domenica 30 giugno 2013
Individuati i resti di una flotta navale punica
Individuati i resti di una flotta punica nei fondali di Pantelleria
I reperti individuati (ancore, anfore e lingotti di piombo) durante lo scavo e durante le esplorazioni sono stati allestiti in un itinerario sommerso a Cala Tramontana: lungo il percorso sono stati applicati dei cartellini esplicativi in grado di fornire la possibilità di identificare e riconoscere i reperti ai subacquei che visiteranno il sito archeologico.
Trenta ancore di piombo, quattro anfore e quattro lingotti, anch’essi di piombo, di diverse dimensioni e tipologia, sono stati documentati a 60 metri di profondità nelle acque di Pantelleria. Appartengono verosimilmente a una flotta punica. Dopo la scoperta di 3500 monete puniche nel 2011, sta terminando con successo anche la seconda fase del progetto valorizzazione e fruizione dei siti archeologici sommersi in prossimità delle infrastrutture di Cala Tramontana e di Cala Levante.
La campagna è coordinata dal Consorzio Pantelleria Ricerche, dall’Università di Sassari e dalla Soprintendenza del mare della Regione siciliana. Il progetto di ricerca ha preso il via il 15 maggio e terminerà a metà luglio. Le ricerche sono state condotte da un team di altofondalisti composto da 2 archeologi, 2 fotografi, 4 operatori tecnici e 2 assistenti di superficie.
La disposizione delle ancore, la tipologia del giacimento archeologico e le analogie con altri contesti simili, ad esempio il sito di Capo Grosso a Levanzo, luogo in cui si consumò la battaglia delle Egadi nel 241 a.C., suggeriscono che ci si trovi di fronte ai resti di un ormeggio di emergenza da parte di una flottiglia di navi puniche, probabilmente in occasione di una delle battaglie navali con le quali i Romani, per ben due volte durante il corso del III a.C., presero il controllo dell’isola di Pantelleria.
Questa scoperta è stata resa possibile grazie alla mappatura dei fondali delle due baie da 8 a 100 metri di profondità realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’università La Sapienza di Roma e del Cnr. Il progetto di ricerca ha riguardato anche l’indagine stratigrafica subacquea del carico di un relitto situato a 20 metri di profondità nei fondali di Cala Tramontana, i cui resti sono costituiti prevalentemente da anfore da trasporto di produzione cartaginese. Anche in questo caso i reperti sono databili al III a.C. Lo scavo è stato condotto in collaborazione con il terzo Nucleo Sommozzatori della Capitaneria di porto di Messina. Alle attività di indagine hanno partecipato oltre una ventina di specialisti, provenienti da diverse università italiane, che si sono occupati dello studio e dell’analisi dei diversi contesti individuati.
Fonte: http://qn.quotidiano.net
Il disegno della nave punica è di Franco Montevecchi, tratta dal libro "Il potere marittimo e le civiltà del Mediterraneo antico".
I reperti individuati (ancore, anfore e lingotti di piombo) durante lo scavo e durante le esplorazioni sono stati allestiti in un itinerario sommerso a Cala Tramontana: lungo il percorso sono stati applicati dei cartellini esplicativi in grado di fornire la possibilità di identificare e riconoscere i reperti ai subacquei che visiteranno il sito archeologico.
Trenta ancore di piombo, quattro anfore e quattro lingotti, anch’essi di piombo, di diverse dimensioni e tipologia, sono stati documentati a 60 metri di profondità nelle acque di Pantelleria. Appartengono verosimilmente a una flotta punica. Dopo la scoperta di 3500 monete puniche nel 2011, sta terminando con successo anche la seconda fase del progetto valorizzazione e fruizione dei siti archeologici sommersi in prossimità delle infrastrutture di Cala Tramontana e di Cala Levante.
La campagna è coordinata dal Consorzio Pantelleria Ricerche, dall’Università di Sassari e dalla Soprintendenza del mare della Regione siciliana. Il progetto di ricerca ha preso il via il 15 maggio e terminerà a metà luglio. Le ricerche sono state condotte da un team di altofondalisti composto da 2 archeologi, 2 fotografi, 4 operatori tecnici e 2 assistenti di superficie.
La disposizione delle ancore, la tipologia del giacimento archeologico e le analogie con altri contesti simili, ad esempio il sito di Capo Grosso a Levanzo, luogo in cui si consumò la battaglia delle Egadi nel 241 a.C., suggeriscono che ci si trovi di fronte ai resti di un ormeggio di emergenza da parte di una flottiglia di navi puniche, probabilmente in occasione di una delle battaglie navali con le quali i Romani, per ben due volte durante il corso del III a.C., presero il controllo dell’isola di Pantelleria.
Questa scoperta è stata resa possibile grazie alla mappatura dei fondali delle due baie da 8 a 100 metri di profondità realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’università La Sapienza di Roma e del Cnr. Il progetto di ricerca ha riguardato anche l’indagine stratigrafica subacquea del carico di un relitto situato a 20 metri di profondità nei fondali di Cala Tramontana, i cui resti sono costituiti prevalentemente da anfore da trasporto di produzione cartaginese. Anche in questo caso i reperti sono databili al III a.C. Lo scavo è stato condotto in collaborazione con il terzo Nucleo Sommozzatori della Capitaneria di porto di Messina. Alle attività di indagine hanno partecipato oltre una ventina di specialisti, provenienti da diverse università italiane, che si sono occupati dello studio e dell’analisi dei diversi contesti individuati.
Fonte: http://qn.quotidiano.net
Il disegno della nave punica è di Franco Montevecchi, tratta dal libro "Il potere marittimo e le civiltà del Mediterraneo antico".
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Antonino Sanacori
RispondiEliminaVincenzo Barrabini, nel suo libro "L'Odissea rivelata", riporta un'annotazione di Plinio (V, 7) secondo il quale "presso la Sardegna e la costa siciliana dirimpetto al golfo di Cartagine, vicine massimamente alla Sicilia, vi erano due Are Egimure, in verità più scogli che isole. Vi sono autori che dicono che queste, un tempo abitate, siano state sommerse." Lo stesso autore ricorda che secondo il Pugnatore, uno storico trapanese, su questi scogli Cartaginesi e Romani avevano fissato i limiti dei loro imperi dopo la fine della prima guerra punica. Plinio riporta anche che dopo la prima guerra punica un movimento tellurico inabissò l'attuale zona corrispondente al Banco Pesci vicino l'isola di Levanzo (facente parte delle isole Egadi). Secondo me è probabile che una parte di storia sia ancora in attesa di essere svelata.
Questi è Plinio il Vecchio
EliminaV-42- ab iis L fere passuum Lepadusa, longa VI; mox Gaulos, Galata, cuius terra scorpiones, dirum animal Africae, necat. dicuntur et in Clupea emori, cuius ex adverso Cossyra cum oppido. at contra Carthaginis sinum duae Aegiomeroe, Arae autem scopuli verius quam insulae, inter Siciliam maxime et Sardiniam auctores sunt et has quondam habitatas subsedisse.
Inoltre, ci sarebbe:
HISTORIA di TRAPANI scritto da Francesco Pugnatore nell’anno 1589/90
(chissà di quali fonti disponeva il Pugnatore?)
Rolando Berretta.
RispondiEliminaMentre ripassavo Tucidide per cercare tracce di Cartaginesi in Sicilia (proprio non ci sono!) ho letto che, nel 426, la Grecia è stata interessata da svariati eventi geologici devastanti. (Oltre alla peste.)
Se qualche geologo desse una controllatina...