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mercoledì 5 novembre 2014

Archeologia in Sardegna. Su Trimpanu: un mitico strumento musicale.

Su Trimpanu



Nelle varie zone della Sardegna viene anche chiamato
"scorriu", "moliaghe", "orriu", "zumbu-zumbu".
Si tratta di un originalissimo congegno fonico, usato dai malviventi in tutta la Sardegna, fino ai primi del secolo scorso, per disarcionare da cavallo i Carabinieri: consta di un cilindro di sughero rovesciato, con una sola base ricoperta da una membrana di pelle magrissima, ricavata scuoiando un cane morto di inedia, sulla quale scorre una treccia di crine di cavallo. Uno spago impeciato attraversa la membrana dall'esterno verso l'interno; sfregato con un pezzo di orbace, produce un rumore ruvido e stridente, che pur non venendo avvertito dalle persone che si trovano vicino è invece sentito fino a 1.000 metri di distanza, specie se suonato di notte; la sua particolarità è che è capace di far innervosire in modo incredibile gli animali ed in particolar modo i cavalli. Fu tassativamente vietato nel 1880 tramite
un Regio Decreto per i motivi su esposti.

Vi propongo alcuni quesiti:
Poteva essere conosciuto e utilizzato fin dall'età del bronzo?
Poteva essere utilizzato contro i cavalli che trainavano i carri?
Poteva essere un'arma da guerra segreta?

2 commenti:

  1. Esimio Pierluigi, proprio l'altro ieri, con un amico, parlavo di questo strumento e dello uso che ne facevano i banditi sardi. Per quanto riguarda i quesiti che hai posto, osservo quanto segue.
    Visti i materiali "poveri" di cui è fatto, la sua semplicità contrapposta alla sua efficacia pratica, credo che si tratti di uno strumento molto antico.
    La sua invenzione e il suo utilizzo sono sicuramente testimonianza di quell'immenso bagaglio di conoscenze pratiche che i Sardi antichi avevano della natura e che si sono perse nel tempo quasi completamente.
    Non so se questo strumento venisse usato anche come arma, ma è certo che, grazie ad esso, possiamo farci una seppur minima idea di quanto poco ancora sappiamo della Grande Civiltà Sarda.
    Distinti saluti.

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  2. Mario Galasso scrive:
    Su trimpanu... come studioso e specialista del settore etnomusicale devo precisare che si sono dette e scritte (anche qui, mi spiace dirlo) diverse inesattezze e leggende su questo strumento nato in ambito agropastorale come richiamo per uomini ed animali.

    Anzitutto abbastanza inconsistente la diceria che venga usata "pelle di cane morto di fame" come viene detto anche nel sud italia (accertato da chi scrive, nel Gargano). Anche un Catapù (o Putipù) che è identico al trimpanu ma con una canna verso l'esterno, mi fu data 30 anni fa (e lo conservo ancora) in cambio di un'armonica a bocca dichiarandomi che era di pelle di cane, ma all'esame attento di esperti si rivelò capretto. Che sia meglio una pelle magra e senza grasso è accertato, che si sia fattio morire di fame un animale a questo scopo è una diceria a parte forse qualche caso. Comunque, la pelle di capretto è sempre la migliore, e tutti i pastori lo sanno, mentre gli etnografi e gli etnomusicologi spesso lo ignorano perchè fanno poca sperimentazione sul campo.

    Del tutto inventata poi la diceria che sia nato per uso e consumo dei malviventi onde disarcionare i carabinieri a cavallo, fola alimentata dal compianto Don Dore. Potranno forse esserci stati casi isolati di questo utilizzo ma ovviamente chi lo usava era immediatamente avvistato dai reali carabinieri...
    La verità è che lo strumento emette suoni a bassa frequenza, in parte udibili dall'orecchio umano e in parte no, ma udibili dagli animali che vengono sorpresi e spaventati sia dal rumore che dall'intermittenza del suono. Per questo il trimpanu è stato usato (e io ho potuto assistere ad un caso) per radunare ed indirizzare le bestie verso uno stazzo, ma anche questo è un caso limite perchè gli animali normalmente ritornano al luogo di pernottamento, stazzo o cuile che sia.

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