 65
Alcuni sostantivi declinati ......................... “ 66
Nomi di parentela e di rapporti sociali ............. “ 67
Il diminutivo e l'accrescitivo ...................... “ 68
Suffissi formativi dei sostantivi ................... “ 69
L'aggettivo ......................................... “ 70
Nomi di città, di regioni ed etnici ................. “ 71
Il numerale ......................................... “ 72
Numerali cardinali declinati ........................ “ 75
I numerali ordinali ................................. “ 76
Nomi di suddivisioni del tempo e dei mesi ........... “ 76
Il pronome .......................................... “ 77
I pronomi personali ................................. “ 77
Aggettivi e pronomi indefiniti ...................... “ 79
Aggettivi e pronomi dimostrativi .................... “ 79
Declinazione degli aggettivi e pronomi dimostrativi . “ 80
Le formazioni articolate ............................ “ 81
L'articolo determinativo enclitico .................. “ 82
Patronimico matronimico gamonimico pronominali ...... “ 84
Il pronome relativo ................................. “ 87
Il verbo ............................................ “ 88
Il verbo copulativo ................................. “ 88
L'indicativo presente ............................... “ 89
Il futuro ........................................... “ 89
Il passato o perfetto ............................... “ 90
Il trapassato ....................................... “ 92
L'esortativo ........................................ “ 93
L'imperativo ........................................ “ 94
L'imperativo negativo ............................... “ 95
Il participio presente .............................. “ 96
Il participio passivo e medio ....................... “ 96
Il gerundio ......................................... “ 98
Il gerundivo ........................................ “ 99
La preposizione ..................................... “ 100
L'avverbio .......................................... “ 101
La congiunzione ..................................... “ 102
Polisindeto ed asindeto ............................. “ 103
Sintassi ..................................... “ 104
L'apposizione ....................................... “ 104
Il genitivo di appartenenza o possesso ................
“ 104
Il genitivo di donazione o dedicazione ................
“ 105
Il genitivo di età ....................................
“ 106
Il genitivo di nascita ................................
“ 107
Il genitivo di tempo ..................................
“ 107
Il dativo di comodo o interesse .......................
“ 108
Il dativo di appartenenza o di possesso ...............
“ 108
Il dativo di agente ...................................
“ 108
Il dativo di tempo ....................................
“ 109
L'accusativo posposizionale ...........................
“ 110
Il locativo temporale .................................
“ 110
Aggettivo e participio sostantivati ...................
“ 111
L'ellissi della copula ................................
“ 111
Il verbo impersonale ..................................
“ 112
L'ordine dei vocaboli .................................
“ 112
Lessico della lingua etrusca ..........................
“ 113
lunedì 23 marzo 2015
Nuragici, Filistei e Fenici fra i monti della Sardegna: S'Arcu 'e is forros
Nuragici, Filistei e Fenici fra i monti della Sardegna: S'Arcu 'e is forros
di Maria Ausilia Fadda
(Per gentile concessione della fonte: Archeologia Viva).
L’antico villaggio alle falde del Gennargentu ha restituito una grande quantità di oggetti di bronzo e di ferro che lo attestano come il centro metallurgico più importante della Sardegna nuragica, in stretto rapporto di scambi con l’Etruria e il Levante tanto da riservarci la straordinaria scoperta di un’iscrizione in caratteri filistei e fenici graffita su un’anfora arrivata nell’isola insieme ad altri prodotti dell’Oriente mediterraneo.
Nel villaggio santuario di S’Arcu ‘e is Forros (Villanova Strisàili), risorge il più grande centro metallurgico della Sardegna nuragica, gestito da principi sacerdoti che coniugavano autorità religiosa, tecnologia e potere economico. Il sito era già noto dal 1986, e la campagna di scavo del 2010 si concluse con l’esplorazione di un tempio a megaron con altare interno e di un ambiente con forno per la lavorazione dei metalli inserito in un isolato abitativo composto da quindici vani che si affacciano su un grande cortile circolare con un focolare al centro. Nella parte più scoscesa di questo agglomerato si accedeva a un vano quadrangolare, un’officina, con l’ingresso ricavato da un varco aperto nel grande muro che delimitava esternamente tutti gli ambienti dell’isolato. Sul lato destro dell’officina si conserva un piano sopraelevato in muratura, sopra al quale sono i resti di quattro forni a fossetta a basso fuoco che fino al IX-VIII a.C. furono usati per la fusione del piombo e per il recupero del metallo delle offerte votive (in genere bronzetti figurati fissati con piombo su apposite basi). Uno dei pozzetti in prossimità dell’ingresso dell’officina, conservava diversi strati di piombo alternati a strati di argilla, con le impronte lasciate dal legno usato come combustibile. Sono stati trovati anche alcuni martelli in pietra con impugnature lavorate, che gli artigiani usavano per frammentare i pani di piombo. L’ultima fase di utilizzo di questi forni fusori può essere datata dalla presenza di una brocca askoide con ansa decorata a cerchielli e da una ciotola carenata, ambedue documentate tra le forme dei contenitori nuragici del IX-VIII a.C., che poggiavano sullo stesso piano di lavorazione al momento in cui l’officina fu abbandonata.
Lo scavo, nel 2011, di una capanna isolata ha restituito resti di brocche askoidi con decorazioni geometriche usate per contenere il vino che arrivava in Sardegna attraverso il mercato fenicio ed etrusco. Il rinvenimento delle brocche askoidi si può spiegare con l’esistenza del santuario, frequentato dai pellegrini che portavano offerte, e con la presenza di un complesso metallurgico capace di alimentare un vasto mercato. Le brocche askoidi di produzione nuragica ritrovate in Etruria (Populonia e Vetulonia), a Lipari, a Creta e a Huelva (costa dell’Andalusia), testimoniano una rete di scambi fra centri di estrazione e di lavorazione dei metalli che consolidavano i rapporti commerciali con la vendita di merci di lusso e di vino, offerto e consumato soprattutto nei santuari.
Un secondo gruppo di capanne è composto da
di Maria Ausilia Fadda
(Per gentile concessione della fonte: Archeologia Viva).
L’antico villaggio alle falde del Gennargentu ha restituito una grande quantità di oggetti di bronzo e di ferro che lo attestano come il centro metallurgico più importante della Sardegna nuragica, in stretto rapporto di scambi con l’Etruria e il Levante tanto da riservarci la straordinaria scoperta di un’iscrizione in caratteri filistei e fenici graffita su un’anfora arrivata nell’isola insieme ad altri prodotti dell’Oriente mediterraneo.
Nel villaggio santuario di S’Arcu ‘e is Forros (Villanova Strisàili), risorge il più grande centro metallurgico della Sardegna nuragica, gestito da principi sacerdoti che coniugavano autorità religiosa, tecnologia e potere economico. Il sito era già noto dal 1986, e la campagna di scavo del 2010 si concluse con l’esplorazione di un tempio a megaron con altare interno e di un ambiente con forno per la lavorazione dei metalli inserito in un isolato abitativo composto da quindici vani che si affacciano su un grande cortile circolare con un focolare al centro. Nella parte più scoscesa di questo agglomerato si accedeva a un vano quadrangolare, un’officina, con l’ingresso ricavato da un varco aperto nel grande muro che delimitava esternamente tutti gli ambienti dell’isolato. Sul lato destro dell’officina si conserva un piano sopraelevato in muratura, sopra al quale sono i resti di quattro forni a fossetta a basso fuoco che fino al IX-VIII a.C. furono usati per la fusione del piombo e per il recupero del metallo delle offerte votive (in genere bronzetti figurati fissati con piombo su apposite basi). Uno dei pozzetti in prossimità dell’ingresso dell’officina, conservava diversi strati di piombo alternati a strati di argilla, con le impronte lasciate dal legno usato come combustibile. Sono stati trovati anche alcuni martelli in pietra con impugnature lavorate, che gli artigiani usavano per frammentare i pani di piombo. L’ultima fase di utilizzo di questi forni fusori può essere datata dalla presenza di una brocca askoide con ansa decorata a cerchielli e da una ciotola carenata, ambedue documentate tra le forme dei contenitori nuragici del IX-VIII a.C., che poggiavano sullo stesso piano di lavorazione al momento in cui l’officina fu abbandonata.
Lo scavo, nel 2011, di una capanna isolata ha restituito resti di brocche askoidi con decorazioni geometriche usate per contenere il vino che arrivava in Sardegna attraverso il mercato fenicio ed etrusco. Il rinvenimento delle brocche askoidi si può spiegare con l’esistenza del santuario, frequentato dai pellegrini che portavano offerte, e con la presenza di un complesso metallurgico capace di alimentare un vasto mercato. Le brocche askoidi di produzione nuragica ritrovate in Etruria (Populonia e Vetulonia), a Lipari, a Creta e a Huelva (costa dell’Andalusia), testimoniano una rete di scambi fra centri di estrazione e di lavorazione dei metalli che consolidavano i rapporti commerciali con la vendita di merci di lusso e di vino, offerto e consumato soprattutto nei santuari.
Un secondo gruppo di capanne è composto da
domenica 22 marzo 2015
Gli Shardana, i guerrieri dal cuore ribelle (Sherden)
Gli Shardana, i guerrieri dal cuore ribelle (Sherden)
di Pierluigi Montalbano
Le tracce più antiche degli Shardana (SRDN) si hanno nel Vicino Oriente, intorno al XV a.C., quando gli ambasciatori delle “Isole nel
cuore del Grande Verde” sono raffigurati a Tebe nelle tombe dei visir Senmut,
Useramon e Rekhmire nell’atto di portare doni per i faraoni Ashepsuth,Tuthmosis
III e Amenofi II. La missione era finalizzata a ottenere l’autorizzazione per
proseguire i commerci verso le rive asiatiche e mantenere l’indipendenza
amministrativa dall’Egitto. Compaiono in processione, insieme ai principi di
Kephtiu, e si distinguono per il colorito rosso bruno della pelle, per i
lingotti ox-hide in rame che portano sulle spalle e per l’elegante vestiario. Appartengono
alle stesse genti raffigurate due secoli dopo nei rilievi celebrativi dei
maestosi templi dei faraoni Ramessidi. Hanno spade a lama triangolare e scudo rotondo,
e sul capo portano un caratteristico elmo con le corna. Sono menzionati sui
documenti egizi, dall’epoca di Amenofi IV (1370 a.C.) al regno di Meremptah (1220
a.C.), e nelle tavolette in argilla, scritte nel 1330 a.C. in cuneiforme,
trovate nelle città di Amarna e Ugarit. In base ad alcuni riferimenti, quei
testi citano genti con lo stesso nome di mercenari (denominati vignaioli) che
combattevano nelle fila dei Mitanni durante le guerre ai tempi di Tuthmosis III
e Amenofi II, ossia almeno al 1460 a.C.
Il più grande faraone della storia egizia, Ramesse II,
li definì “guerrieri dal cuore ribelle, invincibili sul mare” e li assoldò fra
le fila del suo
sabato 21 marzo 2015
L'eclissi che nel 585 a.C. fermò la guerra turca fra Lidi e Medi
L'eclissi che nel 585 a.C. fermò la guerra turca fra Lidi e Medi
Traduzione di Isabel Giustiniani
Le eclissi di sole sono sempre state accolte con paura e male augurio dal
momento che la maggior parte dei popoli antichi vedevano nel re degli astri la
rappresentazione del potere degli dei, se non addirittura la rappresentazione
celeste di uno di essi. Il sole era considerato fonte di calore e di vita (e su questo punto in
particolare gli antichi non erano distanti dal vero) cosicché la sua improvvisa
scomparsa induceva il terrore più assoluto tra la gente, interpretando il fatto
come un segno di sventura, l'avvento del caos o il trionfo di qualche essere o
divinità malvagia, a seconda della cultura. I cinesi vedevano nell'eclissi l'azione
di un drago malvagio che mangiava il sole e per recuperarlo era necessario produrre
più rumore possibile, oltre alle preghiere e i sacrifici, per spaventare il
mostro e salvare così la stella. È notevole che, nonostante la cultura
astronomica posseduta da queste persone, l'idea del cielo fosse ancora legata a
concezioni religiose o mistiche. Si trattava in realtà più di astrologia, in
quanto le stelle erano
venerdì 20 marzo 2015
Archeologia. I rapporti fra la Sardegna e Cipro nell'età del Bronzo: i lingotti ox-hide
Archeologia. I rapporti fra la Sardegna e Cipro nell'età del Bronzo: i lingotti ox-hide
di Davide Schirru
(tratto dalla tesi di laurea dello stesso autore)
Molti autori riconoscono il ruolo di Cipro nello sviluppo
delle tecniche metallurgiche in Sardegna, ma i contrasti nascono nel momento in
cui si tratta di datare queste influenze, interpretabili come fenomeni di
"acculturazione", visto che l'idea di una civiltà nuragica
passivamente recettiva degli stimoli provenienti dall'oriente può dirsi
definitivamente tramontata, sulla base dei ritrovamenti di manufatti nuragici
nel Mediterraneo centrale avvenuti negli ultimi trent'anni. I materiali di
origine cipriota presenti in Sardegna sono per lo più manufatti metallici,
mentre i reperti ceramici si riducono a due soli frammenti, provenienti dal
Nuraghe Antigori di Sarroch: un frammento di ansa wishbone handle della classe
ceramica Base-ring II ware (Tardo Cipriota II) e un frammento di un pithos, del
tipo utilizzato per il trasporto di olio. La selettività con la quale i
materiali ciprioti vengono recepiti in Sardegna dovrà far riflettere sulla
natura degli scambi: allo stato attuale della documentazione archeologica, la
situazione siciliana appare invece molto diversa, dal momento che sono stati
rinvenute in associazione, a Thapsos e a Cannatello, ceramiche micenee e
cipriote con frammenti di lingotti oxhide. Questi lingotti furono, come si sostiene
sulla scorta delle analisi archeometallurgiche (Kassianidou 2005), prodotti a
Cipro a partire dal XV secolo fino all'XI a.C., e un'ulteriore conferma in
questo senso verrebbe dai due relitti di navi rinvenuti nei pressi delle coste
meridionali della Turchia, quelli di Uluburun e di Capo Gelydonia. Come è
evidente, già questo primo dato anticipa di svariati secoli il boom delle
manifestazioni metallurgiche nell'isola, ed è una prima giustificazione per una
cronologia alta di contesti quali i ripostigli. In linea generale, in questa
prospettiva di cronologia alta, si ritiene che l'influsso cipriota cambi di
segno all'alba dell'XI secolo, quando in Sardegna fanno la loro comparsa
oggetti come gli spiedi compositi e le spade del tipo Monte Sa Idda, che
denunciano uno stretto legame con l'area iberica. I rapporti col mondo cipriota
non si sarebbero però
giovedì 19 marzo 2015
Videocorso di archeologia, quattordicesima lezione: Dai nuraghi a tholos all'urbanizzazione
Videocorso di archeologia, quattordicesima lezione: Dai nuraghi a tholos all'urbanizzazione
Università di Quartu Sant'Elena
Riprese di Fabrizio Cannas
Relatore Pierluigi Montalbano
Buon ascolto e buona visione.
14° Lezione: Dai Nuraghi a Tholos all'urbanizzazione
13° Lezione: Le guerre dei Popoli del mare
12° Lezione: I micenei nel Mediterraneo
11° Lezione: La Civiltà Minoica e la talassocrazia
10° Lezione: Le antiche ceramiche sarde
9° Lezione: I Nuraghi a Tholos
8° Lezione: Architetture funerarie, le Tombe di Giganti
7° Lezione: I nuraghi a corridoio e il Sistema Onnis
6° Lezione: L'alba della Civiltà Nuragica
5° Lezione: Le Domus de Janas e il culto dei defunti
4° Lezione: Dall'età della pietra all'età dei metalli
3° Lezione: Le prime civiltà del Mediterraneo
2° Lezione: scavo, stratigrafia, fonti e materiali
Riprese di Fabrizio Cannas
Verso la metà del secondo millennio, compaiono in Sardegna le torri nuragiche a tholos. Generalmente si tratta di torri cave, dotate di ambienti interni, e con un ballatoio alla sommità, accessibile da una scala interna. Gli spazi interni vengono ottenuti con la tecnica della falsa volta, sovrapponendo conci più o meno sbozzati senz’uso di malta, ossia a secco.
Nell’arco di 700 anni vengono edificate circa 8000 strutture, comprendendo i nuraghi a corridoio (privi di torri), torri singole, oltre a edifici con più torri e altri elementi. Di norma le strutture complesse derivano dalla sedimentazione di attività costruttive successive, ad esempio Su Nuraxi di Barumini, Su Mulinu di Villanovafranca, il nuraghe Losa di Paulilatino e altri. In questa lezione sarà descritto il passaggio dai nuraghi complessi alle prime forme di urbanizzazione.
Nell’arco di 700 anni vengono edificate circa 8000 strutture, comprendendo i nuraghi a corridoio (privi di torri), torri singole, oltre a edifici con più torri e altri elementi. Di norma le strutture complesse derivano dalla sedimentazione di attività costruttive successive, ad esempio Su Nuraxi di Barumini, Su Mulinu di Villanovafranca, il nuraghe Losa di Paulilatino e altri. In questa lezione sarà descritto il passaggio dai nuraghi complessi alle prime forme di urbanizzazione.
Il corso dell'anno accademico 2014/2015 si svolge nell'aula magna dell'Università di Quartu Sant'Elena, ogni martedì alle ore 17.00, in Viale Colombo 169.
Con la collaborazione dell'istituto, del videomaker Fabrizio Cannas e del docente, Pierluigi Montalbano, saranno offerte sul canale Youtube tutte le lezioni di archeologia previste nel programma. L'accesso è libero e gratuito.
I lettori sono invitati a proporre suggerimenti per migliorare la fruibilità o altre caratteristiche.
Se qualcuno fosse interessato a collaborare, ad esempio inserendo i sottotitoli in inglese, sarebbe il benvenuto. Per visionare le lezioni è sufficiente cliccare sui link sotto.14° Lezione: Dai Nuraghi a Tholos all'urbanizzazione
13° Lezione: Le guerre dei Popoli del mare
12° Lezione: I micenei nel Mediterraneo
11° Lezione: La Civiltà Minoica e la talassocrazia
9° Lezione: I Nuraghi a Tholos
8° Lezione: Architetture funerarie, le Tombe di Giganti
7° Lezione: I nuraghi a corridoio e il Sistema Onnis
5° Lezione: Le Domus de Janas e il culto dei defunti
3° Lezione: Le prime civiltà del Mediterraneo
mercoledì 18 marzo 2015
Scoperta la tomba di Amsicora? No, è il sepolcro dei 300 guerrieri
Scoperta la tomba di Amsicora? No, è il sepolcro dei 300 guerrieri
di Marcello Polastri
Amsicora
e il suo temutissimo esercito erano terribili ma stavolta c’entrano ben poco
con il sito archeologico nascosto dal cavalcavia di San Sperate. I protagonisti
di quest’area non sono neppure i 300 uomini dell’esercito di Leonida I Re di
Sparta che non ebbe a che fare direttamente con la Sardegna. Gli uomini sepolti
nel sud Sardegna, nell’area oggi occupata dal ponte di cemento al Km
15.600 della statale sarda 131, sono antichissimi, quasi certamente
preistorici. Mica bazzecole!
Oggi
sopra e sotto il cavalcavia situato alle porte di San Sperate, sfrecciano le
auto ma c’è chi rallenta, sia per accedere nel parcheggio del vicino Centro
commerciale e sia perchè, incuriosito da quella specie di “recinto per
pecore” situato all’ombra del cavalcavia, cerca di sbirciare
martedì 17 marzo 2015
Archeologia. La Cagliari Fenicio Punica
La Cagliari Fenicio Punica
di Alfonso Stigliz
Intervista a cura di Mauro
Atzei.
Conferenze organizzate al
Search- sottopiano del Municipio di Largo Carlo Felice, da Italia Nostra, Cagliari in età fenicio-punica raccontata
da Alfonso Stiglitz, oggi direttore del Museo Civico di San Vero Milis.
“E' una città con ben ottomila anni di storia” racconta lo
studioso, che si riallaccia così, in questa interessantissima disamina, al
robusto filo narrativo di rinvenimenti di epoca prenuragica e nuragica.
“Parlare di Cagliari è sempre interessante - spiega Stiglitz - perché è
una città ricchissima di storia e ogni periodo dei suoi ottomila
anni ha una sua ricchezza e complessità; ovviamente il periodo fenicio-punico
dura quasi ottocento anni e per descrivere tutto ciò che abbiamo scoperto di
tutti quegli anni ci vorrebbero molte altre conferenze.”
La
Cagliari descritta da Stiglitz è una ricchissima città mercantile, prodiga di risorse naturali, agricole e minerarie,
grazie alle vicine miniere del Sulcis, nella quale i mercanti fenici
provenienti da Tiro, nel Mar Mediterraneo orientale trovano un ambiente accogliente e favorevole
ai loro traffici.
“I Fenici non approdavano in città o in territori sottosviluppati, ma
cercavano di inserirsi in città e in società complesse ed evolute.”
Pur
non conoscendo il mito di fondazione della città di Cagliari, sappiamo che i
Fenici arrivarono guidati dal mito di
Melqart, il Signore di Tiro, e di Astarte, la signora, la dea
dei buoni venti, protettrice
dei naviganti. La laguna di Santa Gilla, dove sorgeva il porto, per quanto
riguarda Melqart, e il Capo Sant'Elia, relativamente ad Astarte, sono i due
luoghi sacri nei quali sorgevano i templi dedicati a questi dei.
“Il toponimo lo conosciamo - ci dice Stiglitz- e proviene dalla radice 'Kar'
che è un toponimo molto antico precedente all'arrivo dei Fenici. Il
significato di kar, dicono i linguisti, potrebbe essere roccia, che unito al suffisso
collettivo 'al' o 'aly' potrebbe
significare cumulo o insieme di rocce, io ho
pensato che la traduzione di questo potrebbe essere promontorio oppure
lunedì 16 marzo 2015
Archeologia. La Sardegna nell’età del Ferro
La Sardegna nell’età
del Ferro
(tratto dalla tesi di
laurea del Dottor Davide Schirru)
Si offre un quadro generale dell’età del ferro in Sardegna
basato sulle più recenti sintesi offerte sull'argomento, peraltro spesso molto
discusse. La prima facies è individuabile sulla base delle serie ceramiche
rivenute nel villaggio del nuraghe Genna Maria di Villanovaforru, e viene
articolata in due ulteriori sottofasi. Questa è comunemente denominata
Geometrico, in parte per alcuni tratti dei materiali che la caratterizzano, ma
soprattutto per assonanza con la contemporanea produzione vascolare greca che
ha poi dato il nome a varie manifestazioni culturali del Mediterraneo.
L’arco cronologico in considerazione va dal 900-850 a.C. al
725 a.C. La prima fase vede la comparsa di forme quali le tipiche brocchette
askoidi, anfore con anse a gomito rovescio, dolii con anse ad X e fiasche a due
anelli. La decorazione è composta da motivi simbolici a rilievo o a
impressione. La seconda fase è distinguibile per via della decorazione di tipo
geometrico, eseguita a stecca o stampigliata, che tende a invadere tutta la
superficie di forme già attestate nella fase precedente e di forme proprie più
specificamente di questa fase, come l’anfora piriforme a falso beccuccio. Se
almeno nella prima di queste sottofasi descritte il repertorio vascolare lascia
intravedere, seppure nel cambiamento, alcuni punti di contatto con le
produzioni dell’ultima età del bronzo, le testimonianze forniteci dai resti
architettonici evidenziano più marcati motivi di discontinuità. L’elemento più
evidente sembra essere il cambiamento delle scelte insediative e abitative, che
non vede più l’erezione delle c.d. “regge nuragiche” ma prova invece la
defunzionalizzazione da scopi militari o difensivi che sarebbe
domenica 15 marzo 2015
Isis: jihadisti vendono su eBay reperti archeologici rubati
Isis: jihadisti vendono su
eBay reperti archeologici rubati
Collezionisti
di tutto il mondo si contendono ceramiche, gioielli, monete razziati nei siti
in Iraq e Siria.
Monete e ceramiche
antiche, ma anche dipinti e gioielli razziati dai militanti dell'Isis in Siria
e in Iraq vengono messi in vendita su eBay dallo Stato islamico per finanziare
la sua guerra santa contro l'Occidente. Secondo 'The Times', nelle ultime
settimane sarebbero aumentate a dismisura le vendite sui siti internet di aste
online di importanti pezzi archeologici presi dai militanti dell'Isis, ritenuti
scomparsi dalla Siria e dall'Iraq ed invece riapparsi su eBay, dove
collezionisti di tutto il mondo se li contendono. La vendita dei reperti
archeologici razziati nei luoghi occupati dai miliziani potrebbe fruttare decine
di milioni di euro all'Isis, che distrugge le grandi opere d'arte per ragioni
di propaganda, ma non disdegna di rubare quelle più piccole per venderle, come
fa con il petrolio, per finanziare il terrorismo e comprare armi per la sua
guerra. I furti maggiori di reperti archeologici di ogni tipo si registrano in
Iraq, dove tutti i siti di interesse, soprattutto quelli con scavi in corso,
sono stati sistematicamente razziati, e in Siria cinque siti su sei dell'Unesco
sono stati seriamente danneggiati dalla ricerca di reperti da vendere su
internet. E sempre secondo l'Unesco, i furti di reperti avverrebbero
addirittura su commissione. Uno è quello di un mosaico romano ad Apamea, nella
Siria occidentale: è stato staccato con i bulldozer e poi probabilmente fatto
arrivare nei ricchi Paesi del Golfo Persico, dove gli sceicchi sembrano
particolarmente interessati ad appropriarsi di antichità d'arte. Fatto sta che,
secondo gli esperti interpellati dal quotidiano londinese, i prezzi delle
monete antiche provenienti dagli scavi di Iraq e Siria sarebbero notevolmente
diminuiti nelle ultime settimane: segno che la loro disponibilità sul mercato è
molto aumentata con l'arrivo dei reperti messi in vendita dall'Isis.
Fonte: ANSA
sabato 14 marzo 2015
Ibrahim al Kindi, imam del Kuwait dice: Demolire Piramidi e Sfinge è un dovere dei musulmani dello Stato Islamico, Isis.
Ibrahim
al Kindi, imam del Kuwait dice: Demolire Piramidi e Sfinge è un dovere
dei musulmani dello Stato Islamico, Isis.
Mentre in tutto
il mondo si elevano voci indignati per la distruzione del patrimonio archeologico nel nord dell'Iraq ad opera dei
jihadisti dello Stato Islamico (Isis), da un predicatore islamico del Kuwait
arriva una fatwa (editto religioso) per radere al suolo anche i gioielli dell'antico Egitto: "Demolire le Piramidi e la Sfinge
sono un dovere della Shariya", ovvero della legge islamica. E' l'invito
rivolto ai fedeli musulmani dal noto religioso, lo sceicco Ibrahim al Kindi,
citato dal quotidiano kwaitiano "al Watan".
Per il predicatore
infatti "non è corretto usare il pretesto che i discepoli del profeta che
sono entrati in Egitto non abbiano fatto radere al suolo le Piramidi e la
Sfinge semplicemente perché le statue dei faraoni, a quei tempi, erano sepolti
sotto terra e sono uscite allo scoperto solo negli ultimi secoli". Insomma
il predicatore ricorda che "è arcinoto che in Egitto, come in altri
luoghi, ci sono molti templi che sono stati distrutti dai musulmani, così come
hanno fatto con dipinti o legno e pietre raffiguranti delle statue".
Per il religioso
kuwaitiano, "non vi è un peccato più grave dal lasciare in piedi i simboli
dell'apostasia e dell'idolatria quando è possibile distruggerli".
Un'affermazione che sembra proprio voler giustificare la furia devastratrice
dimostrata in questi giorni dagli uomini del califfato islamico contro il
patrimonio archeologico nel nord dell'Iraq.
Fonte: http://www.huffingtonpost.it
Mia nota a riguardo:
Mi chiedo, con tutte le roboanti strategie, il grande
autoritarismo, la grande politica, i grandi cervelloni che vogliono governare
il mondo, com'è che è così difficile fermare questi scriteriati?
Oppure c'è un qualche interesse specifico delle grandi lobbies
per distrarre l'opinione pubblica da qualche altra diavoleria? Penso, ad
esempio, alle scie chimiche, l’Harrp e qualche altra associazione segreta, e
quindi foraggiano ed istigano questi popoli ad una pseudo rivalutazione delle
leggi di Maometto per portare avanti i loro progetti di potere assoluto sui
popoli.
venerdì 13 marzo 2015
Archeologia. Scoperta in Etruria una “Montagna sacra” del 1000 a.C.
Archeologia. Scoperta in Etruria una “Montagna sacra” del 1000 a.C.
Una montagna sacra nel cuore dell'Etruria, dove 3000 anni fa si offrivano voti agli dei pagani e si bruciavano oggetti sacri in loro onore. Hanno portato alla luce questo gli archeologi della Sapienza di Roma e della soprintendenza dell'Etruria meridionale sul monte Cimino, in provincia di Viterbo.
La scoperta, una delle più importanti della protostoria del Lazio, con reperti risalenti al 1000 a.C, è stata illustrata sul luogo del ritrovamento in località La faggeta, a Soriano nel Cimino.
Sulla sommità del monte, a 1100 metri di altezza, tra i faggi, negli ultimi anni l'equipe degli archeologi sotto la guida del professor Cardarelli, ha condotto gli scavi portando alla luce una serie di stratificazioni di materiali derivanti da roghi cultuali. Una chiara evidenza votiva, secondo il docente della Sapienza, perché, spiega, «le attività religiose del 1000 a.C. passavano proprio attraverso il fuoco. Venivano bruciate offerte per gli dei: oggetti sacri, cibo o animali».
Gli scavi hanno portato alla luce anche una recinzione muraria che circonda tutto il monte Cimino, anch'essa risalente all'età del bronzo. «Sono tante le domande che questi scavi ci hanno suscitato - spiega Laura D'Erme della Sovrintendenza ai Beni archeologici dell'Etruria meridionale -: quali rapporti intercorrevano tra gli abitanti del monte Cimino e la vicinissima comunità di Soriano? La montagna era abitata dalla classe dominante? Era questo il punto di riferimento religioso dell'Etruria?».
Entusiasta della scoperta il sindaco di Soriano nel Cimino, Fabio Menicacci, che commenta: «Abbiamo un territorio ricco di reperti archeologici, dalla preistoria all'archeologia industriale. Questa è la terza campagna di scavi che continueremo a sostenere con risorse sempre maggiori. Ci stiamo attivando affinché i reperti restino a Soriano. Il mio sogno è realizzare su questa montagna un sito archeologico aperto, che si possa visitare e diventi un volano per il turismo della zona».
Una montagna sacra nel cuore dell'Etruria, dove 3000 anni fa si offrivano voti agli dei pagani e si bruciavano oggetti sacri in loro onore. Hanno portato alla luce questo gli archeologi della Sapienza di Roma e della soprintendenza dell'Etruria meridionale sul monte Cimino, in provincia di Viterbo.
La scoperta, una delle più importanti della protostoria del Lazio, con reperti risalenti al 1000 a.C, è stata illustrata sul luogo del ritrovamento in località La faggeta, a Soriano nel Cimino.
Sulla sommità del monte, a 1100 metri di altezza, tra i faggi, negli ultimi anni l'equipe degli archeologi sotto la guida del professor Cardarelli, ha condotto gli scavi portando alla luce una serie di stratificazioni di materiali derivanti da roghi cultuali. Una chiara evidenza votiva, secondo il docente della Sapienza, perché, spiega, «le attività religiose del 1000 a.C. passavano proprio attraverso il fuoco. Venivano bruciate offerte per gli dei: oggetti sacri, cibo o animali».
Gli scavi hanno portato alla luce anche una recinzione muraria che circonda tutto il monte Cimino, anch'essa risalente all'età del bronzo. «Sono tante le domande che questi scavi ci hanno suscitato - spiega Laura D'Erme della Sovrintendenza ai Beni archeologici dell'Etruria meridionale -: quali rapporti intercorrevano tra gli abitanti del monte Cimino e la vicinissima comunità di Soriano? La montagna era abitata dalla classe dominante? Era questo il punto di riferimento religioso dell'Etruria?».
Entusiasta della scoperta il sindaco di Soriano nel Cimino, Fabio Menicacci, che commenta: «Abbiamo un territorio ricco di reperti archeologici, dalla preistoria all'archeologia industriale. Questa è la terza campagna di scavi che continueremo a sostenere con risorse sempre maggiori. Ci stiamo attivando affinché i reperti restino a Soriano. Il mio sogno è realizzare su questa montagna un sito archeologico aperto, che si possa visitare e diventi un volano per il turismo della zona».
giovedì 12 marzo 2015
Videocorso di archeologia, tredicesima lezione: La guerra di Qadesh fra gli Egizi di Ramesse II e gli Ittiti, e la battaglia del Delta fra Popoli del Mare e Ramesse III
Videocorso di archeologia, tredicesima lezione: La guerra di Qadesh fra gli Egizi di Ramesse II e gli Ittiti, e la battaglia del Delta fra Popoli del Mare e Ramesse III
13° Lezione: La guerra di Qadesh del 1274 a.C. e la battaglia del Delta. del 1174 a.C.
Cliccare sopra.
Riprese di Fabrizio Cannas
L'incontro di oggi tratta del confronto armato del 1274 a.C. fra Egizi e Ittiti per il controllo della città di Qadesh e delle incursioni dei cosiddetti Popoli del Mare avvenute nel corso di un cinquantennio a partire dal 1230 a.C. circa. Saranno interpretati gli eventi comparando i testi in cuneiforme trovati in Turchia con le iscrizioni e i bassorilievi lasciati da Ramesse II e Ramesse III nei monumentali templi egizi.
Il corso dell'anno accademico 2014/2015 si svolge nell'aula magna dell'Università di Quartu Sant'Elena, ogni martedì alle ore 17.00, in Viale Colombo 169.
Con la collaborazione dell'istituto, del videomaker Fabrizio Cannas e del docente, Pierluigi Montalbano, saranno offerte sul canale Youtube tutte le lezioni di archeologia previste nel programma. L'accesso è libero e gratuito.
I lettori sono invitati a proporre suggerimenti per migliorare la fruibilità o altre caratteristiche.
Se qualcuno fosse interessato a collaborare, ad esempio inserendo i sottotitoli in inglese, sarebbe il benvenuto. Per visionare le lezioni è sufficiente cliccare sui link sotto.12° Lezione: I micenei nel Mediterraneo
11° Lezione: La Civiltà Minoica e la talassocrazia
9° Lezione: I Nuraghi a Tholos
8° Lezione: Architetture funerarie, le Tombe di Giganti
7° Lezione: I nuraghi a corridoio e il Sistema Onnis
5° Lezione: Le Domus de Janas e il culto dei defunti
3° Lezione: Le prime civiltà del Mediterraneo
mercoledì 11 marzo 2015
Archeologia. Trovato il sepolcro con i resti di Cervantes, il padre di Don Chisciotte
Trovato il sepolcro con i resti di Cervantes, il padre di Don
Chisciotte
Gli studiosi che
da mesi conducono le ricerche dei resti del padre di don Chisciotte, Miguel de
Cervantes, nella chiesa delle Trinitarie scalze di Madrid, sono convinti di aver ritrovato le ossa dello scrittore e di
sua moglie, Catalina de Salazar. Caute le fonti del Comune madrileno, che
finanzia i lavori: i frammenti recuperati "sono in pessimo stato".
Per il Comune al momento "non si può garantire si
tratti dei resti di Cervantes e della moglie". I residui di ossa, secondo
le fonti, sono stati ritrovati assieme a materiale osseo di vari adulti e
bambini in una delle cripte, che non è nel punto in cui l'autore del Don
Chisciotte fu sepolto nel 1616, ma dove la
salma fu successivamente trasferita nel 1673, quando cominciarono i lavori di
riforma della chiesa, ubicata nel quartiere de las Letras di
Madrid.
"Non troveremo Cervantes con il suo nome iscritto
sul feretro", ha ironizzato il medico forense, Francisco Etxebarria, che
guida la squadra di ricercatori, in dichiarazioni ai media. I particolari del
ritrovamento saranno resi noti in una conferenza stampa al Comune di Madrid,
ancora senza data. L'istituzione ha promosso e finanziato le ricerche dei resti
di Cervantes, del quale si celebreranno i 400 anni dalla morte nell'aprile
2016, devoto dell'ordine delle Trinitarie scalze, che lo salvarono da cinque
anni di prigionia ad Algeri.
Le ricerche avviate nel marzo scorso dal Comune - quattro secoli dopo la
morte di Cervantes, un caso di gratitudine istituzionale ben postuma - avevano
rivelato quattro possibili sepolture sotto il pavimento del Convento delle
Trinitarie di Madrid. La prima di queste cripte ha rivelato
una bara con le iniziali "MC", dove a una mandibola e a qualche altro
frammento si trovano numerose ossa di bambini, inumati probabilmente in seguito
a una delle tante epidemie verificatesi a partire dal XVII secolo. Viene cosìconfermata
l'ipotesi secondo la quale la bara di Cervantes non uscì mai dal convento,
ma venne semplicemente spostata all'interno dell'edificio.
Per incredibile che possa sembrare, infatti, l'autore del
Don Chisciotte è sepolto dal 1616 in un luogo fino ad ora imprecisato nell'area
del convento delle Trinitarie, nel
madrileno "Quartiere delle Lettere". Nel corso dei secoli i dettagli
della sepoltura sono andati perduti, complici anche i lavori di ampliamento e
ristrutturazione dell'edificio religioso, dichiarato patrimonio nazionale nel
1921: da allora la classificazione catastale e la presenza della comunità
religiosa ha reso difficile se non impossibile pianificare degli interventi
archeologici. Quanto all'identificazione del corpo, all'inizio si pensava che
non dovesse presentare particolari problemi: Cervantes, eroe di guerra, era
rimasto gravemente ferito nella battaglia di Lepanto dove aveva perduto l'uso
della mano sinistra, un tipo di lesione che non dovrebbe sfuggire all'occhio
degli antropologi forensi; ad ogni modo, per ragioni di tempo e bilancio il
comune ha escluso il ricorso all'esame del Dna e ciò nel caso di uno scheletro
assai incompleto (come sembra essere quello effettivo) potrebbe rendere
difficile avere una certezza assoluta.
Il Comune avrebbe dunque intenzione - finalmente - di
costruire un monumento funebre degno di questo nome e visitabile dal pubblico,
rispettando peraltro le regole conventuali e senza disturbare il normale
afflusso dei fedeli alla chiesa parrocchiale; l'annuncio dovrebbe avvenire probabilmente
in concomitanza con l'avvio della campagna elettorale per le elezioni
municipali del 24 maggio. Cervantes morì tra il 22 e il 23 aprile del 1616: per
una notevole (ma solo apparente) coincidenza, nella stessa data scomparve
William Shakespeare, tanto che il 23 aprile è stata proclamato dall'Unesco la
Giornata Mondiale del Libro (il che non avrà certo fatto piacere agli scrittori
superstiziosi); tuttavia, le due date coincidono solo perché in Inghilterra
vigeva ancora il vecchio calendario giuliano, e il Bardo di Avon morì in realtà
il 3 maggio.
Fonte: http://www.quotidiano.net
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