venerdì 3 settembre 2010
Scoperto un relitto del Bronzo a Devon, in Gran Bretagna
Gran Bretagna, Devon. Scoperto un relitto del Bronzo
Autore: Redazione Archeorivista
Uno dei relitti più antichi del mondo è stato scoperto al largo dalla costa del Devon, (una contea del Regno Unito, che si trova sulla penisola della Cornovaglia), dopo essere rimasto sul fondale marino per circa 3.000 anni. La nave, di evidente tipologia mercantile, al momento del naufragio trasportava un carico di stagno, metallo estremamente prezioso per l’epoca, e centinaia di rudimentali lingotti di rame.
Gli esperti sostengono che la scoperta è “incredibilmente eccitante” e fornisce nuovi elementi di prova riguardo l’estensione e la complessità dei legami commerciali tra la Gran Bretagna e l’Europa continentale durante il Bronzo, nonché la notevole abilità di navigazione della popolazione di questo periodo.
Il rame e lo stagno venivano utilizzati per la fabbricazione del bronzo – che durante quel periodo era il prodotto primario delle lavorazioni e che veniva utilizzato nella fabbricazione, non solo di armi, ma anche di strumenti, utensili, gioielli, ornamenti di vario tipo e anche altri oggetti di uso quotidiano.
Gli archeologi ritengono che il rame, ma forse anche lo stagno, venisse importato in Inghilterra e avesse la sua origine in diversi luoghi di estrazione sparsi in tutta Europa, piuttosto che provenire da un’unica località. Questo dato dimostrerebbe l’esistenza di una complessa rete di percorsi commerciali in tutto il continente europeo. Gli archeologi dell’Università di Oxford stanno svolgendo ora ulteriori analisi chimiche del carico al fine di stabilire le sue esatte origini in termini di miniere di estrazione. Tuttavia, già a una prima valutazione si pensa che il rame provenisse da miniere localizzate nella penisola iberica, nelle aree alpine dell’Europa, e in particolare in quella che oggi è la Svizzera; è possibile inoltre che vi fossero luoghi di estrazione in Francia, nel Massif Central, o addirittura in Austria.
L’importanza della scoperta risiede anche nel fatto che è la prima volta che vengono trovati in Gran Bretagna dei lingotti di stagno risalenti a questo periodo. Questa è una scoperta che potrebbe supportare la teoria secondo la quale lo stagno all’epoca veniva estratto nel sud ovest della Gran Bretagna. Se così non fosse, allora è probabile che provenisse anch’esso dalla penisola iberica o dalla Germania orientale.
Il relitto è stato trovato a 300 metri dalla costa, su un fondale di circa dieci metri, in una baia vicino Salcombe, nel Devon meridionale, da un team di archeologi subacquei dilettanti che fanno parte del South West Maritime Archaeological Group.
In totale, sono stati recuperati circa 295 reperti, per lo più pani di metallo, che raggiungono un peso totale di oltre 84 kg. Il carico recuperato include 259 lingotti di rame e 27 di stagno. E’ stata trovata anche una spada di bronzo, due oggetti in pietra che potrebbero essere proiettili da fionda e tre torques d’oro o braccialetti.
La squadra di ricercatori deve ancora portare alla luce i resti dello scafo, ammesso che siano sopravvissuti fino ad oggi e non siano stati invece cancellati dal tempo e dalla corrosione. Tuttavia, gli esperti ritengono che il relitto fosse lungo circa 13,5 metri e largo fino a un massimo di circa 2 metri; si pensa che sia stato costruito con delle tavole di quercia unite tra loro, oppure con una struttura in legno ancorata a una rudimentale chiglia. L’ equipaggio doveva essere di circa 15 persone e assicurava la propulsione mediante pagaie o rudimentali remi.
Gli archeologi ritengono che questo modello di imbarcazione, per quanto apparentemente rudimentale, fosse tranquillamente in grado di attraversare il Canale della Manica tra Devon e la Francia, collegando in questo modo l’isola con le diverse reti commerciali europee, ed evitando inoltre di dover viaggiare lungo la costa per andare a utilizzare il passaggio tra le moderne Dover e Calais, che permette di passare il Canale in un punto più stretto.
Anche se il carico della nave veniva da lontano cioè dall’ Europa meridionale, è improbabile che il viaggio si svolgesse tutto a bordo della stessa imbarcazione, ma veniva piuttosto compiuto attraverso vari tratti costieri di breve durata grazie all’utilizzo di una serie di barche differenti.
Il sito del relitto si trova in un fondale chiamato Wash Gully; a terra vi sono ampie tracce di campi coltivati in età preistorica e di capanne dell’età del Bronzo, e si ritiene che la nave sia probabilmente affondata durante il tentativo di prendere terra per raggiungere questi insediamenti, oppure durante un passaggio in navigazione lungo la costa. Quest’ultima è notoriamente infida ed è anche presente nelle vicinanze una scogliera sommersa, che potrebbe aver causato l’affondamento della nave.
Il lavoro di recupero del carico del relitto ha avuto luogo tra febbraio e novembre del 2009, ma la scoperta non è stata annunciata fino all’appuntamento con l’ “International Shipwreck Conference” che si è tenuta a Plymouth.
I ritrovamenti sono stati segnalati sia all’ “English Heritage” che al “Receiver of Wreck”, gli enti che amministrano tutti i ritrovamenti subacquei che avvengono nelle acque della Gran Bretagna. I reperti recuperati verranno consegnati al British Museum nel corso del mese di marzo 2010. Essi saranno valutati in modo indipendente e il Museo pagherà alla squadra il premio di rinvenimento.
Mick Palmer, il Presidente del “South West Maritime Archaeological Group”, ha detto: “per le isole britanniche questa scoperta è estremamente importante. Questa era una nave da trasporto di grande scala. Laggiù c’è molto di più e quindi proseguiremo certamente nelle nostre ricerche. Prevediamo con fiducia che verrà trovato ancora altro”.
Dave Parham, docente di archeologia marina presso l’ Università di Bournemouth e membro del team, ha detto: “È come se stessimo vedendo un documentario sul commercio dell’epoca. Nello studio delle antiche merci che venivano trasportate oltre Manica stiamo vivendo una fase nuova: non siamo infatti limitati allo studio di quelle trovate stoccate in qualche deposito disperso sul territorio, ma stiamo esaminando questi materiali direttamente sulla barca che li trasportava”.
“Tutto ciò che era sulla nave è affondato con essa è giace da qualche sui quei fondali. Questa nave è quella che oggi potremo chiamare un portarinfusa. Trasportava grandi quantitativi di ciò che per quell’epoca erano importanti materie prime.”
Il Dr Peter Northover, uno scienziato che lavora presso l’Università di Oxford, ha analizzato il ritrovamento e ha affermato: “Questo carico raggruppa i prodotti nativi di una moltitudine di paesi, localizzati in tutta l’ Europa, lungo la costa atlantica e nell’ entroterra; è quindi il risultato di una combinazione dei luoghi e mostra la grande diversità di fonti realizzata dal commercio dell’epoca”.
“I commercianti di metallo e gli artigiani che lo lavoravano scambiavano tra loro partite di metallo. Esso veniva trasportato attraverso vari passaggi, movendosi lungo le varie reti di collegamento esistenti in Europa e in Gran Bretagna; lo scambio di metallo avveniva come e quando ce n’era bisogno, secondo una ben precisa richiesta del mercato”.
Il dottor Stuart Needham, un archeologo che studia l’Età del bronzo, ha detto: “Tutto questo è davvero emozionante. Tutti sanno che l’uomo sta esplorando la terra da tempi quasi immemorabili, ma penso che la gente resterà sorpresa nel sapere che questi uomini erano già perfettamente in grado di affrontare le vie del mare a quell’epoca, andando su e giù per la costa atlantica, e addirittura attraversando la Manica. È palese che vi fosse un complesso reticolo di interazioni commerciali attivo in tutta Europa durante tutto quel periodo. Molte merci venivano trasportate via terra, ma è probabile che, già in questa fase storica, vi fossero delle reti di scambi marittimi piuttosto sofisticate con imbarcazioni che muovevano su rotte precise e guidate da esperti navigatori – persone in grado di leggere le maree e le stelle, che non uscivano certo in mare casualmente come se stessero per andare a pesca. L’esistenza di individui specializzati in questo settore, in grado di solcare le acque dell’Atlantico, rende realistica la possibilità che essi effettuassero una raccolta organizzata di materiali e materie prime in vari luoghi, creando poi dei punti di stoccaggio collocate lungo la costa. Sempre secondo Needham “Il cardine di questa rete di scambi potrebbe essere stata una flottiglia di piccole navi che intraprendevano brevi viaggi lungo costa. Ciò non esclude naturalmente che esistessero all’ epoca navi e uomini che intraprendere viaggi più lunghi, come appunto quello di cui stiamo studiando il naufragio”.
Un’altra nave del Bronzo era stata trovata precedentemente nei pressi di Salcombe, ma dal relitto erano stati recuperati soltanto 53 reperti. Altri otto oggetti, sempre risalenti all’Età del bronzo, sono stati recuperati in un terzo sito sommerso, nelle vicinanze, e ciò indica la possibile esistenza in quel tratto di mare di un altro relitto coevo.
L’unico altro relitto dell’ Età del Bronzo trovato nel Regno Unito venne scoperto sulla terraferma, o meglio sul bagnasciuga, a Dover and North Ferriby, sull’Humber. Ben Roberts, specialista dell’archeologia di quel periodo al British Museum, parlando del relitto di recente scoperta ha sostenuto: “è un ritrovamento incredibilmente stimolante dal punto di vista scientifico e quello che abbiamo qui è davvero una eccellente testimonianza delle antiche pratiche di commercio. Non siamo a conoscenza di molti siti di questo tipo e la possibilità di studiare questo è una vera rarità. È infatti quasi impossibile riuscire a scoprire tracce di questo tipo di attività colte nell’atto dello svolgimento, ossia del trasporto. È probabile che su queste imbarcazioni che attraversavano il Canale ci fossero anche degli animali e passeggeri”.
http://www.archeorivista.it/003535_gran-bretagna-devon-scoperto-un-relitto-dell-eta-del-bronzo-2/
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