sabato 7 ottobre 2017
I 10 giorni di Ottobre della storia che non furono mai vissuti: il calendario Giuliano. Da Giulio Cesare alla riforma di Papa Gregorio XIII, passando per il matematico gesuita Cristoforo Clavio.
I 10 giorni di Ottobre della storia che non furono mai vissuti: il calendario Giuliano. Da Giulio Cesare alla riforma di Papa Gregorio XIII, passando per il matematico gesuita Cristoforo Clavio.
Se qualcuno facesse cenno a qualsiasi fatto storico accaduto
a Roma, e in gran parte dell'Europa, fra il 5 e il 14 ottobre 1582, parlerebbe
del nulla. E per un semplice motivo: quei giorni non sono mai esistiti,
inghiottiti in una sola notte per volere di Gregorio XIII.
Per ricercare le motivazioni di una simile decisione occorre
tornare proprio al finire del XVI secolo, quando il dibattito su un'efficace
riforma del calendario era entrato in una fase di particolare delicatezza e
attenzione. Il vecchio calendario "giuliano", emanato da Giulio
Cesare nel 46 a.C., si rivelava infatti come "fallace": secondo i
calcoli del matematico tedesco di origine gesuita Cristoforo Clavio, la durata
di un anno "giuliano", 365 giorni e 6 ore, non era esatta, poiché
l'anno solare medio è più corto di circa 11 minuti, portando così ad un
accumulo di un giorno di ritardo ogni 128 anni. E nel 1582 la differenza, complici
altri ulteriori aggiustamenti, andava a toccare i 10 giorni, con
evidenti e
fastidiose discrepanze: l'equinozio di primavera, ad esempio, cadeva undici
giorni prima del 21 marzo, così scombussolando festività e abitudini.
Cristoforo Clavio optò dunque per un balzo cronologico che
permettesse di recuperare questo vecchio ritardo, e la sua soluzione fu
prontamente avallata dal Papa: una riforma così importante, e che in qualche
modo interessava il mondo intero, era anche volta a ribadire il peso del papa e
della sua Chiesa.
Roma si addormentò quindi il 4 ottobre 1582 per risvegliarsi
il 15 dello stesso mese, secondo il nuovo calendario "gregoriano".
Nei Paesi cattolici quali Italia, Portogallo, Belgio,
Olanda, Lussemburgo, Polonia e Lituania la riforma prese piede immediatamente.
La Francia attese un paio di mesi, e passò all’improvviso dal 9 al 20 dicembre
di quel 1582. L'Austria e la Svizzera si allinearono poco dopo, rispettivamente
nel 1583 e nel 1584. Per il resto dell’Europa e del mondo la riforma gregoriana
del calendario arrivò dopo secoli, o non arrivò affatto.
Un curioso episodio di "cronaca", o forse meglio
di "non cronaca" del passato, che vale la pena ricordare anche solo
per celebrare, a distanza di molti anni, la figura di un sapiente, quella di
Cristoforo Clavio, che sulla scia del suo stesso nome (dal latino clavis,
"chiave") trovò la soluzione per riordinare il tempo e, forse, il
mondo intero.
Fonte: Unione Sarda del 7 Ottobre 2017
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Spesso anche i miti antichi possono essere interpretati come una conseguenza di “qualcosa” nel cielo che aveva scombussolato il normale succedersi dei mesi e delle stagioni , come magari il moto di precessione degli equinozi, che aveva spostato i riferimenti calendariali pazientemente elaborati dai costruttori di megaliti, oppure la suddivisione dell’anno in 360 giorni, anziché 365,25, cosa che a lungo andare aveva messo in crisi l’autorevolezza degli antichi sacerdoti astronomi. Occorreva quindi un intervento che facesse ritornare regolare lo scorrere del tempo, e instaurasse una nuova gerarchia di potere, con l’avallo della benedizione degli dei celesti. Come abbiamo visto, anche in tempi più recenti, una riforma del calendario poté avvenire solo con l’approvazione dell’autorità suprema, come l’imperatore Giulio Cesare nel caso del calendario giuliano, o il papa Gregorio XIII, per il calendario gregoriano che usiamo tutt’oggi. L’adozione del nuovo calendario, che fece letteralmente “sparire” una decina di giorni dell’ottobre 1582, provocò reazioni parecchio turbolente contro il papato, tanto che diversi paesi si rifiutarono per molti anni di adottarlo; mentre forse non è una semplice coincidenza quella per cui Cesare venne assassinato proprio alle Idi di marzo, cioè in un giorno in qualche modo particolare e sacro.
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