domenica 24 novembre 2013
Roma. Entra nel vivo il restauro del Colosseo
Roma. Entra nel vivo il restauro del Colosseo
In una conferenza stampa svoltasi a Roma qualche mese fa, il Ministro per i beni culturali Lorenzo Ornaghi, il sindaco di Roma e Diego Della Valle, convenuti con la soprintendente ai beni archeologici hanno comunicato l’avvio al restauro del monumento dopo il via libera degli organi giurisdizionali. Ecco il resoconto:
Il ministro Ornaghi sottolinea l’importanza della partecipazione dell’imprenditoria privata a fianco delle istituzioni pubbliche con le finalità legate al rapporto tra cultura e sviluppo, in un mecenatismo lungimirante. L’impegno delle istituzioni è la tutela e la valorizzazione nelle forme più adeguate ai tempi moderni. E’ una presentazione dell’Italia di fronte al mondo del suo monumento simbolo.
La soprintendente Barbera richiama le linee elaborate nel piano dell’archeologia romana già rese pubbliche e ricorda che la Soprintendenza impegna 1,5 milioni di euro l’anno per la manutenzione, e svolge indagini i cui prossimi risultati serviranno a definire gli ulteriori interventi.
Il sindaco inizia esprimendo gratitudine al gruppo Tod’s e definisce l’iniziativa come un esempio positivo di moderno mecenatismo e di contributo della società civile al patrimonio artistico. Ricorda che un intervento di questa ampiezza manca da 73 anni, l’ultimo paragonabile si è avuto nel 1939, dopo questo solo misure parziali, e confida di averne parlato per la prima volta a Della Valle tre anni fa. Il sindaco, anche rispondendo alla richiesta della Barbera per la “contestualizzazione decorosa del monumento” e alle domande dei giornalisti, inquadra l’intervento nel recupero del decoro urbano e soprattutto nel progetto di “parziale pedonalizzazione dell’area del Colosseo e dei Fori Imperiali”.
L’imprenditore Della Valle spiega che il suo gruppo Tod’s, come espressione del “made in Italy”, non poteva restare insensibile alla necessità di restauro di un monumento simbolo dell’Italia nel mondo, ed è intervenuto “a nome degli italiani per bene che lavorano e possono aspettarsi iniziative di questo tipo”. Aggiunge che il Colosseo appartiene a tutti gli italiani che ne sono fieri e non può esserci appropriazione d’immagine e speculazione”. Spera che l’esempio sia seguito per altre iniziative di valorizzazione e sia un segno di vitalità del nostro paese e della leadership mondiale nei beni culturali data dal suo straordinario patrimonio che deve trasformarsi in una leva di sviluppo; a ciò ha sollecitato altri imprenditori.
La “road map” dei lavori al Colosseo
Parliamo ora della “road map” tracciata dalla soprintendente Barbera. Il 27 luglio 2012 il via alla prima fase con l’aggiudicazione del primo lotto. Ai primi di dicembre 2012 sono stati avviati i lavori con termine a fine luglio 2015. Si provvederà alla pulitura dei prospetti esterni per restituire al monumento l’avorio originale del travertino vincendo l’azione del tempo e dello smog. Il piano di interventi prevede nello specifico le seguenti fasi: opere provvisionali, integrazione del rilievo e mappatura dello stato di conservazione; restauro dei prospetti; pulitura con acqua nebulizzata, stuccature, trattamento degli elementi metallici; rimozione della struttura di protezione delle arcate in basso sostituita da nuova recinzione.
La seconda fase riguarda la realizzazione del Centro servizi nel terrapieno tra via Celio Vibenna e la piazza del Colosseo che si concluderanno dopo 18 mesi nel 2015. Dopo lo scavo del terrapieno sarà realizzata la struttura portante del Centro servizi, poi la “nuova copertura della struttura con terra e trattamento a verde e finiture interne ed esterne”. Si tratta di un intervento di importanza strategica per la fruizione del monumento perché permetterà di liberare le aree interne ora occupate dai servizi oltretutto inadeguati.
Questo avverrà via via senza attendere la fine dei lavori,in modo che saranno spostati all’esterno progressivamente biglietteria e book shop, caffetteria e toilette fino a esternare completare i servizi di accoglienza. Lo precisa, a latere degli interventi ufficiali, Pia Petrangeli, architetto della soprintendenza. Ricordando l’incontro del 2010 ci conferma che gli interventi sul Colosseo, la cui direzione tecnica è della Soprintendenza, seguiranno le linee tracciate dal Rapporto Cecchi. Aggiunge: “Siamo andati a rintracciare le parti sull’Anfiteatro Flavio tra le sue 400 pagine, a suo tempo da noi ampiamente commentate, dove abbiamo trovato notizie più specifiche sulla terza fase di interventi, alla quale si è solo accennato nella presentazione dato che il progetto da porre a base d’asta è ancora in corso di redazione sulla base dei dati ottenuti con ricerche e cantieri-campione. Riguarda il restauro degli ambienti interni, in particolare gli ambulacri e i due terzi dei sotterranei (ipogei), e le opere impiantistiche cioè gli impianti tecnologici”.
Nel “Rapporto Cecchi”, Rossella Rea, direttrice del Colosseo, scriveva: “Al termine dei lavori sarà offerta al pubblico la possibilità di accedere a spazi di particolare suggestione e per la visuale insolita (dal piano ludico verso la monumentale cavea e sulle strutture sotterranee) e per l’eccezionale fruizione dell’unica porzione di edificio pervenuta intatta nella sua struttura originaria, seppure con ampi rifacimenti successivi all’incendio del 217: gli ipogei orientali, destinati all’accesso di uomini e animali nei sotterranei, articolati lungo la galleria di collegamento fra l’Anfiteatro e il ‘Ludus Magnus’ in ampi ambienti destinati alla manovra di grandi montacarichi. All’interno di un ambiente sarà riproposta la funzione originaria: un ascensore consentirà, infatti, l’accesso ai sotterranei”.
I numerosi interventi parziali hanno già consentito l’apertura di parte degli ipogei e del terzo ordine del Colosseo, in molti di essi è stato progettista Piero Meogrossi, architetto con vocazione di archeologo, che raccomanda di curare la continuità archeologica nel contesto storico-ambientale. Ci parlò della sua visione dalla Via Sacra al Monte Cavo alla riapertura del Complesso Severiano.
Intanto con l’intervento massiccio consentito dal provvidenziale contributo finanziario di 25 milioni di euro del gruppo Tod’s l’area fruibile per la visita del Colosseo aumenterà del 25%, sia per la liberazione dell’area interna dai servizi, sia per le aree sotterranee aperte per i due terzi e quelle superiori che saranno visitabili.
Ma anche la pulitura delle facciate va ben oltre la mera manutenzione, pur fondamentale. “E’ un intervento di restauro di notevole complessità, volto all’individuazione e alla pulizia ragionata , quindi diversificata, di superfici che conservano tracce della bimillenaria storia dell’edificio: dai segni, anche dipinti, apposti sui blocchi sbozzati quando erano ancora sulla cava, ai graffiti redatti in epoca antica e post-antica, ai segni degli incendi come quello appiccato da Roberto il Guiscardo, le cui tracce sono ben visibili in alcune arcate del I ordine”.
Queste parole di Rossella Rea partendo dalla tecnica di manutenzione ci proiettano nell’affascinante storia bimillenaria del monumento, che investe l’intera zona in cui è collocato, interessata dal “progetto di fruizione” dell’area centrale. Scrive Roberto Cecchi a pagina XVI dell’introduzione al suo rapporto del 2010: “L’area compresa tra Palatino, Colosseo, Fori e Circo Massimo ha una chiara vocazione unitaria. E’ facile, cioè, immaginare di poter vedere questi beni riuniti all’interno di un unico, ideale perimetro, superando quelle divisioni che ne rendono difficile e poco comprensibile la fruizione”. Poi precisa: “E’ una riflessione questa che non si propone affatto di essere una novità.
Già in passato, a partire dal progetto di L. M. Berthault del 1813, per finire a quello di Benevolo del 1813, passando attraverso la Commissione Reale di fine Ottocento, si è immaginato di realizzare un unico parco archeologico che arrivava ad includere al suo interno anche la via Appia”. Ma se è facile immaginarlo, “sono progetti che non hanno mai visto la luce per l’impossibilità di intervenire così in profondità sul tessuto della città; questo vale anche oggi, allorché contenute modifiche viabilistiche possono innescare processi difficilmente controllabili”.
Il realismo lo porta a una visione unitaria più limitata: “Ed è per questo motivo che al classico Palatino-Colosseo-Fori si è aggiunto anche il Circo Massimo, proprio perché una delle operazioni più semplici per ricostituire quella perduta unitarietà, potrebbe essere proprio riconnettere fisicamente il Circo al Palatino pedonalizzando Via dei Cerchi”; viene citata anche, all’interno dei Fori, l’eliminazione della via Alessandrina per “la percezione in continuità del Foro romano e dei Fori medesimi, compresa l’area dei mercati Traianei”. Ci auguriamo che queste “operazioni più semplici” possano essere portate avanti nel tempo previsto per completare i lavori sul Colosseo e per l’isolamento dal traffico e la pedonalizzazione dell’area circostante; quindi entro il 2015.
Il tormentone del parco archeologico dei Fori Imperiali
E per finire riprendiamo il nostro tormentone, su cui abbiamo insistito da anni, sul ripristino della continuità archeologica dei Fori interrotta da Via dei Fori Imperiali.
La pedonalizzazione già decisa dell’area intorno al Colosseo richiede modifiche dei flussi di traffico che interessano in parte Via dei Fori Imperiali, peraltro già chiusa alle automobili nelle domeniche per le passeggiate ecologiche. Oltretutto la tecnica moderna dei ponti panoramici – basta pensare al Ponte del mare a Pescara e a quello veneziano di Calatrava – rende facile immaginare i Fori interamente portati alla luce con relativa passerella soprastante, un evento che avrebbe risonanza mondiale anche solo se si desse l’annuncio che è allo studio.
Il momento sarebbe favorevole per gli interventi nell’area limitrofa del Colosseo, mentre non lo è sotto il profilo economico: la profonda crisi che ha sconsigliato la candidatura alle Olimpiadi impedirebbe qualunque iniziativa radicale volta a portare alla luce l’immenso patrimonio archeologico coperto da via dei Fori Imperiali da sostituire con un ponte panoramico. Ma al tempo stesso si ha bisogno di iniziative per la crescita e il rilancio del paese, e quale settore è più idoneo dei beni culturali?
In questo quadro il contributo finanziario della Tod’s di Diego della Valle per coprire i costi dei lavori al Colosseo apre una prospettiva ancora più avanzata: crediamo sia altrettanto possibile trovare uno o più sponsor internazionali per l’iniziativa del raddoppio del parco archeologico dei Fori che, in aggiunta agli italiani, potrebbe attrarre i grandi capitali da tutto il mondo, dagli asiatici agli americani, dai russi agli emiri. Chi non sarebbe disposto a pagare, come fa Diego Della Valle nel Colosseo, per mettere la propria firma sotto un evento epocale come quello che evochiamo?
Riprendiamo imperterriti un tormentone testardo che si rivela sempre meno utopistico quando prende corpo in grande stile questa nuova forma di valorizzazione dei beni culturali basata sul contributo dei privati. E se funziona per la pulitura della facciata e gli interventi connessi su un monumento simbolo, perché non farvi ricorso per un progetto ben più ambizioso quale quello appena richiamato che ricorda le grandi campagne di scavi del passato sulle quali viviamo di rendita senza proseguirle neppure quando i reperti sono pochi metri sotto via dei Fori Imperiali?
Non ci aspettiamo una risposta, continueremo a vivere in questo sogno, a coltivare questa utopia.
Foto
Le immagini riproducono il “progetto di restauro delle superfici”, precisamente “facciata e controfacciata”, “ambulacri e ipogei”, “recinzioni”: ad esse si riferisce espressamente Roberto Cecchi al termine dell’Introduzione al rapporto “Roma archaeologia”. Sono elaborazioni grafiche dello Studio di Michele De Lucchi, tratte dal rapporto ora citato.
Fonte: http://notizie.antika.it/0012545_roma-parte-il-restauro-del-colosseo/#comment-2298
In una conferenza stampa svoltasi a Roma qualche mese fa, il Ministro per i beni culturali Lorenzo Ornaghi, il sindaco di Roma e Diego Della Valle, convenuti con la soprintendente ai beni archeologici hanno comunicato l’avvio al restauro del monumento dopo il via libera degli organi giurisdizionali. Ecco il resoconto:
Il ministro Ornaghi sottolinea l’importanza della partecipazione dell’imprenditoria privata a fianco delle istituzioni pubbliche con le finalità legate al rapporto tra cultura e sviluppo, in un mecenatismo lungimirante. L’impegno delle istituzioni è la tutela e la valorizzazione nelle forme più adeguate ai tempi moderni. E’ una presentazione dell’Italia di fronte al mondo del suo monumento simbolo.
La soprintendente Barbera richiama le linee elaborate nel piano dell’archeologia romana già rese pubbliche e ricorda che la Soprintendenza impegna 1,5 milioni di euro l’anno per la manutenzione, e svolge indagini i cui prossimi risultati serviranno a definire gli ulteriori interventi.
Il sindaco inizia esprimendo gratitudine al gruppo Tod’s e definisce l’iniziativa come un esempio positivo di moderno mecenatismo e di contributo della società civile al patrimonio artistico. Ricorda che un intervento di questa ampiezza manca da 73 anni, l’ultimo paragonabile si è avuto nel 1939, dopo questo solo misure parziali, e confida di averne parlato per la prima volta a Della Valle tre anni fa. Il sindaco, anche rispondendo alla richiesta della Barbera per la “contestualizzazione decorosa del monumento” e alle domande dei giornalisti, inquadra l’intervento nel recupero del decoro urbano e soprattutto nel progetto di “parziale pedonalizzazione dell’area del Colosseo e dei Fori Imperiali”.
L’imprenditore Della Valle spiega che il suo gruppo Tod’s, come espressione del “made in Italy”, non poteva restare insensibile alla necessità di restauro di un monumento simbolo dell’Italia nel mondo, ed è intervenuto “a nome degli italiani per bene che lavorano e possono aspettarsi iniziative di questo tipo”. Aggiunge che il Colosseo appartiene a tutti gli italiani che ne sono fieri e non può esserci appropriazione d’immagine e speculazione”. Spera che l’esempio sia seguito per altre iniziative di valorizzazione e sia un segno di vitalità del nostro paese e della leadership mondiale nei beni culturali data dal suo straordinario patrimonio che deve trasformarsi in una leva di sviluppo; a ciò ha sollecitato altri imprenditori.
La “road map” dei lavori al Colosseo
Parliamo ora della “road map” tracciata dalla soprintendente Barbera. Il 27 luglio 2012 il via alla prima fase con l’aggiudicazione del primo lotto. Ai primi di dicembre 2012 sono stati avviati i lavori con termine a fine luglio 2015. Si provvederà alla pulitura dei prospetti esterni per restituire al monumento l’avorio originale del travertino vincendo l’azione del tempo e dello smog. Il piano di interventi prevede nello specifico le seguenti fasi: opere provvisionali, integrazione del rilievo e mappatura dello stato di conservazione; restauro dei prospetti; pulitura con acqua nebulizzata, stuccature, trattamento degli elementi metallici; rimozione della struttura di protezione delle arcate in basso sostituita da nuova recinzione.
La seconda fase riguarda la realizzazione del Centro servizi nel terrapieno tra via Celio Vibenna e la piazza del Colosseo che si concluderanno dopo 18 mesi nel 2015. Dopo lo scavo del terrapieno sarà realizzata la struttura portante del Centro servizi, poi la “nuova copertura della struttura con terra e trattamento a verde e finiture interne ed esterne”. Si tratta di un intervento di importanza strategica per la fruizione del monumento perché permetterà di liberare le aree interne ora occupate dai servizi oltretutto inadeguati.
Questo avverrà via via senza attendere la fine dei lavori,in modo che saranno spostati all’esterno progressivamente biglietteria e book shop, caffetteria e toilette fino a esternare completare i servizi di accoglienza. Lo precisa, a latere degli interventi ufficiali, Pia Petrangeli, architetto della soprintendenza. Ricordando l’incontro del 2010 ci conferma che gli interventi sul Colosseo, la cui direzione tecnica è della Soprintendenza, seguiranno le linee tracciate dal Rapporto Cecchi. Aggiunge: “Siamo andati a rintracciare le parti sull’Anfiteatro Flavio tra le sue 400 pagine, a suo tempo da noi ampiamente commentate, dove abbiamo trovato notizie più specifiche sulla terza fase di interventi, alla quale si è solo accennato nella presentazione dato che il progetto da porre a base d’asta è ancora in corso di redazione sulla base dei dati ottenuti con ricerche e cantieri-campione. Riguarda il restauro degli ambienti interni, in particolare gli ambulacri e i due terzi dei sotterranei (ipogei), e le opere impiantistiche cioè gli impianti tecnologici”.
Nel “Rapporto Cecchi”, Rossella Rea, direttrice del Colosseo, scriveva: “Al termine dei lavori sarà offerta al pubblico la possibilità di accedere a spazi di particolare suggestione e per la visuale insolita (dal piano ludico verso la monumentale cavea e sulle strutture sotterranee) e per l’eccezionale fruizione dell’unica porzione di edificio pervenuta intatta nella sua struttura originaria, seppure con ampi rifacimenti successivi all’incendio del 217: gli ipogei orientali, destinati all’accesso di uomini e animali nei sotterranei, articolati lungo la galleria di collegamento fra l’Anfiteatro e il ‘Ludus Magnus’ in ampi ambienti destinati alla manovra di grandi montacarichi. All’interno di un ambiente sarà riproposta la funzione originaria: un ascensore consentirà, infatti, l’accesso ai sotterranei”.
I numerosi interventi parziali hanno già consentito l’apertura di parte degli ipogei e del terzo ordine del Colosseo, in molti di essi è stato progettista Piero Meogrossi, architetto con vocazione di archeologo, che raccomanda di curare la continuità archeologica nel contesto storico-ambientale. Ci parlò della sua visione dalla Via Sacra al Monte Cavo alla riapertura del Complesso Severiano.
Intanto con l’intervento massiccio consentito dal provvidenziale contributo finanziario di 25 milioni di euro del gruppo Tod’s l’area fruibile per la visita del Colosseo aumenterà del 25%, sia per la liberazione dell’area interna dai servizi, sia per le aree sotterranee aperte per i due terzi e quelle superiori che saranno visitabili.
Ma anche la pulitura delle facciate va ben oltre la mera manutenzione, pur fondamentale. “E’ un intervento di restauro di notevole complessità, volto all’individuazione e alla pulizia ragionata , quindi diversificata, di superfici che conservano tracce della bimillenaria storia dell’edificio: dai segni, anche dipinti, apposti sui blocchi sbozzati quando erano ancora sulla cava, ai graffiti redatti in epoca antica e post-antica, ai segni degli incendi come quello appiccato da Roberto il Guiscardo, le cui tracce sono ben visibili in alcune arcate del I ordine”.
Queste parole di Rossella Rea partendo dalla tecnica di manutenzione ci proiettano nell’affascinante storia bimillenaria del monumento, che investe l’intera zona in cui è collocato, interessata dal “progetto di fruizione” dell’area centrale. Scrive Roberto Cecchi a pagina XVI dell’introduzione al suo rapporto del 2010: “L’area compresa tra Palatino, Colosseo, Fori e Circo Massimo ha una chiara vocazione unitaria. E’ facile, cioè, immaginare di poter vedere questi beni riuniti all’interno di un unico, ideale perimetro, superando quelle divisioni che ne rendono difficile e poco comprensibile la fruizione”. Poi precisa: “E’ una riflessione questa che non si propone affatto di essere una novità.
Già in passato, a partire dal progetto di L. M. Berthault del 1813, per finire a quello di Benevolo del 1813, passando attraverso la Commissione Reale di fine Ottocento, si è immaginato di realizzare un unico parco archeologico che arrivava ad includere al suo interno anche la via Appia”. Ma se è facile immaginarlo, “sono progetti che non hanno mai visto la luce per l’impossibilità di intervenire così in profondità sul tessuto della città; questo vale anche oggi, allorché contenute modifiche viabilistiche possono innescare processi difficilmente controllabili”.
Il realismo lo porta a una visione unitaria più limitata: “Ed è per questo motivo che al classico Palatino-Colosseo-Fori si è aggiunto anche il Circo Massimo, proprio perché una delle operazioni più semplici per ricostituire quella perduta unitarietà, potrebbe essere proprio riconnettere fisicamente il Circo al Palatino pedonalizzando Via dei Cerchi”; viene citata anche, all’interno dei Fori, l’eliminazione della via Alessandrina per “la percezione in continuità del Foro romano e dei Fori medesimi, compresa l’area dei mercati Traianei”. Ci auguriamo che queste “operazioni più semplici” possano essere portate avanti nel tempo previsto per completare i lavori sul Colosseo e per l’isolamento dal traffico e la pedonalizzazione dell’area circostante; quindi entro il 2015.
Il tormentone del parco archeologico dei Fori Imperiali
E per finire riprendiamo il nostro tormentone, su cui abbiamo insistito da anni, sul ripristino della continuità archeologica dei Fori interrotta da Via dei Fori Imperiali.
La pedonalizzazione già decisa dell’area intorno al Colosseo richiede modifiche dei flussi di traffico che interessano in parte Via dei Fori Imperiali, peraltro già chiusa alle automobili nelle domeniche per le passeggiate ecologiche. Oltretutto la tecnica moderna dei ponti panoramici – basta pensare al Ponte del mare a Pescara e a quello veneziano di Calatrava – rende facile immaginare i Fori interamente portati alla luce con relativa passerella soprastante, un evento che avrebbe risonanza mondiale anche solo se si desse l’annuncio che è allo studio.
Il momento sarebbe favorevole per gli interventi nell’area limitrofa del Colosseo, mentre non lo è sotto il profilo economico: la profonda crisi che ha sconsigliato la candidatura alle Olimpiadi impedirebbe qualunque iniziativa radicale volta a portare alla luce l’immenso patrimonio archeologico coperto da via dei Fori Imperiali da sostituire con un ponte panoramico. Ma al tempo stesso si ha bisogno di iniziative per la crescita e il rilancio del paese, e quale settore è più idoneo dei beni culturali?
In questo quadro il contributo finanziario della Tod’s di Diego della Valle per coprire i costi dei lavori al Colosseo apre una prospettiva ancora più avanzata: crediamo sia altrettanto possibile trovare uno o più sponsor internazionali per l’iniziativa del raddoppio del parco archeologico dei Fori che, in aggiunta agli italiani, potrebbe attrarre i grandi capitali da tutto il mondo, dagli asiatici agli americani, dai russi agli emiri. Chi non sarebbe disposto a pagare, come fa Diego Della Valle nel Colosseo, per mettere la propria firma sotto un evento epocale come quello che evochiamo?
Riprendiamo imperterriti un tormentone testardo che si rivela sempre meno utopistico quando prende corpo in grande stile questa nuova forma di valorizzazione dei beni culturali basata sul contributo dei privati. E se funziona per la pulitura della facciata e gli interventi connessi su un monumento simbolo, perché non farvi ricorso per un progetto ben più ambizioso quale quello appena richiamato che ricorda le grandi campagne di scavi del passato sulle quali viviamo di rendita senza proseguirle neppure quando i reperti sono pochi metri sotto via dei Fori Imperiali?
Non ci aspettiamo una risposta, continueremo a vivere in questo sogno, a coltivare questa utopia.
Foto
Le immagini riproducono il “progetto di restauro delle superfici”, precisamente “facciata e controfacciata”, “ambulacri e ipogei”, “recinzioni”: ad esse si riferisce espressamente Roberto Cecchi al termine dell’Introduzione al rapporto “Roma archaeologia”. Sono elaborazioni grafiche dello Studio di Michele De Lucchi, tratte dal rapporto ora citato.
Fonte: http://notizie.antika.it/0012545_roma-parte-il-restauro-del-colosseo/#comment-2298
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