giovedì 14 aprile 2011
Corso base di Cartografia Nautica
Nelle ultime settimane ho proposto alcuni articoli che riportavano delle carte nautiche e alcuni portolani. Purtroppo questi argomenti sono in mano agli specialisti, in quanto la scuola pubblica non approfondisce le tematiche tecniche legate alla navigazione. Per riuscire a leggere, e capire, come funziona questa materia ho pensato di inserire un breve corso di cartografia e, grazie all'aiuto prezioso di Rolando Berretta che si è gentilmente offerto per una collaborazione, potrete grazie questo articolo provare a cimentarvi nella comprensione di questo mondo apparentemente misterioso. Seguite passo passo il testo e le immagini, buon lavoro.
Corso base di Cartografia Nautica
di Rolando Berretta
Volete diventare dei valenti cartografi medievali e rinascimentali ?
Procuratevi un quadernone a quadretti. (Verificate che i quadretti siano da 5 mm. sulle lunghe distanze tipo 30 o 40 cm). Procuratevi qualche pennarello e un righello da 50 cm (meglio da 60).
Piccola confessione: per anni ho cercato di capire come avessero realizzato le mitiche carte portolane. Ho sprecato quintali di fogli usando il compasso e non ne venivo a capo. Un giorno, finiti i fogli bianchi, costretto, ho utilizzato un foglio a quadretti A3. Mi si è spalancata la porta! Ecco come facevano!
Fig. 1
Questo semplicissimo disegno è alla base di tutta la cartografia portolana. Assegniamo un valore di 1 unità ad ogni cm quadrato. Il quadrato esterno è da 34 unità. Il giro di compasso, la mitica rosa dei venti, è da 26 unità. Una parte dello schema va realizzata passando sopra le linee esistenti nel foglio. Altre linee si tracceranno passando, con la massima precisione, negli incroci dei quadratini mentre una parte delle linee si dovranno tracciare …. con un trucco del mestiere. Questo è il trucco: ci sono delle diagonali che scalano di un quadratino ogni 5 sia in orizzontale sia in verticale. Se riuscite a vedere le diagonali verdi e arancioni noterete che scalano di un quadrato ogni 5 quadrati. Se si rispettano queste semplicissime regole si otterranno degli schemi perfetti geometricamente.
Fig. 2
Nostro compito è disegnare carte.
Ignoriamo tutto della cartografia moderna. Ignoriamo tutto delle materie che hanno a che fare con l’archivistica e diplomatica . Zero assoluto. Abbiamo notato, di contro, che tra Paleografi e Cartografi non c’è un linguaggio comune che permetta loro di dialogare.
Quindi si devono segnalare ai cartografi moderni quegli elementi utili a capire i loro colleghi medievali e rinascimentali.
Fig. 3
Cominciamo dalla collocazione dei “circoli” o Equatore, Tropici e C.Polari. Io le definisco “Linee Forti” per non elencarle tutte. L’Equatore, è ovvio, cade al centro dello schema “a base 34” che ho ribattezzato, modestamente, Schema RoBer.
I Tropici cadono a 5 (cinque) unità dall’Equatore. I Circoli Polari cadono a 9 (nove) unità dai Tropici o a 14 (quattordici) dall’Equatore.
Questi valori sono intoccabili; vanno bene per la maggior parte delle carte.
Quella linea azzurra, all’estrema sinistra del disegno, è la mitica Raya. Il mitico meridiano che divideva i possedimenti portoghesi da quelli castigliani.
Noterete sotto lo schema una moderna proiezione amalografica discontinua. E’ la proiezione moderna che riporta tutte le linee forti; Poli compresi.
Il meridiano centrale passa su Alessandria d’Egitto. Ho evidenziato il parallelo di Capo Verde con una linea arancione. Con un circoletto arancione l’incrocio delle isole di Capo Verde. Sempre in arancione ho evidenziato il mitico meridiano delle Azzorre. I circoletti neri sarebbero le 16 Bussole Minori della Rosa dei Venti per i Paleografi. Per me sono 16 nodi; nodi nel senso di incroci.
Nel 1500 troveremo diversi autori che usano giri di compasso da 26 unità.
Iniziamo dal bolognese Giovan Battista Agnese che operava a Venezia.
Impostato uno schema a base 34 si porta il suo giro di compasso al valore di 26 cm.
Ognuno dovrà sfruttare la sua fantasia per fare ciò e sovrapporre i due lavori.
Con i programmi di grafica a disposizione è difficile solo l’avvio. Mi raccomando di tracciare con la massima precisione le diagonali di 1 ogni 5.
Battista Agnese ci da un indizio fondamentale: riporta i gradi sull’Equatore.
Fig. 6
Per Agnese 34 unità corrispondono a 160°. Prendetene nota.
Fig. 7
Cercate tutte le carte di Agnese. Portatele tutte alla stessa scala. Sono tutte con giri di compasso da 26 unità. Provate ad affiancarle.
Fig. 5
Abbiamo visto che 34 unità valgono 160°. 26 unità valgono circa 120°. E’ evidente che le loro terre sono dilatate. Si sovrappongono molto prima dei 360°.
Battista Agnese ci aiuterà moltissimo a fare pratica e a capire.
Un consiglio. Questi schemi si capiscono, solo, se si realizzano materialmente.
A chi piace solo leggere... non ne verrà, mai, a capo.
Seconda parte.
Adesso proviamo a preparare una “Charta Universale” comprensiva di Equatore, Tropici, Circoli e …, anche se non compaiono, ci inseriamo i Poli. Utilizziamo una griglia di quadratini con distanza Nord/Sud di 34 quadratini. (Purtroppo ne occorreranno di più, sempre di più a partire dal 1520)
Fig. 7
Troverete, già disegnati, dei profili di terre. Grosso modo il Mediterraneo e l’Africa resteranno sempre con lo stesso profilo ; vedrete che, con il passare degli anni, l’Asia e l’America cambieranno forma e prenderanno la forma odierna.
Ho colorato in arancione il “parallelo” delle Isole del Capo Verde. Quella linea sembra che sia stata
confusa con l’Equatore. Vedrete molti schemi, con giro di compasso da 26, avere il loro centro su quella linea. Pian piano gli schemi si abbasseranno e il centro passerà sulla linea dell’Equatore:
è il caso del bolognese Giovan Battista Agnese che abbiamo visto nella prima parte.
Se riuscite a procurarvi le varie carte di G.B.Agnese potete tranquillamente fare un giro completo di
Charte che coprono i 360° della linea equinoziale (Equatore)
Sicuramente avrete dei problemi con i fogli : il formato A3 risulterà ristretto.
In questo caso si ricorre alla colla. Si incollano due fogli facendo attenzione che i quadretti siano ben allineati nella parte incollata.
A questo punto dobbiamo procurarci qualche charta per il nostro lavoro. Cerchiamo quelle che riportano i tropici e l’equatore. Poi vediamo se il loro giro di compasso è da 26.
Troveremo delle carte con diverse grandezze. Con un po’ di “occhio” dovremmo capire se hanno il giro di compasso da 26 o da… 13. Troveremo degli autori che hanno confuso i quadretti con i gradi
e, sebbene usino un giro di compasso da 26 unità, cercarono di mettere i tropici a 23° 27’ credendo che un singolo quadretto valga 5 gradi. E poi troveremo qualche cartografo stravagante.
Iniziamo da genovese Vesconte Maggiolo che operò verso il 1510.
Fig. 9
Altro lavoro di Vesconte Maggiolo
Fig. 10
Sempre a Genova.
E passiamo al genovese Nicolò Caveri (o De Canerio)
Sono due giri di compasso da 26. La parte americana è stata tagliata e riportata in Asia.
La carta è molto arcuata nella geometria…orizzontale E’ curvilinea.
Con tanta pazienza si riuscirà a vedere lo schema e a realizzarlo.
Realizzato Caveri… sarete dei VERI MAESTRI.
Non riporta le linee forti (equatore e tropici).
…sembra che abbia ricreato l’Asia con il pezzo dell’America.
La carta di Caveri (1504), per me, è la più antica del suo genere. E ci riserverà molte sorprese una
volta che la conosceremo bene.
Fig. 11
Buon lavoro. Questi autori bastano e avanzano per fare pratica … e per entrare in “sintonia” con gli
antichi cartografi.
Occhio…
Adesso faremo il primo salto di qualità:
Fig. 12 e 13
Un giro di compasso da 26, o schema primario,
ne nasconde un altro che possiamo definire
SECONDARIO e presenterà un giro di compasso da 13 unità sulle 4 diagonali.
Questa misura va rilevata sui quattro Nodi evidenziati. Mai sui nodi che sono sulle quattro direzioni principali . N-S-E-O.
Adesso presentiamo l’Atlante Catalano del 1378
(occhio alla linea verde: è il parallelo di Alessandria)
Fig. 14
Schema RoBer
Completo : 34 x 34
Giro compasso: 26 ( primario )
Giro compasso: 13 ( secondario )
Il secondario permetterà di
inserire il parallelo di Alessandria.
Permette, inoltre, di conoscere
Chi ha copiato senza capirci molto.
Permette di conoscere i MAESTRI
che studiavano e impostavano le carte oppure ci farà vedere gli abili Miniaturisti o Disegnatori che realizzavano ottime copie
solamente.
Abbiamo visto cos’è uno schema a Base 34 con un giro di compasso da 26. Abbiamo visto che un giro di compasso da 26 funge da primario per un secondario che misura 13 unità.
Fig. 15
Tipico esempio di schema a base 34 con primario da 26 e con secondario da 13 è l’Atlante Catalano.
Domanda secca: come si affiancano due schemi da 26?
Adesso vediamo come ha lavorato Juan de la Cosa, il cartografo ufficiale degli Spagnoli, l’uomo che deve aver visto, per forza, Cuba e il suo reale sviluppo.
Fig. 16
Non è stato in grado di affiancare due schemi da 26 per ricavarne 3 (tre) secondari da 13.
Ancora più grave è quest’altro errore…
Fig. 17
La sua America, in realtà, vale 13 e non 26. Lo dicono l’Atlante e la grandezza di Cuba e Spagnola. Sarebbero perfette con valore 13 su di un qualsiasi Atlante. Si copiava?
Corso base di Cartografia Nautica
di Rolando Berretta
Volete diventare dei valenti cartografi medievali e rinascimentali ?
Procuratevi un quadernone a quadretti. (Verificate che i quadretti siano da 5 mm. sulle lunghe distanze tipo 30 o 40 cm). Procuratevi qualche pennarello e un righello da 50 cm (meglio da 60).
Piccola confessione: per anni ho cercato di capire come avessero realizzato le mitiche carte portolane. Ho sprecato quintali di fogli usando il compasso e non ne venivo a capo. Un giorno, finiti i fogli bianchi, costretto, ho utilizzato un foglio a quadretti A3. Mi si è spalancata la porta! Ecco come facevano!
Fig. 1
Questo semplicissimo disegno è alla base di tutta la cartografia portolana. Assegniamo un valore di 1 unità ad ogni cm quadrato. Il quadrato esterno è da 34 unità. Il giro di compasso, la mitica rosa dei venti, è da 26 unità. Una parte dello schema va realizzata passando sopra le linee esistenti nel foglio. Altre linee si tracceranno passando, con la massima precisione, negli incroci dei quadratini mentre una parte delle linee si dovranno tracciare …. con un trucco del mestiere. Questo è il trucco: ci sono delle diagonali che scalano di un quadratino ogni 5 sia in orizzontale sia in verticale. Se riuscite a vedere le diagonali verdi e arancioni noterete che scalano di un quadrato ogni 5 quadrati. Se si rispettano queste semplicissime regole si otterranno degli schemi perfetti geometricamente.
Fig. 2
Nostro compito è disegnare carte.
Ignoriamo tutto della cartografia moderna. Ignoriamo tutto delle materie che hanno a che fare con l’archivistica e diplomatica . Zero assoluto. Abbiamo notato, di contro, che tra Paleografi e Cartografi non c’è un linguaggio comune che permetta loro di dialogare.
Quindi si devono segnalare ai cartografi moderni quegli elementi utili a capire i loro colleghi medievali e rinascimentali.
Fig. 3
Cominciamo dalla collocazione dei “circoli” o Equatore, Tropici e C.Polari. Io le definisco “Linee Forti” per non elencarle tutte. L’Equatore, è ovvio, cade al centro dello schema “a base 34” che ho ribattezzato, modestamente, Schema RoBer.
I Tropici cadono a 5 (cinque) unità dall’Equatore. I Circoli Polari cadono a 9 (nove) unità dai Tropici o a 14 (quattordici) dall’Equatore.
Questi valori sono intoccabili; vanno bene per la maggior parte delle carte.
Quella linea azzurra, all’estrema sinistra del disegno, è la mitica Raya. Il mitico meridiano che divideva i possedimenti portoghesi da quelli castigliani.
Noterete sotto lo schema una moderna proiezione amalografica discontinua. E’ la proiezione moderna che riporta tutte le linee forti; Poli compresi.
Il meridiano centrale passa su Alessandria d’Egitto. Ho evidenziato il parallelo di Capo Verde con una linea arancione. Con un circoletto arancione l’incrocio delle isole di Capo Verde. Sempre in arancione ho evidenziato il mitico meridiano delle Azzorre. I circoletti neri sarebbero le 16 Bussole Minori della Rosa dei Venti per i Paleografi. Per me sono 16 nodi; nodi nel senso di incroci.
Nel 1500 troveremo diversi autori che usano giri di compasso da 26 unità.
Iniziamo dal bolognese Giovan Battista Agnese che operava a Venezia.
Impostato uno schema a base 34 si porta il suo giro di compasso al valore di 26 cm.
Ognuno dovrà sfruttare la sua fantasia per fare ciò e sovrapporre i due lavori.
Con i programmi di grafica a disposizione è difficile solo l’avvio. Mi raccomando di tracciare con la massima precisione le diagonali di 1 ogni 5.
Battista Agnese ci da un indizio fondamentale: riporta i gradi sull’Equatore.
Fig. 6
Per Agnese 34 unità corrispondono a 160°. Prendetene nota.
Fig. 7
Cercate tutte le carte di Agnese. Portatele tutte alla stessa scala. Sono tutte con giri di compasso da 26 unità. Provate ad affiancarle.
Fig. 5
Abbiamo visto che 34 unità valgono 160°. 26 unità valgono circa 120°. E’ evidente che le loro terre sono dilatate. Si sovrappongono molto prima dei 360°.
Battista Agnese ci aiuterà moltissimo a fare pratica e a capire.
Un consiglio. Questi schemi si capiscono, solo, se si realizzano materialmente.
A chi piace solo leggere... non ne verrà, mai, a capo.
Seconda parte.
Adesso proviamo a preparare una “Charta Universale” comprensiva di Equatore, Tropici, Circoli e …, anche se non compaiono, ci inseriamo i Poli. Utilizziamo una griglia di quadratini con distanza Nord/Sud di 34 quadratini. (Purtroppo ne occorreranno di più, sempre di più a partire dal 1520)
Fig. 7
Troverete, già disegnati, dei profili di terre. Grosso modo il Mediterraneo e l’Africa resteranno sempre con lo stesso profilo ; vedrete che, con il passare degli anni, l’Asia e l’America cambieranno forma e prenderanno la forma odierna.
Ho colorato in arancione il “parallelo” delle Isole del Capo Verde. Quella linea sembra che sia stata
confusa con l’Equatore. Vedrete molti schemi, con giro di compasso da 26, avere il loro centro su quella linea. Pian piano gli schemi si abbasseranno e il centro passerà sulla linea dell’Equatore:
è il caso del bolognese Giovan Battista Agnese che abbiamo visto nella prima parte.
Se riuscite a procurarvi le varie carte di G.B.Agnese potete tranquillamente fare un giro completo di
Charte che coprono i 360° della linea equinoziale (Equatore)
Sicuramente avrete dei problemi con i fogli : il formato A3 risulterà ristretto.
In questo caso si ricorre alla colla. Si incollano due fogli facendo attenzione che i quadretti siano ben allineati nella parte incollata.
A questo punto dobbiamo procurarci qualche charta per il nostro lavoro. Cerchiamo quelle che riportano i tropici e l’equatore. Poi vediamo se il loro giro di compasso è da 26.
Troveremo delle carte con diverse grandezze. Con un po’ di “occhio” dovremmo capire se hanno il giro di compasso da 26 o da… 13. Troveremo degli autori che hanno confuso i quadretti con i gradi
e, sebbene usino un giro di compasso da 26 unità, cercarono di mettere i tropici a 23° 27’ credendo che un singolo quadretto valga 5 gradi. E poi troveremo qualche cartografo stravagante.
Iniziamo da genovese Vesconte Maggiolo che operò verso il 1510.
Fig. 9
Altro lavoro di Vesconte Maggiolo
Fig. 10
Sempre a Genova.
E passiamo al genovese Nicolò Caveri (o De Canerio)
Sono due giri di compasso da 26. La parte americana è stata tagliata e riportata in Asia.
La carta è molto arcuata nella geometria…orizzontale E’ curvilinea.
Con tanta pazienza si riuscirà a vedere lo schema e a realizzarlo.
Realizzato Caveri… sarete dei VERI MAESTRI.
Non riporta le linee forti (equatore e tropici).
…sembra che abbia ricreato l’Asia con il pezzo dell’America.
La carta di Caveri (1504), per me, è la più antica del suo genere. E ci riserverà molte sorprese una
volta che la conosceremo bene.
Fig. 11
Buon lavoro. Questi autori bastano e avanzano per fare pratica … e per entrare in “sintonia” con gli
antichi cartografi.
Occhio…
Adesso faremo il primo salto di qualità:
Fig. 12 e 13
Un giro di compasso da 26, o schema primario,
ne nasconde un altro che possiamo definire
SECONDARIO e presenterà un giro di compasso da 13 unità sulle 4 diagonali.
Questa misura va rilevata sui quattro Nodi evidenziati. Mai sui nodi che sono sulle quattro direzioni principali . N-S-E-O.
Adesso presentiamo l’Atlante Catalano del 1378
(occhio alla linea verde: è il parallelo di Alessandria)
Fig. 14
Schema RoBer
Completo : 34 x 34
Giro compasso: 26 ( primario )
Giro compasso: 13 ( secondario )
Il secondario permetterà di
inserire il parallelo di Alessandria.
Permette, inoltre, di conoscere
Chi ha copiato senza capirci molto.
Permette di conoscere i MAESTRI
che studiavano e impostavano le carte oppure ci farà vedere gli abili Miniaturisti o Disegnatori che realizzavano ottime copie
solamente.
Abbiamo visto cos’è uno schema a Base 34 con un giro di compasso da 26. Abbiamo visto che un giro di compasso da 26 funge da primario per un secondario che misura 13 unità.
Fig. 15
Tipico esempio di schema a base 34 con primario da 26 e con secondario da 13 è l’Atlante Catalano.
Domanda secca: come si affiancano due schemi da 26?
Adesso vediamo come ha lavorato Juan de la Cosa, il cartografo ufficiale degli Spagnoli, l’uomo che deve aver visto, per forza, Cuba e il suo reale sviluppo.
Fig. 16
Non è stato in grado di affiancare due schemi da 26 per ricavarne 3 (tre) secondari da 13.
Ancora più grave è quest’altro errore…
Fig. 17
La sua America, in realtà, vale 13 e non 26. Lo dicono l’Atlante e la grandezza di Cuba e Spagnola. Sarebbero perfette con valore 13 su di un qualsiasi Atlante. Si copiava?
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