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domenica 26 settembre 2010

I monaci orientali


San Basilio e i monaci orientali 1° parte di 3
di Rossana Martorelli

L’archeologia cristiana parte convenzionalmente dalla nascita di Cristo e arriva fino a Papa Gregorio Magno, nel VI-VII secolo, un personaggio che ha avuto un ruolo importante anche in Sardegna. L’archeologia medievale si fa iniziare convenzionalmente dall’occupazione dei Vandali, alla metà del V secolo, e si conclude con la scoperta dell’America, alla fine del XV secolo, in quanto la scoperta del nuovo mondo sposta il baricentro economico dal Mediterraneo all’Atlantico.
Betlemme e Gerusalemme sono i centri interessati alla nascita e morte di Cristo e proprio in quest’ultima città si forma la prima comunità cristiana, con discepoli e apostoli che iniziano a viaggiare e a portare le idee ovunque. Emblematici sono Pietro e Paolo, che moriranno a Roma. Paolo compì 4 viaggi missionari che lo portarono a visitare il Mediterraneo orientale e buon parte di quello Occidentale. Secondo una diffusa tradizione, ma assolutamente priva di fondamento, il Cristianesimo sarebbe arrivato in Sardegna proprio con San Paolo che, navigando verso la Spagna, avrebbe toccato il porto di Cagliari introducendo il cristianesimo. Quando inizia la vicenda di Cristo, il Mediterraneo era interamente compreso nell’impero romano. Anche l’Europa era romana, tranne parte delle attuali Germania, Ungheria e Russia, ossia i luoghi da cui partiranno le popolazioni barbariche che porranno fine all’impero romano. Cristo nacque quando era imperatore Augusto e morì sotto l’impero era nelle mani di Tiberio. La Sardegna era una delle province romane e quindi assorbì gran parte delle idee religiose del cristianesimo, andando a sostituire le precedenti divinità pagane. Già all’epoca di Tiberio abbiamo la prima diffusione delle idee cristiane in Sardegna. Fonti antiche segnalano una colonia di ebrei e di seguaci del culto egizio di Iside deportata in massa in Sardegna. Il cristianesimo nasce nell’ambito della comunità ebraica; pertanto è verosimile che proprio tramite questo primo nucleo di ebrei arrivati nell’isola sia stato introdotto nei pensieri delle comunità sarde. Abbiamo testimonianze archeologiche di questa comunità ebraica, come ad esempio una lucerna con la rappresentazione del candelabro ebraico. In Sardegna venivano anche deportati i condannati ai lavori forzati per lavorare nelle cave di granito e nelle miniere, forse a Metalla. Sotto l’imperatore Commodo, infatti, abbiamo fonti che parlano di una grande quantità di cristiani che furono deportati in Sardegna, fra i quali Papa Callisto, poi liberati dalla concubina dell’imperatore, simpatizzante per i cristiani, che convinse le autorità a far ritornare molti di questi cristiani.
Le fonti dicono che Ponziano, papa vissuto alla metà del III secolo, fu deportato “in un’insula nociva presso l’isola di Sardegna”. Ponziano è uno dei due papi che hanno conosciuto il proprio successore (l’altro è Celestino V), poiché quando fu deportato, per non lasciare i cristiani senza una guida, rinunciò al suo mandato e fu sostituito da Fabiano. Quest’ultimo, alla morte di Ponziano, si recò in Sardegna per prenderne le spoglie e trasferirle in una catacomba romana, quella di Callisto. L’epigrafe della lapide funeraria è scritta in greco e recita Pontianos Episcopos.
Al 314 risale la più antica testimonianza certa della presenza di cristiani in Sardegna. L’antica Karales aveva un vescovo di nome Quintasio, capo di una chiesa locale, e di un prete, Ammonius, che partecipò insieme al vescovo, ad un concilio indetto dall’imperatore Costantino ad Arles, in Francia, per discutere una delle tante eresie che si stavano sviluppando in quel periodo. Il cristianesimo si diffonde prima nelle città portuali, quelle che hanno più contatti con l’esterno. In un cubicolo sotterraneo scavato nel cimitero di Bonaria a Cagliari ci sono delle pitture murali, oggi quasi completamente scomparse, che fortunatamente furono copiate da archeologi della fine dell’Ottocento. La prima scena raffigura il mito di Giona, tratto dall’Antico Testamento. Il profeta aveva ricevuto da Dio il compito di andare a convertire all’ebraismo gli abitanti della città di Ninive, ma Giona si rifiutò e si imbarcò clandestinamente su una nave che, una volta in mare aperto, si imbatté in una tempesta. Gli antichi pensavano che le calamità naturali fossero una punizione di Dio e, scoprendo Giona, gli attribuirono le colpe e lo gettarono in mare. Giona venne inghiottito da un mostro marino, rimase tre giorni nella sua pancia ma poi viene rigettato fuori e decise di andare a compiere la missione. Evidenti sono le analogie con Cristo, incaricato di compiere una missione, nel sepolcro per tre giorni e poi risorto.

Nell’altra scena si vede una barca alle prese con una tempesta. Alcuni individui cercano faticosamente di salire su una passerella, ma non tutti riescono nell’impresa. Nella simbologia antica la barca è la Chiesa e riuscire a salire sulla barca significa salvarsi, ma non tutti riescono ad essere dei buoni cristiani, ossia non si comportano secondo i principi cristiani. Probabilmente questa immagine è stata eseguita nel periodo di passaggio fra paganesimo e cristianesimo, quando c’era indecisione.
La Basilica di San Saturnino nasce a Cagliari su una necropoli prima pagana e poi frequentata dai cristiani. Alla città di Cagliari si lega in parte anche la vicenda di S. Efisio. Nella sua prigione (il cd. “Carcere di Sant’Efisio”) c’è una colonna e la tradizione vuole che le catene che legavano il santo fossero proprio incernierate in questa colonna, come a Roma, dove è la colonna alla quale si ritiene fosse legato San Pietro. Altri santi antichi sono San Lussorio, a Fordongianus, dove nella cripta sotto la chiesa attuale sono i resti delle tre sepolture che si pensa fossero di Lussorio, Cesello e Camerino, legati dai documenti agiografici agli antichi cristiani. Nell’epigrafe murata su un fianco della chiesa si legge: “qui si sparse il sangue del beatissimo Lussorio”.
Porto Torres è legata, invece, alla memoria del suo martire San Gavino ma dalle fonti apprendiamo che ne ebbe altri due (Proto e Ianuario).
I martiri sono coloro che pur di non rinunciare alla propria fede hanno sacrificato la vita. Nella cristianità antica si conoscono anche i traditori, i cosiddetti “lapsi”, ossia coloro che per salvare la propria vita all’ultimo momento hanno dichiarato di non essere cristiani. Ci sono anche i “confessori”, persone che hanno salvato la vita per condizioni indipendenti dalla loro volontà, magari perché finiva la persecuzione. Ogni religione ha questi martiri, poi diventati oggetto di culto. e attorno alle tombe di questi personaggi furono costruite delle chiese, monumentalizzate ed eseguite delle pitture. I pagani avevano il loro eroe Ercole, i cristiani i martiri. Oltre i martiri ci sono i santi, ossia coloro che, pur non essendo legati ad un martirio, vivono una vita esemplare e muoiono di malattia o di povertà, non necessariamente uccisi. Anche in questi casi si parte da una semplice tomba, attorno alla quale poi si fa un percorso per agevolare il passaggio dei pellegrini per la preghiera, poi si edifica una chiesa, che funge da polo di attrazione per la comunità e gradualmente si formano villaggi e città.
Le religioni hanno al loro interno una simbologia ben precisa: fra i cristiani sono diffuse le croci e il pesce, simbolo di Gesù perché nel II secolo era stato composto in Asia Minore un poemetto che inneggiava al Cristo, alla resurrezione e ai concetti principali del cristianesimo nascente. Le lettere iniziali di tutti i versi, lette in verticale davano la scritta “ichtys”, termine greco che indica “pesce”. Ancora oggi “ittico” indica tutto ciò che riguarda i pesci e da allora, quando si voleva rappresentare simbolicamente il Cristo, si ricorreva all’immagine del pesce. Siamo in un periodo in cui la religione cristiana è ancora illecita e si sente la necessità di creare una sorta di codice di lettura. Ci sono anche marchi di fabbrica, generalmente in ceramica, per pani eucaristici, utilizzati per la comunione, come ad esempio quello ritrovato in un piccolo centro vicino a Cabras, San Giorgio. Oggi non c’è più ma sono stati ritrovati i resti di una chiesa e di un archivio. In questo oggetto c’è un individuo con l’aureola e la scritta intorno ci dice che è San Giorgio. Allora non esistevano le ostie e la comunione veniva data con dei pezzi di pane, come si fa ancora oggi in Grecia e in quei luoghi dove si svolge la liturgia ortodossa bizantina.
Nel V secolo l’impero romano si disgrega e rimane solo la parte orientale. I Vandali, dal nord Europa, passano attraverso la Francia, la Spagna, lo Stretto di Gibilterra e conquistano l’Africa Settentrionale, forse fino ad Alessandria d’Egitto, formando un regno di cui farà parte anche la Sardegna che, quindi, si stacca dall’impero romano. L’isola rimarrà a lungo una provincia d’Africa.
I Vandali erano ariani, ossia cristiani che però non credevano a tutti i dogmi della Chiesa di Roma, ad esempio nella verginità di Maria e davano a Cristo un aspetto umano. I cattolici riconoscono tre entità consustanziali: Padre, Figlio e Spirito Santo ed è ciò che si recita nel Credo. Gli Ariani vedono il Figlio non all’altezza del Padre e prevaleva la parte umana. Inoltre non credevano nel papa e nei martiri.
Alcune popolazioni erano tolleranti, come i Goti, pur occupando l’Italia, non hanno mai creato problemi ai cattolici; invece i vandali, che non amavano combattere e non erano abili governanti, assunsero l’arianesimo come propria identità nazionale e condussero la loro politica mischiandola con la religione, prendendo una decisione rigorosa: chi non era ariano doveva lasciare il territorio. Fu così che circa 200 vescovi e fedeli africani furono mandati in esilio in Sardegna e poi in Corsica. Questa nuova ondata di religione cristiana che arrivò, e in parte si fermò a Cagliari, occupò anche l’interno dell’isola e diffuse nelle campagne il cristianesimo. Le zone più arretrate, lontane dalla città, ricevettero dunque un impulso da questi vescovi e si convertirono, mentre nelle vicinanze del Gennargentu, i Barbaricini mantennero il loro paganesimo per molto tempo ancora.
Vicino a Santa Caterina di Pittinurri (Oristano) c’è il complesso di Cornus con una chiesa, il battistero, la residenza del vescovo e una chiesa per le cerimonie funebri circondata dal cimitero. L’archeologia, con lo studio dei materiali, consente di datare queste strutture all’epoca dell’arrivo dei vescovi africani.
Giustiniano, imperatore di Costantinopoli, decise di eliminare i vandali e le altre popolazioni barbariche e di riconquistare i territori per ricomporre l’intero impero romano. La Francia e la Spagna rimasero comunque in mano rispettivamente dei merovingi e dei visigoti.

Nei prossimi giorni le ultime due parti.

Fonte: Atti del convegno di San Basilio nella rassegna "Viaggi e Letture" a cura di Pierluigi Montalbano

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