venerdì 23 gennaio 2015
Archeologia. La lente di Nimrud: parte di un telescopio antico o sfera di cristallo per vedere il futuro?
Archeologia. La lente di Nimrud: parte di un telescopio antico o sfera di cristallo per vedere il futuro?
di Pierluigi Montalbano
La Lente di Nimrud, oggi conservata al British Museum,
è un pezzo di cristallo di rocca molato scavato da Austen Henry Layard nel 1850
nel complesso del palazzo di Nimrud, nell'Iraq settentrionale. La sua funzione
più probabile è quella di lente d'ingrandimento.
Gli artigiani assiri creavano complesse incisioni, e potrebbero aver utilizzato
questa lente nei loro lavori. C'è una discussione in corso fra gli
accademici sulla natura della Lente di Nimrud poiché una piccola minoranza,
sostenuta dallo studioso Giovanni Pettinato, la propone come prova
dell'esistenza di antichi telescopi, che potrebbero spiegare la grande
accuratezza dell'astronomia assira, ma gli specialisti di archeologia assira
dubitano che una tale lente avesse una qualità ottica sufficiente per un uso di
tipo astronomico. Gli antichi Assiri affermavano che il pianeta Saturno fosse
circondato da un anello di serpenti; Pettinato vede in questo una delle prove
che gli anelli di Saturno furono osservati attraverso un telescopio. Altri
studiosi ribattono però che la figura del serpente ricorre spesso nella
mitologia assira e che non esiste menzione alcuna di un oggetto simile a un
telescopio negli scritti di astronomia assira.
Nimrud
divenne capitale dell’Assiria nell’880 a.C. per opera di re
Assurnasirpal, e tale rimase fino al 706 a.C. allorchè Sargon II riportò la
capitale a Ninive. Inizialmente si pensò a una lente utilizzata per accendere
fuochi sfruttando la luce solare, ma poi si aggiunse l’ipotesi di una lente di
ingrandimento parte di uno strumento astronomico creato 3000 anni fa. L’oggetto
dispone di superfici convesse, di forma lievemente ovale, con dimensioni di
35×4 1 mm, per uno spessore di circa 6 millimetri, e ha una lunghezza focale di
circa 10 cm.
David
Brewer pensò che uno strumento di ingrandimento sarebbe stato utile per la
stesura e la lettura delle minuscole incisioni cuneiformi sulle tavolette di
argilla usate dagli scribi assiri. Anche un impiego come accendino solare
è una ipotesi plausibile, e non sarebbe il primo caso nella storia: nell’antichità
venivano usati perfino frammenti di ghiaccio per innescare piccoli fuochi,
sfruttando il loro effetto lente per concentrare i raggi solari su un
mucchietto di erba secca o di ramoscelli.
Se
queste due ipotesi risultano essere accettabili per l’archeologia ufficiale,
molto più difficile e problematico da accettare è invece il possibile utilizzo
della lente per la costruzione di uno strumento astronomico. Il professor
Giovanni Pettinato (1934-2011) pone tuttavia la seguente obiezione: com’è
possibile che gli Assiri abbiano descritto il pianeta Saturno come un dio
circondato da un anello di serpenti? Saturno è infatti visibile, pur con
difficoltà, a occhio nudo sulla volta celeste nelle limpide notti che in quei
tempi non erano ancora turbate dall’inquinamento visivo dei giorni
nostri. E’ visibile solo come un puntino luminoso indistinguibile dalle stelle
che lo circondano, e solo l’osservazione con un telescopio permette di far
notare la serie di anelli che avvolgono il gigante gassoso.
Gli
studiosi del mondo mesopotamico tuttavia negano che tale descrizione di Saturno
rappresenti una prova di tale eventualità, sostengono che gli Assiri vedevano
serpenti dappertutto (dato il significato simbolico-mistico connesso
all’immagine del serpente) e, soprattutto, nelle tavolette di argilla ritrovate
e tradotte non si farebbe cenno ad alcuno strumento astronomico.
Nell’antichità si utilizzavano rudimentali strumenti astronomici, quali ad esempio tubi di
legno o di carta utilizzati per ridurre la luminosità delle stelle circostanti,
ma la qualità di questo cristallo non è adeguata perché la rifrazione della
luce è imprecisa e sono presenti almeno due fuochi, il più luminoso dei quali è
osservabile a una distanza di circa 11 centimetri. L’analisi al microscopio ha
inoltre rivelato che la molatura della lente è rozza, con numerosi graffi che
ne diminuiscono notevolmente la trasparenza. Altri studiosi propongono che la
lente fosse usata come strumento divinatorio, cioè come le attuali sfere di
cristallo che, per chi ci crede, forniscono indicazioni sul passato, sul
presente e sul futuro.
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