Comune ha dotato di allestimento museale, aprendolo a pagamento al pubblico.
giovedì 20 settembre 2018
Marciana – La Zecca inesistente e l’auspicato intervento della Regione Toscana. È difficile anche con la fantasia arrampicarsi sugli specchi per sostenere a lungo il tentativo. Riflessioni di Alberto Zei
Marciana – La Zecca inesistente e
l’auspicato intervento della Regione Toscana.
È difficile anche con la fantasia
arrampicarsi sugli specchi per sostenere a lungo il tentativo.
Riflessioni di Alberto Zei
Le zecche italiane
Nel 2011
oltre 60 studiosi di tutto il mondo
contribuirono con la loro scienza numismatica a ‘costruire’ due ponderosi
volumi per un totale di 1664 pagine che - citiamo da IBS - “raccolgono la documentazione relativa a tutte le zecche
italiane dal V secolo d. C. fino all'unità d'Italia. Si tratta di una ingente
massa di dati ampiamente documentati, qui raccolti per la prima volta in
un'unica opera, che offrono una comprensione ampia e comparativa delle attività
delle zecche italiane... Non esistono lavori simili in ambito europeo”.
Tale opera, che uscì con il titolo “ Le zecche italiane fino all’Unità”, fu
pubblicata dall’Istituto Poligrafico dello Stato e fu curata dalla Prof.ssa
Lucia Travaini dell’Università di Milano, considerata a ragione, dovunque,
un’autorità in fatto di numismatica e di sedi di zecche ma di Marciana non se
ne fa menzione.
Orbene:
nel mese di novembre 2017 intervistai la Prof.ssa Travaini sulla storia delle zecche. L’ ultima
domanda riguardò la discussa veridicità della
zecca di Marciana, ubicata in un ipogeo
che il
Comune ha dotato di allestimento museale, aprendolo a pagamento al pubblico.
Comune ha dotato di allestimento museale, aprendolo a pagamento al pubblico.
La
risposta bocciò ampiamente e con
decisione, l’ipotesi di una zecca a Marciana. La stessa
intervista fu pubblicata in
significative riviste di
archeologia e numismatica nazionali
ancora reperibili on line, oltre alla
sintesi, pubblicata come resoconto sulla
stampa on line dell’Elba, affinché ne
fosse informato anche il Comune di Marciana.
L’ aspettativa in primo luogo, era che il
Comune, proprio perché allo scopo aveva speso qualche decina di migliaia di
euro, verificasse le affermazioni contenute nell’intervista sentendo la
Prof.sa Travaini o comunque esperti diversi da quelli locali a
suo tempo retribuiti per il progetto zecca; in secondo luogo gli amministratori di questa suggestiva
cittadina, che non ha bisogno di attrarre visitatori con invenzioni storiche
perché trasuda di storia ‘vera’ da ogni casa che si osserva e da ogni via che
si percorre, prendesse le determinazioni opportune.
L’eccesso di sicurezza
Niente però di tutto questo è avvenuto. Il
museo della zecca è stato riaperto
nella stagione estiva senza verifiche scientifiche. Il Comune continua a diffonderne le notizie sul
suo sito ufficiale. La pubblicità non si è fermata; i turisti hanno continuato
a entrare a pagamento seguendo l’insegna di
“una zecca che non c’è mai stata”.
Nel caso
che, come sembra, i finanziamenti per il progetto zecca di Marciana provengano
anche dalla Regione Toscana, considerata l’ insensibilità sul tema da parte del Comune, si renderebbe necessario l’intervento della Stessa Regione per
chiarire come stanno le cose.
Proseguendo infatti, su questa via, non
si fa un bel servizio né a Marciana, né all’Elba, né alla Toscana né agli
ignari visitatori di un museo fondato sulla pubblica credulità di questa
fantasmagorica zecca e tanto meno al nostro Paese che vive della autenticità
del proprio patrimonio artistico e della credibilità del mondo intero.
Dal generico al concreto
Ecco
cosa scrive nel suo sito ufficiale il Comune di Marciana che però, non
disponendo di alcun supporto storico che possa dimostrare quanto sostiene, con
le sue affermazioni conduce a un travisamento della realtà.
La Zecca di Marciana venne fatta
realizzare dalla famiglia Appiani intorno agli ultimi anni del Cinquecento. Il
paese di Marciana infatti, fu utilizzato dai Principi di Piombino come
residenza estiva, collocata nell’attuale “palazzo Appiani”. Le motivazioni
della scelta di Marciana anziché in altro centro dell’isola sono molto verosimilmente
da ricercarsi nella relativa vicinanza con Piombino, nell’esistenza, in
prossimità del palazzo, di una struttura fortificata e nell’essere Marciana
l’unico paese elbano in contatto visivo con Piombino. Originariamente la Zecca
era composta da tre ambienti adibiti alla coniazione di monete emesse nel
Principato di Piombino, in cui si apriva un cunicolo scavato nella roccia
granodioritica usato come probabile deposito monetario.
E’
appena il caso di osservare che:
non
esiste alcun documento che comprovi la realizzazione della zecca a Marciana
alla fine del XVI secolo o in qualsiasi altro momento;
a
Marciana non esiste un palazzo Appiani, ma solamente la casa di Grimaldo
Bernotti, majordomo degli Appiani;
Marciana
non era sicura, come dimostra il fatto che il pirata Dragut la devastò intorno
alla metà del Cinquecento: la sua ‘ struttura fortificata” (la Fortezza) non
era adatta a sostenere i terribili attacchi barbareschi;
da
nessuna parte c’è scritto che la zecca era composta da tre ambienti e da un
cunicolo usato come deposito monetario: non è assolutamente credibile che il
Principe di Piombino fosse tanto
“illuminato” da far scavare nel duro granito un’opera ciclopica per
impegno e fatica al fine di realizzare
un luogo di coniazione di monete in mezzo al mare, ossia all’isola d’Elba,
poiché in caso di attacco piratesco il ricorso liberatorio più rapido e
conveniente sarebbe stato solo…….. quello del pianto;
la narrazione di questa fantasmagorica zecca riesce ancora a stupire con
fantasie come questa del cunicolo ad uso di cassaforte. Usando però la stessa moneta della fantasia, si potrebbe
aggiungere che il cunicolo (e le due camere adiacenti) potrebbero essere state ispirate alle “camere
della morte” di qualche tonnara della
vicina costa piuttosto che al tipico ambiente della zecca. Una morte per affumicazione sarebbe stata più
che certa per qualsiasi malcapitato destinato per qualche minuto, in stanze
sotterranee, a quel genere di lavoro;
non c’è alcuna motivazione per la quale una piccola zecca, com’era quella
di Piombino, gravata peraltro da seri problemi, dovesse creare una succursale a
Marciana;
nessuno ha mai visto o descritto, per il semplice fatto che non esistono,
le monete coniate a Marciana.
“Tutti gli uomini del Presidente”
A supporto della indifendibile ostinazione a favore di questo genere di
zecca, il Comune ricorre infine ad una citazione mirata,
chiamando in causa un numismatico del Settecento:
“Guido Antonio Zanetti, nel
volume Nuova raccolta delle monete
e zecche d’Italia (1779), così la descrive riferendosi ai
Principi di Piombino” : «Questi le fecero coniare nella
propria Zecca che avevano fatto erigere sì in Piombino in luogo vicino alla
Cittadella, ove ancora si conserva la fabbrica sebbene negletta, che in
Follonica, come pure nell'Isola d'Elba oltre Rio, ed anche in Marciana restando
oggidì denominata una stanza di ragione della Casa Bernotti la Officina della
Zecca”..
Il fantasioso numero di zecche cosparse nel piccolo Principato di Piombino (Follonica, Rio e Marciana) non regge il confronto con la reale disponibilità monetaria della Famiglia Appiani.
A tale proposito è sufficiente riportare il
parere della Prof.ssa Travaini che così si esprime: “Vorrei però ricordare che
questa trattazione sulle monete di Piombino dello stesso Zanetti fa parte di una grande dedica
dell'intero volume all’eminentissimo e reverendissimo Principe Cardinale
Ignazio Boncompagni Ludovisi dei principi di Piombino eccetera eccetera. Benché
lo Zanetti fosse uno studioso di grande serietà, il fatto di aver inserito
questa nota in chiusura della sua trattazione sulle monete di Piombino (posta
in apertura al volume e da lui redatta) può lasciar pensare a una lieve
sfumatura di ostentazione nell'enfasi elogiativa”.
Non tutto è evanescente
Un’altra
citazione dello stesso Comune Marciana ricorda che: “il Museo della Zecca di Marciana è stato inaugurato nel 2014 su
progetto degli architetti Silvestre Ferruzzi e Luciano Giannoni”.
A questo punto, per meglio capire come sono andate le cose, si rende opportuno chiedere a terzi in causa per quale
motivo ufficiale sono stati richiesti e ottenuti dalla Pubblica Amministrazione
i fondi utilizzati per la progettazione e l’allestimento di quel luogo a dimostrazione
di zecca. Tale domanda si reputa legittima in quanto questo Museo oltre ad aver sottratto al patrimonio
archeologico del nostro Paese un luogo di notevole valore storico e
rappresentativo dell’epoca etrusca a cui
viene attribuito, i fondi utilizzati per l’altra finalità rappresentano una
distrazione di pubblico denaro a scopo (senza entrare in dettagli) non certo
previsto dalla legge.
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