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venerdì 15 aprile 2011

Il fuoco e i sacrifici


Le religioni nascono perchè gli dèi hanno fatto miracoli e prodigi e gli uomini ne chiedono sempre altri. Sono essenzialmente sistemi simbolico culturali di alleanza con gli dèi per avere continuamente da loro miracoli e prodigi.
Il Rito Religioso unico e fondamentale di tutte le religioni è il rito che si fa per chiedere il Sacro e avvenga il miracolo. Questo è il rito del sacrificio, ossia fare sacro ciò che non lo è. Per chiedere agli dèi il Sacro, gli uomini universalmente fanno il rito del sacrificio: questo è universale, appartiene all'homo religiosus, ne è un archetipo.
Se il mondo degli uomini si separa dal sacro c'è il pericolo che perda vitalità e perisca. Il sacro, il potere divino è forza e vita ma appartiene ad una dimensione che non è quella dell'uomo. Il rito del sacrificio è la modalità con cui gli uomini di tutti i tempi cercano di portare il sacro nel loro mondo, per salvarlo dal nonsenso, dal caos e dalla sparizione, stabiliscono una comunicazione con il divino per realizzare l'unione con esso.
Il Centro
L'uomo religioso scopre attraverso i fatti di rivelazione il significato delle cose, la verità. Più l'uomo è religioso, più si sottrae alla irrealtà di un divenire senza significato.
Come fa? Cerca di riportare le cose, la vita, la storia nel principio, là dove tutto ha origine e significato, al Centro , dove il profano attinge al Sacro.
La tendenza dell'uomo religioso in tutte le culture antiche è quella di riportare ogni atto al Centro del Mondo , consacrarlo. L'ideale dell'uomo religioso, è di compiere ogni sua azione in maniera rituale, di farne in altri termini un sacrificio.
L'atto compiuto con perfezione è sacro perchè è fatto sacro in origine, è sacrificio.
Se le jerofanìe sacralizzano il Cosmo, i riti (religiosi) sacralizzano la vita. Tutte le attività umane, fisiologiche e psicologiche possono diventare atti rituali così come tutte le cose possono diventare sacre.
Il mondo degli uomini non appartiene all'autenticità , è mutevole, erroneo, corruttibile, provvisorio;
il Sacro appartiene alla verità , alla realtà, all'eterno.
L'ideale dell'uomo antico è fare di tutta la propria vita un sacrificio, un rituale di atti archetipici (ossia originari, perfetti, carichi di sacro) cioè una vita autentica.
In ogni società arcaica e tradizionale esercitare la propria chiamata o vocazione significa per ciascun uomo compiere il sacrificio cioè diventare autentici.
Le forme di sacrificio cambiano ma rimane universalmente come un comportamento costitutivo dell' homo religiosus, cioè dell'uomo.
Il Rito
Nel rito del sacrificio gli uomini si comportano con gli dèi come con i potenti della terra.
Quando è necessario il potere di un Re per avere qualcosa che si ritiene vitale, indispensabile, allora si chiede udienza. Ci si presenta ben vestiti, ci si comporta con devozione e deferenza, si portano doni e si fanno suppliche. Tutto ciò avviene ritualmente, in modo ordinato, seguendo un cerimoniale simbolico che prepara alla grazia, al favore, passando attraverso un percorso ricco di significati ed emozioni. Oggi i riti di sacrificio sono percepiti come riti in cui gli uomini si spogliano dei loro beni per offrirli agli dèi perchè vengano consacrati cioè entrino nella sfera del sacro . Nell'antichità i tesori erano essenzialmente agricoli. La forma più semplice di sacrificio poteva essere il latte appena munto al mattino ed in India ad esempio ogni capofamiglia era tenuto a farlo. Le offerte erano costituite normalmente da primizie della terra, come cereali, legumi, frutti,o da bevande o profumi. Gli animali offerti erano più normalmente quelli allevati come ovini e bovini, ma anche piccioni quaglie, tortore, polli, etc. L'offerta o oblazione veniva posta su di una tavola sacra chiamata altare , a sua volta posto in luoghi legati alla divinità, alle jerofanìe, o nei templi.

Il rito del sacrificio avviene normalmente in tre fasi:
- l'elevazione delle offerte ( con la supplica e/o la lode)
- la consacrazione delle offerte da parte degli dèi e l'ottenimento del sacrificio, ossia l'offerta carica di Sacro
- la comunione, ossia la comunicazione del Sacro e unione agli dèi, con gli dèi , e se avviene compie i miracoli.
L'offerta o oblazione è ciò che l'uomo prende dalla natura ed eleva offrendolo alla divinità perché questa lo accolga e lo rivesta della sua Potenza, del Sacro (nel linguaggio biblico del suo Spirito).

Le offerte erano costituite normalmente da primizie della terra, come cereali, legumi, frutti e da bevande o profumi. Gli animali offerti erano più normalmente quelli allevati come ovini e bovini, ma anche piccioni, quaglie, tortore, polli. L'offerta o oblazione veniva posta su di una tavola sacra chiamata altare, a sua volta posto in luoghi jerofanici o nei templi.
Quando la divinità accetta l'offerta, la consacra, l'offerta cioè diventa sacra, viene rivestita di Sacro. L'offerta consacrata, carica di sacro, è il sacrificio (che significa appunto qualcosa fatto sacro).
Coloro che offrono sacrifici alla divinità sono sacerdoti e sacerdotesse (sacer in latino significa sacro e dot in greco dare-fare-formare ).
Lo spazio, il tempo, le persone, animali e cose che partecipano all'azione del sacrificio, sono sacri.
La giusta disposizione degli offerenti permette che il sacro agisca ed avvenga il miracolo.
Sacrificio e fuoco
Un ruolo importante nei riti di sacrificio è quello del fuoco, simbolo universale del Sacro. Nell'Induismo il Fuoco era il cocchiere degli dèi e solo per suo tramite si poteva accedere alla sfera del Sacro. Il Fuoco è lo spirito che porta in Cielo le preghiere degli uomini, avvicina alla Luce le loro offerte bruciandole, porta gli dèi a banchettare con gli uomini e poi li riconduce in Cielo. I testi antichi dell'India così come gli Avesta dello Zoroastrismo descrivono minuziosamente i riti sacrificali nei quali assumeva grande importanza il fuoco: il latte munto, offerta quotidiana agli spiriti, veniva versato nel focolare. Nei sacrifi più complessi le carni animali venivano offerte alla divinità e poi cotte con il fuoco per la parte riservata ai fedeli, o bruciate completamente (olocausto) per la parte riservata agli dèi. Anche le offerte di cereali venivano passate nel fuoco. Presso le tribù Arie il Fuoco era lo spirito che porta in Cielo le preghiere degli uomini, bruciando le loro offerte le avvicina alla Luce e diventano commestibili per gli dèi, porta gli dèi a banchettare con gli uomini e poi li riconduce in Cielo. Gli dèi rispondevano agli offerenti con larghe benedizioni, cioè favori, grazie, miracoli e prodigi.

Tipologie di sacrificio

- il sacrificio spirituale : preghiera , digiuno, elemosina, penitenza (ossia atti volontari di osservanza religiosa), il pellegrinaggio…
- il sacrificio di comunione : un’offerta animale, vegetale ,come simbolo della lode, del rispetto, della sottomissione, come simbolo di pentimento dei peccati e richiesta di perdono, per placare l’ira degli dèi, o per purificare una persona, una comunità, una cosa, un luogo... (sacrificio di omaggio, sacrificio di propiziazione, di espiazione…) viene consacrata dagli dèi e poi mangiata dagli offerenti affinchè il sacro li raggiunga e compia il miracolo.
- l'olocausto (ossia tutto bruciato): il fuoco trasformava l'offerta in cibo adatto agli dèi. Il fuoco è il simbolo del sacro che interviene a rendere l'offerta sacrificio. Bruciare l'offerta significa farla passare dalla dimensione della terra ad una dimensione più sottile, più vicina a quella spirituale, così da essere accolta dagli dèi. L'olocausto era considerato il sacrificio totale, completo.
Lo storico greco Erodoto (V a.C.) racconta nelle sue Storie:
«Dirò ora quello che ho saputo dei costumi dei Persiani. Essi non erigono statue, templi e altari agli dèi, perché lo giudicano illecito, e giudicano pazzi quelli che lo fanno. Infatti essi non credono che la divinità abbia forma umana. Salgono perciò sui monti più alti a fare sacrifici a Zeus, che concepiscono come l'intera volta celeste.
A colui che compie il sacrificio non è lecito pregare solo per se stesso, ma ha il dovere di invocare il bene del re e di tutti i Persiani, ritenendosi parte della comunità.
La festa principale per le singole persone è il giorno natale che celebrano con un pasto più ricco del solito. I ricchi mettono in tavola un bue, un cavallo, un cammello e un asino arrostiti interi nel forno; i poveri si accontentano di animali più piccoli.
Subito dopo se stessi, i Persiani stimano i vicini, poi i vicini di questi e così via. All'ultimo posto mettono i più lontani. Per loro i vicini sono i migliori, i lontani sono i peggiori.»
«Per gli Egiziani il sacrificio avviene in questo modo: dopo aver ben esaminato il toro, che deve essere tutto bianco, senza un solo pelo nero, conducono l'animale presso l'altare dove vogliono fare il sacrificio e accendono il fuoco. Quindi, versano sulla vittima del vino, e invocando la divinità la sgozzano e ne tagliano la testa. Il corpo dell'animale viene spellato, e dopo aver molto maledetto la testa, la portano al mercato (se là ci sono dei commercianti greci che la possono comprare), se no la gettano nel fiume. Maledicono queste teste dicendo che se deve avvenire qualcosa di male o al sacrificante in persona o all'Egitto intero, cada su quella testa. Per quel che riguarda le teste degli animali sacrificati e la libagione del vino, tutti gli Egiziani hanno questi stessi usi in tutti i sacrifici; e da ciò viene che nessun egiziano assaggerebbe la testa di nessun animale esistente. Ma l’estrazione delle viscere e la combustione è diversa a seconda dei diversi sacrifici. E dirò come accade nel culto di quella che è considerata la maggiore delle divinità, e che ha le maggiori solennità religiose. Quando hanno scuoiato il bue, recitano preghiere e vuotano il corpo degli intestini, lasciandovi i visceri e il grasso, tagliano le gambe, l'estremità della coscia e le spalle e il collo. Fatto questo, il resto del corpo del bue lo riempiono di pani puri e di miele, di uva passa e di fichi e di incenso e di mirra e di altri aromi, e riempitolo così, lo bruciano, versandovi sopra olio in abbondanza. Fanno il sacrificio dopo aver digiunato, e mentre le vittime bruciano tutti si percuotono. Ma quando hanno finito di percuotersi, celebrano un banchetto con quel che avevano messo da parte delle bestie sacrificate.»
Sacrifici umani
I sacrifici umani sono attestati in molti documenti e monumenti della antichità fenicia, aramaica, celtica, germanica, greco-romana, azteca, maya ed incas, ma non erano la norma.
Le oblazioni erano costituite da bambini, prigionieri, persone che dovevano accompagnare un defunto nel regno dei morti (Cina) nobili ed anche re. Molto più spesso le persone venivano sostituite con parti di esse, come i capelli, o da oggetti di appartenenza e di uso comune, ma anche con denaro, animali, specie di manichini di paglia...
Riferisce dei Germani lo scrittore Tacito:
«Onorano sopra tutti gli dèi Mercurio, al quale in giorni stabiliti sacrificano vittime umane. Placano invece Ercole e Marte con offerte di animali permessi. Una parte dei Suebi sacrifica anche a Iside, culto straniero proveniente non si sa bene da dove. Non chiudono gli dèi fra pareti di un tempio né li rappresentano in forma umana, cosa che ritengono indegna della grandezza divina. Boschi e foreste essi consacrano. Rispettano più che mai gli àuspici e i sortilegi».
Sacrifici divini
Si conoscono anche miti in cui è la divinità ad offrirsi per un sacrificio a favore dell'uomo:
- Demetra e Mithra , divinità venerate nella antica Tracia si sacrificavano, nel mito, per diventare cibo dell'uomo.
- Osiride, nel mito egizio antico sacrificava il proprio corpo per fecondare la terra e produrre frumento e uva.

fonte: www.corsodireligione.it

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