Durante l'intervento di scavo condotto dallo Spano furono trovate molte piccole lastre di marmo che coprivano le gradinate, suddivise in tre diversi livelli, ciascuno dei quali era destinato agli spettatori pertinenti ad una specifica classe sociale. L'accesso a ciascun livello avveniva da uno specifico passaggio. Sopra l’arena c’era il podium, riservato ai personaggi di spicco della città. Le classi sociali dei liberi (senatores, equites, plebei e servi) occupavano l’ima, media, summa cavea. Le donne e gli schiavi occupavano l'ultima gradinata coperta: la galleria. L’edificio mostra opere idrauliche scavate nella roccia per un complesso di sotterranei che potevano conservare milioni di litri d’acqua piovana che dalle gradinate confluiva in una immensa cisterna da un passaggio lungo quasi cento metri a cui si accede attraverso una apertura scavata nella roccia (euripus) sul lato Sud dell'arena.
giovedì 25 maggio 2017
Archeologia. L'anfiteatro romano di Cagliari, una straordinaria opera architettonica realizzata 2000 anni fa per ospitare i giochi gladiatori. Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia. L'anfiteatro romano di Cagliari, una straordinaria opera architettonica realizzata 2000 anni fa per ospitare i giochi gladiatori.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
L'anfiteatro romano di Cagliari, realizzato nel bianco
calcare locale, si trova nella vallata naturale di Palabanda, tra Viale
Buoncammino e Viale Fra Ignazio, nell'area cittadina di raccordo tra il
quartiere storico di Castello e la zona di Sant'Avendrace, ai confini dell’orto
botanico. Nel I secolo d.C. i costruttori
intagliarono nel banco roccioso le gradinate, l'arena, una serie di corridoi (i
vomitoria) e altri ambienti di servizio. Le gradinate sono divise in tre ordini
(imea, media e summa cavea), riservate alle differenti classi sociali
(senatores, equites, plebei e servi). Lungo i corridoi (criptae) si
affacciavano le gabbie (claustra) per gli animali destinati ai combattimenti. La
capienza era di 10.000 spettatori, e gli spettacoli comprendevano lotte tra
uomini e belve (venationes), esecuzione di sentenze capitali e lotte tra
gladiatori (munera). Il termine amphitheatrum,
che sostituisce il più antico spectacula, si riferisce alla forma architettonica
della
struttura: un doppio theatrum. Per la realizzazione delle parti non
scavate nella roccia, come la facciata Sud, fu impiegato il calcare locale,
estratto in blocchi. L’area dell'anfiteatro dall’età giudicale divenne una cava
utilizzata sia per il recupero di materiale già pronto all’uso sia per
l'estrazione di nuovi blocchi. La spoliazione proseguì fino al 1850 circa, quando
l'anfiteatro divenne proprietà comunale. Durante l'intervento di scavo condotto dallo Spano furono trovate molte piccole lastre di marmo che coprivano le gradinate, suddivise in tre diversi livelli, ciascuno dei quali era destinato agli spettatori pertinenti ad una specifica classe sociale. L'accesso a ciascun livello avveniva da uno specifico passaggio. Sopra l’arena c’era il podium, riservato ai personaggi di spicco della città. Le classi sociali dei liberi (senatores, equites, plebei e servi) occupavano l’ima, media, summa cavea. Le donne e gli schiavi occupavano l'ultima gradinata coperta: la galleria. L’edificio mostra opere idrauliche scavate nella roccia per un complesso di sotterranei che potevano conservare milioni di litri d’acqua piovana che dalle gradinate confluiva in una immensa cisterna da un passaggio lungo quasi cento metri a cui si accede attraverso una apertura scavata nella roccia (euripus) sul lato Sud dell'arena.
Le
prime notizie risalgono al XVII secolo, in un'opera di Dionisio Bonfant
dedicata ai santi sardi. Nel 1823 il capitano della Regia Marina Britannica
William Henry Smith, nella sua descrizione della baia di Cagliari, fa cenno
all'esistenza di ruderi di un antico anfiteatro presso il convento dei
Cappuccini. Altre notizie sono riportate dall'abate Vittorio Angius nel 1836,
dal Valery nel 1837 e dal generale Alberto Ferrero della Marmora nel 1840. La
zona fu acquisita dal comune di Cagliari a metà dell’Ottocento e tra il 1866 e
il 1868 iniziarono gli scavi del canonico Giovanni Spano. Nel 1937 la campagna
di scavi fu condotta dall'archeologo Doro Levi. Oggi l'anfiteatro è stato ripulito
dalla struttura in ferro e legno realizzata per consentire al pubblico di
assistere agli spettacoli estivi senza compromettere le gradinate in pietra.
La
giunta guidata dal sindaco Massimo Zedda ha posto nel suo programma l'obiettivo
di riportare l'anfiteatro alla sua originaria funzione di sito archeologico. Abbattendo il muro dell’Orto Botanico, si potrebbe
raccordare il parco all’Anfiteatro valorizzando un cunicolo sotterraneo che sbuca nel giardino dell’ex Casa di Riposo,
passando sotto la via Sant’Ignazio. Inoltre, un complesso di caverne conduce
fino all’Orto dei frati Cappuccini, e poiché la Villa di Tigellio si trova ai
confini dell’Orto Botanico, si potrebbe creare un percorso straordinario di
epoca romana che arricchirebbe l’offerta turistica della città.
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Però come sede di concerti era stupenda. Verona ha scelto quella via; personalmente mi sembrava la strada migliore per farlo rivivere per quello che fu, la sede degli spettacoli.
RispondiEliminaVeramente la sua funzione originaria erano gli spettacoli
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