Archeologia. La
civetta: l’iconografia svela un profondo significato simbolico legato al mondo
dei defunti
Riflessioni di Giorgia Soncin
Atena, la dea greca della sapienza, viene
spesso rappresentata con una civetta appollaiata su una spalla, manifestazione simbolica
della saggezza. Presso gli Egizi rappresentava la notte e l’oscurità, gli
Aztechi l’associavano al dio dell’oltretomba, per i Romani simboleggiava la
morte. René Guénon afferma che "la civetta è il simbolo della conoscenza
razionale perché essendo un uccello notturno è legato alla luce riflessa,
quella lunare, in opposizione alla conoscenza intuitiva, percezione della luce
diretta solare, simbolicamente rappresentata dall’aquila". Il
nome stesso annuncia la storia e la simbologia, infatti, nei manuali salta
all'occhio il suo nome scientifico: Athene noctua, rapace notturno della
famiglia degli Strigidae. Viene naturale collegare queste parole direttamente
alla divinità greca Atena e alla parola strega, di origine latina. Con i
suoi grandi occhi, la civetta è legata alla preveggenza, all'illuminazione e
alla conoscenza legata alla dea Atena/ Minerva, portatrice di
saggezza, arte e
sapienza. In quanto volatile, questo rapace mantiene tutte le
caratteristiche simboliche attribuite agli uccelli: la capacità di volare al di
sopra di tutto e di vedere tutto "dall'alto"; al contempo, è una
creatura notturna, e da qui la connotazione simbolica negativa e nefasta, da
cui deriva Strigidae, che fa riferimento alla parola strega. Da qui la sua
presenza in molte raffigurazioni e racconti tetri e ambientati nel mondo delle
tenebre e della magia, come emissaria di maghi e streghe. La superstizione ha
spinto alcune popolazioni montane a inchiodare l'animale morto alla porta di
casa per allontanare il malocchio. Un'immagine interessante quella di questo
animale, che si riflette nella letteratura, nell'arte e nella tradizione di
molti popoli che la vedono, a seconda della cultura, come un simbolo
dell'oscurità o del suo esatto contrario. Sta di fatto che la civetta, grazie
alle sue caratteristiche, riesce a muoversi con eleganza nonostante la mancanza
di luce e quindi, simbolicamente, ad attraversare il buio rappresentando l'emergere
dell'inconscio. Una delle prime testimonianze iconografiche che abbiamo di
questo animale risale al sito francese
di Trois Frères (Arièges), in un'incisione rupestre del Paleolitico
raffigurante una nidiata di civette. Il fatto che questi animali siano
raffigurati con grandi occhi tondi conferisce loro un’ambivalenza legata da un
lato alla capacità di "vedere" attraverso le tenebre, ma anche un
legame con il non-conosciuto, l'oscuro, la morte. I siti megalitici della
Bretagna e dell'Irlanda ne fanno spesso un animale totemico a tal punto da
darle un corpo di donna che richiama direttamente quella che sarebbe poi
divenuta l'immagine della divinità antropomorfa. La stessa simbologia appare in
diverse tombe in Spagna, Portogallo e Italia (Sardegna, Puglia e Lunigiana, III
millennio) a confermare l'importanza del momento in cui l'essere umano passava
da un mondo all'altro "accompagnato" da divinità legate a simboli
dell'oscuro. Allo stesso modo, in Bulgaria, sono stati rinvenuti simboli simili
in tombe: idoli neri alati a forma di civetta appartenenti al V e IV millennio.
Questo impressionante continuum storico non si limita all'Europa ma si
ripropone anche nella cultura Egizia dominata dalle immagini e dalle
simbologie.
Nell'alfabeto degli ideogrammi la civetta rappresenta la lettera "M",
era associata alla morte o per definire l'interiorità, tutto ciò che sta
all'interno e che non rientra nel campo del visibile. E' forse questo il motivo
per cui si dice che sognare una civetta rappresenti la volontà di relazionarci
con il proprio inconscio.
Nella mitologia greca, la civetta è spogliata della sua connotazione nefasta e
mortifera e diventa Athene noctua, la beniamina di Atene. Saggezza e conoscenza
appartenenti a una divinità emblematica del sapere femminile e di una
sensibilità particolare forse traducibile con la chiaroveggenza. In
contrapposizione alla saggezza illuminata e alla divinità, c'è l'icona negativa
di cui parlano Ovidio nelle Metamorfosi in cui Ascalafo / Acheronte viene
trasformato in civetta da Demetra/ Cerere dopo aver condannato la figlia di
questa (Persefone) alla relegazione perenne nel regno dei morti. Plauto,
Properzio e Plinio la definiscono un animale funereo. Virgilio stesso, nell'Eneide
parla della morte di Didone come annunciata da una civetta. Tutte le
superstizioni e le credenze su questo rapace vengono accentuate nel Medio Evo,
periodo di superstizione per eccellenza, in cui la civetta e la strega si
affiancano e l'animale è associato al tranello, all'inganno subdolo. Un animale
che approfitta della notte e del fatto che le sue prede sono svantaggiate perché
impossibilitate a vedere nel buio, cosa che lei può fare.
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