di Herbert Sauren
Dopo le traduzioni della famosa Stele, pubblicate in questo quotidiano on line nei giorni scorsi a cura di Josè Stromboni e a cura di Salvatore Dedola, la ricerca prosegue con quella di Herbert Sauren che vi propongo integralmente, tradotta dal francese.
Era esposta all’ingresso del Museo nazionale d’Archeologia di Cagliari. C’era un’informazione turistica pubblicata da R. Balzano edizioni (Olbia, 1993). Vi si diceva che era stata scolpita dai fenici nel IX o VIII a.C. Non avevo preso nota delle misure.
Il mio collega e amico Jacques Foviaux ne aveva fatto una fotografia che nel frattempo ho perduto. La pietra è più larga in alto, la riduzione di un terzo in basso permetteva di sospenderla al muro con dei ganci. E’ tutto ciò che so di questa pietra, magnificamente elaborata con caratteri conosciuti nel Medio oriente antico e un po’ ovunque nell’Europa occidentale. Io chiamo questa scrittura “iberica”, un termine che ho più volte definito.
Questa volta, le lingue semitiche del nord-ovest prevalgono. E’ ben noto che i templi e palazzi romani, i più grandi e meglio conservati, si trovano in Medio oriente. E’ meno noto che le iscrizioni di lingue semitiche sono state ritrovate in maggior numero in Occidente. Dopo l’epoca di Alessandro Magno, le culture dei popoli erano in contatto dall’India all’Atlantico.
Sono rimasto un po’ sorpreso quando ho saputo che la stele era stata trasportata a Parigi per l’esposizione “La Mèditerranée des Phèniciens”. Avevo dubbi su questa interpretazione, fin da quando avevo visto la stele nel 2002. Non ho trovato una traslitterazione e una traduzione dell’insieme dell’iscrizione e un anno dopo avevo pubblicato la mia versione nel sito di J. Foviaux sulla storia del diritto, indicata anche in Google alla voce “Herbert Sauren”. La ripeto e traduco qui, in questo blog.
Non fui particolarmente stupito per il fatto che il testo su questo sito francese non fosse stato letto: ci sono tante informazioni che nessuno può seguire tutto. I testi in quel sito erano trasmessi senza pdf e le lettere diacritiche sono state alterate, ma contengono un gran numero di testi e l’insieme delle liste alfabetiche dell’epoca in scrittura iberica. Ma mi stupii che un’iscrizione di cui non si sa leggere che una parola, e anche questa a fatica, potesse portare a grandi spiegazioni storiche che, tuttavia, restano isolate e fuori dall’insieme de un’evoluzione.
La stele contiene otto righe di scrittura. Ogni riga contiene quattro sillabe. Vi sono lettere molto recenti che inibiscono la datazione all’VIII a.C. Esiste sicuramente un rapporto degli scavi che si sarebbero svolti prima del 1993, data dell’informazione turistica. Una revisione mi pare necessaria. Il tipo di scrittura e la datazione, in quanto trovata nell’ovest europeo, è stato fortemente abbassato dopo la datazione delle iscrizioni sulle monete nel 2001. Secondo questa comparazione, la scrittura comparirebbe al più nel III a.C. Qualche lettera mostra forme attestate unicamente al I a.C.
w3 t2 r š š Ed è la massa omogenea del vino nuovo.
p g r š h2! t2 Ecco i giovani marciano nella pigiatrice.
r š r d z š All’inizio pigiano ai piedi per fare una massa uguale.
l w3 h2! t2 š w2 La massa omogenea non deve mostrare sbagli.
n2 g-b r t2 n2 Noi siamo giovani forti, molto forti.
l! k t2 z r z Per te la natura è un mistero.
š r z z g r Ciò che è mistero sono i giovani.
l g n2 i Tutto è nella vendemmia.
g-b r, n2 g-b r : *nagabar, noi siamo forti, g b r1, to be mighty, strong.
g n2 i : *laganai, vendemmia, infinito, genitivo, sw. : gana, , cogliere i frutti.
Il genitivo aggiunge un’altra sillaba lunga all’infinito. Cf. t2 z, per un’altra parola sw. semitico.
g r : *gir, giovane, g r2, young boy.
Lo scriba non indica il plurale, la forma morgologica determina un collettivo.
h2! t2 : *h at a’, sbaglio, h t ’1, to sin, h t ’2, offesa, trasgressione.
La canzone esige due sillabe. La lettera « h », kha, al posto di « h », cha, si spiega con il fatto che le lingue del nw. non conoscono che un solo fonema laringale. L’influenza delle lingue semitiche del sudovest, sw., si fa rimarcare. La lettera inversa appare nelle iscrizioni ritrovate in Spagna datate del I a.C.
–k : *leka, per te, suffisso, 2a p. m. sing., spesso scritto come –g.
l! : *le, per, proposizione, l5, for.
La forma della lettera è quella della scrittura punica e delle antiche iscrizioni in latino.
l w3 : *lu, no, proibizione totale, l2, l ’1, l w, adverb of negation.
n2 : *na–, prefisso, imperfetto, 1a p. pl.
p : *pha, e, p1, congiunzione, and, to introduce the main clause.
r d : *radd, pigiare, r d3, to trample down, sing. collectif, cf.: g r.
r š : *reš, all’inizio, r š1, r ’ š1, head, beginning.
La pronuncia monosillabica, , cf. l’ebraico, è qui richiesta per ottenere le quattro sillabe.
r z : *ruz, mistero, r z, secret, mistery.
š : *ša, pronome dimostrativo, š10, pronoun.
š, š w2 : *šuy, massa omogenea, š w y1, to equal, to be equal.
š h2! t2 : *ših h et, distruggere, marciare nella pigiatrice, š h t1, to destroy, pi‘el.
Lo scriba utilizza il singolare, collettivo, cf. : g r. Cf. : h2! t2 per la lettera «h2! ».
t2 n2 : *dann, forti, ass. : dannu, forts.
Lessema più volte attestato nelle iscrizioni iberiche. Qui sinonimo con la parola precedente.
t2 r š : *tiroš, mosto, t r š1, must, new wine.
Lo scriba rioete l’ultima lettera per annunciare la quarta sillaba della riga..
La forma della lettera « š » corrisponde con la lingua che è principalmente semitica del nordovest..
t2 z : *tus, natura, tus, , nature.
Questa parola e g n2 i, sono lingue semitiche del sudovest.
w2, w3 : *wa, e, w2, conjunction, and.
La lettera w3 rassomiglia a « h », girata in sinistrorso. La lettera « h », esprime abbastanza spesso il fonema della vocale « u ». E’ la pronucia nella lingua semitica del nordovest.
z : *zy, ciò che è, z y, pronoun, referring to the preceding clause.
Io non vedo come il nome di un popolo potrebbe trovarsi nel contesto attestato dai dizionari. In più, il primo carattere, chi si ripete nella 4° riga nella negazione, non può mai indicare la sillaba « tar », che manca nella parola pretesa. Leggere è spiegare ciò che è scritto, è assolutamente proibito rivoltare la scrittura dell’Antichità secondo le volontà del lettore moderno. Alterare volontariamente la scrittura è una falsificazione della storia.
Ho cercato di notare le vocali. La regolarità di quattro sillabe in ciascuna riga, delle vocali « u » alla fine delle quattro righe all’inizio e delle vocali « i » nelle quattro righe alla fine, permette di concludere che vi si vede un canto. Si può immaginare che i giovani nella pigiatrice marcino quattro passi in avanti e poi quattro passi indietro. Cantano per conservare il ritmo. La stele con il canto era una decorazione del locale in cui si trovava la pigiatrice.
Si devono attendere maggiori informazioni e altre iscrizioni trovate in Sardegna per meglio conoscere l’epoca, quando le lingue semitiche del nordovest erano dominanti. Una stima preliminare sarebbe del I secolo a.C. Si ottiene così la ragione per elaborare la stele.
Posso citare un altro esempio del genere, l’iscrizione di Arroyo de la Luz I-III che ho pubblicato BAEO 43, 2007, 157-158. Si tratta di una ricetta per preparare le olive da conservare in acqua e sale. Il testo contiene già un gran numero di lettere latine e data del I/II d.C.
C’erano alcune traduzioni anteriori. La più curiosa, che mi ha mosso ilarità, è quella di Prosper, B.M., 2002. L’autrice non poteva immaginare che iscrizioni dell’Antichità esistano senza parlare di dei e di capi tribù. Parla di una tribù di “porci”. Non conosco i capi politici a cui pensa. La “tribù dei porci” sopravvive in tutte le epoche. Oggi, mentre stavo scrivendo questo testo, ho ricevuto il 1° fascicolo del 6° Congresso Internazionale di studi fenici e punici, Lisbona 2005: Sítios e Paisagens Rurais do Mediterrâneo Púnico, ed. : A. M. Arruda, C. Gómez Bellard, P. van Dommelen. La documentazione dell’agricoltura in Sardegna e di altre isole dell’ovest del Mediterraneo vi è inclusa. L’articolo di S. Finocchi fa il rapporto della regione nuragica del monte Sirai, vicino al Golfo di Palmas e anche a Nora.
L’autore constata che la fase più evidente è quella dell’epoca punica recente e della repubblica romana.
E’ così che voglio porre la questione dei Tartessiani (cfr anche la mia introduzione a Glozel II nel sito del Museo di Glozel - Origines de l'écriture). Erodoto li cita come un popolo ai termini della terra. I popoli ai termini della terra sono a volte conosciuti, a volte puramente mitologici. All’epoca di Erodoto, li si è sistemati nei quattro punti cardinali e in numero di otto. L’India si trova all’inizio ed è situata a Est nel sistema orientalizzato della cartografia dell’epoca. Così, i Tartessiani dovrebbero trovarsi al Nord, lontano dalle Alpi, a Nord del Danubio, che costituisce una parte dell’oceano che circola intorno alla terra.
I Celti e gli Sciti sono loro vicini a Est e a Ovest. Il testo dei Tartessiani aggiunge due altri temi mitologici: i re prima del diluvio ed è così che l’ultimo re dei Tartessiani, Argantonio, conta gli anni di una lunga vita: in più egli era ricco di denaro e poteva costruire una grande muraglia.
Adoro una bella storia raccontata con eloquenza. Ma, si può cercare di ricostituire la storia, che voglia meritare un attributo scientifico, con tali dati? Lo chiedo a voi?
Il mio collega e amico Jacques Foviaux ne aveva fatto una fotografia che nel frattempo ho perduto. La pietra è più larga in alto, la riduzione di un terzo in basso permetteva di sospenderla al muro con dei ganci. E’ tutto ciò che so di questa pietra, magnificamente elaborata con caratteri conosciuti nel Medio oriente antico e un po’ ovunque nell’Europa occidentale. Io chiamo questa scrittura “iberica”, un termine che ho più volte definito.
Questa volta, le lingue semitiche del nord-ovest prevalgono. E’ ben noto che i templi e palazzi romani, i più grandi e meglio conservati, si trovano in Medio oriente. E’ meno noto che le iscrizioni di lingue semitiche sono state ritrovate in maggior numero in Occidente. Dopo l’epoca di Alessandro Magno, le culture dei popoli erano in contatto dall’India all’Atlantico.
Sono rimasto un po’ sorpreso quando ho saputo che la stele era stata trasportata a Parigi per l’esposizione “La Mèditerranée des Phèniciens”. Avevo dubbi su questa interpretazione, fin da quando avevo visto la stele nel 2002. Non ho trovato una traslitterazione e una traduzione dell’insieme dell’iscrizione e un anno dopo avevo pubblicato la mia versione nel sito di J. Foviaux sulla storia del diritto, indicata anche in Google alla voce “Herbert Sauren”. La ripeto e traduco qui, in questo blog.
Non fui particolarmente stupito per il fatto che il testo su questo sito francese non fosse stato letto: ci sono tante informazioni che nessuno può seguire tutto. I testi in quel sito erano trasmessi senza pdf e le lettere diacritiche sono state alterate, ma contengono un gran numero di testi e l’insieme delle liste alfabetiche dell’epoca in scrittura iberica. Ma mi stupii che un’iscrizione di cui non si sa leggere che una parola, e anche questa a fatica, potesse portare a grandi spiegazioni storiche che, tuttavia, restano isolate e fuori dall’insieme de un’evoluzione.
La stele contiene otto righe di scrittura. Ogni riga contiene quattro sillabe. Vi sono lettere molto recenti che inibiscono la datazione all’VIII a.C. Esiste sicuramente un rapporto degli scavi che si sarebbero svolti prima del 1993, data dell’informazione turistica. Una revisione mi pare necessaria. Il tipo di scrittura e la datazione, in quanto trovata nell’ovest europeo, è stato fortemente abbassato dopo la datazione delle iscrizioni sulle monete nel 2001. Secondo questa comparazione, la scrittura comparirebbe al più nel III a.C. Qualche lettera mostra forme attestate unicamente al I a.C.
p g r š h2! t2 Ecco i giovani marciano nella pigiatrice.
r š r d z š All’inizio pigiano ai piedi per fare una massa uguale.
l w3 h2! t2 š w2 La massa omogenea non deve mostrare sbagli.
n2 g-b r t2 n2 Noi siamo giovani forti, molto forti.
l! k t2 z r z Per te la natura è un mistero.
š r z z g r Ciò che è mistero sono i giovani.
l g n2 i Tutto è nella vendemmia.
g-b r, n2 g-b r : *nagabar, noi siamo forti, g b r1, to be mighty, strong.
g n2 i : *laganai, vendemmia, infinito, genitivo, sw. : gana, , cogliere i frutti.
Il genitivo aggiunge un’altra sillaba lunga all’infinito. Cf. t2 z, per un’altra parola sw. semitico.
g r : *gir, giovane, g r2, young boy.
Lo scriba non indica il plurale, la forma morgologica determina un collettivo.
h2! t2 : *h at a’, sbaglio, h t ’1, to sin, h t ’2, offesa, trasgressione.
La canzone esige due sillabe. La lettera « h », kha, al posto di « h », cha, si spiega con il fatto che le lingue del nw. non conoscono che un solo fonema laringale. L’influenza delle lingue semitiche del sudovest, sw., si fa rimarcare. La lettera inversa appare nelle iscrizioni ritrovate in Spagna datate del I a.C.
–k : *leka, per te, suffisso, 2a p. m. sing., spesso scritto come –g.
l! : *le, per, proposizione, l5, for.
La forma della lettera è quella della scrittura punica e delle antiche iscrizioni in latino.
l w3 : *lu, no, proibizione totale, l2, l ’1, l w, adverb of negation.
n2 : *na–, prefisso, imperfetto, 1a p. pl.
p : *pha, e, p1, congiunzione, and, to introduce the main clause.
r d : *radd, pigiare, r d3, to trample down, sing. collectif, cf.: g r.
r š : *reš, all’inizio, r š1, r ’ š1, head, beginning.
La pronuncia monosillabica, , cf. l’ebraico, è qui richiesta per ottenere le quattro sillabe.
r z : *ruz, mistero, r z, secret, mistery.
š : *ša, pronome dimostrativo, š10, pronoun.
š, š w2 : *šuy, massa omogenea, š w y1, to equal, to be equal.
š h2! t2 : *ših h et, distruggere, marciare nella pigiatrice, š h t1, to destroy, pi‘el.
Lo scriba utilizza il singolare, collettivo, cf. : g r. Cf. : h2! t2 per la lettera «h2! ».
t2 n2 : *dann, forti, ass. : dannu, forts.
Lessema più volte attestato nelle iscrizioni iberiche. Qui sinonimo con la parola precedente.
t2 r š : *tiroš, mosto, t r š1, must, new wine.
Lo scriba rioete l’ultima lettera per annunciare la quarta sillaba della riga..
La forma della lettera « š » corrisponde con la lingua che è principalmente semitica del nordovest..
t2 z : *tus, natura, tus, , nature.
Questa parola e g n2 i, sono lingue semitiche del sudovest.
w2, w3 : *wa, e, w2, conjunction, and.
La lettera w3 rassomiglia a « h », girata in sinistrorso. La lettera « h », esprime abbastanza spesso il fonema della vocale « u ». E’ la pronucia nella lingua semitica del nordovest.
z : *zy, ciò che è, z y, pronoun, referring to the preceding clause.
Io non vedo come il nome di un popolo potrebbe trovarsi nel contesto attestato dai dizionari. In più, il primo carattere, chi si ripete nella 4° riga nella negazione, non può mai indicare la sillaba « tar », che manca nella parola pretesa. Leggere è spiegare ciò che è scritto, è assolutamente proibito rivoltare la scrittura dell’Antichità secondo le volontà del lettore moderno. Alterare volontariamente la scrittura è una falsificazione della storia.
Ho cercato di notare le vocali. La regolarità di quattro sillabe in ciascuna riga, delle vocali « u » alla fine delle quattro righe all’inizio e delle vocali « i » nelle quattro righe alla fine, permette di concludere che vi si vede un canto. Si può immaginare che i giovani nella pigiatrice marcino quattro passi in avanti e poi quattro passi indietro. Cantano per conservare il ritmo. La stele con il canto era una decorazione del locale in cui si trovava la pigiatrice.
Si devono attendere maggiori informazioni e altre iscrizioni trovate in Sardegna per meglio conoscere l’epoca, quando le lingue semitiche del nordovest erano dominanti. Una stima preliminare sarebbe del I secolo a.C. Si ottiene così la ragione per elaborare la stele.
Posso citare un altro esempio del genere, l’iscrizione di Arroyo de la Luz I-III che ho pubblicato BAEO 43, 2007, 157-158. Si tratta di una ricetta per preparare le olive da conservare in acqua e sale. Il testo contiene già un gran numero di lettere latine e data del I/II d.C.
C’erano alcune traduzioni anteriori. La più curiosa, che mi ha mosso ilarità, è quella di Prosper, B.M., 2002. L’autrice non poteva immaginare che iscrizioni dell’Antichità esistano senza parlare di dei e di capi tribù. Parla di una tribù di “porci”. Non conosco i capi politici a cui pensa. La “tribù dei porci” sopravvive in tutte le epoche. Oggi, mentre stavo scrivendo questo testo, ho ricevuto il 1° fascicolo del 6° Congresso Internazionale di studi fenici e punici, Lisbona 2005: Sítios e Paisagens Rurais do Mediterrâneo Púnico, ed. : A. M. Arruda, C. Gómez Bellard, P. van Dommelen. La documentazione dell’agricoltura in Sardegna e di altre isole dell’ovest del Mediterraneo vi è inclusa. L’articolo di S. Finocchi fa il rapporto della regione nuragica del monte Sirai, vicino al Golfo di Palmas e anche a Nora.
L’autore constata che la fase più evidente è quella dell’epoca punica recente e della repubblica romana.
E’ così che voglio porre la questione dei Tartessiani (cfr anche la mia introduzione a Glozel II nel sito del Museo di Glozel - Origines de l'écriture). Erodoto li cita come un popolo ai termini della terra. I popoli ai termini della terra sono a volte conosciuti, a volte puramente mitologici. All’epoca di Erodoto, li si è sistemati nei quattro punti cardinali e in numero di otto. L’India si trova all’inizio ed è situata a Est nel sistema orientalizzato della cartografia dell’epoca. Così, i Tartessiani dovrebbero trovarsi al Nord, lontano dalle Alpi, a Nord del Danubio, che costituisce una parte dell’oceano che circola intorno alla terra.
I Celti e gli Sciti sono loro vicini a Est e a Ovest. Il testo dei Tartessiani aggiunge due altri temi mitologici: i re prima del diluvio ed è così che l’ultimo re dei Tartessiani, Argantonio, conta gli anni di una lunga vita: in più egli era ricco di denaro e poteva costruire una grande muraglia.
Adoro una bella storia raccontata con eloquenza. Ma, si può cercare di ricostituire la storia, che voglia meritare un attributo scientifico, con tali dati? Lo chiedo a voi?
Quindi, Herbert Sauren non vi vede né popoli, né paesi, ma una poesia tarda e spensierata... E' un'ottima alternativa, la sua all'altra possibilità, solo sussurrata da alcuni: che la stele di Nora sia una falso.
RispondiEliminaQuello che più apprezzo è la sua splendida affermazione: "Leggere è spiegare ciò che è scritto, è assolutamente proibito rivoltare la scrittura dell’Antichità secondo le volontà del lettore moderno. Alterare volontariamente la scrittura è una falsificazione della storia".
Fra i quali (coloro che affermano che potrebbe trattarsi di un falso) ci sono anche io. La frase che hai citato è da condividere pienamente, visto ciò che si legge in giro per il web. Per quel che mi riguarda ritengo doveroso filtrare ogni scritto (di chi oggi propone interpretazioni su vari argomenti storici) attraverso un fittissimo setaccio, e stringo le maglie ogni giorno che passa, pur se la divulgazione necessita di un metodo comunicativo "leggero".
RispondiEliminaCaro Pierluigi cancellare i post non aiuterà certamente la ricerca e tanto meno la voglia di apprendere, le persone si stanno svegliando e non basta oscurare un commento per lasciare le cose come stanno, se quella è un falso, allora sono false tutte le affermazioni fatte sulla cultura nuragica fatte sino ad ora, la libertà di pensiero se la opprimi ottieni l'esatto contrario, lascia che sia lo studio comune e le varie voci a sbrogliare la matassa...
RispondiEliminaNon ho cancellato alcun post, forse non è arrivato. Intendevo dire che nei miei studi filtro gli scritti degli autori che si cimentano negli approfondimenti. I commenti di chi vuole intervenire in questa discussione sono liberi, saranno cancellati solo quelli che contengono insulti o non sono utili alla discussione.
RispondiEliminaGrazie per la precisazione, leggendo si capiva diversamente...
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