sabato 29 giugno 2013
Le epigrafi etrusche di Veio
Le epigrafi etrusche di Veio
di Paolo Campidori
“MINI MULUVANICE KARCUNA TULUMNNES” questa iscrizione su un oinochoe di bucchero della prima metà del VI a.C. è stata ritrovata a Veio. Ci rivela l’esistenza di una famiglia, nella città di Veio, che doveva far parte dell’elìte politica e amministrativa della città stessa. Come dice l’epigrafe graffita nell’oggetto di uso funerario: ”MI HA DONATO CARCONIO TOLUMNIO” (Pittau, Testi Etruschi, Bulzoni Editore, 1980), modificata in seguito dallo stesso in “MI HA DONATO TOLUMNIO CARCONIO” (Pittau, Dizionario della Lingua Etrusca, Dessì, Sassari, 2005). In una nota alla stessa epigrafe il Pittau, riguardo alla gens Tolumnia afferma che essa è conosciuta in ambienti letterari romani.
Un’altra epigrafe, su una oinochoe di bucchero, ancora del VI sec. a.C. riguarda ancora la gens Tolumnia: “VELΘUR TULUMNES PESNU ZINAIE MUL(U)” che tradotta in un primo tempo con “UELTHUR TOLUMNIO PICCINO MI HA DATO IN DONO” verrà corretta in “UELTHUR TOLUMNIO PENNIO…) (Pittau, op. cit.). Un’altra epigrafe, proveniente da Veio ci da un ragguaglio (uno spiraglio) della religione praticata dai Veienti, i quali, almeno verso la metà del VI a.C. adoravano più divinità, erano politeisti. “MINI MULUVANICE MAMARCE APUNIE VENALA”. Tradotta, l’epigrafe, significa “MI HA DONATO MAMERCO (vedi Marco) APUNIO (IN ONORE) ALLA DEA VENA”. Vena era, verosimilmente, una divinità legata alle acque di sorgente (da sempre preziose). Vena è un vocabolo privo di etimologia, e per questa ragione ne è derivata la sua associazione con la vena dell’acqua. Tuttavia si sa per certo che altri dei erano i protettori di Veio, poiché il santuario del Portonaccio (Veio) era dedicato a Minerva.
Dal santuario del Portonaccio proviene un vaso di bucchero del VI a.C. con l'iscrizione graffita: “MI MLA(X) MLAKAS MINI ΘANIRSIIE TURICE HVLUVES”. A prima vista l’epigrafe fa rimanere un po’ sconcertati poiché sembra difficilissima da tradurre, ma non è così: “TANIRSIO FULVIO, MI HA DONATO, PER SCIOGLIERE UN VOTO (UNA PROMESSA)”. Ora, come allora, per una promessa, oppure per un voto, si dona alla Madonna una corona in oro o in argento o materiali pregiati, che chiamiamo ex-voto. Riguardo alla famiglia dei Tolomei (Tolumnes) troviamo un’altra epigrafe: “VELΘUR TULUMNES (N)NUZINAIE MENE MUL(UVANICE)”. Questa epigrafe si trova su un oggetto votivo, un oinochoe, e significa: “Ueltur Tolunnio (mi ha donato) a Nusinia”.
Spesso questa frase dedicatoria era accompagnata da: “EI MINIPI (C)API”, che significa non mi prendere, non mi rubare (ciò era considerato un grave atto sacrilego). Un’altra epigrafe ritrovata su una cista di Veio ci testimonia il culto che i veienti riservavano alla dea Minerva, protettrice del principale santuario, quello del Portonaccio: “LARIS VELKASNA MENERVAS”. Troviamo in questa epigrafe un altro gentilizio veiente quello dei Velcasna. Si tratta di una dedica alla dea: “LARIS VELKASNA A MINERVA”. Ricordiamo ancora che Minerva non era l’unica dea protettrice del tempio del Portonaccio di Veio.
Altri dei erano venerati, come testimonia questa epigrafe: “MI Θ(INA APU)NIIES ARITIMIPI TURAMPI MI NUNA” . La traduzione è: “IO SONO UNA OLLA (UN VASO) DI APUNIE PER ARTEMIDE E PER TURAN (AFRODITE, VENERE). Un’altra epigrafe ci rivela quanta cura i Veienti etruschi avevano per i loro defunti (un vero e proprio culto): “MI ATIANAIA AXAPRI ALICE VENELISI VELΘUR ZINACE”. La traduzione è complessa e presenta qualche incertezza. C’è da notare ‘axapri’ (pron. ‘acapri’) che significa dono. Poi troviamo un’altra parolina che a prima vista pare semplice, ma non è così. Questa è alice, che non è il nome del gustoso pesce azzurro ma un verbo al passato e significa dono, diede, offrì. Quindi l’epigrafe può essere tradotta: “QUESTO REGALO DI ATANAIA A VENEL HA FATTO UELTUR”. Un po’ macchinosa, per la verità, questa traduzione, ma si riesce a intuire il suo significato.
Concluderei con una epigrafe, dove, eccezionalmente viene fatto l’uso della lettera ‘Q’. “MINI MULUVANICE VELTΘUR QURTINIIE”. Quest’ultima parola è da confrontare con latino Curtinius, ma vi è anche la possibilità che possa essere accostato a Curtun (Cortona): “MI HA DONATO UELTUR CURTINIO”.
Nelle immagini, da sopra:
Veio – Santuario del Portonaccio – testa di Apollo
Veio – Olpe Chigi, fine VII a.C. Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia – Roma
Veio – Santuario del Portonaccio – Testa di Hermes
Veio – Santuario del Portonaccio – Apollo – Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia – Roma
Veio – Tomba delle anatre VII a.C. (particolare)
di Paolo Campidori
“MINI MULUVANICE KARCUNA TULUMNNES” questa iscrizione su un oinochoe di bucchero della prima metà del VI a.C. è stata ritrovata a Veio. Ci rivela l’esistenza di una famiglia, nella città di Veio, che doveva far parte dell’elìte politica e amministrativa della città stessa. Come dice l’epigrafe graffita nell’oggetto di uso funerario: ”MI HA DONATO CARCONIO TOLUMNIO” (Pittau, Testi Etruschi, Bulzoni Editore, 1980), modificata in seguito dallo stesso in “MI HA DONATO TOLUMNIO CARCONIO” (Pittau, Dizionario della Lingua Etrusca, Dessì, Sassari, 2005). In una nota alla stessa epigrafe il Pittau, riguardo alla gens Tolumnia afferma che essa è conosciuta in ambienti letterari romani.
Un’altra epigrafe, su una oinochoe di bucchero, ancora del VI sec. a.C. riguarda ancora la gens Tolumnia: “VELΘUR TULUMNES PESNU ZINAIE MUL(U)” che tradotta in un primo tempo con “UELTHUR TOLUMNIO PICCINO MI HA DATO IN DONO” verrà corretta in “UELTHUR TOLUMNIO PENNIO…) (Pittau, op. cit.). Un’altra epigrafe, proveniente da Veio ci da un ragguaglio (uno spiraglio) della religione praticata dai Veienti, i quali, almeno verso la metà del VI a.C. adoravano più divinità, erano politeisti. “MINI MULUVANICE MAMARCE APUNIE VENALA”. Tradotta, l’epigrafe, significa “MI HA DONATO MAMERCO (vedi Marco) APUNIO (IN ONORE) ALLA DEA VENA”. Vena era, verosimilmente, una divinità legata alle acque di sorgente (da sempre preziose). Vena è un vocabolo privo di etimologia, e per questa ragione ne è derivata la sua associazione con la vena dell’acqua. Tuttavia si sa per certo che altri dei erano i protettori di Veio, poiché il santuario del Portonaccio (Veio) era dedicato a Minerva.
Dal santuario del Portonaccio proviene un vaso di bucchero del VI a.C. con l'iscrizione graffita: “MI MLA(X) MLAKAS MINI ΘANIRSIIE TURICE HVLUVES”. A prima vista l’epigrafe fa rimanere un po’ sconcertati poiché sembra difficilissima da tradurre, ma non è così: “TANIRSIO FULVIO, MI HA DONATO, PER SCIOGLIERE UN VOTO (UNA PROMESSA)”. Ora, come allora, per una promessa, oppure per un voto, si dona alla Madonna una corona in oro o in argento o materiali pregiati, che chiamiamo ex-voto. Riguardo alla famiglia dei Tolomei (Tolumnes) troviamo un’altra epigrafe: “VELΘUR TULUMNES (N)NUZINAIE MENE MUL(UVANICE)”. Questa epigrafe si trova su un oggetto votivo, un oinochoe, e significa: “Ueltur Tolunnio (mi ha donato) a Nusinia”.
Spesso questa frase dedicatoria era accompagnata da: “EI MINIPI (C)API”, che significa non mi prendere, non mi rubare (ciò era considerato un grave atto sacrilego). Un’altra epigrafe ritrovata su una cista di Veio ci testimonia il culto che i veienti riservavano alla dea Minerva, protettrice del principale santuario, quello del Portonaccio: “LARIS VELKASNA MENERVAS”. Troviamo in questa epigrafe un altro gentilizio veiente quello dei Velcasna. Si tratta di una dedica alla dea: “LARIS VELKASNA A MINERVA”. Ricordiamo ancora che Minerva non era l’unica dea protettrice del tempio del Portonaccio di Veio.
Altri dei erano venerati, come testimonia questa epigrafe: “MI Θ(INA APU)NIIES ARITIMIPI TURAMPI MI NUNA” . La traduzione è: “IO SONO UNA OLLA (UN VASO) DI APUNIE PER ARTEMIDE E PER TURAN (AFRODITE, VENERE). Un’altra epigrafe ci rivela quanta cura i Veienti etruschi avevano per i loro defunti (un vero e proprio culto): “MI ATIANAIA AXAPRI ALICE VENELISI VELΘUR ZINACE”. La traduzione è complessa e presenta qualche incertezza. C’è da notare ‘axapri’ (pron. ‘acapri’) che significa dono. Poi troviamo un’altra parolina che a prima vista pare semplice, ma non è così. Questa è alice, che non è il nome del gustoso pesce azzurro ma un verbo al passato e significa dono, diede, offrì. Quindi l’epigrafe può essere tradotta: “QUESTO REGALO DI ATANAIA A VENEL HA FATTO UELTUR”. Un po’ macchinosa, per la verità, questa traduzione, ma si riesce a intuire il suo significato.
Concluderei con una epigrafe, dove, eccezionalmente viene fatto l’uso della lettera ‘Q’. “MINI MULUVANICE VELTΘUR QURTINIIE”. Quest’ultima parola è da confrontare con latino Curtinius, ma vi è anche la possibilità che possa essere accostato a Curtun (Cortona): “MI HA DONATO UELTUR CURTINIO”.
Nelle immagini, da sopra:
Veio – Santuario del Portonaccio – testa di Apollo
Veio – Olpe Chigi, fine VII a.C. Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia – Roma
Veio – Santuario del Portonaccio – Testa di Hermes
Veio – Santuario del Portonaccio – Apollo – Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia – Roma
Veio – Tomba delle anatre VII a.C. (particolare)
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