Archeologia. Il mondo degli Etruschi, i Tusci dei romani, i Tursha dei popoli del mare.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Gli Etruschi sono, insieme ai nuragici, la più importante popolazione dell'Italia preromana. Inizialmente occupavano un vasto territorio tra l'Arno e il Tevere, poi chiamato Toscana perché i Romani chiamavano Tusci gli Etruschi, ed erano conosciuti precedentemente come Tursha, una componente della coalizione dei Popoli del mare che partecipò alle vicende legate all'invasione dell'Egitto intorno al 1220-1175 a.C. Di lì poi si estesero verso nord, in Emilia Romagna, e verso sud, in Campania. Il massimo splendore della civiltà etrusca precede l’avvento di
Roma repubblicana, intorno al V a.C. per poi essere assorbiti dai romani, fino a scomparire.
Gli Etruschi hanno attirato l'interesse degli studiosi per l'immenso livello artistico raggiunto, ma a causa della difficoltà di comprendere i testi scritti in etrusco, il mistero della loro origine continua a sussistere. Già gli antichi non erano in grado di spiegare la presenza di questo potente e raffinato popolo nel panorama delle antiche genti italiche. Lo storico Erodoto, nel V a.C., attribuiva l'origine dei Tirreni (così i Greci chiamavano gli Etruschi) a un mitico fondatore, Tirreno, che si sarebbe trasferito nell'Italia centrale dopo essere fuggito dall’attuale Turchia. Al contrario, il greco Dionigi di Alicarnasso, nel I a.C., attribuiva agli Etruschi un'origine italica. Lo storico latino Tito Livio, infine, contemporaneo di Dionigi, sosteneva che gli Etruschi giunsero in Italia dall'Europa centrale. Oggi sappiamo assai di più sulle origini di quel popolo, e abbiamo capito che tutte e tre le tradizioni degli antichi sulle origini degli Etruschi hanno una parte di verità.
La civiltà etrusca deriva direttamente da quella individuata per la prima volta nella località di Villanova, nei pressi di Bologna. La civiltà villanoviana risulta diffusa durante il Primo Ferro (IX-VIII a.C.) nelle zone che vedranno fiorire la civiltà etrusca, e forse gli etruschi sono proprio il risultato della fusione fra Villanoviani e Tursha. I resti di questa cultura, proveniente, come quella etrusca, soprattutto da tombe e necropoli, testimoniano le forti influenze delle popolazioni nordiche, in particolare celtiche, presenti anche nell'arte etrusca. Dall’VIII a.C. si nota un cambiamento nei manufatti e si ha un graduale passaggio all’arte etrusca, caratterizzata da evidenti influenze greche. Gli Etruschi, quindi, sono i successori dei Villanoviani, permeati dall'influenza dell'arte greca, giunta in Etruria dalla Campania, dalla Magna Grecia e dalle colonie greche dell'Adriatico, in particolare Spina, nel delta del Po. Alcuni studiosi vedono anche una notevole vicinanza al mondo nuragico della vicina Sardegna.
Le fonti per la storia degli Etruschi sono scarse e tutte di ambito greco e romano. La struttura sociale prevalente tra gli Etruschi era la città, che aveva caratteristiche sociali e architettoniche per molti aspetti simili a quelle delle città greche, in particolare la grande accuratezza con cui erano decorate le porte delle mura difensive, in grandi pietre squadrate.
Come le città greche della Magna Grecia, anche quelle etrusche erano tra loro collegate in leghe, ad esempio quella delle dodici città: Vulci, Volterra, Volsini, Veio, Vetulonia, Arezzo, Perugia, Cortona, Tarquinia, Cere, Chiusi, Roselle. Tale lega, però, aveva più un valore sacro che politico: per esempio, quando Roma conquistò, dopo una guerra decennale, Veio, nessuna città etrusca della lega si mosse in suo aiuto.
Nel VII e VI a.C. le città etrusche raggiunsero la loro massima espansione: dalla Campania, con Capua e Pompei, fino all'Emilia, Lombardia e Veneto, con i centri di Marzabotto, Felsina (Bologna), Spina, Adria, Mantova.
Nel 540 a.C. una flotta mista di Etruschi e Cartaginesi si scontrò vittoriosamente al largo di Alalia, in Corsica, con una flotta greca, ponendo termine all'espansione ellenica verso il Tirreno settentrionale. Quel momento segnò il culmine della parabola per la civiltà etrusca. Pochi anni dopo, nel 510-509 a.C. Roma, fino ad allora retta da una monarchia etrusca, i Tarquini, iniziò una politica di espansione in zona etrusca.
Le città campane di Capua e Pompei furono perdute a partire dal 505 a.C., anno della battaglia di Ariccia, mentre nel 474 a.C. una flotta greca vendicò al largo di Cuma la sconfitta di Alalia.
A partire dal V a.C. il baricentro della civiltà etrusca si spostò tutto a nord e tra il IV e III a.C. la civiltà etrusca crollò: Veio venne conquistata da Roma nel 396, tra il 356 e il 311 caddero Tarquinia e Cerveteri, all'inizio del III a.C. Perugia, Arezzo, Cortona, Vulci e, nel 264, Volsini. L’Etruria settentrionale si arrenderà all'espansione romana con poca resistenza.
Le città erano rette da re e le insegne del potere saranno poi acquisite da Roma per designare il potere dei magistrati superiori, i consoli e i pretori: la corona d'oro, il trono d'avorio, lo scettro con l’aquila, la tunica e il mantello di porpora intessuti d'oro. Anche i littori, le guardie del corpo del re che portavano sulla spalla il segno della sua potestà di punire (il fascio di verghe con la scure) diedero il nome al fascio littorio. Ognuno dei dodici re della lega etrusca ne aveva uno, ed è curioso che a Roma i consoli saranno preceduti ciascuno da dodici littori.
Il re fondava il suo potere su una classe aristocratica di ricchi proprietari terrieri, che facevano coltivare le loro terre da servi privi di diritto politico. Le donne, al contrario di quelle greche, partecipavano attivamente alla vita sociale. La ricchezza e il lusso caratterizzavano la vita delle classi dirigenti etrusche e il banchetto (o simposio) aveva un'enorme importanza, testimoniata nelle tombe dove i defunti erano rappresentati sui coperchi dei sarcofagi come se stessero partecipando a un banchetto, distesi su uno dei tre letti del triclinio, poi adottato dall'elìte della società romana.
L’arte degli etruschi è soprattutto funeraria e proviene dalle necropoli di Cerveteri, Tarquinia e Chiusi, con le tombe a camera, di Norchia, con le tombe a grotta. Nelle tombe c’erano gli ziri (grandi orci di argilla grezza che contenevano il vaso cinerario con le ceneri del defunto). Oltre alle abitazioni, anche gli edifici di culto sono andati per lo più perduti. Sappiamo che avevano in pietra solo le fondamenta, mentre l'alzato era in mattoni crudi, in terracotta o in legno. I templi sorgevano su alti basamenti ed erano costituiti da un portico aperto e da una parte chiusa divisa in tre celle non comunicanti. Il colonnato del portico aveva colonne tuscaniche che, a differenza di quelle greche, erano lisce.
Per le statue e i sarcofagi, al contrario dei greci, gli etruschi preferiscono la terracotta alla pietra, ma le raffigurazioni sono influenzate dal gusto greco, seppure con forti connotazioni locali. I ritratti sono elementi che consentono di capire l’evoluzione dell'arte etrusca dalla fase arcaica a quella ellenistica. I visi passano dalla scarsa espressività del famoso Sarcofago degli Sposi di Cerveteri del VI a.C. al crudo realismo umoristico dei sarcofagi di età ellenistica rinvenuti a Tuscania, dove si rappresentavano anche i difetti fisici dei defunti. Sono comuni le suppellettili d'oro, le coppe istoriate, le tavolette critte in etrusco e in fenicio, testimonianza dell'alleanza che portò al trionfo di Alalia, rinvenute a Pyrgi presso Santa Severa, la fibula della tomba Regolini-Galassi…tutte opere esposte nel Museo etrusco di Villa Giulia a Roma o al Museo gregoriano-etrusco del Vaticano.
Alcuni vasi funerari rimandano a pratiche religiose dove non è riscontrabile l'influsso greco, ma piuttosto una derivazione dalla precedente cultura villanoviana. In particolare gli ossuari con coperchio conico rovesciato, le numerose tipologie di buccheri e alcuni tipi di urne, i canopi.
La metallurgia raggiunse per gli etruschi traguardi altissimi grazie alla disponibilità di materiale ferroso: dall'oreficeria all'oggettistica, dalla fabbricazione di armi alla statuaria, non v'è branca in cui gli etruschi non fossero specialisti. Ricordiamo la lupa in bronzo, alla quale, in ossequio alla leggenda di Romolo e Remo, vennero successivamente aggiunti i due gemelli nell'atto di succhiare il latte, conservata a Roma nei Musei Capitolini e la tradizione la attribuisce a un mitico artista di nome Vulca, che avrebbe importato le arti a Roma, durante la monarchia dei Tarquini.
Etrusca è una splendida statua in bronzo di un uomo con toga e braccio alzato detto l'arringatore, trovata nei pressi del Lago Trasimeno, in Umbria, e conservata a Firenze, e la rappresentazione in bronzo di un fegato di pecora, a Piacenza, con tutte le indicazioni utili per servirsene allo scopo di indovinare il futuro, una pratica religiosa per la quale gli Etruschi erano famosi: l'aruspicina, cioè l'arte di fare previsioni sul futuro fondandosi sull'osservazione delle viscere delle vittime sacrificate agli dei o la capacità di indovinare il futuro tramite l'interpretazione di segni (fulmini, piogge e venti, il volo degli uccelli in una particolare zona del cielo).
Lo scrittore latino Publio Terenzio Varrone, nel I a.C. dice che il loro dio principale era Vertumnus, una divinità che aveva il suo centro di culto principale in un santuario a Volsini.
Il mistero del passaggio dalla vita alla morte è rappresentato in un famosissimo affresco scoperto nella tomba del tuffatore a Paestum (Campania). Pur appartenendo a un membro dell'aristocrazia greca che governava la città, risente degli influssi artistici esercitati dall'ambiente artigiano di Capua etrusca e il defunto è un giovane nudo che dall'alto di un trampolino, si tuffa in un mare tranquillo.
Nessun commento:
Posta un commento