giovedì 17 gennaio 2019
Archeologia. La nascita della scrittura. Articolo di Pierluigi Montalbano
Archeologia. La nascita della scrittura
Articolo di Pierluigi Montalbano
Le scritture più antiche risalgono alla fine del IV
Millennio a.C. pur se nei dipinti e graffiti preistorici s’individuano alcuni elementi
che suggeriscono dei segni di scrittura. L'invenzione di un sistema di scrittura,
invece, è assai tarda perché oltre il bisogno di comunicare, l'abilità manuale,
il pensiero simbolico e il linguaggio, devono verificarsi una serie di condizioni
socio-economiche e politiche favorevoli, e ciò avvenne in Mesopotamia con la
nascita del cuneiforme, e in Egitto con i
geroglifici, entrambi inventati alla
fine dell’età della pietra.
Furono i Sumeri, tra l'odierna zona di Baghdad e la foce del
Tigri e dell'Eufrate, a organizare, intorno al 3200 a.C., la prima cultura
urbana e a inventare la scrittura cuneiforme, poi adottata anche dagli Accadi, genti
nomadi semitiche che dal 2600 a.C. spinsero i Sumeri sempre più a sud. L'ultimo
periodo di grande splendore, alla fine del III Millennio a.C:, ha fornito un gran
numero di tavolette cuneiformi in sumerico, raccolte in numerosi archivi di
documenti economici, provenienti da Ur e dalle altre grandi città del regno. La
lingua sumerica e la scrittura cuneiforme sopravvissero anche agli
stravolgimenti successivi e allo stanziamento prima degli Amorriti, popolazioni
nomadi che fondarono vari regni, tra cui quello di Babilonia, e poi degli
Assiri sul medio Eufrate. I più antichi documenti scritti sono tavolette di
argilla contenenti documenti economici rinvenuti nella Bassa Mesopotamia, a
Uruk (oggi Warka), situata nell’odierno Iraq. Risalgono al 3200 a.C. e
contengono sequenze di pittogrammi incolonnati e ripetuti. I segni originali
avevano già subìto un cambiamento: la rotazione verso sinistra di 90 gradi per
passare dall’orientamento verticale a quello orizzontale, chiamato Lineare. Un’altra
modifica si nota verso il 2500 a.C., quando, per evitare sbavature nel
tracciare linee curve e per velocizzare la realizzazione del segno, gli scribi
preferirono imprimere, con uno stilo a punta, a sezione triangolare, tratti rettilinei
a forma di cuneo. L’adozione progressiva di una scrittura fonetica avviò un
lento processo di semplificazione dei segni originari, e il cuneiforme si
diffuse in tutto il Vicino Oriente veicolando anche il sistema culturale
mesopotamico. I testi cuneiformi più antichi riguardano transazioni economiche e
provengono dagli archivi delle città di Umma (oggi Jokha) e Selluš-Dagan (oggi
Drehem), importanti centri amministrativi nei pressi di Ur. Riportano prestiti
di orzo, distribuzione di derrate alimentari, salari, liste di personale, pagamento
di imposte in natura, consegne di farina, latticini, sostanze grasse, birra e
simili, spedizione di oggetti preziosi dal palazzo reale alla città santa di
Nippur, provvigioni di viaggio per messaggeri, comunicazioni di natura
commerciale.
Passando ai sistemi di scrittura in uso nei regni del Mare
Egeo, dobbiamo attendere l’inizio del II Millennio a.C., con i minoici e i
micenei, che svilupparono tre differenti sistemi sillabici: il geroglifico
cretese, la Lineare A, e la Lineare B. I documenti scritto sono su tavolette
d'argilla, sigilli e vasi, e provengono soprattutto da archivi nati per
soddisfare esigenze legate all'organizzazione del lavoro, alla registrazione di
beni, alla contabilità. Il geroglifico minoico, attestato a Creta all’inizio
del II Millennio a.C., è di tipo ideografico, non ancora decifrato. La Lineare
A, una scrittura sillabica tracciata seguendo linee orizzontali, è documentata
intorno al 1600 a.C. e conta un centinaio di segni, alcuni ideogrammi e un
sistema numerico decimale. La Lineare B, decifrata nel 1952 dagli inglesi
Michael Ventris e John Chadwick, è una scrittura sillabica che semplifica la
Lineare A e testimonia un’antica lingua
greca utilizzata dai micenei tra il 1400 e il 1150 a. C. È testimoniata da migliaia
di tavolette scoperte a Creta e nella Grecia continentale, oltre a iscrizioni
dipinte su vasi. I segni sillabici sono circa 90, oltre numerosi ideogrammi e
un sistema numerico decimale. C’era anche il cipro-minoico, una scrittura
sillabica utilizzata a Cipro dal 1500 a.C., con un sillabario di 51 consonanti
e 5 vocali rimasto in vigore fino al III secolo a.C. In Mesopotamia iniziano
con pittogrammi e ideogrammi, cioè rappresentavano simbolicamente un oggetto o
un'idea, successivamente furono introdotti i segni fonetici, quelli che
rappresentavano un suono della lingua parlata. Potevano essere letti da destra
verso sinistra o dall'alto verso il basso e viceversa, secondo la direzione
dello sguardo degli uomini o degli animali rappresentati. Nel III Millennio
a.C., per velocizzare lo scrivere, ci fu una semplificazione e comparve lo
ieratico, la lingua sacerdotale, uno sviluppo corsivo della precedente. Inizialmente
si sviluppava su colonne verticali, poi si passò a una stesura orizzontale, da
destra verso sinistra. La forma demotica, ossia la scrittura del popolo, era
una semplificazione dello ieratico. Venivano abbreviati interi gruppi di segni,
tuttavia aveva una controindicazione: era più difficile da leggere. Fu la
scrittura favorita dagli scribi e rimase in uso fino alla fine dell’impero
romano, nel IV d.C. Per ultima arriva la scrittura fonetica copta, elaborata
dagli Egiziani cristiani copti, sostanzialmente una trascrizione della lingua
egiziana in caratteri greci. C’è da osservare che nel 332 a.C. Alessandro Magno
conquistò l'Egitto e con le dinastie tolemaiche il greco divenne la lingua
ufficiale. Nel VII secolo d.C. il paese fu conquistato dagli arabi e l'arabo
sostituì il greco parlato e scritto. Per ciò che riguarda le scritture
consonantiche, fra le più antiche c’è quella di Ugarit, in Siria, con una
trentina di segni elaborati intorno al XIV secolo a.C., sostituita
dall’alfabeto fonetico fenicio, attestato dal XIII a.C., con 22 segni. Dalla
scrittura fenicia derivano l'ebraico e l'aramaico. Secondo Erodoto, i Fenici donarono
ai Greci la mirabile invenzione delle lettere, prima ignote ai Greci, ed
effettivamente la parentela dell’alfabeto greco con quello fenicio è evidente dalla
forma dei segni, dalla direzione di scrittura da destra verso sinistra, dalla
successione, dai nomi delle lettere: i fenici aleph, beth, gimel e delth corrispondono
in greco alpha, beta, gamma, delta. Ai greci si deve l’introduzione delle
vocali. La più antica iscrizione greca è un testo graffito su una piccola
brocca, la coppa di Nestore, databile al 730 a.C. I sistemi di scrittura sono
stati tradotti grazie alla pazienza di alcuni acuti ricercatori: Jean François
Champollion, studioso di lingue orientali, decifrò la scrittura geroglifica
grazie all’osservazione di una copia della Stele di Rosetta, una pietra nera in
basalto che Napoleone fece prelevare dall’Egitto nel 1799. E’ riportato un
decreto del 196 a.C. del sovrano Tolemeo V scritto in tre differenti lingue:
geroglifico, demotico e greco. Si accorse che i due nomi che comparivano nei
cartigli, quelli dei sovrani Tolomeo e Cleopatra, erano presenti anche nel
testo greco. Cadeva quindi l'ipotesi che i geroglifici fossero ideogrammi, cioè
esprimessero un concetto. Poi, confrontando il testo greco con quello
geroglifico, contò il numero di parole e notò che i geroglifici erano più
numerosi dei termini greci intuendo che ciascun geroglifico aveva un valore
fonetico, ossia che ogni geroglifico non fosse la rappresentazione di un’immagine,
ma quella di un suono alfabetico o sillabico. Poi, giunse ad abbinare ogni
lettera o sillaba a un geroglifico. Il carattere cuneiforme ha una storia
differente. I primi caratteri arrivano in Europa nel 1621 con Pietro della
Valle, uno studioso che durante i suoi viaggi notò a Persepoli una misteriosa
scrittura diffusa su monumenti e mattoni. Pensò bene di copiarla e provare a
decifrarla. Un primo prezioso contributo fu dato da Niebuhr, che divise quei
segni in tre gruppi legati a diverse lingue: l'antico persiano, nel quale
individuò 42 caratteri, l'elamita e il babilonese, il più articolato. Poi Münter
scoprì che il cuneo obliquo serviva per separare le parole, e il tedesco
Grotefend, all'inizio dell'Ottocento giunse a una prima decifrazione riuscendo
a isolare 15 caratteri alfabetici. Nel 1835 fu scoperta a Behistun, in Iran,
un'iscrizione trilingue con numerosi nomi di persona e una serie di toponimi
che consentirono a Rawlinson di isolare tutti i 42 segni di cui si compone
l'antico persiano e di completare la decifrazione della prima lingua. La
seconda scrittura, l’elamita, fu decifrata dall'inglese Norris che individuò 111
segni sillabici. Nella terza colonna dell'iscrizione trilingue si distinguono
500 caratteri. Fu Hinks a intuirne la struttura che, per l’alto numero di segni,
non poteva trattarsi di una scrittura alfabetica o sillabica. Tuttavia, nessuno
pensava che potesse mescolare sillabe con valore fonetico e logogrammi per
esprimere un concetto. Inoltre, c’erano altri segni, detti determinativi, che,
anteposti o posposti a una parola, ne indicavano la categoria di appartenenza,
ossia sesso, divinità, toponimi, piante e materiali. Gli Etruschi furono i
primi ad adottare l'alfabeto greco. La più antica attestazione, l'alfabetario
di Marsiliana, risale al 700 a.C. Si tratta di una tavoletta d'avorio con
inciso un alfabeto completo. Gli Etruschi adattarono l'alfabeto greco alla loro
lingua, abbandonando alcuni segni considerati inutili per la fonetica
dell'etrusco, ad esempio i segni per le consonanti sonore B - D - G e per la
vocale O. L'insegnamento della scrittura era praticato nei santuari, come Pyrgi
e Veio. Ci hanno lasciato oltre 10.000 iscrizioni, per lo più tombali, scritte
con vari alfabeti derivati da quelli greci.
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Carissimo Pierluigi, rispolvera il tuo inglese e goditi questo articolo recentissimo. Aspetto con trepidazione i risultati!
RispondiEliminahttps://www.technologyreview.com/s/613899/machine-learning-has-been-used-to-automatically-translate-long-lost-languages/