martedì 8 gennaio 2019
Archeologia della Sardegna. Sulky? Il vero nome potrebbe essere Šulgi Riflessioni di Gustavo Bernardino
Archeologia della Sardegna. Sulky? Il vero nome potrebbe
essere Šulgi
Riflessioni di Gustavo
Bernardino
Il rinomato centro sulcitano
di S. Antioco che ospita nel proprio territorio un numero rilevante di
testimonianze archeologiche attestanti la millenaria storia di questo luogo,
potrebbe riservare ulteriori sorprese sulla sua origine toponomastica.
Comunemente si suole
identificare S. Antioco con Sulky, la prima e più antica “città” della Sardegna
e per qualche studioso d'Italia. Sulky
viene definita “Fenicia” per i numerosi ed importanti reperti rinvenuti riconducibili
alla stessa civiltà. Gli archeologi che vi hanno
lavorato, però, hanno potuto constatare e documentare che oltre al periodo
fenicio/punico e successivamente romano, vi sono evidenti tracce di una
presenza ben testimoniata di civiltà precedenti risalenti al neolitico,
eneolitico e bronzo (SULKY di A. Unali -
SARDEGNA ARCHEOLOGICA - Guide e Itinerari n.54 - Carlo Delfino editore)
Tracce particolari vengono
attribuite alla civiltà nuragica.
La meravigliosa ed
affascinante “civiltà nuragica” a cui gli studiosi riconoscono una vita che va
dal 2100 c. a.C. al 700 c. a.C. vissuta
intensamente dalle comunità che la hanno caratterizzata, tra le quali
probabilmente la più importante era quella Shardana, ha permesso di sviluppare
al suo interno il fenomeno ingegneristico che si traduce col “megalitismo”.
Sono persuaso che tale fenomeno, trovi le sue origini con la costruzione del
“Forziere” di Monte Baranta, di cui ho trattato in un precedente lavoro dove ho
formulato l'ipotesi che il significato dell'oronimo sia riconducibile al nome
della divinità dell'acqua sumera, il dio Enki/Ea.
Può essere che etnie
provenienti dalla “Mezzaluna Fertile” in cerca di minerali, abbiano portato le
loro conoscenze costruttive e le tecniche di lavorazione delle pietre oltre
alle usanze e loro culti religiosi. Ci sono ragionevoli motivi per sostenere
che in quel periodo storico (fine del neolitico e primo periodo eneolitico) il
nostro territorio possa vantare la presenza di civiltà e culture provenienti da
oriente (Egitto, Mesopotamia) la cui convivenza e possibile integrazione con le
genti autoctone, ha dato origine alla civiltà nuragica e quindi al
“megalitismo”.
Sulky, nell'interpretazione
data da Salvatore Dedòla nel suo lavoro “NOU FAEDDARZU ETIMOLOGICU DESSA LIMBA
SARDA” vol. II “Edizioni Grafica del
Parteolla”, pag.1256.
“..ha base etimologica nel sumero šulhi cinta di mura fortificazione.....”.
Pur condividendo con
l'insigne Glottologo che l'origine del toponimo proviene dalla lingua sumerica,
mi permetto avanzare una ipotesi diversa sul significato.
Come ho potuto evidenziare in
un precedente lavoro, pubblicato in questa rivista in data 21/09/2018, in cui
ho scritto che il toponimo Uraš potrebbe essere
attribuibile alla regina dell'Olimpo sumerico moglie del dio più importante di
quella popolazione, il dio An, alla stessa stregua, il nome Sulky potrebbe
essere attribuito al dio-re Šulgi (pro.Sciulghi).
Di questo personaggio,
appartenente alla terza dinastia di UR, troviamo notizia nel lavoro di Giovanni
Pettinato “I SUMERI” Bompiani 2005; a pag. 283 ci dice che “...il divino Šulgi figlio del divino Urnammu, regnò 46 anni..”. Altre citazioni possiamo leggerle nei “Testi
Sumerici e Accadici” a cura di Giorgio R. Castellino UTET 2013 pagg. 169/173.
Nel suo lavoro Giovanni
Pettinato ci spiega che la III Dinastia di Ur è quella che ha consentito al
popolo sumerico di riconquistare l'impero dall'invasione delle orde barbariche
dei Gutei. Il primo re della III dinastia, Urnammu, padre di Šulgi si vanta di “controllare il paese dall'alto
verso il basso” e di “aver reso sicura la navigazione per mare e sui
fiumi”. A Šulgi vengono riconosciute doti di grande capacità
amministrativa e organizzativa ed inoltre gli si riconosce la paternità del
primo codice di leggi prodotto in Mesopotamia. Inoltre al II re della III
dinastia di UR viene attribuita la realizzazione di straordinarie riforme come
ci racconta Pettinato a pag. 291 del citato ”I Sumeri” tra cui la
divinizzazione del sovrano.
Altre
notizie su questo importante personaggio della storia sumera, le troviamo nel
libro di Mario Liverani “Antico Oriente” in cui questo sovrano viene definito
“..re delle quattro parti del mondo...”.
Apprendiamo
quindi che i Sumeri avevano le navi che navigavano nei mari e sui fiumi, a
questo proposito è indicativo un inno rivolto al dio Šamaš “...sempre
traversi il mare che si stende vasto che nemmeno gli Igigi ne conoscono
l'interno...”pag. 365 del volume di Castellino; è pertanto lecito pensare
che in qualche porto del Mediterraneo ci possa essere stato un incontro tra
equipaggi sumeri ed equipaggi sardi con probabile conseguente scambio di
informazioni sui rispettivi paesi.
Potrebbe
essere nata in questo modo la presenza di cultura sumerica nella nostra isola.
Si
può tentare quindi di ricostruire un possibile percorso, utilizzando le tracce
del loro cammino.
Se
prendiamo come riferimento il nome del dio-sovrano Šulgi, possiamo ipotizzare
che il primo punto d'arrivo sia proprio l'isola di S. Antioco e che qui abbiano
costruito il primo insediamento chiamandolo con lo stesso nome del loro sovrano
che era anche il loro dio quindi Šulgi.
I
Šulgitani da S. Antioco si spostano nell'area mineraria più importante del sud
Sardegna oggi noto come Sulcis. I successivi insediamenti sono tutti chiamati
col nome delle divinità più alte del loro olimpo: UT(A), ŠAMAŠ(SAMASSI),
SIN(NAI), URAŠ, ecc.
A
UT(A) probabilmente esisteva una struttura portuale, questa località infatti è
situata in una posizione strategica per la navigazione. Si trova nel punto in
cui confluiscono due importanti corsi d'acqua:il Fiume Mannu ed il Cixerri.
Entrambi sfociano nello stagno di Elmas collegato col mare.
La
ricerca dei preziosi minerali, di cui la nostra isola era ricchissima, porta i
Šulgitani a nord dell'isola dove costruiscono la fortezza di “Monte Baranta”
nelle cui vicinanze troviamo l'insediamento di UR(I).
Altra
testimonianza di altissimo valore archeologico è la Ziqqurrat di “ Monte
d'Accoddi” di Porto Torres.
Ritengo
a questo punto avanzare una ipotesi che, per quanto difficilmente dimostrabile,
penso sia utile ai fini di una opportuna valutazione ed un necessario approfondimento,
propongo una lettura dei misteriosi “Giganti di Mont'e Prama” legandola alla
scoperta del tempio dei “Mille occhi” del sito archeologico di Tell Brak. Qui è
venuto alla luce un culto ancora misterioso oggetto del quale erano appunto
delle figure umane rappresentate con grandi occhi. Di queste figure ne sono
state trovate a migliaia per cui si presume che fosse un culto molto diffuso.
E' evidente che si tratta di un culto particolare che, per quanto sia dato
sapere, non ha riscontri in altre parti del Mediterraneo tranne, forse, l'accostamento
che potrebbe farsi con i nostri “Giganti”.
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Gent.mo Gustavo
RispondiEliminaCon grande piacere leggo i suoi pregevoli interventi sull'antica civiltà della Sardegna e sugli eventuali rapporti col mondo esterno. In particolare apprezzo gli articoli dedicati ai rapporti col mondo egizio: si tratta di piccole perle che meriterebbero (a mio parere)una raccolta sistematica, come ad esempio in un libro. Ci ha mai pensato?
Saluti