mercoledì 2 gennaio 2019
Archeologia. La Civiltà Minoica, una evoluta società dell'età del Bronzo caratterizzata da grandi palazzi decorati con splendidi affreschi. I minoici navigavano e commerciavano ma furono investiti dall'eruzione del vulcano di Thera, la più potente degli ultimi 5000 anni, oggi a Santorini. Articolo di Pierluigi Montalbano.
Archeologia. La Civiltà Minoica, una evoluta società dell'età del Bronzo caratterizzata da grandi palazzi decorati con splendidi affreschi. I minoici navigavano e commerciavano ma furono investiti dall'eruzione del vulcano di Thera, la più potente degli ultimi 5000 anni, oggi a Santorini.
Articolo di Pierluigi Montalbano.
I
minoici erano genti di stirpe greca che nell’età del Bronzo avviarono una serie
di attività commerciali marinaresche grazie alla vantaggiosa posizione
geografica di Creta, l’isola posta al centro dell’Egeo, Il nome fu dato
dall’archeologo Evans che si riferì al mito di Minosse e al labirinto del
Minotauro. Gli egizi li chiamavano Keftiu ma si conoscono anche le genti di
Minous, quindi è possibile che i cretesi fossero divisi in due popoli. La loro
civiltà è caratterizzata da magnifici palazzi a più piani, arricchiti da
colonne, scalinate, pozzi, magazzini, giardini e cortili. La loro vita si
distingue, convenzionalmente, in tre periodi secondo le variazioni
architettoniche e ceramiche all'interno degli edifici a Cnosso a nord, Festo e
Haghia Triada a sud, Malia e Kato Zakros a est e Canea a ovest: antico
prepalaziale, medio protopalaziale e tardo neopalaziale. Precedentemente, a
Creta sono segnalate tracce arcaiche con case in pietra e pavimenti in terra
battuta, in insediamenti dove si praticavano l’allevamento e l’agricoltura di
viti e ulivi. Nell’età del Bronzo, intorno al 2000 a.C., si segnalano contatti
con l’Egitto, la costruzione dei primi palazzi e la comparsa della scrittura
ideografica e di quella sillabica denominata Lineare A, accompagnati da una
produzione ceramica con raffinate decorazioni colorate. Nel XVIII e nel XVII
a.C. si assiste a continue ricostruzioni dei palazzi, forse distrutti dai
continui terremoti che colpiscono l’area. Con l’esplosione del vulcano
Santorini, intorno al 1620 a.C., i palazzi cretesi, appena ricostruiti con
sfoggio di magnificenza, furono completamente distrutti da un maremoto che
investì le coste settentrionali dell’isola. Questo evento cataclismatico
determinò l’inizio della decadenza della loro civiltà, e solo il palazzo di
Cnosso mostra segni di ricostruzione. Nel XV a.C., progressivamente, le loro
rotte navali commerciali e i loro palazzi furono presi dai micenei. Creta è
un'isola montuosa dotata di baie e approdi naturali, continuamente interessata
a fenomeni di subsidenza e bradisismo, quindi la linea di costa è in continua
trasformazione. Due fra i siti più importanti di epoca minoica sono Akrotiri,
un porto nell’isola di Santorini/Thera e Kommos, il porto principale di Creta,
dotato di un lussuoso palazzo e un labirinto in pietra. Le rotte navali
toccavano le isole Cicladi, l’Egitto, le miniere di rame di Cipro, le coste
siriache e anatoliche e tanti altri approdi mediterranei dell’epoca come, ad
esempio, Trianda, nell’isola di Rodi, e queste attività sono state
rappresentate in una serie di suggestivi affreschi ad Akrotiri, con
imbarcazioni principesche addobbate a festa, alcune a remi e altre a vela. Le
pitture dei palazzi minoici testimoniano una forte propensione a rappresentare
la bellezza in tutte le sue forme, miscelate alle attività quotidiane di donne
e uomini, in costume o elegantemente abbigliati, che nuotano, raccolgono
zafferano, si esibiscono in giochi acrobatici. Indossano raffinati gioielli maschili
e femminili, ornamenti per i capelli, raffinati orecchini, bracciali intorno a polsi
e caviglie, collari e collane di perle. Le acconciature dei capelli denotano la
volontà di esibire il proprio status sociale. Le gonne sono ornate con increspature
e pieghettature aperte all'ombelico, e i corsetti sono stretti e scollati, così
da lasciare nudo il seno. Fra le materie prime scambiate abbiamo pepe, incenso,
belle ceramiche, rame, stagno, oro e argento. Non mancano tessuti, legname,
coloranti, miele, profumi, e alimenti come pesce, carne secca e salata, frutta
secca, granaglie, vino, birra, olio ed elementi per la mummificazione. La
religione era incentrata su divinità femminili e sacerdotesse. Anche
nell'architettura e negli affreschi dei palazzi l'arte minoica espresse
notevoli capolavori. I grandi palazzi delle città cretesi si sviluppavano
intorno al grande cortile rettangolare. Intorno ad essi sorgevano i nuclei
abitativi, i magazzini e ambienti di servizio. Nella fase neopalaziale gli
edifici sono più alti, e sono arricchiti da terrazze, colonne, scalinate e
splendidi affreschi policromi che adornano le pareti del palazzo con motivi
vegetali e figure umane o animali. La ceramica si distingue in due fasi, geometrica
in epoca arcaica e policroma nel medio periodo, caratterizzate da uno stile
naturalistico ricco di motivi marini e vegetali. Successivamente, si nota
un’involuzione. Nel primo periodo la ceramica è caratterizzata da motivi
lineari con spirali, triangoli, linee curve e motivi a spina di pesce. Le
iconografie mostrano pesci, uccelli, calamari, animali esotici e gigli dipinti
con una tecnica pittorica che consentiva
ai pigmenti di metalli e agli ossidi minerali di incorporarsi all’intonaco. Gli
artisti lavoravano in un tempo ristretto, prima che l’intonaco asciugasse,
quindi erano molto abili, e il loro modo di dipingere catturava momenti di vita
e scene di natura. Le figure sono dipinte in pose naturali con movimenti liberi
che riflettono una cultura marinara e commerciale, abituata alla libertà di
movimento e alla luce. Sono sopravvissute poche sculture, forse perché si
tratta di piccoli manufatti dedicati a dei o re. Uno dei migliori esempi è
la Dea dei Serpenti, un’iconografia rappresentata generalmente con la divisione
geometrica del corpo e del vestito, mentre la posizione frontale ricorda le
sculture mesopotamiche ed egizie. Le braccia distese, che strangolano serpenti,
aggiungono animazione alla sua posizione statica. Potrebbe essere una dea o
alta sacerdotessa che indossa un vestito lungo fino ai piedi, con il consueto
corsetto che lascia nudo il seno. Nei musei cretesi ci sono gioielli in oro e
strumenti in rame importato dalla vicina Cipro. Le città avevano strade
realizzate con blocchi di pietra tagliati,erano drenate e l'acqua e gli
impianti fognari funzionavano grazie a condutture in argilla cotta. Le case
avevano tetti con tegole piatte, mura intonacate, strutture di legno e pietra,
e raggiungevano i due piani. I materiali per ville e palazzi variavano, e comprendevano
arenaria, gesso e calcare, con tecniche di costruzione che affiancavano
murature in pietre sbozzate, blocchi megalitici e mattoni crudi, questi ultimi
si sono sciolti con il trascorrere dei millenni.
I
palazzi svolgono una serie di funzioni: residenza del re e della corte, centri governativi,
uffici amministrativi, santuari, officine e spazi per l'immagazzinamento. Uno
standard architettonico comune tra i palazzi del medio minoico è l’allineamento
della vasta corte centrale con la
topografia circostante, ad esempio a Festo con il monte Ida, e a Cnosso con lo
Juktas, i blocchi dell’edificio principale sono adattati per seguire l’asse
nord-sud. I palazzi cretesi sono presenti in tutta l’isola: a Festo,
Haghià Triada, Mallia, Gurnià e Zacros. Ogni palazzo ha una scalinata d’accesso
monumentale e, dopo un vasto spiazzo su cui si svolgevano le assemblee e la
celebrazione delle feste più importanti, si susseguono numerosi edifici,
collegati tra di loro da piccoli cortili, che mostrano una serie di terrazze
sovrapposte nelle quali si notano colonne in legno e pietra dipinte a colori
vivacissimi e giganteschi affreschi dai forti contrasti cromatici che corrono
lungo le pareti esterne e interne. Le colonne presentano una rastremazione, inversa, cioè
più larga alla sommità che alla base. Ricordiamo che le colonne greche sono più
larghe alla base, dando l'illusione di un'altezza maggiore. A Cnosso è
stato restaurato il palazzo principale, il più maestoso, dove è evidente che la
decorazione ricorrente è il simbolo dell’ascia bipenne, cioè dell’ascia a due
lame, detta labrys, termine da cui forse deriva il concetto di labirinto.
Ancora oggi si dibatte sul ruolo e sulla funzione di questi palazzi. Qualche
storico sostiene che fossero dei templi, e che il re vi dimorasse in un’ala
appartata perché rivestiva anche l’incarico di Gran Sacerdote. Altri, invece,
ritengono che fossero veri e propri palazzi reali in cui esisteva un’ala
dedicata al culto della divinità. I palazzi erano autosufficienti, e intorno al
grande cortile rettangolare troviamo quartieri di abitazione, enormi magazzini,
stanze per i servi, officine artigianali, ambienti destinati al culto religioso
e toilette con acqua corrente. In tutto il palazzo corre un efficiente impianto
idraulico che porta l’acqua in molte stanze. Verosimilmente il palazzo dava
ospitalità alla popolazione circostante in caso di pericolo o necessità.
La
religione cretese era basata su una Dea Madre con attributi ben precisi: il
serpente, simbolo legato alla terra, la colomba, simbolo della fecondità, e il
leone. Altri simboli minoici erano il disco solare, l’albero, l’ascia bipenne e
il toro, elemento principale del mito del Minotauro e della tauromachia, il
salto del toro con una capriola. Probabilmente, al fianco della Dea Madre c’era
una divinità maschile, rappresentato dal toro, simbolo di fertilità e vigore, associato
al mondo notturno della Luna per le sue corna, e dal sole.
Per
ciò che riguarda la teoria che propone i minoici come pacifici commercianti,
considerata l’assenza di fortificazioni nelle città, c’è da osservare che la costruzione di siti fortificati viene
spesso assunta per riflettere la minaccia di una guerra, ma tali edifici erano
multifunzionali perché assolvevano alla espressione materiale dei luoghi
centrali dei territori essendo allo stesso tempo monumenti glorificanti e
attinenti al potere dominante. D'altra parte, le spade di tipo minoico A
trovate nei palazzi di Mallia e Zarkos erano le più eccellenti in tutto l'Egeo.
Avevano else e manici che ne limitavano l’uso come armi da taglio, ma erano
capaci di fendere il corpo fino alle ossa senza riportare alcun danno. Gli
scudi a otto figure erano ingombranti ma non erano molto più grandi di quelli
micenei per i quali la guerra era un'attività ben conosciuta, anzi, le grandi
dimensioni offrono una protezione notevole, mentre scudi rituali potrebbero
essere di dimensioni ridotte. Tuttavia, nessuna prova esiste riguardo a un
esercito minoico, o una dominazione minoica su popoli esterni a Creta, e i
riferimenti alla guerra sono quasi inesistenti in tutta la loro arte. Ma la
mancanza di fortificazione e l'apparente rarità di armi a Creta e in altri siti
minoici non implica necessariamente che non praticassero guerre. Inoltre, anche
se oggi il concetto di talassocrazia minoica è stato ridimensionato, non vi
sarebbe stato alcun bisogno di difendere le proprie città, poiché la difesa di
queste sarebbe stata portata avanti dalla flotta e da forze militari localizzate
fuori dall’isola, si pensi al limes romano o all'impero britannico dalla fine
del Seicento. Una nota dibattuta è la possibilità che i minoici celebrassero cruenti
riti con sacrifici umani in tre siti: il tempio di Anemospilia, vicino al Monte
Juktas, il santuario di Fournou Korifi nell’area centro meridionale dell’isola
e Cnosso, in un edificio noto come la casa a nord. Nel primo, distrutto da un
terremoto, gli archeologi hanno portato alla luce i resti di una statua di
culto e 4 scheletri di cui uno giovane, morto dissanguato, posizionato su un
altare a piattaforma e trafitto da un pugnale con lama di bronzo lunga 30 cm
decorata con figure di cinghiali; uno femminile di 28 anni era legato sul
pavimento con braccia e gambe divaricate;
uno maschile di trent'anni, con gambe spezzate; un altro che si
proteggeva con le braccia alzate, forse travolto dai detriti provocati da un terremoto.
Altri 4 scheletri erano fuori dall’edificio, e tutto intorno un centinaio di frammenti
di una giara d'argilla che conteneva sangue di toro.
Nel
sito di Cnosso, invece, c’erano le ossa di quattro bambini sani con incisioni
sulle ossa simili a quelle che si notano dopo la macellazione di capre e
pecore. Il rito funerario minoico mostra due forme distinte: Tombe circolari a
tholos nell’area meridionale dell’isola, e Tombe a Camera localizzate nei
versanti orientali e occidentali. Sono presenti anche tombe individuali e
cripte per piccoli gruppi, forse famiglie importanti. Il corredo funerario
comprende coppe per bere, giare in ceramica, utensili e armi di bronzo ed
elementi d’ornamento come orecchini, bracciali e collari.
I
minoici allevavano bestiame e coltivavano granaglie, cereali e legumi, ed erano
specializzati nella produzione e lavorazione di zafferano e papaveri per
ottenere sostanze stupefacenti. La produzione comprendeva uva, fichi, olivi,
agrumi, mela cotogna, melograno, e addomesticavano le api. Naturalmente la loro
dieta comprendeva pesci, molluschi, polpi e tutte le erbe spontanee. Il mare e
la vegetazione erano sempre al centro delle opere artistiche, e si celebravano
feste per la mietitura e cerimonie fertilistiche.
La
loro decadenza fu segnata dall’esplosione del vulcano di Thera, l’attuale
Santorini, un’isoletta posizionata nell’Egeo 150 km a nord di Creta. Fu una
delle più grandi esplosioni vulcaniche mai accadute nella storia della civiltà,
e distrusse completamente l’insediamento di Akrotiri che fu sepolto sotto uno
spesso strato di pomice. Le analisi geologiche nella costa
settentrionale di Creta hanno evidenziato che uno tsunami con onde di circa 30 metri distrusse gli
insediamenti costieri e avvelenò con l’acqua salata le ampie zone fertili dell’isola.
Tuttavia, l’eruzione di Thera non causò la fine della loro civiltà poiché
essendo una potenza marinara, buona parte della flotta e delle merci erano
dislocate negli approdi, anche lontani, che ospitavano gli empori in cui i
minoici svolgevano i commerci. In altre parole, si salvarono in tanti e, pur
privi delle loro basi su Creta e Santorini, i sopravvissuti si integrarono
nelle popolazioni amiche e continuarono a influenzarle culturalmente.
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