lunedì 5 gennaio 2015
Archeologia subacquea. Antichi relitti e tecnologie misteriose
Archeologia subacquea. Antichi
relitti e tecnologie misteriose
Trovare un relitto di migliaia di anni fa è impresa
ardua in quanto il legno si sbriciola nel giro di qualche secolo, preda
designata del mollusco Teredo Navalis, ma ciò rende intrigante la ricerca é che i relitti sono carichi di informazioni su chi
li costruì, e consentono di ricostruire l’economia di antiche civiltà. Questo aggressivo
mollusco bivalve è in grado di scavare profonde gallerie in un relitto,
distruggendolo in pochi decenni (a meno che il relitto sia protetto da
sedimenti). I fondali di tutto il mondo sono disseminati di relitti perduti che
farebbero la gioia di qualunque archeologo. La colonizzazione dell’Oceania nel
Pacifico meridionale rappresenta uno dei capitoli più affascinanti delle
migrazioni umane. I polinesiani riuscirono a viaggiare per migliaia di
chilometri in oceano aperto trasportando beni preziosi e deperibili. Riuscire a
recuperare uno dei vascelli usati per i viaggi consentirebbe agli archeologi di
capire come l’uomo riusci a raggiungere l’Australia di migliaia di anni fa. Trovare
una nave appartenente alla civilità minoica, fiorita a Creta 5000 anni fa,
costituirebbe una scoperta davvero straordinaria. Un gruppo di ricercatori ha
trovato il carico di una di queste antiche imbarcazioni che attraversavano il
Mediterraneo. Non si sa molto di questi navigatori dell’Età del Bronzo, le cui
tracce sono presenti in affreschi e dipinti che rappresentano imbarcazioni
lunghe e affusolate, ma in assenza di un vero relitto, gli archeologi possono sono
proporre delle ipotesi. Le navi da guerra dell’età del Ferro sono celebri
soprattutto per il ruolo che giocarono nella Battaglia di Salamina, nella quale
i Greci sconfissero i Persiani invasori guidati da Serse nel 480 a.C. Gli
archeologi dispongono di descrizioni e disegni, ma non hanno mai trovato una
vera trireme. Progettata per essere leggera e veloce, la trireme era lunga
circa 37 metri e larga 6. Poteva trasportare 170 rematori, disposti in tre file
per lato, ed era provvista di rostri/arieti in bronzo per sfondare le navi
nemiche. E’ praticamente impossibile trovare un relitto in mare aperto, l’unica
speranza è che si trovi in qualche antico porto, coperto dalla sabbia. È in
questo modo, ad esempio, che nel 2004 a Istanbul sono state scoperte 37
imbarcazioni risalenti dal V all’XI d.C., durante i lavori di costruzione di
una ferrovia. Gruppi di misteriosi navigatori vissuti tra il XIV e il XII a.C.
avrebbero costituito una coalizione di popoli provenienti da Occidente, dalle
isole mediterranee e dalla Turchia, e sarebbero stati protagonisti di
incursioni presso le città costiere del Vicino Oriente. Anche i Tirreni, da
alcuni identificati con gli Etruschi, avrebbero fatto parte di questa
coalizione. Alcune di queste popolazioni avrebbero utilizzato navi progettate
dai Micenei, una civiltà fiorita in Grecia verso la metà del II millennio a.C.
Queste navi micenee erano le antesignane della trireme greca, imbarcazioni
straordinarie di cui, purtroppo, non è rimasta a oggi neppure una scheggia. Gli
annali dell’archeologia raccontano anche la storia di un antico sarcofago
egizio perduto in mare e rinvenuto in una delle piramidi di Giza
dall’avventuriero inglese Howard Vyse, appartenuto al faraone Menkaure
(Micerino) che regnò sull’Egitto dal 2490 al 2472 a.C. Vyse decise di spedire
il sarcofago di tre tonnellate al British Museum di Londra, ma la Beatrice,
la nave su cui viaggiava, affondò nel Mediterraneo nell’autunno del 1838. Nel
2008 le autorità egiziane iniziarono a pianificare le ricerche del relitto e
del suo prezioso carico, ma i problemi in corso nel paese misero fine al progetto.
Per ora quindi il reperto resta negli abissi, come le miriadi di relitti
antichi che ancora attendono di essere scoperti nei mari del mondo.
Nell'immagine, le navi minoiche raffigurate negli affreschi di Akrotiri, a Santorini.
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