giovedì 28 dicembre 2017
Barisardo, venerdì 29 Dicembre. Serata dedicata alla Civiltà Nuragica con Andrea Loddo e Pierluigi Montalbano.
Barisardo, venerdì 29 Dicembre. Serata dedicata alla Civiltà Nuragica con Andrea Loddo e Pierluigi Montalbano.
Nell'ambito delle manifestazioni organizzate dall'amministrazione comunale di Barisardo in occasione del Natale 2017, venerdì 29 Dicembre il centro ogliastrino farà un tuffo nel passato regalando una serata dedicata alla Civiltà Nuragica.
Gli appuntamenti inizieranno alle ore 16.00 nella Sala Consiliare dove saranno presentate tre armature ricostruite seguendo i metodi e le tecniche artigianali in uso nell'epoca nuragica. I guerrieri rappresentati nei bronzetti sono una fonte inesauribile di informazioni sul modo di combattere dei nuragici e i partecipanti potranno toccare con mano il vestiario e le armi prodotte dal maestro Andrea Loddo.
Alle ore 17.00 lo studioso Pierluigi Montalbano, attraverso immagini e racconto del suo ultimo libro, ci farà vivere l'emozionante Sardegna dell'età del Bronzo, con i suoi maestosi monumenti, le sue tradizioni religiose e l'organizzazione della società di 3000 anni fa, fatta di mercati, porti e
martedì 26 dicembre 2017
Cagliari. Corso di storia medievale della Sardegna, docente Pierluigi Piludu, a cura dell'Associazione Culturale Honebu.
Cagliari. Corso di storia medievale della Sardegna, docente Pierluigi Piludu, a cura dell'Associazione Culturale Honebu.
Un tuffo nella Storia della Sardegna di epoca medievale. Strutturato in 5 lezioni in aula e un'escursione al Castello di Siliqua.
Link dell'evento su Facebook
https://www.facebook.com/events/478976932499577/?ti=cl
Il distacco di Bisanzio dalla Sardegna e la necessità per i Sardi di organizzare una difesa contro il pericolo arabo, favorirono la nascita dei Giudicati.
Verso la fine dell'VIII sec. Bisanzio abbandonò progressivamente l'isola al suo destino. I poteri dei due magistrati bizantini che governavano la Sardegna, il dux e il preside, furono concentrati nelle mani di un'unica autorità che, a sua volta, delegò il potere a quattro magistrati risiedenti in diverse parti del
Un tuffo nella Storia della Sardegna di epoca medievale. Strutturato in 5 lezioni in aula e un'escursione al Castello di Siliqua.
Link dell'evento su Facebook
https://www.facebook.com/events/478976932499577/?ti=cl
Il distacco di Bisanzio dalla Sardegna e la necessità per i Sardi di organizzare una difesa contro il pericolo arabo, favorirono la nascita dei Giudicati.
Verso la fine dell'VIII sec. Bisanzio abbandonò progressivamente l'isola al suo destino. I poteri dei due magistrati bizantini che governavano la Sardegna, il dux e il preside, furono concentrati nelle mani di un'unica autorità che, a sua volta, delegò il potere a quattro magistrati risiedenti in diverse parti del
domenica 24 dicembre 2017
venerdì 22 dicembre 2017
Archeologia della Sardegna. Straordinaria scoperta a Suelli: una tomba megalitica ipogeica di tipologia sconosciuta.
Archeologia della Sardegna. Straordinaria scoperta a Suelli: una tomba megalitica ipogeica di tipologia sconosciuta.
La scoperta avvenuta giovedì mattina, 14 dicembre 2017, di una nuova tomba ipogeica megalitica nelle immediate vicinanze del sito archeologico di Pranu Siara, nel comune di Suelli, potrebbe aggiungere, arricchendola, la preistoria della Sardegna. Lo studioso Pierluigi Montalbano, durante una escursione tra i siti archeologici della Trexenta, ha notato la parte più alta della singolare struttura fuoriuscire dal terreno a causa delle recenti piogge che hanno dilavato il terreno circostante, posto in un lieve pendio alla periferia del paese. Immediata la comunicazione al primo cittadino, Massimiliano Garau, che, insieme al ricercatore, ha effettuato un sopralluogo preliminare dell'area e ha segnalato il sito alle autorità competenti. E' utile segnalare che nelle immediate vicinanze, circa 100 metri di distanza, c'è un altro sepolcro, identico a questo scoperto, denominato Pranu Siara, violato negli anni Settanta e quasi completamente svuotato del suo contenuto da parte di tombaroli senza scrupoli. Qualche anno fa quel sito fu indagato sotto la direzione scientifica della Soprintendenza di
La scoperta avvenuta giovedì mattina, 14 dicembre 2017, di una nuova tomba ipogeica megalitica nelle immediate vicinanze del sito archeologico di Pranu Siara, nel comune di Suelli, potrebbe aggiungere, arricchendola, la preistoria della Sardegna. Lo studioso Pierluigi Montalbano, durante una escursione tra i siti archeologici della Trexenta, ha notato la parte più alta della singolare struttura fuoriuscire dal terreno a causa delle recenti piogge che hanno dilavato il terreno circostante, posto in un lieve pendio alla periferia del paese. Immediata la comunicazione al primo cittadino, Massimiliano Garau, che, insieme al ricercatore, ha effettuato un sopralluogo preliminare dell'area e ha segnalato il sito alle autorità competenti. E' utile segnalare che nelle immediate vicinanze, circa 100 metri di distanza, c'è un altro sepolcro, identico a questo scoperto, denominato Pranu Siara, violato negli anni Settanta e quasi completamente svuotato del suo contenuto da parte di tombaroli senza scrupoli. Qualche anno fa quel sito fu indagato sotto la direzione scientifica della Soprintendenza di
giovedì 21 dicembre 2017
Prossime pesentazioni del libro: "Sardegna, l'alba di una Civiltà", di Pierluigi Montalbano - Capone Editore Lecce.
Prossime presentazioni del libro: "Sardegna, l'alba di una Civiltà", di Pierluigi Montalbano - Capone Editore Lecce.
È disponibile in libreria "Sardegna: L'alba di una civiltà", di Pierluigi Montalbano, Capone Editore. L'autore lo presenterà a Cagliari Venerdì 22 Dicembre, alle ore 19, nella sala conferenze dell'Associazione Culturale Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100. Ampio parcheggio gratuito a pochi metri dalla sede, nel piazzale all'angolo con Via Cuoco.
È disponibile in libreria "Sardegna: L'alba di una civiltà", di Pierluigi Montalbano, Capone Editore. L'autore lo presenterà a Cagliari Venerdì 22 Dicembre, alle ore 19, nella sala conferenze dell'Associazione Culturale Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100. Ampio parcheggio gratuito a pochi metri dalla sede, nel piazzale all'angolo con Via Cuoco.
Si può richiedere all'autore con mail a pierlu.mont@libero.it, all'editore con mail a info@caponeditore.it, nei siti archeologici Pozzo Santa Cristina, Bosco Seleni Lanusei, Nuraghe Losa e Nuraghe Santu Antine, nella libreria Sukka a Cagliari e nelle librerie: Hoepli, Mondadori, Feltrinelli, Universitaria, ibs o con Amazon.
Le successive presentazioni saranno:
Venerdì 29 Dicembre ore 17.00 Barisardo
Sala Consiliare
Lunedì 15 Gennaio ore 17.00 Mogoro
Università Terza Età
Sabato 20 Gennaio ore 17.00
Gonnoscodina ex
scuola materna
Sabato 27 Gennaio ore 17.00
Monserrato Sala Consiliare
Sabato 13 Gennaio ore 18.00 Quartucciu Sala Consiliare
Lunedì 15 Gennaio ore 17.00 Mogoro
Università Terza Età
Sabato 20 Gennaio ore 17.00
Gonnoscodina ex
scuola materna
Sabato 27 Gennaio ore 17.00
Monserrato Sala Consiliare
Sabato 13 Gennaio ore 18.00 Quartucciu Sala Consiliare
mercoledì 20 dicembre 2017
Archeologia. I documenti eterni di Tebe, l'antica capitale degli egizi. Il papiro Harris e i templi di Karnak, Medinet Habu e Luxor.
Archeologia. I documenti eterni di Tebe, l'antica capitale degli egizi. Il papiro Harris e i templi di Karnak, Medinet Habu e Luxor.
Tebe è tra le ultime capitali dei grandi regni antichi (datati ante il secolo XIII a.C.), è nata a sud a causa delle vicissitudini sofferte dalle capitali che l'hanno preceduta, che scontano la loro presenza nel nord del paese, pressato progressivamente da tre tormentati fronti (occidentale libico, orientale ittita, settentrionale dei popoli del Mediterraneo). Non ha caso Tebe viene anche appellata Pilastro meridionale o Iunu Scemayit, in contrapposizione alla più antica e potente ma saccheggiata Eliopoli, cioè il Pilastro settentrionale o Iunu meht.
Il tempio di Karnak viene così descritto da Schuré: "Il tempio di Ammone Re è un inno di pietra allo Spirito unico ed assoluto, sovrano, del Dio degli dei (L. II, cap. V)". Il tempio colpisce per la magnifica e poderosa serie di 140 colonne che circondano le altre dodici della navata centrale, tutte diligentemente utilizzate per tramandare testi di varia natura. Ad esso, ed al suo sacerdote di Ammon, il re Sole e dio dei pianeti, Ramsete III quando è in vita concede dei territori con le relative rendite, rendendo quei religiosi ancor più potenti che in passato.
Il tempio di Karnak si trova sulla sponda orientale del Nilo, nel punto in cui questi si è creato un
Tebe è tra le ultime capitali dei grandi regni antichi (datati ante il secolo XIII a.C.), è nata a sud a causa delle vicissitudini sofferte dalle capitali che l'hanno preceduta, che scontano la loro presenza nel nord del paese, pressato progressivamente da tre tormentati fronti (occidentale libico, orientale ittita, settentrionale dei popoli del Mediterraneo). Non ha caso Tebe viene anche appellata Pilastro meridionale o Iunu Scemayit, in contrapposizione alla più antica e potente ma saccheggiata Eliopoli, cioè il Pilastro settentrionale o Iunu meht.
Il tempio di Karnak viene così descritto da Schuré: "Il tempio di Ammone Re è un inno di pietra allo Spirito unico ed assoluto, sovrano, del Dio degli dei (L. II, cap. V)". Il tempio colpisce per la magnifica e poderosa serie di 140 colonne che circondano le altre dodici della navata centrale, tutte diligentemente utilizzate per tramandare testi di varia natura. Ad esso, ed al suo sacerdote di Ammon, il re Sole e dio dei pianeti, Ramsete III quando è in vita concede dei territori con le relative rendite, rendendo quei religiosi ancor più potenti che in passato.
Il tempio di Karnak si trova sulla sponda orientale del Nilo, nel punto in cui questi si è creato un
lunedì 18 dicembre 2017
Sardegna, l'alba di una Civiltà. Pubblicazione libro e presentazione da Honebu, a Cagliari, Venerdì 22 Dicembre alle ore 19.
Sardegna, l'alba di una Civiltà. Pubblicazione libro e presentazione da Honebu, a Cagliari, Venerdì 22 Dicembre alle ore 19.
È disponibile
in libreria "Sardegna: L'alba di una civiltà", di Pierluigi
Montalbano, Capone Editore. L'autore lo presenterà a Cagliari Venerdì 22 Dicembre,
alle ore 19, nella sala conferenze dell'Associazione Culturale Honebu, in Via
Fratelli Bandiera 100. Ampio parcheggio gratuito a pochi metri dalla sede, nel
piazzale all'angolo con Via Cuoco.
venerdì 15 dicembre 2017
Archeologia. Esperidi: il misterioso giardino posto a Occidente, verso la notte, oltre l'Oceano, ai confini del mondo conosciuto. Secondo gli antichi autori, lì vivevano gli Dei e i Beati. Articolo di Francesco Tanganelli
Archeologia. Esperidi: il misterioso giardino posto a Occidente, verso la notte, oltre l'Oceano, ai confini del mondo conosciuto. Secondo gli antichi autori, lì vivevano gli Dei e i Beati.
Articolo di Francesco Tanganelli
Giardino delle Esperidi: terra al di là dell’Oceano
Tentare di localizzare con precisione la sede di queste divinità si rivela, inevitabilmente, un’impresa assai ardua. Da un’analisi preliminare delle principali fonti antiche, infatti, possiamo notare come una certa insicurezza fosse diffusa già in epoche molto lontane, in merito alla posizione di questo luogo favoloso (spesso confuso, per il suo carattere ameno, con le Isole dei Beati). Esiodo per primo, nella sua opera, offre un vago accenno alla dimora delle Esperidi, che sarebbe situata vicino alla terra delle Gorgoni, al di là del famoso Oceano, sul confine, verso la notte’ (Teogonia, vv. 274-275).
Un primo problema che si pone per questa ricerca – ma che, per ovvi motivi, non potremo affrontare nel dettaglio, in questa sede – è quello di una preventiva definizione della concezione che i primi
Articolo di Francesco Tanganelli
Giardino delle Esperidi: terra al di là dell’Oceano
Tentare di localizzare con precisione la sede di queste divinità si rivela, inevitabilmente, un’impresa assai ardua. Da un’analisi preliminare delle principali fonti antiche, infatti, possiamo notare come una certa insicurezza fosse diffusa già in epoche molto lontane, in merito alla posizione di questo luogo favoloso (spesso confuso, per il suo carattere ameno, con le Isole dei Beati). Esiodo per primo, nella sua opera, offre un vago accenno alla dimora delle Esperidi, che sarebbe situata vicino alla terra delle Gorgoni, al di là del famoso Oceano, sul confine, verso la notte’ (Teogonia, vv. 274-275).
Un primo problema che si pone per questa ricerca – ma che, per ovvi motivi, non potremo affrontare nel dettaglio, in questa sede – è quello di una preventiva definizione della concezione che i primi
giovedì 14 dicembre 2017
Presentazione libro da Honebu: Quismah, di Pierluigi Piludu.
Presentazione libro da Honebu: Quismah, di Pierluigi Piludu.
Venerdì 15 Dicembre, da Honebu, alle ore 19 nella sala conferenze in Via Fratelli Bandiera 100 sarà ospite Pierluigi Piludu che racconterà il suo ultimo libro Quismah, ambientato alla fine dei Giudicati di Sardegna.
Introdurrà la serata la Professoressa Barbara Fois, docente di storia medievale all'Università di Cagliari.
Ambientato nell'autunno del 1269, quando due giovani di umili origini, Petru ed Elèni, conducono una serena esistenza in un tempo scandito dal lavoro nei campi e dal susseguirsi delle stagioni. Il loro sogno di unirsi in matrimonio è interrotto da un tragico destino che li trascinerà lontano l´uno dall´altra. Nel desiderio di ricongiungersi, ognuno di loro affronterà un eroico viaggio che li condurrà, attraverso regni lontani ed esotici, alla scoperta di culture differenti e spesso in conflitto tra loro, a contatto sia con la ricchezza e la nobiltà guerriera, al fianco di sovrani e cavalieri, tra schiavi e mendicanti.
Amore e fedeltà, onore e gloria, morte e rinascita, in un Medioevo ad ampio respiro tra la seconda metà del Duecento e i primi decenni del Trecento, alla fine del Giudicato di Carali con la distruzione della sua capitale Santa Igia.
Ingresso libero.
Venerdì 15 Dicembre, da Honebu, alle ore 19 nella sala conferenze in Via Fratelli Bandiera 100 sarà ospite Pierluigi Piludu che racconterà il suo ultimo libro Quismah, ambientato alla fine dei Giudicati di Sardegna.
Introdurrà la serata la Professoressa Barbara Fois, docente di storia medievale all'Università di Cagliari.
Ambientato nell'autunno del 1269, quando due giovani di umili origini, Petru ed Elèni, conducono una serena esistenza in un tempo scandito dal lavoro nei campi e dal susseguirsi delle stagioni. Il loro sogno di unirsi in matrimonio è interrotto da un tragico destino che li trascinerà lontano l´uno dall´altra. Nel desiderio di ricongiungersi, ognuno di loro affronterà un eroico viaggio che li condurrà, attraverso regni lontani ed esotici, alla scoperta di culture differenti e spesso in conflitto tra loro, a contatto sia con la ricchezza e la nobiltà guerriera, al fianco di sovrani e cavalieri, tra schiavi e mendicanti.
Amore e fedeltà, onore e gloria, morte e rinascita, in un Medioevo ad ampio respiro tra la seconda metà del Duecento e i primi decenni del Trecento, alla fine del Giudicato di Carali con la distruzione della sua capitale Santa Igia.
Ingresso libero.
mercoledì 13 dicembre 2017
Archeologia. La prima Età del Ferro in Sardegna, nuragici e fenici si incontrano. Riflessioni di Paolo Bernardini
Archeologia. La prima Età del Ferro in Sardegna, nuragici e fenici si incontrano.
Riflessioni di Paolo Bernardini
Le parole di Alessandro Usai, scritte a margine di un incontro sul tema delle relazioni tra Nuragici e Fenici, rappresentano un significativo esordio per questo paragrafo: è questo, tra il Bronzo Finale terminale e almeno gran parte della Prima Età del Ferro (pressappoco tra il X e la metà dell’VIII a.C.), il periodo di massima occupazione degli insediamenti, di massima accumulazione di ricchezze nei santuari, di massimo sviluppo del ceto aristocratico che si pone alla guida del processo di ristrutturazione economica e sociale; questo è anche il periodo di massima fioritura delle produzioni artistiche e artigianali impiegate come offerte nei santuari per l’autocelebrazione e legittimazione dell’aristocrazia al potere. L’esame dettagliato di giacimenti stratificati e di contesti di materiale che, pur senza essere purtroppo ancora legati a stratigrafie, sembrano presentare caratteri di consistente omogeneità, consente ormai di definire, attraverso seriazioni formali e sviluppi di apparati decorativi, una base di cultura materiale nuragica che, ben lontana dall’essere in fase di estinzione, si distribuisce con chiarezza tra il IX e l’VIII a.C.; le indicazioni fornite dalle ceramiche si incrociano con le
Riflessioni di Paolo Bernardini
Le parole di Alessandro Usai, scritte a margine di un incontro sul tema delle relazioni tra Nuragici e Fenici, rappresentano un significativo esordio per questo paragrafo: è questo, tra il Bronzo Finale terminale e almeno gran parte della Prima Età del Ferro (pressappoco tra il X e la metà dell’VIII a.C.), il periodo di massima occupazione degli insediamenti, di massima accumulazione di ricchezze nei santuari, di massimo sviluppo del ceto aristocratico che si pone alla guida del processo di ristrutturazione economica e sociale; questo è anche il periodo di massima fioritura delle produzioni artistiche e artigianali impiegate come offerte nei santuari per l’autocelebrazione e legittimazione dell’aristocrazia al potere. L’esame dettagliato di giacimenti stratificati e di contesti di materiale che, pur senza essere purtroppo ancora legati a stratigrafie, sembrano presentare caratteri di consistente omogeneità, consente ormai di definire, attraverso seriazioni formali e sviluppi di apparati decorativi, una base di cultura materiale nuragica che, ben lontana dall’essere in fase di estinzione, si distribuisce con chiarezza tra il IX e l’VIII a.C.; le indicazioni fornite dalle ceramiche si incrociano con le
martedì 12 dicembre 2017
Archeologia della Sardegna. Vacilla il mito di Atlandide, non la sua storia. Riflessioni di Paolo Valente Poddighe
Archeologia della Sardegna. Vacilla il mito di Atlandide, non la sua storia
Riflessioni di Paolo Valente Poddighe
Ho sempre pensato che, se anche gli esperti più esperti e gli scienziati più scientifici, con i loro marchingegni e con le loro apparecchiature e sonde arrivassero a dimostrare che un maremoto, un terremoto, un vulcanesimo o un meteorite, che la Sardegna subì tale catastrofico evento, in tempi nuragici, si noti bene, nessuno arriverebbe ad asserire, solamente per tali insolite cause, che l’Isola di Sardegna fu Atlandide, per via di uno di questi eventi. Questa considerazione avrebbe comunque validità, egualmente come prima, in quanto ”la storia senza la geografia resterebbe così tanto orba da non avere luogo dove stare nei fatti di quella”. Così si diceva nel Medio Evo, e ancora di più possiamo affermare oggi.
Con ciò voglio asserire (e di questo si vanta Frau per far decadere gli altri) che essendo le catastrofi succedutesi in tutte le parti del Mondo, e pertanto anche nel Mediterraneo (vedi Santorini, Creta, Cipro…), possono far pensare alla localizzazione di Atlandide ovunque, e non solo in Sardegna. Dall’asserto, e per l'ignoranza più totale del luogo, il passo, proprio per i multipli possibili, annulla completamente una particolare localizzazione rendendo tale ricerca insignificante. Pertanto l’evento strombazzato ai quattro venti, proprio per “il mito” non localizzabile geograficamente non solo in
Riflessioni di Paolo Valente Poddighe
Ho sempre pensato che, se anche gli esperti più esperti e gli scienziati più scientifici, con i loro marchingegni e con le loro apparecchiature e sonde arrivassero a dimostrare che un maremoto, un terremoto, un vulcanesimo o un meteorite, che la Sardegna subì tale catastrofico evento, in tempi nuragici, si noti bene, nessuno arriverebbe ad asserire, solamente per tali insolite cause, che l’Isola di Sardegna fu Atlandide, per via di uno di questi eventi. Questa considerazione avrebbe comunque validità, egualmente come prima, in quanto ”la storia senza la geografia resterebbe così tanto orba da non avere luogo dove stare nei fatti di quella”. Così si diceva nel Medio Evo, e ancora di più possiamo affermare oggi.
Con ciò voglio asserire (e di questo si vanta Frau per far decadere gli altri) che essendo le catastrofi succedutesi in tutte le parti del Mondo, e pertanto anche nel Mediterraneo (vedi Santorini, Creta, Cipro…), possono far pensare alla localizzazione di Atlandide ovunque, e non solo in Sardegna. Dall’asserto, e per l'ignoranza più totale del luogo, il passo, proprio per i multipli possibili, annulla completamente una particolare localizzazione rendendo tale ricerca insignificante. Pertanto l’evento strombazzato ai quattro venti, proprio per “il mito” non localizzabile geograficamente non solo in
domenica 10 dicembre 2017
Archeologia. Scoperta in Bulgaria la città più antica d'Europa, risale al V Millennio a.C.
Archeologia. Scoperta in Bulgaria la città più antica d'Europa, risale al V Millennio a.C.
Una squadra di archeologi bulgari assicura avere trovato, nella parte orientale del paese, i resti di una città del Neolitico antico che sarebbe l'urbe più antica d'Europa. Così afferma oggi a Efe il capo della squadra, il professor Vassil Nikolov, che inquadra cronologicamente la città tra il 4.700 e il 4.200 a.C.
Si tratta delle fortificazioni preistoriche di pietra più vecchie e massicce in Europa, dichiara il professore. La spedizione archeologica ha dissotterrato muraglie di 2/3 metri di spessore e 3 di altezza che Nikolov afferma servivano per evitare attacchi armati alla ricerca delle materie prime più
Una squadra di archeologi bulgari assicura avere trovato, nella parte orientale del paese, i resti di una città del Neolitico antico che sarebbe l'urbe più antica d'Europa. Così afferma oggi a Efe il capo della squadra, il professor Vassil Nikolov, che inquadra cronologicamente la città tra il 4.700 e il 4.200 a.C.
Si tratta delle fortificazioni preistoriche di pietra più vecchie e massicce in Europa, dichiara il professore. La spedizione archeologica ha dissotterrato muraglie di 2/3 metri di spessore e 3 di altezza che Nikolov afferma servivano per evitare attacchi armati alla ricerca delle materie prime più
giovedì 7 dicembre 2017
Archeologia. Il collasso dell'Età del Bronzo che portò al crollo del sistema palaziale e alla scomparsa dei grandi imperi degli ittiti, dei micenei e degli egizi. Riflessioni di Matteo Riccò
Archeologia. Il collasso dell'Età del Bronzo che portò al crollo del sistema palaziale e alla scomparsa dei grandi imperi degli ittiti, dei micenei e degli egizi.
Riflessioni di Matteo Riccò
Tra la fine del XIII e l’inizio del XII a.C., il Mediterraneo orientale fu sconvolto dalle sue fondamenta. Nel giro di una generazione (o poco più), le grandi civiltà che sulle sue sponde si erano sviluppate nel corso di oltre mille anni andarono incontro a crisi profondissime (l’Egitto), giunsero al punto di crollare (il regno degli Hittiti) o sparirono nel nulla (i potenti regni micenei della Grecia continentale). Nello studio di questo fenomeno, bisogna prima di tutto sfatare un pregiudizio formale, legato alla terminologia utilizzata per descrivere tali epoche storiche: fra l’età del Bronzo e la successiva età del Ferro, che vedrà la fioritura delle grandi civiltà Classiche e il sorgere in Asia del potentissimo impero Persiano, non c’è semplicemente una correlazione di sequenzialità lineare. Dobbiamo cioè sfatare l’artificiale convenzione che l’età del Ferro sia semplicemente l’evoluzione diretta dell’età del Bronzo. Queste epoche sono fra loro distanziate da un abisso sociale, economico, culturale. Anche da un punto di vista tecnologico, l’età del Bronzo non può essere definita come primordiale rispetto alle civiltà successive: le potenzialità organizzative, amministrative, artistiche, tecniche – architettoniche e metallurgiche, persino agricole, espresse dalle grandi civiltà dell’età del
Riflessioni di Matteo Riccò
Tra la fine del XIII e l’inizio del XII a.C., il Mediterraneo orientale fu sconvolto dalle sue fondamenta. Nel giro di una generazione (o poco più), le grandi civiltà che sulle sue sponde si erano sviluppate nel corso di oltre mille anni andarono incontro a crisi profondissime (l’Egitto), giunsero al punto di crollare (il regno degli Hittiti) o sparirono nel nulla (i potenti regni micenei della Grecia continentale). Nello studio di questo fenomeno, bisogna prima di tutto sfatare un pregiudizio formale, legato alla terminologia utilizzata per descrivere tali epoche storiche: fra l’età del Bronzo e la successiva età del Ferro, che vedrà la fioritura delle grandi civiltà Classiche e il sorgere in Asia del potentissimo impero Persiano, non c’è semplicemente una correlazione di sequenzialità lineare. Dobbiamo cioè sfatare l’artificiale convenzione che l’età del Ferro sia semplicemente l’evoluzione diretta dell’età del Bronzo. Queste epoche sono fra loro distanziate da un abisso sociale, economico, culturale. Anche da un punto di vista tecnologico, l’età del Bronzo non può essere definita come primordiale rispetto alle civiltà successive: le potenzialità organizzative, amministrative, artistiche, tecniche – architettoniche e metallurgiche, persino agricole, espresse dalle grandi civiltà dell’età del
mercoledì 6 dicembre 2017
Archeologia. I Sardi nella guerra di Troia. Riflessioni di Carlo D'Adamo
Archeologia. I Sardi nella guerra di Troia
Riflessioni di Carlo D'Adamo
La storiografia greca ha elaborato nel ciclo dell’epopea troiana il processo di crisi del sistema miceneo, mentre la storiografia egizia ha narrato parte dello stesso processo sotto il tema dell’invasione degli “Abitanti delle Isole del Grande Verde” che ordivano una “congiura” contro l’Egitto assalendo le sue coste e tentando un’invasione.
La sostanziale autoreferenzialità delle due tradizioni storiografiche impedì a Platone, al quale la tradizione egizia era giunta di seconda o di terza mano, di riconoscere nel racconto di Crizia (che egli riporta nel Timeo) gli stessi avvenimenti che i greci avevano già elaborato nei miti di Teseo e del ritorno degli Eraclidi e nella grande epopea della guerra di Troia.
Ma se noi ci misuriamo direttamente con Medinet Habu ed evitiamo il bypass “sacerdoti egiziani-Solone-Crizia-Platone” per accedere direttamente alle fonti che parlano degli Abitanti delle Isole del
Riflessioni di Carlo D'Adamo
La storiografia greca ha elaborato nel ciclo dell’epopea troiana il processo di crisi del sistema miceneo, mentre la storiografia egizia ha narrato parte dello stesso processo sotto il tema dell’invasione degli “Abitanti delle Isole del Grande Verde” che ordivano una “congiura” contro l’Egitto assalendo le sue coste e tentando un’invasione.
La sostanziale autoreferenzialità delle due tradizioni storiografiche impedì a Platone, al quale la tradizione egizia era giunta di seconda o di terza mano, di riconoscere nel racconto di Crizia (che egli riporta nel Timeo) gli stessi avvenimenti che i greci avevano già elaborato nei miti di Teseo e del ritorno degli Eraclidi e nella grande epopea della guerra di Troia.
Ma se noi ci misuriamo direttamente con Medinet Habu ed evitiamo il bypass “sacerdoti egiziani-Solone-Crizia-Platone” per accedere direttamente alle fonti che parlano degli Abitanti delle Isole del
martedì 5 dicembre 2017
Archeologia della Sardegna. Pubblicazione libro e presentazione in anteprima in Ogliastra.
Archeologia della Sardegna. Pubblicazione libro e presentazione in anteprima in Ogliastra.
È disponibile in libreria "Sardegna: L'alba di una civiltà", di Pierluigi Montalbano, Capone Editore. Sarà presentato in anteprima Sabato 9 Dicembre 2017 in Ogliastra, alle ore 11 nella Biblioteca Comunale Angelino Usai di Lanusei e alle ore 18.30 nella Sala del Consiglio Comunale a Muravera.
E' possibile richiederlo all'autore con mail a pierlu.mont@libero.it, all'editore con mail a info@caponeditore.it, nei siti archeologici Pozzo Santa Cristina, Nuraghe Losa e Nuraghe Santu Antine e nella libreria Succa a Cagliari.
Evento facebook Lanusei https://www.facebook.com/bibliotecacomunalelanusei/?pnref=story
Evento facebook Muravera https://www.facebook.com/events/183880105501374/?active_tab=about
Pierluigi Montalbano
Sardegna.L’alba di una civiltà
IL LIBRO
Dopo l’invenzione della scrittura, l’uomo ci ha lasciato tantissimi documenti, le cosiddette fonti letterarie, leggerli significa ascoltare le parole che vengono da un passato piuttosto recente se rapportato a quanto abbiamo “ereditato”, invece, dagli uomini che per primi abitarono la terra. Di essi, della loro civiltà, abbiamo soprattutto fonti iconografiche – pitture o incisioni in grotta, statuine della Dea Madre, vasellame decorato, graffiti su ciottoli – ma anche resti di pasti, utensili e stoviglie, ruderi dei primi ricoveri in pietra, corredi funerari, relitti affondati lungo le coste e tanto, tanto altro. Con tutte queste fonti, ogni
domenica 3 dicembre 2017
Archeologia. Scoperto un tesoro dell’Età del Bronzo in Germania
Archeologia. Scoperto un tesoro dell’Età del Bronzo in Germania
La costruzione del gasdotto Nord Stream, che in futuro collegherà Germania e Russia, ha portato al ritrovamento di un tesoro d’oro di 3.300 anni nel nord della Germania. Secondo alcuni esperti, gli oggetti provenivano addirittura dall’Asia centrale, mentre altri archeologi ne sono scettici.
I 117 pezzi d’oro erano stati scoperti dentro un panno di lino lo scorso aprile, ma sono stati resi pubblici solo quest’anno. Risalgono, a quanto sembra, alla Media Età del Bronzo.
Tra gli 1,8 kg di oro ci sono anelli, bracciali e altri gioielli, ma soprattutto delle “spirali” d’oro legate insieme come catenine. E non si tratterebbe di gioielli, ma di un’antica forma di lingotti.
Le analisi dell’Università di Hannover hanno inoltre rivelato che l’oro proveniva da una miniera dell’Asia centrale.
“Utilizzando uno spettrometro di massa, abbiamo esaminato più di 20 elementi chimici, il che ci permette di determinare l’impronta digitale del metallo”, spiega il chimico Robert Lehmann. “La vena d’oro si deve essere creata nel profondo delle montagne di Kazakhistan, Afghanistan o Uzbekistan in un periodo di milioni di anni”.
I mercanti di beni di lusso viaggiavano per tutto il continente, dice l’archeologo Henning Hassmann. “Viaggi di 10.000 km non erano niente per loro”.
Hassmann sospetta che l’oro trovato vicino alla città di Syke fosse stato portato dalle montagne nella vicina Valle dell’Indo, dove una grande civiltà fiorì fino a circa il 1.800 a.C. Da lì la merce venne inviata via nave in Mesopotamia e, dopo, raggiunse in qualche modo le pianure del nord.
Ma è davvero questa la spiegazione corretta?
Ernst Pernicka, esperto di metallurgia antica – noto per i suoi studi sul famoso Disco di Nebra – considera le conclusioni di Lehmann “altamente congetturali”.
Poiché quasi nulla si sa sull’attività mineraria dell’Asia centrale, Lehmann non può confrontare quei reperti che con qualche moneta d’oro sciita. Arrivare a tali ambiziose teorie sulla base di fatti così scarsi è “abbastanza coraggioso”, dice Gregor Borg, esperto di giacimenti d’oro presso l’Università di Halle. Nonostante le critiche, Lehmann rimane della sua opinione, facendo notare il suo uso di attrezzature di prim’ordine. “Qui stiamo contando i singoli atomi”, dice.
Per quanto audace possa sembrare, il collegamento con l’Asia potrebbe essere vero. La tipica sedia pieghevole egizia avrebbe raggiunto nell’antichità la Svezia , mentre magnifici conchiglie di Spondylus provenienti dal Mediterraneo sono state trovate lontano in Bavaria. Metalli preziosi come stagno, rame, oro e argento erano inoltre tra i favoriti per i commerci a lunga distanza.
Ora: le reti commerciali dei mercanti raggiunsero anche le remote miniere dell’Asia centrale nel lontano II Millennio a.C.? Certamente ne sarebbe valsa la pena. Una grande cintura di oro e stagno si estende dai monti Altai fino al lago di Aral. Una miniera d’oro preistorica, la più grande del Caucaso centrale, è stata recentemente scoperta in Armenia.
Questa è già la seconda scoperta che viene fatta grazie ai lavori per il gasdotto Nord Stream: lo scorso agosto erano stati ritrovati altri manufatti preistorici e, al momento, si stanno studiando altri siti.
Fonte: http://ilfattostorico.com
La costruzione del gasdotto Nord Stream, che in futuro collegherà Germania e Russia, ha portato al ritrovamento di un tesoro d’oro di 3.300 anni nel nord della Germania. Secondo alcuni esperti, gli oggetti provenivano addirittura dall’Asia centrale, mentre altri archeologi ne sono scettici.
I 117 pezzi d’oro erano stati scoperti dentro un panno di lino lo scorso aprile, ma sono stati resi pubblici solo quest’anno. Risalgono, a quanto sembra, alla Media Età del Bronzo.
Tra gli 1,8 kg di oro ci sono anelli, bracciali e altri gioielli, ma soprattutto delle “spirali” d’oro legate insieme come catenine. E non si tratterebbe di gioielli, ma di un’antica forma di lingotti.
Le analisi dell’Università di Hannover hanno inoltre rivelato che l’oro proveniva da una miniera dell’Asia centrale.
“Utilizzando uno spettrometro di massa, abbiamo esaminato più di 20 elementi chimici, il che ci permette di determinare l’impronta digitale del metallo”, spiega il chimico Robert Lehmann. “La vena d’oro si deve essere creata nel profondo delle montagne di Kazakhistan, Afghanistan o Uzbekistan in un periodo di milioni di anni”.
I mercanti di beni di lusso viaggiavano per tutto il continente, dice l’archeologo Henning Hassmann. “Viaggi di 10.000 km non erano niente per loro”.
Hassmann sospetta che l’oro trovato vicino alla città di Syke fosse stato portato dalle montagne nella vicina Valle dell’Indo, dove una grande civiltà fiorì fino a circa il 1.800 a.C. Da lì la merce venne inviata via nave in Mesopotamia e, dopo, raggiunse in qualche modo le pianure del nord.
Ma è davvero questa la spiegazione corretta?
Ernst Pernicka, esperto di metallurgia antica – noto per i suoi studi sul famoso Disco di Nebra – considera le conclusioni di Lehmann “altamente congetturali”.
Poiché quasi nulla si sa sull’attività mineraria dell’Asia centrale, Lehmann non può confrontare quei reperti che con qualche moneta d’oro sciita. Arrivare a tali ambiziose teorie sulla base di fatti così scarsi è “abbastanza coraggioso”, dice Gregor Borg, esperto di giacimenti d’oro presso l’Università di Halle. Nonostante le critiche, Lehmann rimane della sua opinione, facendo notare il suo uso di attrezzature di prim’ordine. “Qui stiamo contando i singoli atomi”, dice.
Per quanto audace possa sembrare, il collegamento con l’Asia potrebbe essere vero. La tipica sedia pieghevole egizia avrebbe raggiunto nell’antichità la Svezia , mentre magnifici conchiglie di Spondylus provenienti dal Mediterraneo sono state trovate lontano in Bavaria. Metalli preziosi come stagno, rame, oro e argento erano inoltre tra i favoriti per i commerci a lunga distanza.
Ora: le reti commerciali dei mercanti raggiunsero anche le remote miniere dell’Asia centrale nel lontano II Millennio a.C.? Certamente ne sarebbe valsa la pena. Una grande cintura di oro e stagno si estende dai monti Altai fino al lago di Aral. Una miniera d’oro preistorica, la più grande del Caucaso centrale, è stata recentemente scoperta in Armenia.
Questa è già la seconda scoperta che viene fatta grazie ai lavori per il gasdotto Nord Stream: lo scorso agosto erano stati ritrovati altri manufatti preistorici e, al momento, si stanno studiando altri siti.
Fonte: http://ilfattostorico.com
venerdì 1 dicembre 2017
Archeologia. L’alimentazione nella preistoria. Cibi, cottura e pentole dal Neolitico alle prime età dei metalli. Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia. L’alimentazione nella preistoria. Cibi, cottura e pentole dal Neolitico alle prime età dei metalli.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Nella ricerca archeologica, l’indagine sull’alimentazione antica impone un’attenta analisi di tutti i resti di cultura materiale. Percorrendo un viaggio attraverso gli antichi sapori si può ricostruire anche l’evoluzione delle tecnologie impiegate nella realizzazione dei manufatti. L’uomo preistorico si nutriva di alimenti crudi che si procurava con la caccia, la pesca e con la raccolta di frutta e verdura che cresceva allo stato selvatico.
Con la cottura dei cibi i popoli hanno diversificato le abitudini alimentari attuando la prima rivoluzione alimentare. Nel Neolitico, l’uomo da cacciatore e raccoglitore nomade, impara a
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Nella ricerca archeologica, l’indagine sull’alimentazione antica impone un’attenta analisi di tutti i resti di cultura materiale. Percorrendo un viaggio attraverso gli antichi sapori si può ricostruire anche l’evoluzione delle tecnologie impiegate nella realizzazione dei manufatti. L’uomo preistorico si nutriva di alimenti crudi che si procurava con la caccia, la pesca e con la raccolta di frutta e verdura che cresceva allo stato selvatico.
Con la cottura dei cibi i popoli hanno diversificato le abitudini alimentari attuando la prima rivoluzione alimentare. Nel Neolitico, l’uomo da cacciatore e raccoglitore nomade, impara a
mercoledì 29 novembre 2017
Archeologia. Oxford, svelato il mistero dell'abominevole uomo delle nevi, lo Yeti?
Archeologia. Oxford, svelato il mistero dell'abominevole uomo delle nevi, lo Yeti?
Nuova teoria degli scienziati della celebre università inglese sull'esistenza del fantomatico yeti, il “Dna” sarebbe assimilabile a quello di un orso bianco preistorico ricavato da un resto fossile.
La scoperta dello yeti è ancora da rinviare ma ne è stata fatta una che potrebbe essere altrettanto straordinaria. Gli scienziati dell’Università di Oxford cercando (invano) prove dell’abominevole uomo delle nevi, fra 57 peli sospetti inviati da tutto il mondo hanno individuato due campioni che
lunedì 27 novembre 2017
Archeologia. Quando iniziò l’uomo a provocare le prime scintille mediante l’utilizzo dei suoi arnesi e a controllare il fuoco?
Archeologia. Quando iniziò l’uomo a provocare
le prime scintille mediante l’utilizzo dei suoi arnesi e a controllare il
fuoco?
Si dice sia stato l’utensile a
determinare la crescita intellettuale dell’ominide, a fare di lui ciò che siamo
oggi. Se ciò è vero, lo fu soprattutto perché gli permise di accendere il primo
fuoco. Questa fu la scoperta umana esclusiva, il passo che gli altri esseri
viventi non furono in grado di fare. Il momento essenziale che rivoluzionò la
sua esistenza. Senza la padronanza del fuoco l’evoluzione umana non sarebbe
stata quella che fu. Il fuoco ha fornito l’input decisivo, l’ha accelerata,
plasmata. Era un elemento essenziale per proteggersi dagli animali feroci,
riscaldarsi durante il grande freddo, cuocere gli alimenti, far luce nella
notte, dissodare il terreno favorendo la caccia. Era la componente essenziale
del „pacchetto culturale“ dell’Homo erectus: fuoco, abitazione e vestiario.
I miti greci narrano del
titano Prometeo, l’eroe che decise di rubare il fuoco a Giove e riportarlo
sulla
venerdì 24 novembre 2017
Archeologia. “L’apertura della Zecca a Marciana, nell'Isola d'Elba, è stata davvero una brutta sorpresa. Intervista alla Prof.ssa Lucia Travaini dell’Università degli Studi di Milano sulle zecche inventate
Archeologia. “L’apertura della Zecca a Marciana, nell'Isola d'Elba, è stata davvero una brutta sorpresa. Intervista
alla Prof.ssa Lucia Travaini dell’Università degli Studi di Milano sulle zecche
inventate
La
Prof.ssa Travaini è attualmente docente di Numismatica presso il dipartimento
di Studi Storici dell’Università degli Studi di Milano. Ma è nota e stimata
anche all’ estero per la sua vasta cultura professionale tanto da essere stata insignita a Londra
della prestigiosa medaglia della Royal Numismatic Society ed essere anche
la prima studiosa italiana nominata tra
i 10 membri onorari
di una delle più antiche e autorevoli società del settore, ossia la Société Royale de Numismatique de
Belgique.
Presentare
la Prof.ssa Travaini non è soltanto un atto doveroso nei confronti di una
studiosa nel settore della numismatica, riconosciuta per il suo prestigio anche
all’estero, ma per quanto più possa riguardare i lettori, un rafforzativo che
il parere espresso sull’argomento trattato sia difficilmente confutabile, proprio in virtù delle sue
intrinseche qualità professionali.
In altri
termini si vorrebbe esprimere con questa intervista un giudizio informato ai
massimi livelli sulla travagliata vicenda della zecca di Marciana, ritenuta
tale dal Comune anche se non si
mercoledì 22 novembre 2017
Archeologia. Eccezionale scoperta in Inghilterra: la tomba di una giovane donna dell'età del Bronzo con un corredo ricco di ambra, stagno e gioielli.
Archeologia. Eccezionale scoperta in Inghilterra: la tomba di una giovane donna dell'età del Bronzo con un corredo ricco di ambra, stagno e gioielli.
Una sepoltura di 4000 anni fa potrebbe riscrivere la storia dell'Età del Bronzo britannica. In questa sepolture vennero deposti i resti, cremati, di una giovane donna con quanto rimaneva del legno utilizzato nel rogo e con il corredo della giovane accuratamente avvolto in una pelliccia. L'involto era stato, a sua volta, deposto in una piccola scatola di pietra.
Fra gli oggetti scoperti vi sono 34 borchie di stagno, che costituiscono la prima prova della lavorazione del metallo nel sudovest dell'Inghilterra, una cintura in fibra d'ortica con una frangia in
Una sepoltura di 4000 anni fa potrebbe riscrivere la storia dell'Età del Bronzo britannica. In questa sepolture vennero deposti i resti, cremati, di una giovane donna con quanto rimaneva del legno utilizzato nel rogo e con il corredo della giovane accuratamente avvolto in una pelliccia. L'involto era stato, a sua volta, deposto in una piccola scatola di pietra.
Fra gli oggetti scoperti vi sono 34 borchie di stagno, che costituiscono la prima prova della lavorazione del metallo nel sudovest dell'Inghilterra, una cintura in fibra d'ortica con una frangia in
lunedì 20 novembre 2017
Archeologia. Quando l’imperatore di Spagna Carlo V sbarcò a Cagliari. Riflessioni di Maurizio Corona
Archeologia. Quando l’imperatore di Spagna Carlo V sbarcò a Cagliari.
Riflessioni di Maurizio Corona
“Sabato 12 giugno dell’anno del Signore 1535.
Per la città di Cagliari è un giorno speciale. Quasi tutti i suoi abitanti si sono assiepati vocianti sulle banchine del porto e lungo il Carrer de Barselona nel quartiere di Lapola. Vogliono vedere, magari soltanto scorgere, l’imperatore Carlo V, che, accolto dalle più alte cariche cittadine, è appena sbarcato in città con il suo sfarzoso seguito di grandi personaggi.
Nelle acque del Golfo degli Angeli si è radunata l’imponente flotta cristiana, giunta da ogni parte del Mediterraneo occidentale. L’Imperatore spagnolo ha dato ordine ai suoi alleati di fare vela su Cáller, «que es la cabeça deste reyno», come lui la definisce in una lettera scritta alla moglie Isabella di Portogallo quello stesso 12 giugno dopo essere risalito a bordo della sontuosa bastarda dell’ammiraglio genovese Andrea Doria, che gliela mise a disposizione per l’intera durata della campagna militare.
Immaginiamo quale stupore e quale impressione destò nei Cagliaritani lo spettacolo che si presentò ai loro occhi in quei giorni: il golfo era punteggiato dai mille colori delle navi dei Regni di Spagna e di
Riflessioni di Maurizio Corona
“Sabato 12 giugno dell’anno del Signore 1535.
Per la città di Cagliari è un giorno speciale. Quasi tutti i suoi abitanti si sono assiepati vocianti sulle banchine del porto e lungo il Carrer de Barselona nel quartiere di Lapola. Vogliono vedere, magari soltanto scorgere, l’imperatore Carlo V, che, accolto dalle più alte cariche cittadine, è appena sbarcato in città con il suo sfarzoso seguito di grandi personaggi.
Nelle acque del Golfo degli Angeli si è radunata l’imponente flotta cristiana, giunta da ogni parte del Mediterraneo occidentale. L’Imperatore spagnolo ha dato ordine ai suoi alleati di fare vela su Cáller, «que es la cabeça deste reyno», come lui la definisce in una lettera scritta alla moglie Isabella di Portogallo quello stesso 12 giugno dopo essere risalito a bordo della sontuosa bastarda dell’ammiraglio genovese Andrea Doria, che gliela mise a disposizione per l’intera durata della campagna militare.
Immaginiamo quale stupore e quale impressione destò nei Cagliaritani lo spettacolo che si presentò ai loro occhi in quei giorni: il golfo era punteggiato dai mille colori delle navi dei Regni di Spagna e di
sabato 18 novembre 2017
Archeologia. "Sardegna, l'alba di una civiltà"- Capone Editore - Lecce. E' uscito il nuovo libro di Pierluigi Montalbano.
Archeologia. "Sardegna, l'alba di una civiltà" - Capone Editore - Lecce. E' uscito il nuovo libro di Pierluigi Montalbano.
Pubblicato! Dalla prossima settimana inizierà il tour per presentarlo al pubblico. Sarà disponibile nei siti archeologici Nuraghe Losa, Nuraghe Santu Antine, Pozzo Santa Cristina e, a Cagliari, nella Libreria Succa. Naturalmente anche presso l'editore o posso spedirlo io richiedendolo con una mail a pierlu.mont@libero.it Il costo è 18 Euro.
Invito tutti gli amici a sensibilizzare le associazioni e le amministrazioni per organizzare conferenze. Prometto di rispondere a tutti.
Sardegna.
L’alba di una civiltà
IL LIBRO Dopo l’invenzione della scrittura, l’uomo ci ha lasciato tantissimi documenti, le cosiddette fonti letterarie, leggerli significa ascoltare le parole che vengono da un passato piuttosto recente se rapportato a quanto abbiamo “ereditato”, invece, dagli uomini che per primi abitarono la terra. Di essi, della loro civiltà, abbiamo soprattutto fonti iconografiche – pitture o incisioni in grotta, statuine della Dea Madre, vasellame decorato, graffiti su ciottoli – ma anche resti di pasti, utensili e stoviglie, ruderi dei primi ricoveri in pietra, corredi funerari, relitti affondati lungo le coste e tanto, tanto altro. Con tutte queste fonti, ogni
Pubblicato! Dalla prossima settimana inizierà il tour per presentarlo al pubblico. Sarà disponibile nei siti archeologici Nuraghe Losa, Nuraghe Santu Antine, Pozzo Santa Cristina e, a Cagliari, nella Libreria Succa. Naturalmente anche presso l'editore o posso spedirlo io richiedendolo con una mail a pierlu.mont@libero.it Il costo è 18 Euro.
Invito tutti gli amici a sensibilizzare le associazioni e le amministrazioni per organizzare conferenze. Prometto di rispondere a tutti.
Sardegna.
L’alba di una civiltà
IL LIBRO Dopo l’invenzione della scrittura, l’uomo ci ha lasciato tantissimi documenti, le cosiddette fonti letterarie, leggerli significa ascoltare le parole che vengono da un passato piuttosto recente se rapportato a quanto abbiamo “ereditato”, invece, dagli uomini che per primi abitarono la terra. Di essi, della loro civiltà, abbiamo soprattutto fonti iconografiche – pitture o incisioni in grotta, statuine della Dea Madre, vasellame decorato, graffiti su ciottoli – ma anche resti di pasti, utensili e stoviglie, ruderi dei primi ricoveri in pietra, corredi funerari, relitti affondati lungo le coste e tanto, tanto altro. Con tutte queste fonti, ogni
venerdì 17 novembre 2017
Linguistica. Alfabeto greco e alfabeto fenicio. Perché l’alfabeto greco finisce così? Riflessioni di Fabio Copani
Linguistica. Alfabeto greco e alfabeto fenicio. Perché
l’alfabeto greco finisce così?
Riflessioni di Fabio
Copani
L’alfabeto greco è lì, con i
suoi ventiquattro segni riprodotti sui libri di testo e sui siti internet.
Alfa, beta, gamma, delta, epsilon… Quando s’inizia a studiare una lingua
generalmente non ci si pone molte domande su ciò che si sta apprendendo.
L’insegnante dice che l’alfabeto è quello, dunque s’impara così e basta.
In questo articolo:
L’alfabeto greco non nasce
come lo conosciamo oggi, ma ha una lunga storia
Derivazione dell’alfabeto
greco da quello fenicio
Le ultime cinque lettere
dell’alfabeto sono un’aggiunta dei Greci
Distinzione tra u vocalica e
semivocalica
L’introduzione dei segni
complementari: importante spia storica
L’ultima esigenza: distinguere
vari tipi di o
In realtà ogni lettera
dell’alfabeto greco, prima di essere incasellata nelle griglie che conosciamo,
ha alle spalle una storia lunga anche secoli. Lo stesso segno è stato usato per
suoni diversi, con un
mercoledì 15 novembre 2017
Archeologia. S’Arcu ‘e Is Forros, un sito fra i monti della Sardegna dove si incontravano nuragici, filistei e fenici. Articolo di Maria Ausilia Fadda.
Archeologia. S’Arcu ‘e Is Forros, un sito fra i monti della Sardegna dove si incontravano nuragici, filistei e fenici.
Articolo di Maria Ausilia Fadda.
(fonte: Archeologia Viva)
L’antico villaggio alle falde del Gennargentu ha restituito una grande quantità di oggetti di bronzo e di ferro che lo attestano come il centro metallurgico più importante della Sardegna nuragica, in stretto rapporto di scambi con l’Etruria e il Levante tanto da riservarci la straordinaria scoperta di un’iscrizione in caratteri filistei e fenici graffita su un’anfora arrivata nell’isola insieme ad altri prodotti dell’Oriente mediterraneo.
Nel villaggio santuario di S’Arcu ‘e is Forros (Villanova Strisàili), risorge il più grande centro metallurgico della Sardegna nuragica, gestito da principi sacerdoti che coniugavano autorità religiosa, tecnologia e potere economico. Il sito era già noto dal 1986, e la campagna di scavo del 2010 si concluse con l’esplorazione di un tempio a megaron con altare interno e di un ambiente con forno per
Articolo di Maria Ausilia Fadda.
(fonte: Archeologia Viva)
L’antico villaggio alle falde del Gennargentu ha restituito una grande quantità di oggetti di bronzo e di ferro che lo attestano come il centro metallurgico più importante della Sardegna nuragica, in stretto rapporto di scambi con l’Etruria e il Levante tanto da riservarci la straordinaria scoperta di un’iscrizione in caratteri filistei e fenici graffita su un’anfora arrivata nell’isola insieme ad altri prodotti dell’Oriente mediterraneo.
Nel villaggio santuario di S’Arcu ‘e is Forros (Villanova Strisàili), risorge il più grande centro metallurgico della Sardegna nuragica, gestito da principi sacerdoti che coniugavano autorità religiosa, tecnologia e potere economico. Il sito era già noto dal 1986, e la campagna di scavo del 2010 si concluse con l’esplorazione di un tempio a megaron con altare interno e di un ambiente con forno per
lunedì 13 novembre 2017
Archeologia della Sardegna. Bosa nel contesto del Giudicato di Arborea. Riflessioni di Attilio Mastino
Archeologia
della Sardegna. Bosa nel contesto del Giudicato di Arborea.
Riflessioni
di Attilio Mastino
Con
la morte di Adelasia avvenuta nel castello di Burgos (a. 1259) e il crollo del
Giudicato di Logudoro, i Malaspina della Lunigiana finalmente costituirono uno
“stato signorile” a Bosa ed in Planargia, includendovi l’antica curatoria di
Frussia: gli studiosi ritengono che solo allora fu costruito il castello
fortificato sul colle di Serravalle (le date del 1112-21 proposte da Giovanni
Francesco Fara non sono considerate credibili), a protezione dell’antico
approdo fluviale, dei fondaci e del borgo che rapidamente finì per raccogliere
l’eredità della Bosa Manna (la città romana e bizantina), dove
attorno al 1065 secondo una fonte iberica più tarda era nata Marcusa de Gunale,
figlia di Gonario di Lacon, moglie del giudice di Torres Costantino.
Ad
epoca malaspiniana si datano gli Statuti della villa di Bosa, scritti in
volgare italiano, di cui rimangono solo alcuni capitoli sopravvissuti al
“Vespro antipisano” del 17 aprile 1323: i territori di
sabato 11 novembre 2017
Archeologia. Bronzetti nuragici, pregiate sculture in bronzo che il mondo ci invidia. Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia.
Bronzetti nuragici, pregiate sculture in bronzo che il mondo ci invidia.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Fra i personaggi sacri del mondo nuragico, spicca per
bellezza e importanza “l’acquaiolo”, un bronzetto sardo
(n° 60 del libro di Lilliu “Sculture della Sardegna Nuragica”) che saluta con
la mano destra, e nella sinistra impugna una fune da cui pende un vaso del tipo
di quello in terracotta inciso trovato a Sant’Anastasia di Sardara. Anch’esso
proviene da Serri ed è conservato al Museo di Cagliari. Il legame con la
religiosità è testimoniato dai tre elementi che sono sempre presenti nella
sfera sacra: eleganza, relazione con l’acqua e dono votivo. Il recipiente ha il
corpo ovale col fondo stretto e piano. Il colletto è alto e rovescio ed è
diviso dal corpo con una profonda gola. Sul ventre presenta un colatoio per
versare il liquido. La tunica, con l’orlo inferiore prolungato a coda, è priva
di maniche. Il pugnale a elsa gammata, sospeso nella fascia a tracolla,
costituisce l’arma, simbolo di prestigio e potere, del personaggio. Un cordone
con nodo sul davanti chiude il vestito all’altezza della vita. Occhi a
giovedì 9 novembre 2017
Archeologia e Astronomia, il parere di un esperto. L’archeoastronomo Mauro Peppino Zedda: “L’archeologia ufficiale? Oscurantista e arrogante”
Archeologia e Astronomia, il
parere di un esperto.
L’archeoastronomo Mauro
Peppino Zedda: “L’archeologia ufficiale? Oscurantista e arrogante”
Intervista di Francesca Mulas
per www.sardiniapost.it
Archeologi sardi contro iI
Fantarcheosardismo: non è una novità che gli accademici, quelli che occupano le
poltrone di Università e Soprintendenza o che da anni lavorano e studiano in
ambito archeologico prendano posizione contro gli appassionati di antichità,
‘colpevoli’ di inquinare un serio dibattito scientifico attorno al nostro
passato con teorie più o meno credibili. L’archeologo Rubens D’Oriano, funzionario della Soprintendenza Archeologica si è
espresso duramente contro gli improvvisati dell’archeologia etichettandoli come
‘Fantarcheosardisti’. Tra le discipline guardate con diffidenza
dagli accademici c’è anche l’archeoastronomia: secondo questa teoria i
monumenti antichi della Sardegna avrebbero un orientamento che segue
il sole e la luna. Mauro Peppino Zedda, archeoastronomo isolano, è
citato nelle riviste di tutta Europa ma non ha lo stesso successo in terra
sarda. 52 anni, contadino e laureando in Beni Culturali, ha pubblicato le sue
osservazioni in riviste internazionali e ha dato alle stampe diverse monografie
sul tema. L’ultima, ‘Archeoastronomia nella
lunedì 6 novembre 2017
Archeologia subacquea. Il lingotto di stagno di Porto Ferro (Sassari). Articolo di Mario Galasso
Archeologia subacquea. Il lingotto di stagno di Porto Ferro (Sassari)
Articolo di Mario Galasso
La Nuova Sardegna ha riportato il 23 giugno 2010 la notizia del ritrovamento di un lingotto di stagno di circa 10 kg, dal fondale di Porto Ferro (Nurra, NO. Sardegna), da parte di un gruppo di subacquei dell’ass. sportiva Corallo sub di Alghero. Il loro istruttore Alberto Sechi fortunatamente non ha confuso il lingotto con uno zinco di quelli che si usano contro le correnti galvaniche sotto le chiglie delle barche e dopo averlo fotografato sia in situ, sia durante il recupero che fuori dall’acqua lo ha consegnato ai CC di S. Maria La Palma, per il successivo inoltro alla Soprintendenza Archeologica di Sassari. In un primo momento il fortunato rinvenitore si è convinto di aver trovato un lingotto di epoca punica per la somiglianza della forma dello stesso con quello a tutti familiare del simbolo della
Articolo di Mario Galasso
La Nuova Sardegna ha riportato il 23 giugno 2010 la notizia del ritrovamento di un lingotto di stagno di circa 10 kg, dal fondale di Porto Ferro (Nurra, NO. Sardegna), da parte di un gruppo di subacquei dell’ass. sportiva Corallo sub di Alghero. Il loro istruttore Alberto Sechi fortunatamente non ha confuso il lingotto con uno zinco di quelli che si usano contro le correnti galvaniche sotto le chiglie delle barche e dopo averlo fotografato sia in situ, sia durante il recupero che fuori dall’acqua lo ha consegnato ai CC di S. Maria La Palma, per il successivo inoltro alla Soprintendenza Archeologica di Sassari. In un primo momento il fortunato rinvenitore si è convinto di aver trovato un lingotto di epoca punica per la somiglianza della forma dello stesso con quello a tutti familiare del simbolo della
domenica 5 novembre 2017
Incontri di archeologia della Sardegna nell'Associazione Culturale Honebu a Cagliari. Saranno dedicati interamente alla Civiltà Nuragica.
Incontri di archeologia della Sardegna nell'Associazione Culturale Honebu a Cagliari. Saranno dedicati interamente alla Civiltà Nuragica.
L'Associazione Culturale HoNeBù, in collaborazione con Pierluigi Montalbano, organizza 5 incontri di Archeologia della Sardegna interamente dedicati alla “Civiltà Nuragica”.
Con l'ausilio di immagini proiettate, saranno approfonditi gli aspetti riguardanti le architetture dei vivi e dei defunti, la religiosità e le straordinarie forme artistiche in bronzo e in pietra che realizzarono gli scultori sardi di 3000 anni fa.
Tutti gli incontri si svolgeranno nella sala conferenze Honebu di Cagliari/Pirri in Via Fratelli Bandiera 100.
Il relatore utilizzerà un linguaggio divulgativo per consentire una facile comprensione dei nodi più
L'Associazione Culturale HoNeBù, in collaborazione con Pierluigi Montalbano, organizza 5 incontri di Archeologia della Sardegna interamente dedicati alla “Civiltà Nuragica”.
Con l'ausilio di immagini proiettate, saranno approfonditi gli aspetti riguardanti le architetture dei vivi e dei defunti, la religiosità e le straordinarie forme artistiche in bronzo e in pietra che realizzarono gli scultori sardi di 3000 anni fa.
Tutti gli incontri si svolgeranno nella sala conferenze Honebu di Cagliari/Pirri in Via Fratelli Bandiera 100.
Il relatore utilizzerà un linguaggio divulgativo per consentire una facile comprensione dei nodi più
sabato 4 novembre 2017
Archeologia: Piramidi e dintorni. Kufu e le stanze segrete della Piramide del faraone Cheope. Riflessioni di Matteo Riccò
Archeologia: Piramidi
e dintorni. Kufu e le stanze segrete della Piramide del faraone Cheope.
Riflessioni di Matteo
Riccò
D. Che cosa è successo?
R. Nei mesi scorsi, un gruppo di ricercatori francesi e giapponesi ha studiato la struttura interna della Grande Piramide di Giza, il monumento funerario del Faraone Kufu, meglio noto come Cheope, utilizzando una rivoluzionaria tecnica conservativa (che non richiede cioè scavi o carotaggi nella struttura della piramide) basata sull’assorbimento dei raggi cosmici. Per farla breve, una specie di TAC ipervitaminizzata di una struttura in muratura.
R. Nei mesi scorsi, un gruppo di ricercatori francesi e giapponesi ha studiato la struttura interna della Grande Piramide di Giza, il monumento funerario del Faraone Kufu, meglio noto come Cheope, utilizzando una rivoluzionaria tecnica conservativa (che non richiede cioè scavi o carotaggi nella struttura della piramide) basata sull’assorbimento dei raggi cosmici. Per farla breve, una specie di TAC ipervitaminizzata di una struttura in muratura.
D. Perché questa notizia sarebbe clamorosa?
R. Pare sia stata identificata una camera di grandi dimensioni, si parla di almeno 30 m di lunghezza, situata all'altezza del già noto sepolcro di Kufu (Cheope). La notizia è clamorosa perché la piramide di Kufu, oltre ad essere una delle struttura più note al mondo, è anche una delle più antiche. Risale infatti al 2500-2600 a.C., e sebbene gli archeologi ammettano da decenni di avere le idee poco chiare su come sia stata costruita, la sua struttura interna era considerata ben definita da almeno un secolo. Certo: si sapeva della presenza di condotti interni a funzione probabilmente più simbolica che
R. Pare sia stata identificata una camera di grandi dimensioni, si parla di almeno 30 m di lunghezza, situata all'altezza del già noto sepolcro di Kufu (Cheope). La notizia è clamorosa perché la piramide di Kufu, oltre ad essere una delle struttura più note al mondo, è anche una delle più antiche. Risale infatti al 2500-2600 a.C., e sebbene gli archeologi ammettano da decenni di avere le idee poco chiare su come sia stata costruita, la sua struttura interna era considerata ben definita da almeno un secolo. Certo: si sapeva della presenza di condotti interni a funzione probabilmente più simbolica che
venerdì 3 novembre 2017
Archeologia. La più antica città del mondo: Cayonu, in Turchia, a poche decine di km da Göbekli Tepe
Archeologia. La più antica
città del mondo: Cayonu, in Turchia, a poche decine di km da Göbekli
Tepe
Ubicato ai piedi
dei Monti Tauro, il sito di Cayönü fu scoperto nel 1963. La sua importanza nel
panorama del Neolitico preceramico intorno a Göbekli Tepe è grande, soprattutto
perché qui furono costruite le prime abitazioni risalenti al 10.000 a.C. che
videro lo sviluppo delle prime comunità di cacciatori-agricoltori d’Anatolia.
Si tratta, insomma, di un divenire che andò di pari passo con lo sviluppo degli
imponenti santuari del vicino centro di Göbekli Tepe e che può aiutarci a
ricostruire l’universo sconosciuto di quelle genti. Per millenni esistettero
delle comunità a Cayönü, le loro case si trasformarono da semplici capanne
rotonde a solidi edifici rettangolari più complessi. Una costruzione in
particolare ha concentrato l’attenzione degli esperti: la casa dei crani.
Edifici a
due piani, pavimenti di lucido terrazzo e una piazza.
Il sito di
Cayönü si trova vicino al villaggio di Sesverenpinar, a circa 40 km da
Diyarbakir, presso la
giovedì 2 novembre 2017
Archeologia. La più grande meraviglia circa i Giardini pensili di Babilonia? Non erano in Babilonia.
Archeologia. La più grande meraviglia circa i Giardini pensili di Babilonia? Non erano in Babilonia.
di Pierluigi Montalbano
Un illustre storico, il Dr. Stephanie Dalley, dell’Oriental Institute dell'Università di Oxford, raccoglie la prova che dimostra che l'antica meraviglia è situata a 300 chilometri di distanza.
I giardini pensili di Babilonia, una delle sette meraviglie del mondo antico, non erano a Babilonia, sono stati invece trovati a 300 miglia a nord di Ninive, la più grande rivale di Babilonia, secondo un eminente storico di Oxford.
Dopo più di 25 anni di ricerca, lo studioso ha messo insieme sufficienti prove per dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio che i famosi giardini sono stati costruiti a Ninive dal grande sovrano assiro Sennacherib, e non come gli storici ho sempre pensato dal re Nabucodonosor di Babilonia.
Dr. Dalley per primo propose pubblicamente la sua idea che Ninive, e non Babilonia, era il luogo dei giardini nel 1992, quando la sua ricerca è stata riportata in The Independent, ma ci sono voluti altri
di Pierluigi Montalbano
Un illustre storico, il Dr. Stephanie Dalley, dell’Oriental Institute dell'Università di Oxford, raccoglie la prova che dimostra che l'antica meraviglia è situata a 300 chilometri di distanza.
I giardini pensili di Babilonia, una delle sette meraviglie del mondo antico, non erano a Babilonia, sono stati invece trovati a 300 miglia a nord di Ninive, la più grande rivale di Babilonia, secondo un eminente storico di Oxford.
Dopo più di 25 anni di ricerca, lo studioso ha messo insieme sufficienti prove per dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio che i famosi giardini sono stati costruiti a Ninive dal grande sovrano assiro Sennacherib, e non come gli storici ho sempre pensato dal re Nabucodonosor di Babilonia.
Dr. Dalley per primo propose pubblicamente la sua idea che Ninive, e non Babilonia, era il luogo dei giardini nel 1992, quando la sua ricerca è stata riportata in The Independent, ma ci sono voluti altri
mercoledì 1 novembre 2017
Teti, la terra degli uomini lupo. Articolo di Agostino De Santi Abati
Teti, la terra degli uomini lupo.
Articolo di Agostino De Santi Abati
(per ingrandire le immagini cliccarci sopra)
(per ingrandire le immagini cliccarci sopra)
«Homo
homini aut deus, aut lupus»;
l'uomo per il suo simile può essere simile a un
dio o simile a un lupo.
(Erasmo
da Rotterdam).
Così è nata la leggenda
dei LUPI MANNARI
Un reperto molto
discusso per via del mistero sul suo ritrovamento, ma soprattutto per la presenza
di glifi su di essa e in particolar modo, del simbolo del pugnale ad elsa
gammata, un arcano pittogramma con valore simbolico e fonetico e una serie di
glifi che compongono la parola LUPO, che ci porteranno in un viaggio tra miti e
leggende in luoghi lontani.
Teti,
città al centro della Sardegna, distante 15 km da quella che è considerata
l’ombelico, Sorgono, territori con una natura ancora incontaminata e ricchi di
storia antichissima. Il territorio di Teti, è il più ricco di tutta la Sardegna
per quanto riguarda i ritrovamenti nuragici, qui sono stati trovati la maggior parte
dei bronzetti e altri manufatti, tra questi, la navicella fittile di cui
parleremo, un mistero ancora da decifrare per la comunità scientifica
internazionale. In questo articolo, proporremo una nuova versione del
significato dei glifi impressi sul reperto nuragico, la barchetta fittile ci condurrà
così, in un viaggio con una meta inaspettata. La scoperta del significato
fonetico del pugnale ad elsa gammata e della conseguente frase di cui fa parte,
ci permetterà di dare nuovi significati ad antichi reperti, di scoprire il significato
della città di Teti, e i segreti dei suoi abitanti guerrieri, delle
lunedì 30 ottobre 2017
Sardegna, l'Alba di una Civiltà, il nuovo libro di Pierluigi Montalbano.
Archeologia. Sardegna, l'Alba di una Civiltà, il nuovo libro di Pierluigi Montalbano.
Sarà presentato in anteprima da Honebu a Cagliari a
metà Novembre, il nuovo libro di Pierluigi Montalbano, dedicato interamente
all'archeologia della Sardegna, dal Neolitico alla Civiltà Nuragica. Un saggio che si
mantiene fedele ai canoni scientifici imposti dalla metodologia di indagine
universitaria ed è scritto con un linguaggio divulgativo che consente al
lettore di comprendere facilmente i nodi della disciplina archeologica. Sono
raccontate le vicende della Sardegna antica, con particolare riferimento
all’epoca dei nuraghi, le maestose torri che svettano nel paesaggio dell’isola.
Nel testo vengono illustrate le principali scoperte archeologiche studiate nel
territorio sardo, confrontate in vari casi con architetture contemporanee e
attività che si svolgevano in
domenica 29 ottobre 2017
Archeologia. Individuata nel Tempio di Antas, a Fluminimaggiore, la prima raffigurazione del mitico Sardus Pater, la massima divinità sarda dell'antichità. Riflessioni di Fabio Isman
Archeologia. Individuata nel Tempio di Antas, a Fluminimaggiore, la prima raffigurazione del mitico Sardus Pater, la massima divinità sarda dell'antichità.
Riflessioni di Fabio Isman
Per 50 anni, erano rimaste in una cassa. Sono le decorazioni in terracotta del Tempio di Antas in Sardegna, vicino a Iglesias, uno dei più antichi e dei più misteriosi dell’isola. Le ha ordinate e studiate Giuseppina Manca di Mores, archeologa isolana che ha scoperto così la più antica raffigurazione del “Sardus Pater”, mitico progenitore della Sardegna, la cui immagine di divinità con il cappello inequivocabilmente piumato si fonde con quella di Iolao, il nipote di Eracle che tradizionalmente è considerato il massimo eroe della mitologia classica.
Vicino a Fluminimaggiore, c’è uno dei grandi misteri sardi: un tempio punico del 500 a.C. dedicato al
Riflessioni di Fabio Isman
Per 50 anni, erano rimaste in una cassa. Sono le decorazioni in terracotta del Tempio di Antas in Sardegna, vicino a Iglesias, uno dei più antichi e dei più misteriosi dell’isola. Le ha ordinate e studiate Giuseppina Manca di Mores, archeologa isolana che ha scoperto così la più antica raffigurazione del “Sardus Pater”, mitico progenitore della Sardegna, la cui immagine di divinità con il cappello inequivocabilmente piumato si fonde con quella di Iolao, il nipote di Eracle che tradizionalmente è considerato il massimo eroe della mitologia classica.
Vicino a Fluminimaggiore, c’è uno dei grandi misteri sardi: un tempio punico del 500 a.C. dedicato al
venerdì 27 ottobre 2017
Archeologia. La civetta: l’iconografia svela un profondo significato simbolico legato al mondo dei defunti. Riflessioni di Giorgia Soncin
Archeologia. La
civetta: l’iconografia svela un profondo significato simbolico legato al mondo
dei defunti
Riflessioni di Giorgia Soncin
Atena, la dea greca della sapienza, viene
spesso rappresentata con una civetta appollaiata su una spalla, manifestazione simbolica
della saggezza. Presso gli Egizi rappresentava la notte e l’oscurità, gli
Aztechi l’associavano al dio dell’oltretomba, per i Romani simboleggiava la
morte. René Guénon afferma che "la civetta è il simbolo della conoscenza
razionale perché essendo un uccello notturno è legato alla luce riflessa,
quella lunare, in opposizione alla conoscenza intuitiva, percezione della luce
diretta solare, simbolicamente rappresentata dall’aquila". Il
nome stesso annuncia la storia e la simbologia, infatti, nei manuali salta
all'occhio il suo nome scientifico: Athene noctua, rapace notturno della
famiglia degli Strigidae. Viene naturale collegare queste parole direttamente
alla divinità greca Atena e alla parola strega, di origine latina. Con i
suoi grandi occhi, la civetta è legata alla preveggenza, all'illuminazione e
alla conoscenza legata alla dea Atena/ Minerva, portatrice di
giovedì 26 ottobre 2017
Archeologia. Pelasgi e Popoli del Mare, i nomadi del Mediterraneo.
Archeologia. Pelasgi
e Popoli del Mare, i nomadi del Mediterraneo.
Il Mare
Mediterraneo è stato per millenni il centro del mondo antico e crogiolo etnico
dei popoli che, attraverso i flussi migratori
e all’avvicendarsi al potere marittimo e commerciale, hanno modellato il volto
e il profilo culturale d’Occidente, del Medio Oriente e del Nord Africa,
imprimendo così una traccia tanto indelebile e ridondante nella storia umana,
direttamente o indirettamente, da generare la Civiltà così come la conosciamo
oggi.
Atlantidei, Tirreni, Shardana, Etruschi, Argonauti, Lelegi, e Carî, quale intricato legame di sangue e discendenza tra loro? O stiamo forse parlando di un unico popolo così errabondo da essersi mescolato ovunque nel dna mediterraneo?
Popoli del mare: una sorta di inesorabile, lenta sovrapposizione di ondate migratorie, maree montanti di umanità, fusione tra razze e culture. Furenti alleati dei Libici i quali, suddivisi nelle tribù dei
Atlantidei, Tirreni, Shardana, Etruschi, Argonauti, Lelegi, e Carî, quale intricato legame di sangue e discendenza tra loro? O stiamo forse parlando di un unico popolo così errabondo da essersi mescolato ovunque nel dna mediterraneo?
Popoli del mare: una sorta di inesorabile, lenta sovrapposizione di ondate migratorie, maree montanti di umanità, fusione tra razze e culture. Furenti alleati dei Libici i quali, suddivisi nelle tribù dei
martedì 24 ottobre 2017
Archeologia. Gli scavi scoprono la civiltà del Colle Bianco, un insediamento agricolo di genti che occuparono l'area nell’Età del Bronzo.
Archeologia. Gli scavi
scoprono la civiltà del Colle Bianco, un insediamento agricolo di genti che occuparono l'area nell’Età
del Bronzo.
Dopo gli ultimi scavi condotti
davanti alla grotta tra Guglionesi e Larino, emergono nuovi e interessanti
elementi utili a ricostruire ciò che accadeva nel periodo dell’Età del Bronzo
in quell’area: dai resti ritrovati sotto terra - punte di frecce, frammenti
ceramici, pietre lavorate - una comunità di agricoltori ha abitato lo spazio
davanti all’antro. Gli studiosi hanno ora in programma una campagna di scavi
approfondita per capire usi, costumi e tradizioni della comunità.
La ricognizione dell’area
davanti alla Grotta del Colle Bianco scopre che nell’area tra Larino e
Guglionesi, sono presenti insediamenti dell’età del Bronzo. Gli archeologi, insieme
a studenti dell’UniMol, tirocinanti, specialisti, dottorandi e dottorati e
liberi professionisti del settore sono tornati nella zona per sottoporre
l’area davanti all’antro a ulteriori studi. Hanno scavato con le mani fino a un metro di profondità «perché è il modo migliore per salvaguardare i
reperti e fare in modo che tornino alla luce integri», spiega la dottoressa e
archeologa Antonella Minelli, responsabile della
Iscriviti a:
Post (Atom)