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venerdì 18 gennaio 2019

Archeologia. La navigazione nell’età del Bronzo e la nascita dei Popoli del Mare. Articolo di Pierluigi Montalbano


Archeologia. La navigazione nell’età del Bronzo e la nascita dei Popoli del Mare.
Articolo di Pierluigi Montalbano

Fin dall’alba dei tempi, il Mar Mediterraneo fu considerato un mondo misterioso e ostile, popolato da mostri e divinità. Per le avverse condizioni del tempo, la navigazione era difficile soprattutto da Novembre a Marzo. La conquista di questo mare avvenne per tappe successive, e una volta domato dall’uomo favorì lo scambio d’idee, tecniche e culture diverse. L’evoluzione dei sistemi di navigazione e delle armi utilizzate per la difesa dai continui attacchi dei pirati, favorì lo sviluppo della civiltà, e le navi divennero un laboratorio privilegiato per sperimentare tecnologie innovative. Erano strumenti che consentivano di commerciare in maniera più agevole, sicura e rapida rispetto alle
vie terrestri, perché si poteva trasportare una maggior quantità di carico rispetto alle carovane, diminuendo i costi di spedizione. Per l’età del Bronzo, possiamo distinguere forme differenti di commercio. Prima del XVI a.C. era in uso uno scambio regolato dal reciproco invio di doni tra sovrani. Successivamente, i grandi imperi dovettero fronteggiarsi per il controllo delle rotte commerciali e per l’approvvigionamento di quei beni non disponibili nei territori controllati. Inizia una lunga stagione di imposizione di tributi, saccheggi e conflitti. Alla fine del II Millennio a.C., con il crollo dei grandi imperi e del sistema di palazzo, si nota la ripresa delle attività commerciali pacifiche, orientate al profitto. Nel Tardo Bronzo si assiste allo sviluppo di fiorenti commerci e scambi di doni tra le dinastie reali, a volte accompagnati dalla concessione di principesse in sposa a re stranieri per aumentare il prestigio internazionale di entrambi. Le terre del Vicino Oriente e l’area dell’Egeo inaugurano un’epoca di rapporti di reciprocità, testimoniati dalla quantità di ceramica micenea trovata lungo le coste del Mediterraneo, abbondante nel XIV e nel XIII a.C., di fabbricazione locale nel XII a.C., per scomparire completamente dal 1000 a.C.  Anche l’ampia diffusione dei metalli, conferma scambi internazionali dalla costa levantina a Cipro, all’Egeo e al Mediterraneo centrale. Il rame e lo stagno utilizzati per fabbricare il bronzo, sono trasportati e commercializzati in forma di lingotti a pelle di bue (ox-hide), a panelle rotonde o a barra, con diversi valori secondo il peso. Nelle navi, i lingotti ox-hide erano stivati uno sull’altro con le estremità allungate che facilitavano la presa, mentre i lingotti più piccoli, erano riposti in ceste. Nei testi provenienti da Kanish/Kültepe, si parla di sacche in cuoio e tessuti, impiegati dai commercianti assiri per il confezionamento dei carichi di stagno e argento.  Grazie alle informazioni ricavate dall’analisi del carico trovato nei relitti affondati, gli archeologi hanno ricostruito buona parte dei commerci antichi.
Nella costa meridionale turca, nel Golfo di Antalya, l’antica Licia, è stato individuato il carico dei relitti di Capo Ulu Burun e di Capo Gelidonya, affondati nel Tardo Bronzo. Il carico è differente. Il relitto di Ulu Burun, presentava un sigillo d’oro a forma di scarabeo con impresso il nome della regina Nefertiti, moglie di Akenaton, databile al 1330 a.C. circa, datazione confermata anche dalle analisi dendrocronologiche effettuate su un frammento di legna da ardere e parte del pagliolo. Per il relitto di Capo Gelidonya, le analisi chimiche hanno permesso di stimare una datazione del 1300 a.C. I due relitti sono stati individuati su un fondale roccioso in cui la sedimentazione è assente a causa del moto ondoso. Si tratta di due navi da trasporto, pur se non si esclude che potessero essere equipaggiate con una difesa armata. Inoltre, non sappiamo se siano affondate con un carico completo o se, invece, avessero già depositato parte di esso in altri porti. Visto il carico, probabilmente salparono da un porto siro-palestinese, forse Ugarit o Tel Abu Hawam dove gli archeologi hanno trovato ceramica di origine cipriota. C’è da dire che a Ugarit sono state trovate tracce di fusione per la produzione a stampo dei lingotti ox-hide, e questo porto è citato spesso nelle lettere di el-‘Amarna quale nodo strategico di passaggio delle merci dall’Oriente verso l’Occidente. La nave di Ulu Burun è più grande, e si nota una profonda differenza qualitativa delle merci nonostante la composizione del carico sia simile, con prodotti cananei, egizi, micenei e ciprioti. La nave di Ulu Burun trasportava prodotti pregiati: vasi in metallo, oggetti in avorio, manufatti in oro e argento, vaghi in vetro, armi di bronzo e spezie, tutti assenti nell’altra nave. Inoltre, l’impiego del dittico per registrare i prodotti imbarcati, una sorta di diario di bordo composto di due fogli in ebano legati da cerniere d’avorio, è attestato solo nelle grandi corti. Probabilmente la nave era parte di uno scambio internazionale tra i grandi porti sulla costa del Mediterraneo orientale. I due relitti testimoniano che nel XIV a.C. il mare era un’autostrada commerciale nella quale si svolgevano floride attività gestite dai grandi imperi. Lo scambio dei doni era effettuato al fine di ottenere altra merce e per consolidare alleanze politiche. La standardizzazione delle forme e del peso dei lingotti metallici è legata alla prerogativa di un’autorità centrale che lo ridistribuiva per le transazioni commerciali su larga scala. Dai rilievi egizi si rileva che l’estrazione e la lavorazione del metallo, in particolare il rame, erano appannaggio dei siriani, ma quelle zone erano controllate dagli ittiti, quindi la questione è assai più complessa. Con la fine dell’età del Bronzo, inizia il libero mercato, con imprenditori privati che si avvalgono di un sistema di scambi basato dalle leggi della domanda e dell’offerta. Gli strumenti di pagamento erano sempre i metalli ma le unità di misura differenti usate nei vari stati richiesero un sistema ponderale che equilibrasse le difformità. Il relitto di Capo Gelidonya potrebbe riferirsi a questa fase, perché l’assenza di materiali pregiati nel carico suggerisce un’attività di raccolta di metalli vari destinati al riciclaggio. In un testo cipro-minoico di Ugarit si parla di una nave mercantile privata proveniente da Cipro (Alashiya) che trasporta rame, bronzo e numerosi utensili di scarso valore quali lame, punzoni, scalpelli, incudini, mortai, martelli, mazze e lucidatrici di pietra, quasi tutti oggetti di manifattura siriana provenienti da un laboratorio di fusione individuato proprio nel porto di Ugarit, all’interno del palazzo di Ras Ibn Hani nel quale sono stati rinvenuti gli stampi per la fabbricazione dei lingotti ox-hide. E’ arduo definire la provenienza dei mercanti navali, perché non sempre i protagonisti degli scambi erano gli stessi importatori o esportatori. Generalmente, operavano degli intermediari, a volte dipendenti di palazzo gestiti dai governatori locali e, altre volte, operatori commerciali che mettevano le proprie navi a disposizione dei grandi sovrani. E’ in questo ambito che può essere inquadrata l’attività di quelle genti che nel secolo successivo misero a soqquadro i regni del Vicino Oriente e sono conosciuti come Popoli del Mare.

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