giovedì 31 dicembre 2015
Storia del Capodanno, la celebrazione del passaggio dal vecchio al nuovo
Storia del Capodanno,
la celebrazione del passaggio dal vecchio al
nuovo
di Cecilia Gatto Trocchi
Tutte le società umane, quando
il ciclo stagionale si ripete, celebrano i riti per l'inizio di un nuovo anno:
si assiste così a una nuova origine del mondo, a una sorta di rinascita della
natura e degli uomini. Già nel 191 a.C. il capodanno fu fissato dai Romani il
1° gennaio. La mezzanotte è il momento culminante dei festeggiamenti per
l'ultimo dell'anno e l'inizio del nuovo
Nell'antica
Roma il Capodanno, che in origine si celebrava a marzo,
fu fissato il 1° gennaio nel 191 a.C. dal pontefice massimo ‒ la più alta
autorità religiosa di Roma antica ‒ con la lex
Acilia de intercalatione che si
richiamava alla tradizione instaurata dal secondo re di Roma, Numa Pompilio.
Gennaio era dedicato a Giano, il dio bifronte che guarda indietro, ossia alla
fine dell'anno trascorso, e avanti, ossia all'inizio del nuovo anno.
Il dio che si celebrava in
chiusura dell'anno era però Saturno: durante la festività dei Saturnalia di dicembre i padroni cucinavano per gli schiavi e
servivano loro suntuosi banchetti. Era il periodo dei contrari, con i servi nel
ruolo dei
mercoledì 30 dicembre 2015
Inizio stagione culturale da Honebu, calendario degli eventi di gennaio 2016.
Inizio stagione culturale da Honebu, calendario degli eventi di gennaio 2016.
Buongiorno e buon nuovo anno,
sono lieto di invitarvi alla nuova stagione della Associazione Culturale Honebu, programmata con l'ausilio di docenti, studiosi ed esperti di discipline che riguardano la Sardegna.
Tutte le attività si svolgeranno nella sala conferenze dell'associazione, in Via Fratelli Bandiera 100 a Cagliari/Pirri.
Inizieremo martedì 5 Gennaio, alle ore 19, con una festa dedicata a tutti i soci durante la quale organizzeremo una tombolata e brinderemo al
martedì 29 dicembre 2015
Storia romana, è scomparsa la docente Marcella Bonello.
Storia romana, è scomparsa la docente Marcella Bonello.
Apprendo sul web della
scomparsa di Marcella Bonello, docente di Storia romana con la quale diedi i
miei esami universitari di Roma Repubblicana e Roma Imperiale. La ricordo
preparatissima, esigente, con gli occhi persi nel cielo quando raccontava le
vicende di consoli e sovrani dell’antica Roma. I suoi insegnamenti sono
preziosi, e ancora oggi consulto gli appunti che conservo da quando frequentai
le sue lezioni. Fu un lavoro titanico nel quale registrai, con il suo consenso,
tutte le parole per poi trasferirle in un file che lei ebbe la pazienza di
correggere (ho ancora le sue note scritte a penna fra gli interstizi). Le conservo
gelosamente ma sono a disposizione di chi volesse consultarle.
ArcheoMare – un progetto di ricerca archeologica subacquea aperto a tutti.
ArcheoMare – un progetto di ricerca archeologica subacquea
aperto a tutti.
ArcheoMare è promosso da L’Uomo e il Mare (su richiesta
della Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale) che ha
come finalità quella di indagare il sito archeologico sommerso antistante la
Villa delle Guardiole, ubicata in Santa Marinella (RM). Il progetto è diretto
dal Prof. Giuseppe Fort (responsabile scientifico) e dall’ESA Instructor Course
Fabrizio Massimi (responsabile tecnico). Il team degli istruttori subacquei ESA
de L’Uomo e il Mare è incaricato di curare gli aspetti logistici necessari al
corretto svolgimento delle operazioni. Archeologi, studenti di archeologia,
architetti e volontari subacquei partecipano a comporre le squadre che operano
in sinergia sul cantiere archeologico.
La formazione specifica per partecipare ad ArcheoMare è
fornita dall’associazione L’Uomo e il Mare attraverso alcune lezioni (10
teoriche e 6 pratiche) di archeologia subacquea tenute dal Prof. Fort
necessarie per conoscere l’archeologia, la storia, le tecniche di archeologia
subacquea e il sito in cui si opera ed è rivolta a tutti, non solo ad
archeologi. Archeologi e studenti che
lunedì 28 dicembre 2015
Civiltà nuragica: Le navicelle bronzee. Orli e listelli in rilievo sulle mura
Civiltà nuragica: Le navicelle bronzee. Orli e listelli in rilievo sulle mura
di Pierluigi Montalbano
Lo scafo delle navicelle nuragiche, di disegno lineare e di norma austero nella decorazione, presenta talvolta sulle fiancate uno o più ordini di rilievi che, a differenti altezze, corrono lungo tutto il perimetro dell'imbarcazione. Gli scafi di tipo V possiedono sempre almeno due cordonature; una, superiore, solitamente situata poco sotto il bordo; un'altra, inferiore, sempre in corrispondenza dell’intersecarsi del fondo con le bande. Una terza cordonatura è talvolta interposta equidistante tra le prime due.
Sappiamo per certo che la cantieristica antica faceva largo uso di funi e gomene nella costruzione degli scafi. Non solo nella legatura delle stuoie di papiro, come documentato nei numerosi dipinti egizi dell'Antico Impero, ma anche nella costruzione di scafi in legno, utilizzandole con precise funzioni strutturali. Questa cima era destinata a contrastare le forze che, qualora la nave si fosse trovata in dorso d'onda, avrebbero altrimenti spezzato in due o più parti lo scafo.
La struttura doveva probabilmente essere completata da una seconda cima, tesa al di sotto della chiglia, allo scopo di conferire uguale resistenza alle opposte sollecitazioni alle quali la nave era invece soggetta durante la navigazione in caso d'onda. Poco sotto il bordo, ancora oggi è d'uso che le piccole imbarcazioni applichino un listello di legno, con funzione di
domenica 27 dicembre 2015
Sardegna archeologica. Aspetti della religiosità nuragica tra archeologia, letteratura ed etnografia, di Francesca Cadeddu
Sardegna archeologica. Aspetti della religiosità
nuragica tra archeologia, letteratura ed etnografia
di Francesca Cadeddu
La religione, intesa come
manifestazione sociale, cultuale e culturale del rapporto con il sacro, nasce
con l’uomo e permea tutta la sua vita ed in tal senso è momento fondamentale
per la comprensione della storia umana. Si può conoscere un popolo attraverso i
suoi miti e le sue divinità, nei suoi bisogni, nella vita quotidiana, nei
moventi che spingono ad agire. Permette perciò di avere una visione più completa
della civiltà in cui viene creata, dall’organizzazione politica a quella
sociale ed economica: d’altronde in ogni tempo e in ogni luogo società e
religione sono strettamente legati, si condizionano a vicenda e interagiscono
fra loro. La religione è, però, un tema “sensibile”, soprattutto in contesti
protostorici privi di documentazione scritta: i soli dati archeologici, spesso
frammentari, a volte non sono sufficienti a ricostruire realtà estremamente
articolate e complesse, quali quelle relative alla sfera del sacro e al mondo
spirituale e religioso. Risulta quindi di grande efficacia inquadrare
l’argomento in una visione di più ampio respiro e integrare il dato materiale
con la documentazione ricavata da altri ambiti di ricerca, quali lo studio
delle fonti storiche e delle tradizioni popolari: le prime tramandano ciò che è
rimasto impresso nelle menti di chi, dall’esterno, è entrato in contatto con
una determinata realtà; le seconde conservano ciò che
sabato 26 dicembre 2015
Apartheid, per non dimenticare. Storia dell’invasione dei bianchi in Sudafrica
Apartheid,
per non dimenticare. Storia dell’invasione dei bianchi in Sudafrica
Dopo il 1487-88, il portoghese B. Dias doppiò il Capo delle Tempeste,
ribattezzandolo Capo di Buona Speranza, completando la circumnavigazione
dell’Africa. Mentre i portoghesi facevano scalo al Capo sulla rotta per le
Indie, gli olandesi, subentrati a essi intorno al 1650 nel controllo della
rotta verso l’Oriente, svilupparono dal 1652 un deposito di provviste, grazie a
J. van Riebeek, agente della Compagnia delle Indie orientali. Nel 1688 giunsero
trecento ugonotti fuggiti dalla Francia in seguito alla revoca dell’Editto di Nantes. Dal
secolo successivo, olandesi, francesi e altri europei, accomunati dalla fede
calvinista che li portava a considerarsi eletti nei confronti dei locali, si fusero
in una comunità dai caratteri originali, che perdeva ogni legame con l’Europa. Si
spinsero verso est conquistando nuovi territori, decimando i khoisan e
rendendoli schiavi. Intorno al 1800 i coloni del Capo si scontrarono, lungo il
confine del Fish River, con i potenti bantu, organizzati e, anch’essi, in espansione
demografica e alla ricerca di terre. Iniziò la serie delle guerre cafre (cafri
erano chiamati i bantu dai portoghesi), condotte dai boeri (contadini), come
furono chiamati i
venerdì 25 dicembre 2015
Il Natale attraverso i secoli: i Saturnali.
Il Natale attraverso i secoli: i Saturnali.
(Nell'immagine: la natività di Guido Reni)
I Saturnali erano un’antica festa della religione romana dedicata a Saturno e alla mitica età dell'oro.
I Saturnali erano un’antica festa della religione romana dedicata a Saturno e alla mitica età dell'oro.
La loro ispirazione si perde
nella notte dei tempi, si svolgevano a dicembre, la data di inizio e di fine
variavano con le epoche (al tempo di Diomiziano andavano dal 17 al 23
dicembre). Nel IV secolo la festa fu spostata al primo gennaio. Durante i
Saturnali le differenze sociali erano abolite, ogni attività pubblica cessava e
veniva concessa qualsiasi libertà, come ci viene tramandato dall'autore latino
Macrobio nella sua opera "Saturnalia". Con questa festa, i Romani
celebravano la fine dell'anno dei raccolti, della vita in città e l'inizio di
un nuovo periodo. Le feste dei Saturnali
presentavano alcune
somiglianze con la nostra festività carnevalesca : per alcuni giorni i Romani
smettevano di rispettare le convenzioni e le gerarchie sociali (durante quei giorni era lecito
"impazzire). La festa cadeva in occasione del solstizio d'inverno e
consisteva, dunque, in un rinnovamento: si chiudeva l'anno appena passato e si
invocava l'arrivo di un periodo più ricco di pace e prosperità.
Con la conquista della
Grecia, arrivarono a Roma influenze culturali, in genere, filosofiche e
religiose provenienti dal mondo greco ed orientale. Tra questi culti, uno
destinato ad avere molto successo a Roma fu quello del dio Mitra.
Mitra è una importante
divinità dell'Induismo e della religione persiana; compare nei Veda, il libro
sacro della religione Induista, come uno degli Aditya, una delle divinità
solari e dio dell’onestà, dell’amicizia e dei contratti. Nella civiltà
persiana, dove il suo nome veniva reso come Mithra, assunse col tempo sempre
maggiore importanza fino a
giovedì 24 dicembre 2015
mercoledì 23 dicembre 2015
Archeologia. Un edificio templare con un particolare orientamento al tramonto della luna piena sancisce la riunione tra Persefone e Demetra
Archeologia. Un edificio templare con un particolare orientamento al tramonto della luna piena sancisce la riunione tra Persefone e Demetra
Per celebrare la riunione di
Demetra con la figlia Persefone, rapita da Ade, dio dell'oltretomba, che la
portò negli inferi per sposarla, uno del templi di Agrigento è rivolto al
tramonto della luna piena più vicina al solstizio d'inverno diversamente dagli
altri templi greci, generalmente orientati al sorgere del sole oppure
semplicemente orientati secondo la morfologia del terreno o la griglia della
città.
Questa la spiegazione che si sono dati i ricercatori Giulio Magli del Politecnico di Milano, Robert Hannah dell'università di Waikato, Nuova Zelanda, e Andrea Orlando dell'Osservatorio Astrofisico di Catania, che hanno rivelato che uno dei templi della Valle di Agrigento, quello dedicato a Persefone e sua madre Demetra, ha un orientamento geografico particolare. La ricerca è stata svolta nell'ambito di un accordo di
Questa la spiegazione che si sono dati i ricercatori Giulio Magli del Politecnico di Milano, Robert Hannah dell'università di Waikato, Nuova Zelanda, e Andrea Orlando dell'Osservatorio Astrofisico di Catania, che hanno rivelato che uno dei templi della Valle di Agrigento, quello dedicato a Persefone e sua madre Demetra, ha un orientamento geografico particolare. La ricerca è stata svolta nell'ambito di un accordo di
martedì 22 dicembre 2015
Archeologia nuragica. Aspetti della società sarda nell'età del Bronzo.
Archeologia nuragica. Aspetti della società sarda nell'età del Bronzo
di Giovanni Ugas
E' cosa ben nota quanto sia straordinario il numero delle residenze fortificate dei capi protosardi, chiamate nuraghi, che controllavano e amministravano i territori cantonali e tribali tra il Bronzo medio e il Bronzo finale; nelle sole carte topografiche risultano oltre 5 mila, ma raggiungevano con molta verosimiglianza una cifra non inferiore a 7/8 mila a giudicare dai censimenti archeologici più recenti. Questi dati evidenziano l’esistenza di un sistematico controllo, amministrativo e difensivo dell’intero territorio sardo, sia pure diversificato in rapporto alla morfologia dei suoli, alla disponibilità economica e alle strategie generali. Per il loro aspetto formale e la pertinenza cronologica, i nuraghi sono distinti in arcaici o protonuraghi (datazione non calibrata: circa 1600-1330 a.C.) ed evoluti o classici (circa 1330-900 a.C.).
I protonuraghi, definiti talora anche nuraghi a corridoio, raggiungono già la cifra ragguardevole di circa 1200/1500 unità. Caratterizzati da corridoi e/o da camere ovali od oblunghe coperti da volte tronco-ogivali (e poi ogivali gradonate), i protonuraghi sono diffusi in tutto il territorio dell’isola e si distinguono tra loro per la diversa articolazione, come più tardi i nuraghi evoluti. Ora risultano semplici (con un solo vano per livello), ora sono formati da un bastione a più
di Giovanni Ugas
E' cosa ben nota quanto sia straordinario il numero delle residenze fortificate dei capi protosardi, chiamate nuraghi, che controllavano e amministravano i territori cantonali e tribali tra il Bronzo medio e il Bronzo finale; nelle sole carte topografiche risultano oltre 5 mila, ma raggiungevano con molta verosimiglianza una cifra non inferiore a 7/8 mila a giudicare dai censimenti archeologici più recenti. Questi dati evidenziano l’esistenza di un sistematico controllo, amministrativo e difensivo dell’intero territorio sardo, sia pure diversificato in rapporto alla morfologia dei suoli, alla disponibilità economica e alle strategie generali. Per il loro aspetto formale e la pertinenza cronologica, i nuraghi sono distinti in arcaici o protonuraghi (datazione non calibrata: circa 1600-1330 a.C.) ed evoluti o classici (circa 1330-900 a.C.).
I protonuraghi, definiti talora anche nuraghi a corridoio, raggiungono già la cifra ragguardevole di circa 1200/1500 unità. Caratterizzati da corridoi e/o da camere ovali od oblunghe coperti da volte tronco-ogivali (e poi ogivali gradonate), i protonuraghi sono diffusi in tutto il territorio dell’isola e si distinguono tra loro per la diversa articolazione, come più tardi i nuraghi evoluti. Ora risultano semplici (con un solo vano per livello), ora sono formati da un bastione a più
lunedì 21 dicembre 2015
Archeologia. Haou-Nebout (Honebu), l'origine degli Antichi Egizi
Haou-Nebout (Honebu), l'origine degli Antichi Egizi
di Pierluigi Montalbano
Dopo la nascita della nostra Associazione Culturale Honebu, qualcuno mi chiede il significato di questa parola. Certo di fare cosa gradita, ho pensato di scrivere un breve articolo nel quale fornisco qualche indicazione sulla provenienza del termine.
In antichità, e in parte ancora
oggi, era più facile muoversi per mare che per terra. Benché il
mare possa fare paura ai non naviganti, possiamo considerarlo una grande
autostrada dove non ci sono confini politici e dove molte terre appaiono come
un’unica terra. Tutti sanno che nell’Europa Occidentale esistono enormi mura megalitiche simili tra
loro, realizzate spesso in luoghi strategici. Le origini del termine Haou
Nebout (si pronuncia Honebu) sono da ricercare proprio in questa civiltà
megalitica, pur se non è chiaro il confine geografico. Gli inni cosmogonici, le formule universalistiche, i testi sacri e
religiosi dell’Antico Egitto pongono l’Haou-Nebout alla radice della civiltà
umana e ne parlano come di un universo di isole abitate da potenti popoli
civilizzati. Posto in un mare agli estremi confini dell’Ecumene terrestre,
Honebu beneficiava della
domenica 20 dicembre 2015
Archeologia. Navi dei fenici e dei punici nell'età del Ferro
Archeologia. Navi dei fenici e dei punici nell'età del Ferro
di Marco Bonino
Sono stati rinvenuti alcuni relitti, che permettono di inquadrare alcuni aspetti tecnici delle imbarcazioni mediterranee orientali e puniche. Gli scafi arcaici, fin dal Bronzo, erano costruiti a partire dal guscio di fasciame, che era realizzato mediante tavole sagomate e piegate, cucite con legature. Solo dopo avere ottenuto la forma del guscio, si inserivano le strutture interne per garantire la forma e la consistenza dello scafo. A partire dal XIV a.C. le legature fatte di funicelle cominciarono ad essere sostituite da linguette di legno fermate da cavicchi: un miglioramento del sistema di fissaggio, che non cambiava la concezione del guscio portante, ma ne migliorava la robustezza. Nel passaggio dalle legature ai fermi, che diverranno comuni nel periodo classico e romano, sta uno degli argomenti maggiormente dibattuti e studiati dall’archeologia navale. Abbiamo citazioni da parte di Omero, che nell’Iliade ricorda le cuciture (II, 139) e nell’Odissea le
di Marco Bonino
Sono stati rinvenuti alcuni relitti, che permettono di inquadrare alcuni aspetti tecnici delle imbarcazioni mediterranee orientali e puniche. Gli scafi arcaici, fin dal Bronzo, erano costruiti a partire dal guscio di fasciame, che era realizzato mediante tavole sagomate e piegate, cucite con legature. Solo dopo avere ottenuto la forma del guscio, si inserivano le strutture interne per garantire la forma e la consistenza dello scafo. A partire dal XIV a.C. le legature fatte di funicelle cominciarono ad essere sostituite da linguette di legno fermate da cavicchi: un miglioramento del sistema di fissaggio, che non cambiava la concezione del guscio portante, ma ne migliorava la robustezza. Nel passaggio dalle legature ai fermi, che diverranno comuni nel periodo classico e romano, sta uno degli argomenti maggiormente dibattuti e studiati dall’archeologia navale. Abbiamo citazioni da parte di Omero, che nell’Iliade ricorda le cuciture (II, 139) e nell’Odissea le
sabato 19 dicembre 2015
La festa Honebu, questa sera a Cagliari nel salotto della cultura.
La festa Honebu, questa sera a Cagliari nel salotto della cultura.
Questa sera, dalle 20, dopo la partita del Cagliari, festeggeremo la chiusura delle attività culturali per il 2015 e brinderemo insieme alla nuova stagione 2016.
Vi aspettiamo nella sala conferenze di Cagliari/Pirri, in Via Fratelli Bandiera 100.
Portate ciò che volete, più siamo...più ci divertiamo.
L'Associazione Culturale Honebu nasce dall'idea di un gruppo di amici che vogliono creare un nuovo spazio d'incontro fra studiosi e appassionati di storia e archeologia. L'inaugurazione, la sera del 11 Aprile 2015, c'è il pienone in sala e da quel giorno, ogni venerdì, si sono alternati i più illustri relatori sui vari temi presentati.
Associarsi è facile, inviate una mail a associazionehonebu@gmail.com o venite a trovarci ogni venerdì.
Questa l'attività svolta:
Questa sera, dalle 20, dopo la partita del Cagliari, festeggeremo la chiusura delle attività culturali per il 2015 e brinderemo insieme alla nuova stagione 2016.
Vi aspettiamo nella sala conferenze di Cagliari/Pirri, in Via Fratelli Bandiera 100.
Portate ciò che volete, più siamo...più ci divertiamo.
L'Associazione Culturale Honebu nasce dall'idea di un gruppo di amici che vogliono creare un nuovo spazio d'incontro fra studiosi e appassionati di storia e archeologia. L'inaugurazione, la sera del 11 Aprile 2015, c'è il pienone in sala e da quel giorno, ogni venerdì, si sono alternati i più illustri relatori sui vari temi presentati.
Associarsi è facile, inviate una mail a associazionehonebu@gmail.com o venite a trovarci ogni venerdì.
Questa l'attività svolta:
Associazione Culturale
Honebu - Attività Anno 2015
10 Aprile Inaugurazione
17 Aprile Carlo Tronchetti - Sardegna Punica e mondo Greco
24 Aprile Nicola Dessì - I culti femminili nell’antichità
08 Maggio Giovanni Ugas - L’origine de Su Ballu Tundu
12 Maggio Maria Rosaria Randaccio - Zona Franca
15 Maggio Alfonso Stiglitz - Egitto e Sardegna, Shardana e dintorni
19 Maggio Bepi Vigna e Gianni Mascia - Fill’e Preri, lo slang cagliaritano
22 Maggio Salvatore Dedola - La Stele di Nora
26 Maggio Giorgio Saba - Il giardino delle Esperidi in Sardegna?
29 Maggio Marco Piga - La monetazione punica in Sardegna
05 Giugno Carlo Tronchetti - Letteratura greca e latina sul sesso nell’antichità
09 Giugno Pier Giovanni Moro - Gli UFO, questi sconosciuti
12 Giugno Giovanni Ugas - Sardi, Shardana e Popoli del Mare
16 Giugno Mauro Peppino Zedda - Orientamento dei monumenti nuragici
19 Giugno Alfonso Stiglitz - L’invenzione del sardo pellita
23 Giugno Nando Cuccu e Ambra Falconi - Presentazione libro: “Nell’animo dettati di parole”
26 Giugno Salvatore Dedola - Etimologia dei monumenti archeologici
29 Giugno Arnold Lebeuf - Il pozzo di Santa Cristina
30 Giugno Stefano Salvatici - La potenza dell’emozione creativa
03 Luglio Andrea Deplano - Etimologia del canto a tenore
08 Luglio Visita guidata al museo archeologico di Cagliari
09 Luglio Festa sociale di chiusura della stagione Primavera/Estate Honebu
11 Settembre Riccardo Cicilloni - Cagliari nella preistoria
15 Settembre Stefano Salvatici - Sogno o son desto? Il mistero della vita onirica
18 Settembre Carlo Tronchetti - Cagliari in età fenicia
25 Settembre Alfonso Stiglitz - Cagliari in età punica
02 Ottobre Ruben Fais - Stefano Cardu, storia della musealizzazione di una collezione orientale
09 Ottobre Salvatore Dedola - Costellazioni sarde e babilonesi
16 Ottobre Giampaolo Marchi - La Sardegna spagnola nel 1574
20 Ottobre Salvatore Dedola e Antonio Vernier: “Un giorno sull’altopiano etiopico”
23 Ottobre Giulio Angioni - presenta il libro: “Sulla faccia della terra”
25 Ottobre Escursione a Oschiri all’altare di Santo Stefano, con Giorgio Maria Pala
30 Ottobre Ruben Fais: "La collezione Cardu, un museo di arte orientale a Cagliari"
31 Ottobre Seui Su Prugadoriu Fusione di bronzetti - Archeologia sperimentale sotto le stelle
06 Novembre Massimo Rassu: “Le torri della difesa costiera in Sardegna”
13 Novembre Ruben Fais: "Buddah e Cristo a confronto, iconografie e parallelilsmi"
20 Novembre Massimo Rassu: “La protezione antiaerea a Cagliari nella II guerra mondiale”
27 Novembre Ruben Fais: "La Via della Seta, le carovaniere dell'Asia Centrale"
01 Dicembre Ivan Murgana e Carmen Salis: "Sa Levadora"
17 Aprile Carlo Tronchetti - Sardegna Punica e mondo Greco
24 Aprile Nicola Dessì - I culti femminili nell’antichità
08 Maggio Giovanni Ugas - L’origine de Su Ballu Tundu
12 Maggio Maria Rosaria Randaccio - Zona Franca
15 Maggio Alfonso Stiglitz - Egitto e Sardegna, Shardana e dintorni
19 Maggio Bepi Vigna e Gianni Mascia - Fill’e Preri, lo slang cagliaritano
22 Maggio Salvatore Dedola - La Stele di Nora
26 Maggio Giorgio Saba - Il giardino delle Esperidi in Sardegna?
29 Maggio Marco Piga - La monetazione punica in Sardegna
05 Giugno Carlo Tronchetti - Letteratura greca e latina sul sesso nell’antichità
09 Giugno Pier Giovanni Moro - Gli UFO, questi sconosciuti
12 Giugno Giovanni Ugas - Sardi, Shardana e Popoli del Mare
16 Giugno Mauro Peppino Zedda - Orientamento dei monumenti nuragici
19 Giugno Alfonso Stiglitz - L’invenzione del sardo pellita
23 Giugno Nando Cuccu e Ambra Falconi - Presentazione libro: “Nell’animo dettati di parole”
26 Giugno Salvatore Dedola - Etimologia dei monumenti archeologici
29 Giugno Arnold Lebeuf - Il pozzo di Santa Cristina
30 Giugno Stefano Salvatici - La potenza dell’emozione creativa
03 Luglio Andrea Deplano - Etimologia del canto a tenore
08 Luglio Visita guidata al museo archeologico di Cagliari
09 Luglio Festa sociale di chiusura della stagione Primavera/Estate Honebu
11 Settembre Riccardo Cicilloni - Cagliari nella preistoria
15 Settembre Stefano Salvatici - Sogno o son desto? Il mistero della vita onirica
18 Settembre Carlo Tronchetti - Cagliari in età fenicia
25 Settembre Alfonso Stiglitz - Cagliari in età punica
02 Ottobre Ruben Fais - Stefano Cardu, storia della musealizzazione di una collezione orientale
09 Ottobre Salvatore Dedola - Costellazioni sarde e babilonesi
16 Ottobre Giampaolo Marchi - La Sardegna spagnola nel 1574
20 Ottobre Salvatore Dedola e Antonio Vernier: “Un giorno sull’altopiano etiopico”
23 Ottobre Giulio Angioni - presenta il libro: “Sulla faccia della terra”
25 Ottobre Escursione a Oschiri all’altare di Santo Stefano, con Giorgio Maria Pala
30 Ottobre Ruben Fais: "La collezione Cardu, un museo di arte orientale a Cagliari"
31 Ottobre Seui Su Prugadoriu Fusione di bronzetti - Archeologia sperimentale sotto le stelle
06 Novembre Massimo Rassu: “Le torri della difesa costiera in Sardegna”
13 Novembre Ruben Fais: "Buddah e Cristo a confronto, iconografie e parallelilsmi"
20 Novembre Massimo Rassu: “La protezione antiaerea a Cagliari nella II guerra mondiale”
27 Novembre Ruben Fais: "La Via della Seta, le carovaniere dell'Asia Centrale"
01 Dicembre Ivan Murgana e Carmen Salis: "Sa Levadora"
4 Dicembre Carlo Tronchetti: “I Giganti di Monte Prama”
10 Dicembre Riccardo Laria: “I miei 40 anni di agopuntura”
11 Dicembre Pierluigi Montalbano: “La bella età dei Nuraghi”
18 Novembre Edoardo di Siena: “La chiesa San Francesco di Stampace”
venerdì 18 dicembre 2015
Archeologia. Villasimius, un approdo sacro.
Archeologia. Villasimius, un approdo sacro.
Presso
Capo Carbonara, sulla costa sud orientale dell’isola,
c’è l’approdo denominato Cuccureddu di Villasimius, alla foce di un torrente.
Gli scavi mostrano tracce dell’insediamento
alla base delle colline. Due scalinate conducono verso le pendici del colle
dove si notano i muri di un edificio nella cui struttura principale sono stati
svuotati una serie di vani arcaici. Furono ricoperti di terra in età
romano-repubblicana per costruire un tempio in mattoni crudi che poi crollò
sigillando tutto. Si tratta di 4 piccoli ambienti contigui e uno sfalsato,
delimitati da muri rettilinei, intonacati
con argilla. Hanno pavimenti in terra battuta, uno zoccolo in pietrame
squadrato cementato con malta di fango e l’alzato in mattoni crudi. Le
coperture con travi lignee, oggi scomparse, erano ricoperte da canne e
rivestite con argilla cruda pressata che si è cotta
durante un incendio.
I
materiali esposti al museo di Villasimius sono prevalentemente d’importazione greca, corinzia e
fenicia, con parecchi oggetti votivi. La frequentazione va dal 650 a.C. al 540
a.C., anno della distruzione. Il tempio è dedicato ad
Astarte, una delle divinità fenicie legate alla navigazione e ai marinai. Nei
vani ci sono unguentari e portaprofumi, simili a quelli utilizzati nei
giovedì 17 dicembre 2015
Operazione Dominus: nove arresti per furti di beni archeologici. E in Friuli scoperto un villaggio di 3500 anni fa.
Operazione
Dominus: nove arresti per furti di beni archeologici. E in Friuli scoperto un
villaggio di 3500 anni fa.
di
Tina Lepri
I Carabinieri hanno sventato la vendita
all'estero di centinaia di reperti scavati clandestinamente. Con nove
arresti e cento reperti archeologici recuperati, è stata sgominata una
organizzazione criminale che esportava collezioni di beni culturali provenienti
da furti e scavi clandestini soprattutto a Roma e nel Lazio, ma anche in
Campania e Puglia.
L’operazione «Dominus» del Comando Tutela patrimonio culturale ha permesso il recupero di antichi elementi architettonici, torsi di marmo, crateri, anfore, lucerne, olle. I Carabinieri hanno bloccato i ladri che stavano organizzando la vendita del prezioso materiale, il cui valore si aggira intorno al milione di euro, a professionisti e ricettatori in Italia e all’estero. Oltre agli arrestati, altre 60 persone sono state denunciate alla magistratura romana per i reati di associazione a delinquere e ricettazione e traffico internazionale di beni culturali.
Tra i reperti recuperati, trafugati da Villa Torlonia, Villa Borghese, Villa Pamphili, Accademia di Francia, Orto Botanico di Roma, c’è anche una statua di Venere del II secolo d.C. rubata il 13 maggio 2010 da Villa delle Sirene sulla via Appia, a Roma, di proprietà di un noto attore.
Molti dei reperti, scavati clandestinamente, venivano spediti subito in Spagna via terra o via mare sulla tratta Civitavecchia-Barcellona.
L’operazione «Dominus» del Comando Tutela patrimonio culturale ha permesso il recupero di antichi elementi architettonici, torsi di marmo, crateri, anfore, lucerne, olle. I Carabinieri hanno bloccato i ladri che stavano organizzando la vendita del prezioso materiale, il cui valore si aggira intorno al milione di euro, a professionisti e ricettatori in Italia e all’estero. Oltre agli arrestati, altre 60 persone sono state denunciate alla magistratura romana per i reati di associazione a delinquere e ricettazione e traffico internazionale di beni culturali.
Tra i reperti recuperati, trafugati da Villa Torlonia, Villa Borghese, Villa Pamphili, Accademia di Francia, Orto Botanico di Roma, c’è anche una statua di Venere del II secolo d.C. rubata il 13 maggio 2010 da Villa delle Sirene sulla via Appia, a Roma, di proprietà di un noto attore.
Molti dei reperti, scavati clandestinamente, venivano spediti subito in Spagna via terra o via mare sulla tratta Civitavecchia-Barcellona.
Villaggio
dell’età del Bronzo (ANSA)
Intanto in Friuli, gli
archeologi dell'Università di Udine hanno fatto nuove scoperte nel sito del
villaggio protostorico di Ca' Baredi, a Terzo di Aquileia, che consentono di
ricostruire la vita quotidiana e l'organizzazione dell'abitato, risalente a
3.200-3.500 anni fa circa (età del Bronzo). Il villaggio, noto come
mercoledì 16 dicembre 2015
Archeologia subacquea postmedievale: problemi di approccio e status quaestionis
Archeologia
subacquea postmedievale: problemi di approccio e status quaestionis
di Mario
Galasso
Introduzione
Il consistente patrimonio
archeologico sommerso, in specie del Mediterraneo, nell'immaginario collettivo
è sempre stato rappresentato da galeoni pieni di tesori, o navi romane colme di
anfore fino al nascere della disciplina (o meglio delle tecniche) dell'archeologia
subacquea. Il fascino dei ritrovamenti di tumuli di anfore, ormai pallido
ricordo per i più anziani, ha messo in seconda luce il patrimonio costituito
dai relitti di epoca rinascimentale e postmedievale in genere, e se si
eccettuano i recuperi saltuari di cannoni e ancore ammiragliato, effettuati
nella quasi totalità solo per costituire arredo urbano di caserme e comuni
nelle località di villeggiatura, o per adornare giardini di ville esclusive,
solo da poco tempo si è assistito a qualche tentativo di salto di qualità,
applicando le metodiche proprie dello scavo stratigrafico anche a contesti
sommersi di età moderna.
Manca tuttora la pubblicazione di un regesto di tutti i relitti postmedievali scoperti, sulla falsariga dell'ormai celebre e quasi introvabile lavoro del Parker sui relitti antichi del Mediterraneo; chi volesse saperne qualcosa deve cercare su varie fonti, disperse e spesso di difficile reperibilità. Inoltre
Manca tuttora la pubblicazione di un regesto di tutti i relitti postmedievali scoperti, sulla falsariga dell'ormai celebre e quasi introvabile lavoro del Parker sui relitti antichi del Mediterraneo; chi volesse saperne qualcosa deve cercare su varie fonti, disperse e spesso di difficile reperibilità. Inoltre
martedì 15 dicembre 2015
Archeologia. Origini, organizzazione sociale e arte funeraria degli Etruschi.
Archeologia. Origini,
organizzazione sociale e arte funeraria degli Etruschi.
Insediati nell'area compresa
fra Arno e Tevere, erano chiamati Tusci dai romani (il nome Toscana deriva da
lì). Si estesero verso nord, in Emilia Romagna, e verso sud, in Campania, fino
a raggiungere il massimo splendore in pieno IV a.C. per poi essere assorbiti
dai Romani. Gli Etruschi intrigano per l'altissimo livello artistico raggiunto
e per la scarsa conoscenza della loro lingua, che non offre punti di contatto
con nessun'altra conosciuta. Il problema delle origini degli Etruschi esisteva
già in antichità perché gli autori non erano in grado di spiegare la presenza
di questo potente e raffinato popolo nel rozzo panorama delle genti dell'Italia
preromana. Erodoto, nel V a.C., attribuiva l'origine dei Tirreni (così i Greci
chiamavano gli Etruschi) a un mitico fondatore, Tirreno, che si sarebbe
trasferito nell'Italia centrale dopo essere fuggito da una
lunedì 14 dicembre 2015
Artisti o artigiani? Considerazioni sul saper fare “arte” nella preistoria
Artisti o artigiani?
Considerazioni sul saper fare “arte” nella preistoria
di Vincenzo Stasolla.
Ciò che viene convenzionalmente
identificato come arte preistorica, sulla base di una sovente critica stilistica,
basata sulla percezione visiva di rappresentazioni esaminate con fare artistico
contemporaneo, è invece inquadrabile in aspetti funzionali e quindi simbolici
ben precisi che si discostano dall'arte in quanto tale, ma che tecnologicamente
si accosterebbero a una produzione rituale legata a un fare artigianale. Se per
le grandi pitture parietali in grotta possiamo recepire l'attività di uno o più
abili operatori probabilmente riconosciuti dalla comunità per il loro saper
fare, difficile è quello delle incisioni per le rappresentazioni aniconiche (un
saper fare alla portata di più operatori indistinti?). Il grado di delega non
doveva essere complesso quanto quello di un'attuale commissione distinta da
precise categorie riconosciute, ma condivisa da tutto il gruppo, operatore
compreso che probabilmente si compenetrava nel significato stesso della
tradizione, in ogni caso legato a diversi livelli alla caccia e alla raccolta.
È difficile infatti pensare che
domenica 13 dicembre 2015
Archeologia. In Libia accordo per la salvaguardia dei siti archeologici.
Archeologia. In Libia accordo
per la salvaguardia dei siti archeologici.
Il "conto alla
rovescia" per l'accordo sul governo di unità della Libia "è
iniziato", con le delegazioni di Tobruk e Tripoli che hanno fissato al 16
dicembre la data della firma, mentre lo spettro dell'Isis sul Paese diventa
sempre più minaccioso. I jihadisti hanno mostrato i muscoli sfilando ieri con i
pickup armati nel centro di Sabrata, sede di un sito archeologico patrimonio
dell'umanità Unesco, mentre preoccupano i loro piani di colpire il cuore
petrolifero del Paese, a est di Sirte. L'annuncio dell'intesa tra le
delegazioni di Tobruk e Tripoli per firmare il 16 dicembre l'accordo proposto
dall'Onu è arrivato dai due capi delegazione in una conferenza stampa al
termine della due giorni di colloqui presieduta dalle Nazioni Unite. "Il
conto alla rovescia nell'interesse della pace, della sicurezza e della
stabilità in Libia è partito", ha commentato soddisfatto l'inviato
speciale dell'Onu Martin Kobler. A Tunisi, si è registrato "un largo
consenso sul fatto che soltanto con la
sabato 12 dicembre 2015
Archeologia. Nuraghi, una spinta evolutiva della storia della Sardegna.
Archeologia. Nuraghi, una spinta evolutiva per la storia della Sardegna.
di Pierluigi Montalbano
C’è qualcosa che nel corso della storia spinge gli uomini a realizzare grandi opere, costruzioni che creino stupore e meraviglia in chi le osserva, ma anche prestigio per chi le possiede. Palazzi, castelli, basiliche, torri, templi, anfiteatri, cattedrali, mausolei, regge. Nel corso dei millenni, ogni civiltà ha lasciato dietro di sé una serie di capolavori straordinari, alcuni hanno resistito all’azione del tempo, altri sono scomparsi, altri sono stati volutamente distrutti o incendiati. Dietro questi monumenti ci sono delle storie di personaggi, di potere, di conquista, di glorificazione ma a volte anche di tragedie, di amore e di follia. Fra le meraviglie maestose dell’antichità, a parte le piramidi in Egitto, ne sono sopravvissute delle altre, e in migliaia di anni nessuno è riuscito a demolirle o
di Pierluigi Montalbano
C’è qualcosa che nel corso della storia spinge gli uomini a realizzare grandi opere, costruzioni che creino stupore e meraviglia in chi le osserva, ma anche prestigio per chi le possiede. Palazzi, castelli, basiliche, torri, templi, anfiteatri, cattedrali, mausolei, regge. Nel corso dei millenni, ogni civiltà ha lasciato dietro di sé una serie di capolavori straordinari, alcuni hanno resistito all’azione del tempo, altri sono scomparsi, altri sono stati volutamente distrutti o incendiati. Dietro questi monumenti ci sono delle storie di personaggi, di potere, di conquista, di glorificazione ma a volte anche di tragedie, di amore e di follia. Fra le meraviglie maestose dell’antichità, a parte le piramidi in Egitto, ne sono sopravvissute delle altre, e in migliaia di anni nessuno è riuscito a demolirle o
venerdì 11 dicembre 2015
Intervista a Pierluigi Montalbano su navigazione antica, nuragici e shardana, di Mauro Atzei
Intervista a Pierluigi Montalbano su navigazione
antica, nuragici e shardana.
Scrittore, studioso di
Archeologia e
direttore, da quattro anni, del “Quotidiano on-line di storia e archeologia”, questa sera, 11 Dicembre, alle 19, presenterai il tuo lavoro sui nuraghi in Via Fratelli Bandiera 100 a Cagliari/Pirri, e domani, sarai relatore alle 10 nella sala Search del comune di Cagliari, angolo Via Roma/Largo Carlo Felice, in un convegno sullo sviluppo del turismo a Cagliari. Negli ultimi mesi
l'associazione culturale cagliaritana Honebu, di cui sei fondatore, ha ospitato
e patrocinato una serie di pregevoli iniziative culturali sulla storia antica
della Sardegna. Vorrei, con te, approfondire alcuni aspetti degli argomenti che
più hanno suscitato interesse negli ultimi anni.
D: Nell'immaginario popolare
si pensa che gli antichi sardi non navigassero invece, come hai ampiamente
dimostrato, addirittura frequentavano con le loro imbarcazioni le acque del
Mare Mediterraneo, già dal neolitico. Quali dati archeologici disponiamo a
proposito?
“La ricerca archeologica,
soprattutto negli ultimi anni, ha sviluppato una serie di strumenti con i quali
si è riusciti ad analizzare l’ossidiana sarda e a ricostruire la via seguita
per diffondere questo pregiato materiale. Gli studi su aree e tecniche di
estrazione dell’ossidiana nel Neolitico, forniscono una quantità impressionante
di informazioni: quali erano le rotte di spostamento delle popolazioni
neolitiche, con che velocità si diffondevano tecniche e materiali, quali reti
di scambio esistevano, quali professioni specializzate, ad esempio gli intagliatori,
in che epoca si sono
giovedì 10 dicembre 2015
Archeologia. I templi nuragici dedicati ai riti con l'acqua: Sa Sedda 'e Sos Carros a Oliena, di Fulvia Lo Schiavo
Archeologia. I templi nuragici dedicati ai riti con l'acqua: Sa Sedda 'e Sos Carros, Oliena
di Fulvia Lo Schiavo
Nel settembre 1977 ha avuto luogo una prima campagna di scavi nel grande complesso nuragico di Sa Sedda 'e Sos Carros, sito all'interno della grande valle del Lanaittu, vicino alla grotta di Sa Oche,la cui importanza era emersa soprattutto in seguito al ritrovamento casuale di una enorme quantità di bronzi,tanto da suggerire l'ipotesi che si trattasse di una fonderia. Già questa operazione,accompagnata da ristretti sondaggi nei tre ambienti più a monte, ha portato a notevoli scoperte; anzitutto è stata chiarita la struttura dell'edificio: tutto intorno ad un grande cortile di forma ellittica,si aprono una dozzina di vani e passaggi,alcuni dei quali con caratteri singolari: l'ambiente a monte è corredato da una banchina semicircolare lungo la parete di fondo; l'ambiente 1, adiacente a sinistra, è risultato essere una monumentale scala elegantemente costruita con
di Fulvia Lo Schiavo
Nel settembre 1977 ha avuto luogo una prima campagna di scavi nel grande complesso nuragico di Sa Sedda 'e Sos Carros, sito all'interno della grande valle del Lanaittu, vicino alla grotta di Sa Oche,la cui importanza era emersa soprattutto in seguito al ritrovamento casuale di una enorme quantità di bronzi,tanto da suggerire l'ipotesi che si trattasse di una fonderia. Già questa operazione,accompagnata da ristretti sondaggi nei tre ambienti più a monte, ha portato a notevoli scoperte; anzitutto è stata chiarita la struttura dell'edificio: tutto intorno ad un grande cortile di forma ellittica,si aprono una dozzina di vani e passaggi,alcuni dei quali con caratteri singolari: l'ambiente a monte è corredato da una banchina semicircolare lungo la parete di fondo; l'ambiente 1, adiacente a sinistra, è risultato essere una monumentale scala elegantemente costruita con
mercoledì 9 dicembre 2015
I maestri della pittura. Caravaggio, il genio solitario malvisto dalla Chiesa Cattolica, il pittore del vero che inventò la pittura inquieta.
I maestri della pittura. Caravaggio, il genio solitario malvisto dalla Chiesa Cattolica,
il pittore del vero che inventò la pittura inquieta.
Il celebre pittore lombardo,
il vero nome è Michelangelo Merisi, rivoluzionò la storia dell’arte nella
seconda metà del Cinquecento. La sua vita travagliata, segnata da un delitto,
una fuga disperata e un perdono giunto assieme alla morte furono elementi che
influenzarono il suo mito. Introdusse due fattori di modernità assoluta: la
resa della realtà in ogni forma anche brutale e la presenza della luce come
apparizione simbolica di verità divina. Lo studio del vero, contro ogni regola
accademica, e l'impiego violento della luce, come metafora della grazia divina,
sono evidenti in ogni suo dipinto. La luce di Caravaggio squarcia le tenebre e
arriva intensa nel cuore e nella mente dell’osservatore. In linea col pensiero
filosofico e scientifico dell'epoca, era persuaso che solo attraverso la realtà
si può giungere alla divinità, infatti le sue opere hanno sempre un contenuto profondamente
religioso.
Nato nel 1571, nei pressi di
Milano, apprende il mestiere nella bottega di Simone Peterzano, dove impara
l'amore per la natura, la pratica del dipingere dal vero e una notevole
attenzione agli
martedì 8 dicembre 2015
Cos’è un nuraghe? 7 domande che agitano il mondo degli studiosi, di Pierluigi Montalbano
Cos’è un nuraghe? 7 domande
che agitano il mondo degli studiosi
di Pierluigi Montalbano
di Pierluigi Montalbano
In attesa della serata Honebu dedicata ai nuraghi, organizzata per Venerdì 11 Dicembre alle 19, nella sala conferenze in Via Fratelli Bandiera 100, ho pensato di solleticare qualche curiosità proponendo un articolo elaborato sotto forma di domande/risposte sintetiche.
Siete tutti invitati all'evento, con ingresso libero.
Intorno alla metà del secondo millennio a.C., dopo che per due secoli nell’isola si realizzarono nuraghi orizzontali, quelli denominati a corridoio, compaiono le prime torri nuragiche. Si tratta di edifici dotati di ambienti interni e con un ballatoio alla sommità, accessibile generalmente da una scala interna. Gli spazi interni sono ottenuti con la tecnica della falsa volta, sovrapponendo a secco conci più o meno sbozzati.
Nell’arco di poco più di mezzo millennio sono edificate circa 8000 strutture, comprendendo nuraghi a corridoio (privi di torri), torri singole, edifici con più torri e altri elementi. Con l’esclusione di poche eccezioni, le strutture complesse derivano dalla sedimentazione di attività costruttive successive.
Esaminiamo nel dettaglio alcune domande alle quali rispondiamo con i dati oggettivi provenienti dalle stratigrafie:
1) La comparsa delle torri corrisponde a una cesura nella successione degli orizzonti stratigrafici? Potremmo pensare all’arrivo d’importanti apporti culturali esterni?
No: si registra una graduale e certificabile evoluzione degli orizzonti precedenti;
2) L’edificazione avviene in un ristretto arco di tempo?
No: si assiste a un fenomeno di progressiva occupazione territoriale con un’attività edilizia distribuita su tutto il
lunedì 7 dicembre 2015
Archeologia. Le ceramiche sarde fra Bronzo recente, Bronzo Finale e Primo Ferro. di Pierluigi Montalbano
Archeologia. Le ceramiche sarde fra Bronzo recente, Bronzo Finale e Primo Ferro.
di Pierluigi Montalbano
Bronzo recente:
Abbiamo due fasi: Muru Mannu di Tharros e Antigori.
Nella prima fase abbiamo tegami regolari con solcature che si intrecciano, come già scrisse l’Acquaro (bisogna fare attenzione a non scambiare i frammenti per pezzi appartenenti ad olle a tesa interna). Le superfici sono nere lucide inornate e le forme sono caratterizzate da pareti sottili che non sono testimoniate nel Bronzo Medio, caratterizzato da pareti spesse. Le ciotoline carenate hanno anse che si insellano, documentate anche nella successiva fase Antigori. Anche le grandi olle con colletto basso proseguono nella facies Antigori. Gli orci hanno spesso due grandi anse. I bollitori sono simili a quelli dell’Appenninico, a dimostrazione del parallelismo fra Sardegna e Italia peninsulare. Le spalle dei tegami sono concave o oblique, e la decorazione a pettine, che compare nel
di Pierluigi Montalbano
Bronzo recente:
Abbiamo due fasi: Muru Mannu di Tharros e Antigori.
Nella prima fase abbiamo tegami regolari con solcature che si intrecciano, come già scrisse l’Acquaro (bisogna fare attenzione a non scambiare i frammenti per pezzi appartenenti ad olle a tesa interna). Le superfici sono nere lucide inornate e le forme sono caratterizzate da pareti sottili che non sono testimoniate nel Bronzo Medio, caratterizzato da pareti spesse. Le ciotoline carenate hanno anse che si insellano, documentate anche nella successiva fase Antigori. Anche le grandi olle con colletto basso proseguono nella facies Antigori. Gli orci hanno spesso due grandi anse. I bollitori sono simili a quelli dell’Appenninico, a dimostrazione del parallelismo fra Sardegna e Italia peninsulare. Le spalle dei tegami sono concave o oblique, e la decorazione a pettine, che compare nel
domenica 6 dicembre 2015
Archeologia. Eccezionale recupero di reperti archeologici clandestini provenienti dalla Puglia. E’ il più grande “tesoro” furtivo mai ritrovato
Archeologia. Eccezionale
recupero di reperti archeologici clandestini provenienti dalla Puglia. E’ il
più grande “tesoro” furtivo mai ritrovato
E’ il più grande ritrovamento di reperti archeologici della storia
quello compiuto in Svizzera dai carabinieri del Comando Tutela del
Patrimonio Culturale che sono riusciti ad assicurare il rientro in Italia di oltre cinquemila reperti trafugati
dai tombaroli in Puglia e altre regioni del centro-sud e destinati al mercato
clandestino internazionale. Il recupero è stato presentato nei giorni scorsi
nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Roma, alle Terme di Diocleziano,
in occasione della quale il ministro dei beni Culturali Dario Franceschini ha spiegato
che “si
tratta del ritrovamento più grande di sempre, di un valore compreso tra i 40-50
milioni di euro”. Dopo una prima esposizione alle Terme di
Diocleziano – ha puntualizzato il ministro – l’intenzione è quella di
sabato 5 dicembre 2015
Archeologia. Giovanni Lilliu e i dolmen
Archeologia. Giovanni Lilliu e i dolmen
Sull’Enciclopedia Treccani, il
nostro massimo archeologo Giovanni Lilliu dimostra ancora una volta di avere
una preparazione fuori dal comune in campo archeologico. In merito ai dolmen
scrisse nel 1960:
Dolmen
è una parola del basso brettone (anche dolmin), significante tavola
(dol) - pietra (men, min), introdotta nella letteratura scientifica dal Legrand
d'Aussy (1797), poi divulgata, insieme con le dottrine celtomani, essendosi
riferito il termine, come altri, alla civiltà gallica. Il significato
corrente di d., cioè di costruzione dall'aspetto di tavola (mensa), non
caratterizza architettonicamente il monumento, riguardando soltanto un
particolare della sua struttura, ossia il tetto. Invece, la forma essenziale
architettonica del d. si fonda sul principio del trilite, cioè del lastrone
orizzontale di copertura sostenuto da due grosse pietre messe per dritto, che
dà una costruzione in cui gli elementi strutturali componenti (di copertura e
di sostegno) si incontrano ad angoli retti e lo spazio interno è cubico. In
questa forma architettonica essenziale rientrano sia il
venerdì 4 dicembre 2015
Le tombe e gli eroi. I giganti in pietra di Monte Prama, di Carlo Tronchetti
Le tombe e gli eroi. I
giganti in pietra di Monte Prama
di Carlo Tronchetti
L’area funeraria e sacra di Monte Prama, posta nel Sinis di
Cabras, si trova in un piccolo avvallamento alle pendici del colle omonimo,
sulla sommità del quale sono percepibili i resti di un nuraghe complesso, ormai
completamente degradati . Il fondo naturale dell’avvallamento era stato
regolarizzato in antico con la stesura di una coltre di terra giallastra e
pietrine, assolutamente priva di elementi culturali. Questa terra copriva il
terreno sterile, in cui si percepivano ampie e localizzate chiazze di bruciato.
Anche lo scavo di queste fossette in cui erano stati accesi fuochi non ha
restituito reperti di alcun tipo, ma solo ceneri. Nonostante l’area sia stata
interessata da profondi scassi di aratura, in alcune parti del margine occidentale
della necropoli si è conservata una sorta di delimitazione in pietre non
lavorate di medie dimensioni. Sul lato orientale dell’area, seguendo
l’andamento sinuoso del bordo dell’avvallamento, impostava la necropoli. Questa
era compresa in uno spazio predeterminato. A Sud si trova l’inizio della
necropoli, marcato da una lastra a coltello rincalzata da un grande blocco; le
tombe, a pozzetto irregolare coperte da lastroni in arenaria gessosa di cm
100x100x14 di spessore, si stendono allineate verso Nord sino a raggiungere il
limite settentrionale. Su questo lato troviamo una prima lastra a coltello di
delimitazione, rotta intenzionalmente per collocare l’ultima tomba
dell’allineamento, dopo la quale è stata messa in
giovedì 3 dicembre 2015
Il tempio di Antas, una perla del panorama archeologico sardo.
Il tempio di Antas, una perla del panorama archeologico sardo, dedicato al Sardus Pater.
di Pierluigi Montalbano
È uno dei monumenti antichi più importanti della Sardegna.
Normalmente i grandi edifici di culto si trovano all’interno dei centri urbani
rilevanti, come avviene a Tharros, Cagliari e Nora. In questo caso abbiamo una
struttura monumentale in età punica e romana edificata in un territorio non
legato a una città ma alle sue risorse economiche di natura mineraria, infatti
l’area in cui sorge era anticamente importante per lo sfruttamento delle
miniere. Il tempio di Antas ha avuto una storia lunga e travagliata fino agli
anni Sessanta perché il tempio del Sardus Pater era noto dalle fonti classiche,
in particolare del geografo greco Tolomeo, ma non si era ancora riusciti ad individuarlo
con precisione. A partire dal Cinquecento, e fino alla metà del Novecento, ci
sono stati vari studiosi che hanno proposto varie ipotesi per identificare
questo tempio del Sardus Pater noto dalle fonti. Alcuni lo collocavano a Capo
Pecora in base alle distanze fra i siti e le città elencate nelle fonti, ma
l’ipotesi che più ha preso piede è quella che lo vedeva collocato a Capo
Frasca. Già nel Seicento un geografo olandese, Filippo Cluverio, proponeva
questa teoria che venne portata avanti nei secoli, tanto che anche il canonico
Spano, fondatore dell’archeologia sarda, collocava il
mercoledì 2 dicembre 2015
Archeologia. Il Lazio dai Colli Albani ai Monti Lepini tra preistoria ed età moderna. Intuizioni, ipotesi e prudenza critica. Qualche riflessione in tema di concezioni, simboli e rituali funerari protostorici, di Filippo Delpino
Archeologia. Il Lazio dai Colli
Albani ai Monti Lepini tra preistoria ed età moderna. Intuizioni, ipotesi e
prudenza critica. Qualche riflessione in tema di concezioni, simboli e rituali
funerari protostorici.
di Filippo Delpino
Al progresso dei nostri studi giovano maggiormente le
intuizioni più o meno brillanti e le ipotesi più o meno ingegnose o l’esercizio
della prudenza critica? E ancora: qual è il limite oltre il quale un’ipotesi da
lecita e suggestiva diviene arbitraria e fuorviante? A questi e a consimili
quesiti non saprei dare una risposta compiuta e articolata che vada al di là
dell’espressione di una generica e un po’ scontata propensione per una sorta di
via mediana: prudenza critica sì, ma senza preclusioni alle suggestioni del
nuovo; apertura a considerare intuizioni ed ipotesi, certamente, ma necessità
anche di sottoporle a vaglio rigoroso. Una necessità non sempre avvertita, un
esercizio non sempre sufficientemente praticato anche e soprattutto quando più
ve ne sarebbe bisogno come nell’interpretazione di aspetti delle concezioni
religiose e delle ideologie funerarie, ambiti questi in cui a mio avviso ci si
muove spesso con eccessiva disinvoltura. Se è senz’altro vero, come ammonisce
Andrea Carandini, che «si può sbagliare in eguale misura sia interpretando
troppo che troppo poco», è anche vero che le ipotesi interpretative non possono
fondarsi solo o principalmente su intuizioni ma debbono essere convalidate da
attenti esami della documentazione archeologica o, quanto meno, debbono trovare
in essa riscontri significativi; poiché ciò non sempre avviene, ritengo che
occorra prendere esplicitamente le distanze da certe
martedì 1 dicembre 2015
Archeologia. Antico rituale fertilistico legato all'agricoltura. Nuova ipotesi interpretativa della situla in bronzo di Capodimonte, nel lago di Bolsena.
Archeologia. Antico rituale fertilistico legato all'agricoltura. Nuova ipotesi interpretativa della situla in bronzo di Capodimonte, nel lago di Bolsena.
di Luigi Catena
Il ritrovamento di una situla di bronzo, nel sito
etrusco di Bisenzio-Capodimonte (lago di Bolsena) rappresenta un raro esempio di un arcaico rituale legato all’agricoltura, alla
fertilità ed alla fecondità della terra. Questo reperto faceva parte di un
arredo tombale, scoperto in una tomba nella necropoli dell’Olmo Bello
(Bisenzio-Capodimonte, IX a.C.). L’azione rituale rappresentata nella
situla è stata interpretata come una ”scena di danzatori contadini e guerrieri
intorno a una figura antropomorfa”. Oggi, con una attenta rilettura del
manufatto, si può dare una nuova interpretazione al rituale in questione. La
scena raffigurata allude a un fatto tipico delle zone vulcaniche, un movimento
tellurico, che di riflesso produsse un innalzamento del livello delle acque del
lago di Bolsena. Fenomeno che ha generato la copertura di molte strutture
abitative e insediative (villaggio Palafitticolo del Gran Carro), e infine la
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