giovedì 24 gennaio 2013
Il Lapis Exillis, dall’antico Egitto al Santo Graal, al nazismo alla ricerca della Forza Vril
Il Lapis Exillis, dall’antico Egitto al Santo Graal, al nazismo alla ricerca della Forza Vril
di Stefano Schiavi
Il Graal ha da sempre affascinato e stimolato la mente di tutti noi. E’ un qualcosa che attraversa il tempo, le civiltà, le religioni, le culture e le leggende in maniera talmente trasversale da risultare un concetto universale che affonda le radici nei primordi delle civiltà. Da nord a sud, da est a ovest, non c’è tradizione e cultura che non si intrecci inevitabilmente con il concetto di Graal.
Ma che cosa è realmente questo Graal? E’ un concetto? Un oggetto? Un pensiero o una pietra? Un qualcosa di tangibile o intangibile?
Difficile da dire, probabilmente è solo una leggenda alimentata ad arte, anche a uso commerciale.
Ma c’è una cosa di cui siamo perfettamente coscienti: tutto ciò che resiste al tempo e agli uomini ha, comunque, una base di verità. Per piccola o grande che sia questa verità merita comunque il rispetto della storia e l’analisi, più o meno approfondita. Per questo abbiamo deciso di affrontare la teoria del Graal da una angolatura che spesso viene dimenticata o poco affrontata: quella del Lapis Exillis o “pietra in esilio”.
La storia del Lapis Exillis
Ma che cos’è il Lapis Exillis di cui troviamo tracce nell’opera Parzival di Wolfram Von Eschenbach? Come nelle migliore delle tradizioni esistono tre versioni contrastanti. La prima sostiene che il Lapis Exillis sia un calice ed è di fatto la versione più accreditata, specie nel mondo occidentale e cristiano. Si tratterebbe di un calice sacro nel quale è stato raccolto il sangue di un grande Imperatore mentre era sul letto di morte. Imperatore o figura sacra come Gesù Cristo, che in fondo era il re dei re.
La verità poi si adatta al periodo storico e alla storiografia ufficiale e vincente. L’importante è che sia comunque un qualcosa di importante, immutevole nel tempo e che alimenti le credenze popolari.
La seconda versione, leggendaria e diffusa nel nord Europa, sostiene che il Lapis Exillis sia una pietra sacra, nientemeno che la pietra della corona di Fenir che, per la sua superbia, era stato cacciato dal Valallah. Durante questa cacciata la pietra sarebbe caduta dalla sua corona.
C’è poi una terza versione, quella più conosciuta da tutti noi, quella che vuol che il Lapis Exillis sia servito ad Artù, per il tramite del druido-mago Merlino, a conquistare il trono e dare vita a Camelot. E qui siamo di fronte al ciclo arturiano che affonda le radici nel primo medioevo cristiano ma anche alle lotte intestine che caratterizzarono i primi tre secoli del secondo millennio del cristianesimo, quelli che seguirono il famoso “mille e non più mille”. Secoli attraversati dai Templari, dalle crociate, dalla lotta senza quartiere tra cristianesimo e Islam, dalle eresie dei Catari e dai roghi dell’inquisizione.
Secondo questa terza teoria, il Lapis Exillis sarebbe appartenuto, appunto, al movimento dichiarato ereticale dalla Chiesa di Roma, dei Catari, una popolazione che viveva nella regione della Linguadoca. Centro nevralgico dell’eresia catara era la fortezza di Montsegur, dove gli ultimi credenti di un cristianesimo differente da quello stabilito e codificato dal concilio di Nicea, opposero l’ultima e strenua resistenza alle armate del Papa di Roma in attesa dell’arrivo in loro soccorso, mai avvenuto, dei cavalieri Templari.
Ma qual’era il legame che univa degli eretici con i Templari, cavalieri che combattevano per il salvamento della fede di Cristo e della Chiesa di Roma?
Fu solo per questioni economiche che Filippo il bello, unitamente al Papato, mise la parola fine all’Ordine dei Poveri cavalieri di Cristo? O fu forse anche per il legame e i segreti che univano Templari e Catari? E di quali segreti erano a conoscenza entrambi? E il segreto da conservare e mai divulgare ma che avrebbe reso invincibile ed egemone la Chiesa cattolica apostolica romana risiedeva proprio nel Lapis Exillis?
Ovviamente siamo sempre nel campo delle ipotesi, della leggenda pur se un fondo di verità esiste sempre. Del resto anche nel mondo della menzogna un fondo di verità, proprio per far si che la storia risulti veritiera c’è sempre.
Così leggenda vuole che quando l'esercito del Papa giunse sotto le mura della fortezza di Montsegur, i Catari inviarono alcuni soldati verso una Commenda dei Templari per affidargli il loro tesoro: il Santo Graal. Ma i Catari, non fidandosi, non diedero il tesoro ai Templari ma un informazione che, se li avessero aiutati, gli avrebbe dato la chiave di lettura per decifrare il Medaglione di Montsegur dove erano incise rune nordiche, unica vera mappa per trovare il Lapis Exillis: il Santo Graal. Ma i Templari, come sappiamo, arrivarono troppo tardi e ottennero solo, forse, il Medaglione senza sapere però come decifrare il codice.
Tra storia, leggenda, astrologia e scienza
I latini dicevano che “Scientia potentia est” cioè che la Conoscenza è potere, e avevano ragione da vendere. Probabilmente quella del Santo Graal non è altro che la ricerca di questa Conoscenza antica andata perduta nel tempo.
Secondo Albert Pike, il più importante massone del XIX secolo “Chi acquisisce la scienza perduta potrà controllare il mondo”. Una ricerca spasmodica che va avanti fin dai tempi degli egizi e che, sembra, prosegua nel Terzo millennio. E’ il cammino dell’uomo e della civiltà che cerca disperatamente qualcosa di ancestrale perduto e sepolto nei meandri della memoria.
Ma cosa lega gli antichi egizi ai Catari, ai Templari, ai massoni alla nazionalsocialista Ahnenerbe e magari alla Cia e al Mossad?
La prima cosa potrebbe essere la religione. Possibile? Almeno all’apparenza sì. E cosa potrebbe unire dei cristiani ai culti pagani egizi? Il culto di Iside. Nel IV secolo a.C. dopo la conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno, il culto di Iside si espanse in tutto il mondo greco-romano. Quattro secoli dopo il culto misterico era in stretta concorrenza con il Cristianesimo proprio come il culto Mitraico. Secondo molti, dopo l’offensiva dei Padri della Chiesa cristiana il culto di Iside non fece altro che trasformarsi nei culti mariani (Iside è spesso raffigurata mentre allatta Horus e secondo i suoi fedeli non era altro che l’originaria Madonna). Anche la simbologia è similare come ad esempio l’uso della colomba, simbolo di pace del cristianesimo ma simbolo sacro per Iside; per non parlare della croce catara di fatto simile alla Ankh la croce simbolo della vita egizia. Che i catari in realtà adorassero ancora Iside? Che il vero reato (nascosto) di eresia fosse quello di adorare in realtà gli antichi Dei e che facendo così avrebbero messo in pericolo l’intero impianto della religione cristiana che non aveva fatto altro che soppiantare, acquisendoli, gli antichi culti?
Probabilmente siamo di fronte soltanto a fantasie o teorie complottiste ma esiste sicuramente qualcosa che va al di là della religione e dell’esoterismo. Forse la ricerca spasmodica e il controllo della scienza perduta degli uomini che costruirono le Piramidi risiede in una sola cosa: il controllo della Forza Vril, ossia l’unione tra due tipi di energie invisibili: l'energia astrale e l'energia terrena (tellurica). Due energie inscindibili, due forze che provengono rispettivamente da terra e cielo, e qui entrano in gioco gli antichi Egizi.
La Forza Vril, il Lapis Exillis, il nazismo esoterico e la linea millenaria che abbraccia l’umanità
Come abbiamo detto la Forza Vril non è altro che l’incontro tra l’energia astrale derivante dall'elevazione eliaca di Sirio, una stella grande quasi come il Sole. Questa elevazione sprigionerebbe l'energia astrale.
L’elevazione eliaca si ha quando Sirio, in primavera, si abbassa sotto l’orizzonte e sparisce dalla nostra vista per 70 giorni. Passato questo periodo si ha l’elevazione eliaca, cioè il risorgere di Sirio. Secondo i sacerdoti egizi alla sua levata, il Lapis Exillis, che funzionerebbe da catalizzatore perché contenente frammenti di minerali che assorbono e rilasciano una gran quantità di energia, avrebbe assorbito tutta l’energia astrale prodotta da Sirio.
All’energia astrale si deve aggiunge l’energia tellurica che deriva dai sistemi d’acqua primari che esistono nella terra sotto forma di minerali idratati. E’ considerato un fenomeno geofisico che emette radiazioni che può essere accresciuto da variazioni nel campo magnetico. L’unione di queste due forze darebbe vita alla forza Vril che, secondo alcuni studiosi, permetterebbe il viaggio nel tempo.
Ne erano convinti anche i vertici della Germania di Adolf Hitler, talmente convinti da creare una sezione speciale delle SS: l’Ahnenerbe, un ramo accademico, con sede nel castello di Wewelsburg, suddiviso in 50 sezioni e che aveva simbolo lo Schwarze Sonne, il Sole Nero, ovvero la forza Vril. Gli studi dell’Ahnenerbe, i cui membri erano fermamente convinti che le origini della Fisica, della Chimica e della biologia fossero codificati nei geroglifici, nei testi e nei monumenti degli antichi Egizi, furono molti e copiosi così come le spedizioni in giro per il mondo (le più note quelle in Tibet e a tal proposito non è irrilevante ricordare anche il sostegno, strano e particolare, di monaci tibetani e del Gran Muftì di Gerusalemme (una delle figure più importanti dell’Islam) al nazismo; purtroppo i suoi archivi ed i risultati delle ricerche non sono mai stati ritrovati. Distrutti o nascosti, trafugati o depositati negli scrigni segreti dei servizi di intelligence delle potenze vincitrici la Seconda Guerra Mondiale è difficile dirlo. Di fatto sono introvabili. Proprio come le carte, le mappe e gli archivi che i Templari custodivano nella biblioteca nella roccaforte di Parigi,scomparse per sempre poco prima della distruzione dell’Ordine.
Siamo di fronte, quindi, a una linea continua che attraversa la storia e lega civiltà, culture e religioni all’apparenza distinte e distanti tra loro ma che, probabilmente, hanno in comune molto più di quello che possiamo immaginare con la nostra mente fatta a compartimenti stagni.
Una linea che ha come principio immutabile l’antico Egitto che ha nelle Piramidi il fulcro della teoria astrale come pista per le due energie passando per il popolo ebraico, l’Arca dell’Alleanza, il tempio di Salomone, la comunità degli Esseni, i rotoli del Mar Morto, Gesù, il Cristianesimo i Templari e il lavoro effettuato per 9 anni sotto le rovine del Tempio di Gerusalemme,l’Islam, i Catari e la loro eresia, i Cavalieri di Cristo (templari fuggiti in Portogallo), la Scozia dei Saint Claire e della chiesa di Rosslyn (templari fuggiti dalla Francia di Filippo Il Bello con la flotta ancorata a La Rochelle), i viaggi in Islanda, e poi in Nuova Scozia e sull’isola di Oak (arrivo in America), i Rosacroce e la Massoneria, l’Ahnenerbe e l’Intelligence. Un viaggio lungo 3.000 anni ed ancora in alto mare, sempre ammesso che non si tratti di mera utopia.
Di certo c’è soltanto il fatto che questa Forza Vril, qualora fosse esistita, apparteneva a una scienza egizia complessa i cui segreti risiedono tra le stelle e nei geroglifici.
L’Islam e il Lapis Exillis
Il rapporto stretto, che fu poi utilizzato come uno dei grimaldelli papali, tra i Templari e gli uomini del Saladino e dell’Islam in genere sono noti. Ma non quelli tra l’Islam e le scienze perdute dell’antico Egitto. In effetti poco si sa ma il fatto che gli Arabi, provenienti dalla penisola arabica e conquistatori dell’Egitto e di tutta l’area mediorientale da sempre culla delle civiltà, furono maestri e cultori delle scienze matematiche e astronomiche non può considerarsi un caso. E’ evidente che un popolo dedito alla pastorizia non può aver sfornato all’improvviso teorie, dati e trattati. E’ evidente che ha invece acquisito una conoscenza antica e nascosta che poi nel tempo ha enunciato ai più.
Abu Ali Alhazan, matematico arabo nel X secolo stabilì il nesso tra algebra e geometria, membro della Dar Ul Hikmat, l’Accademia egizia delle scienze fondata nel IX secolo dal Califfato dei Fatimidi, scrisse il Ghayat Al Hakim “Il fine del Saggio” un manoscritto che si basava su antiche scritture egizie andate distrutte o perse secoli prima e conteneva i disegni del Sacro asse di Tebe.
L’Asse Sacro di Tebe e l’Axe Historique di Parigi
Nell’antica Tebe esisteva un asse che rappresentava il centro della scienza egizia senza il quale non era possibile convogliare l’energia astrale emanata da Sirio alla forza tellurica per dare origine alla Forza Vril. L’asse era costruito su un allineamento compreso tra i 26° nord-ovest in una direzione e 26° sud-est nell’altro. Era orientato verso il Sole eliaco di Sirio, stella della costellazione Canis Minoris, due volte più grande del sole e 20 volte più luminosa di esso e serviva ad unire il tempio di Luxor al tempio di Karnak e a convogliare la forza sprigionata da Sirio.
L’asse di Tebe, incredibilmente, ha un gemello in Europa, nella fattispecie a Parigi. Fantasioso? Tutto è possibile, ma quel che a noi oggi sembra assurdo e improponibile non lo era per gli antichi e per altri personaggi vissuti nei secoli non distanti dal nostro.
E’ strano che questo asse parigino o “Axe Historique” sia costruito secondo lo stesso allineamento di Tebe?
L’inizio ufficiale dei lavori dell’Axe ebbe inizio nel 1564 quando Caterina de Medici ordinò la creazione dei Giardini Tuileries e ci sono voluti 400 anni per il suo completamento.
L’Asse ideale parte dal vertice della Piramide del Louvre (l’ex castello reale francese divenuto museo il 10 agosto 1793) voluta dall’allora Presidente Mitterand (noto massone), attraversa i Giardini Tuileries, Place de la Concorde fino a giungere agli Champs Elysees.
Altra particolarità, che evidentemente nasconde al suo interno qualche messaggio esoterico, è il fatto che dirigendosi verso ovest la distanza tra i monumenti presenti sull’asse raddoppia sempre e con esso raddoppiano anche le dimensioni di ognuno dei 3 archi presenti sul percorso che, ancora un caso, termina con le Grand Arché eretto nel 1989.
di Stefano Schiavi
Il Graal ha da sempre affascinato e stimolato la mente di tutti noi. E’ un qualcosa che attraversa il tempo, le civiltà, le religioni, le culture e le leggende in maniera talmente trasversale da risultare un concetto universale che affonda le radici nei primordi delle civiltà. Da nord a sud, da est a ovest, non c’è tradizione e cultura che non si intrecci inevitabilmente con il concetto di Graal.
Ma che cosa è realmente questo Graal? E’ un concetto? Un oggetto? Un pensiero o una pietra? Un qualcosa di tangibile o intangibile?
Difficile da dire, probabilmente è solo una leggenda alimentata ad arte, anche a uso commerciale.
Ma c’è una cosa di cui siamo perfettamente coscienti: tutto ciò che resiste al tempo e agli uomini ha, comunque, una base di verità. Per piccola o grande che sia questa verità merita comunque il rispetto della storia e l’analisi, più o meno approfondita. Per questo abbiamo deciso di affrontare la teoria del Graal da una angolatura che spesso viene dimenticata o poco affrontata: quella del Lapis Exillis o “pietra in esilio”.
La storia del Lapis Exillis
Ma che cos’è il Lapis Exillis di cui troviamo tracce nell’opera Parzival di Wolfram Von Eschenbach? Come nelle migliore delle tradizioni esistono tre versioni contrastanti. La prima sostiene che il Lapis Exillis sia un calice ed è di fatto la versione più accreditata, specie nel mondo occidentale e cristiano. Si tratterebbe di un calice sacro nel quale è stato raccolto il sangue di un grande Imperatore mentre era sul letto di morte. Imperatore o figura sacra come Gesù Cristo, che in fondo era il re dei re.
La verità poi si adatta al periodo storico e alla storiografia ufficiale e vincente. L’importante è che sia comunque un qualcosa di importante, immutevole nel tempo e che alimenti le credenze popolari.
La seconda versione, leggendaria e diffusa nel nord Europa, sostiene che il Lapis Exillis sia una pietra sacra, nientemeno che la pietra della corona di Fenir che, per la sua superbia, era stato cacciato dal Valallah. Durante questa cacciata la pietra sarebbe caduta dalla sua corona.
C’è poi una terza versione, quella più conosciuta da tutti noi, quella che vuol che il Lapis Exillis sia servito ad Artù, per il tramite del druido-mago Merlino, a conquistare il trono e dare vita a Camelot. E qui siamo di fronte al ciclo arturiano che affonda le radici nel primo medioevo cristiano ma anche alle lotte intestine che caratterizzarono i primi tre secoli del secondo millennio del cristianesimo, quelli che seguirono il famoso “mille e non più mille”. Secoli attraversati dai Templari, dalle crociate, dalla lotta senza quartiere tra cristianesimo e Islam, dalle eresie dei Catari e dai roghi dell’inquisizione.
Secondo questa terza teoria, il Lapis Exillis sarebbe appartenuto, appunto, al movimento dichiarato ereticale dalla Chiesa di Roma, dei Catari, una popolazione che viveva nella regione della Linguadoca. Centro nevralgico dell’eresia catara era la fortezza di Montsegur, dove gli ultimi credenti di un cristianesimo differente da quello stabilito e codificato dal concilio di Nicea, opposero l’ultima e strenua resistenza alle armate del Papa di Roma in attesa dell’arrivo in loro soccorso, mai avvenuto, dei cavalieri Templari.
Ma qual’era il legame che univa degli eretici con i Templari, cavalieri che combattevano per il salvamento della fede di Cristo e della Chiesa di Roma?
Fu solo per questioni economiche che Filippo il bello, unitamente al Papato, mise la parola fine all’Ordine dei Poveri cavalieri di Cristo? O fu forse anche per il legame e i segreti che univano Templari e Catari? E di quali segreti erano a conoscenza entrambi? E il segreto da conservare e mai divulgare ma che avrebbe reso invincibile ed egemone la Chiesa cattolica apostolica romana risiedeva proprio nel Lapis Exillis?
Ovviamente siamo sempre nel campo delle ipotesi, della leggenda pur se un fondo di verità esiste sempre. Del resto anche nel mondo della menzogna un fondo di verità, proprio per far si che la storia risulti veritiera c’è sempre.
Così leggenda vuole che quando l'esercito del Papa giunse sotto le mura della fortezza di Montsegur, i Catari inviarono alcuni soldati verso una Commenda dei Templari per affidargli il loro tesoro: il Santo Graal. Ma i Catari, non fidandosi, non diedero il tesoro ai Templari ma un informazione che, se li avessero aiutati, gli avrebbe dato la chiave di lettura per decifrare il Medaglione di Montsegur dove erano incise rune nordiche, unica vera mappa per trovare il Lapis Exillis: il Santo Graal. Ma i Templari, come sappiamo, arrivarono troppo tardi e ottennero solo, forse, il Medaglione senza sapere però come decifrare il codice.
Tra storia, leggenda, astrologia e scienza
I latini dicevano che “Scientia potentia est” cioè che la Conoscenza è potere, e avevano ragione da vendere. Probabilmente quella del Santo Graal non è altro che la ricerca di questa Conoscenza antica andata perduta nel tempo.
Secondo Albert Pike, il più importante massone del XIX secolo “Chi acquisisce la scienza perduta potrà controllare il mondo”. Una ricerca spasmodica che va avanti fin dai tempi degli egizi e che, sembra, prosegua nel Terzo millennio. E’ il cammino dell’uomo e della civiltà che cerca disperatamente qualcosa di ancestrale perduto e sepolto nei meandri della memoria.
Ma cosa lega gli antichi egizi ai Catari, ai Templari, ai massoni alla nazionalsocialista Ahnenerbe e magari alla Cia e al Mossad?
La prima cosa potrebbe essere la religione. Possibile? Almeno all’apparenza sì. E cosa potrebbe unire dei cristiani ai culti pagani egizi? Il culto di Iside. Nel IV secolo a.C. dopo la conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno, il culto di Iside si espanse in tutto il mondo greco-romano. Quattro secoli dopo il culto misterico era in stretta concorrenza con il Cristianesimo proprio come il culto Mitraico. Secondo molti, dopo l’offensiva dei Padri della Chiesa cristiana il culto di Iside non fece altro che trasformarsi nei culti mariani (Iside è spesso raffigurata mentre allatta Horus e secondo i suoi fedeli non era altro che l’originaria Madonna). Anche la simbologia è similare come ad esempio l’uso della colomba, simbolo di pace del cristianesimo ma simbolo sacro per Iside; per non parlare della croce catara di fatto simile alla Ankh la croce simbolo della vita egizia. Che i catari in realtà adorassero ancora Iside? Che il vero reato (nascosto) di eresia fosse quello di adorare in realtà gli antichi Dei e che facendo così avrebbero messo in pericolo l’intero impianto della religione cristiana che non aveva fatto altro che soppiantare, acquisendoli, gli antichi culti?
Probabilmente siamo di fronte soltanto a fantasie o teorie complottiste ma esiste sicuramente qualcosa che va al di là della religione e dell’esoterismo. Forse la ricerca spasmodica e il controllo della scienza perduta degli uomini che costruirono le Piramidi risiede in una sola cosa: il controllo della Forza Vril, ossia l’unione tra due tipi di energie invisibili: l'energia astrale e l'energia terrena (tellurica). Due energie inscindibili, due forze che provengono rispettivamente da terra e cielo, e qui entrano in gioco gli antichi Egizi.
La Forza Vril, il Lapis Exillis, il nazismo esoterico e la linea millenaria che abbraccia l’umanità
Come abbiamo detto la Forza Vril non è altro che l’incontro tra l’energia astrale derivante dall'elevazione eliaca di Sirio, una stella grande quasi come il Sole. Questa elevazione sprigionerebbe l'energia astrale.
L’elevazione eliaca si ha quando Sirio, in primavera, si abbassa sotto l’orizzonte e sparisce dalla nostra vista per 70 giorni. Passato questo periodo si ha l’elevazione eliaca, cioè il risorgere di Sirio. Secondo i sacerdoti egizi alla sua levata, il Lapis Exillis, che funzionerebbe da catalizzatore perché contenente frammenti di minerali che assorbono e rilasciano una gran quantità di energia, avrebbe assorbito tutta l’energia astrale prodotta da Sirio.
All’energia astrale si deve aggiunge l’energia tellurica che deriva dai sistemi d’acqua primari che esistono nella terra sotto forma di minerali idratati. E’ considerato un fenomeno geofisico che emette radiazioni che può essere accresciuto da variazioni nel campo magnetico. L’unione di queste due forze darebbe vita alla forza Vril che, secondo alcuni studiosi, permetterebbe il viaggio nel tempo.
Ne erano convinti anche i vertici della Germania di Adolf Hitler, talmente convinti da creare una sezione speciale delle SS: l’Ahnenerbe, un ramo accademico, con sede nel castello di Wewelsburg, suddiviso in 50 sezioni e che aveva simbolo lo Schwarze Sonne, il Sole Nero, ovvero la forza Vril. Gli studi dell’Ahnenerbe, i cui membri erano fermamente convinti che le origini della Fisica, della Chimica e della biologia fossero codificati nei geroglifici, nei testi e nei monumenti degli antichi Egizi, furono molti e copiosi così come le spedizioni in giro per il mondo (le più note quelle in Tibet e a tal proposito non è irrilevante ricordare anche il sostegno, strano e particolare, di monaci tibetani e del Gran Muftì di Gerusalemme (una delle figure più importanti dell’Islam) al nazismo; purtroppo i suoi archivi ed i risultati delle ricerche non sono mai stati ritrovati. Distrutti o nascosti, trafugati o depositati negli scrigni segreti dei servizi di intelligence delle potenze vincitrici la Seconda Guerra Mondiale è difficile dirlo. Di fatto sono introvabili. Proprio come le carte, le mappe e gli archivi che i Templari custodivano nella biblioteca nella roccaforte di Parigi,scomparse per sempre poco prima della distruzione dell’Ordine.
Siamo di fronte, quindi, a una linea continua che attraversa la storia e lega civiltà, culture e religioni all’apparenza distinte e distanti tra loro ma che, probabilmente, hanno in comune molto più di quello che possiamo immaginare con la nostra mente fatta a compartimenti stagni.
Una linea che ha come principio immutabile l’antico Egitto che ha nelle Piramidi il fulcro della teoria astrale come pista per le due energie passando per il popolo ebraico, l’Arca dell’Alleanza, il tempio di Salomone, la comunità degli Esseni, i rotoli del Mar Morto, Gesù, il Cristianesimo i Templari e il lavoro effettuato per 9 anni sotto le rovine del Tempio di Gerusalemme,l’Islam, i Catari e la loro eresia, i Cavalieri di Cristo (templari fuggiti in Portogallo), la Scozia dei Saint Claire e della chiesa di Rosslyn (templari fuggiti dalla Francia di Filippo Il Bello con la flotta ancorata a La Rochelle), i viaggi in Islanda, e poi in Nuova Scozia e sull’isola di Oak (arrivo in America), i Rosacroce e la Massoneria, l’Ahnenerbe e l’Intelligence. Un viaggio lungo 3.000 anni ed ancora in alto mare, sempre ammesso che non si tratti di mera utopia.
Di certo c’è soltanto il fatto che questa Forza Vril, qualora fosse esistita, apparteneva a una scienza egizia complessa i cui segreti risiedono tra le stelle e nei geroglifici.
L’Islam e il Lapis Exillis
Il rapporto stretto, che fu poi utilizzato come uno dei grimaldelli papali, tra i Templari e gli uomini del Saladino e dell’Islam in genere sono noti. Ma non quelli tra l’Islam e le scienze perdute dell’antico Egitto. In effetti poco si sa ma il fatto che gli Arabi, provenienti dalla penisola arabica e conquistatori dell’Egitto e di tutta l’area mediorientale da sempre culla delle civiltà, furono maestri e cultori delle scienze matematiche e astronomiche non può considerarsi un caso. E’ evidente che un popolo dedito alla pastorizia non può aver sfornato all’improvviso teorie, dati e trattati. E’ evidente che ha invece acquisito una conoscenza antica e nascosta che poi nel tempo ha enunciato ai più.
Abu Ali Alhazan, matematico arabo nel X secolo stabilì il nesso tra algebra e geometria, membro della Dar Ul Hikmat, l’Accademia egizia delle scienze fondata nel IX secolo dal Califfato dei Fatimidi, scrisse il Ghayat Al Hakim “Il fine del Saggio” un manoscritto che si basava su antiche scritture egizie andate distrutte o perse secoli prima e conteneva i disegni del Sacro asse di Tebe.
L’Asse Sacro di Tebe e l’Axe Historique di Parigi
Nell’antica Tebe esisteva un asse che rappresentava il centro della scienza egizia senza il quale non era possibile convogliare l’energia astrale emanata da Sirio alla forza tellurica per dare origine alla Forza Vril. L’asse era costruito su un allineamento compreso tra i 26° nord-ovest in una direzione e 26° sud-est nell’altro. Era orientato verso il Sole eliaco di Sirio, stella della costellazione Canis Minoris, due volte più grande del sole e 20 volte più luminosa di esso e serviva ad unire il tempio di Luxor al tempio di Karnak e a convogliare la forza sprigionata da Sirio.
L’asse di Tebe, incredibilmente, ha un gemello in Europa, nella fattispecie a Parigi. Fantasioso? Tutto è possibile, ma quel che a noi oggi sembra assurdo e improponibile non lo era per gli antichi e per altri personaggi vissuti nei secoli non distanti dal nostro.
E’ strano che questo asse parigino o “Axe Historique” sia costruito secondo lo stesso allineamento di Tebe?
L’inizio ufficiale dei lavori dell’Axe ebbe inizio nel 1564 quando Caterina de Medici ordinò la creazione dei Giardini Tuileries e ci sono voluti 400 anni per il suo completamento.
L’Asse ideale parte dal vertice della Piramide del Louvre (l’ex castello reale francese divenuto museo il 10 agosto 1793) voluta dall’allora Presidente Mitterand (noto massone), attraversa i Giardini Tuileries, Place de la Concorde fino a giungere agli Champs Elysees.
Altra particolarità, che evidentemente nasconde al suo interno qualche messaggio esoterico, è il fatto che dirigendosi verso ovest la distanza tra i monumenti presenti sull’asse raddoppia sempre e con esso raddoppiano anche le dimensioni di ognuno dei 3 archi presenti sul percorso che, ancora un caso, termina con le Grand Arché eretto nel 1989.
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