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domenica 5 gennaio 2014

Fenici...potente nazione imperialista o intelligente organizzazione commerciale?

Fenici...potente nazione imperialista o intelligente organizzazione commerciale?
di Pierluigi Montalbano


Marinai, esploratori e commercianti, i Fenici furono un gruppo di antiche popolazioni, prevalentemente semitiche, stanziate nelle regioni costiere del Mediterraneo orientale, l’attuale Libano. Grandi marinai, protagonisti di spedizioni marittime e commerciali in tutto il bacino del Mediterraneo e sulle rotte oceaniche, i Fenici si integrarono con le popolazioni locali fondando empori sulle coste settentrionali dell'Africa, in Spagna, in Sicilia e in Sardegna. Crearono una koinè culturale condivisa e furono fra i primi a elaborare un sistema di scrittura alfabetica diffondendolo in Grecia e in Italia.
Nella prima metà del II millennio a.C., gli archivi diplomatici della città mesopotamica di Mari forniscono i primi documenti che riguardano le popolazioni che confluiranno nella civiltà fenicia: si tratta di lettere scambiate tra sovrani locali (ad esempio il re di Gubla, cioè Biblo) e quelli di Mari. La regione appare dunque divisa fin dalle origini in singole città-Stato, la cui principale attività è il commercio marittimo. Intorno alla metà del millennio, gli archivi di Ugarit forniscono una serie di indizi sulla politica di questa città e degli Stati vicini, soprattutto gli ittiti.

Poco dopo, l’archivio di Tell al-Amarna illumina la storia: tra gli Stati fenici figurano Acco, Tiro, Sidone, Berito, Biblo, i cui sovrani appaiono nell’orbita egiziana. Il nome di Sidoni, che l’Antico Testamento e i poemi omerici danno ai fenici, suggerisce che in una fase iniziale Sidone abbia prevalso sulle altre città. Intorno al 1000, il predominio passa a Tiro, l’importante città portuale che originò l’impero cartaginese. I fenici occupavano le coste asiatiche a nord dell'attuale Stato di Israele. La geografia della regione condizionò la politica commerciale: la costa libanese è una striscia di terra fertile costiera occupata da alte montagne che la delimitano, le catene del Libano e dell'Antilibano. Queste montagne svolsero una duplice funzione: quella di riparo dalle grandi potenze che si fronteggiavano oltre le montagne, in Siria e in Mesopotamia, e quella di fornire la preziosa materia prima per costruire grandi navi: il cedro del Libano, un albero gigantesco, della famiglia delle Conifere, oggi lì quasi scomparso, ma che per millenni fu il migliore legno per costruire imbarcazioni e tetti di case e templi, ad esempio quello famoso di Salomone, per il quale fornirono anche la manodopera dei maestri d’ascia. La fama dei cedri durò fino all'età romana, quando l'imperatore Adriano creò un parco naturale per la protezione di queste piante preziose. Per ciò che riguarda la scrittura, prescindendo dai testi di Ugarit, che hanno caratteri a sé stanti, il fenicio è un dialetto del gruppo cananaico, strettamente affine all’ebraico, composto da un numero limitato di segni, ognuno dei quali serviva a designare un suono. A differenza che in Egitto, una parola era composta da più segni, proprio come nelle lingue moderne . Le iscrizioni più antiche sono databili al 1100 a.C. circa, e nella fase recente, il punico, le attestazioni si trovano sparse su tutta la loro area d’influenza commerciale: dall’Africa a Malta, alla Sicilia e alla Sardegna. L’ultima fase del fenicio è il neopunico, cioè la lingua delle iscrizioni africane successive alla caduta di Cartagine utilizzata fin verso la fine dell’Impero romano, mentre nella costa libanese subentrano il greco e l’aramaico. Sono personalmente convinto che l’alfabeto greco derivi proprio dal fenicio.
I Fenici non si considerarono mai un popolo unico, e non lo erano. A parte la denominazione loro attribuita dai Greci, le fonti più antiche, e in primo luogo la Bibbia, li indicano con la denominazione di Cananei, nome generico attribuito a gruppi seminomadi stanziati nel Vicino Oriente. Nei loro documenti scritti non compare mai un nome preciso, ma solo riferimenti alle loro città di provenienza, rette da re.
Anche quando tutta la regione venne sottomessa dai potenti re assiri, nel IX a.C., le città fenicie non cessarono di avere una politica commerciale e sociale praticamente autonome, limitandosi a pagare tributi ai lontani re mesopotamici. Lo stesso arrivo dei Persiani di Ciro il Grande, alla fine del VI a.C., non cambiò molto della vita di quel popolo, che anzi assunse nell’immenso Impero persiano un ruolo importante, dal momento che le loro navi costituirono il nucleo principale della flotta da guerra persiana. Le cose cambiarono con Alessandro Magno, che con il lungo e sanguinoso assedio di Tiro del 332 a.C. pose fine alla storia fenicia.

Nelle immagini:
sopra gioielli fenici in oro (Tesoro del Carambolo)
sotto la ricostruzione di una nave fenicia, a vela quadra ovviamente. (Philip Beale)

19 commenti:

  1. Sempre dal mio libro "Ulisse, Nessuno, Filottete":"A questo punto si prospetta anche una possibile soluzione ad un altro enigma della storia: l’origine dei Fenici. Alcuni archeologi hanno sostenuto l’idea che questa popolazione, che viveva sulle coste dell’attuale Libano, fosse originaria dell’entroterra siriano. Arrivavano dal deserto per diventare subito i migliori navigatori dell’antichità? Poco verosimile! Già altri studiosi avevano notato le strane analogie tra le navi fenicie e quelle vichinghe, ipotizzando che i Fenici potessero essersi spinti fino ai mari nordici.
    E se fosse stato il contrario? La popolazione libanese attuale presenta frequentemente alcune caratteristiche somatiche nordiche. Gli stessi resti archeologici fenici sono spesso costituiti da teste di statuette con pelle chiara, occhi azzurri e capelli biondi. Il termine “phoinix”, con cui i greci li chiamavano, significa “rosso”. Alcuni storici antichi pensarono di attribuire l’origine di questa denominazione alla loro pratica di ricavare un prezioso colorante, la porpora, da alcuni molluschi del genere Murex. Solo che la porpora è un attributo divino (ancora adesso i porporati sono gli ecclesiastici di più alto rango), mentre “fenicio” era un insulto! Gli antichi greci se ne stavano tutto il giorno nella pubblica piazza, l'agorà, a escogitare teorie sull'origine dei nomi, dei popoli, delle mitologie e di tanto altro; ma quante di queste elucubrazioni sono reali e quante sono campate in aria, pur essendo state prese per buone fino ai giorni nostri? E meno male che non avevano internet, il più formidabile strumento di informazione (e disinformazione) mai inventato! Magari invece li chiamavano “rossi” perché la loro pelle si arrossava esponendosi al caldo sole mediterraneo (oppure erano spesso addirittura rossi di capelli). Le colonie fenicie erano quasi tutte distribuite sulla parte occidentale del Mediterraneo e anche sul lato atlantico della Spagna. Tutto ciò induce a pensare che il Libano, con le sue foreste ricche di prezioso legname, fosse un punto di arrivo e non di partenza! Quindi, gruppi di navigatori provenienti dal Nord Europa possono essere arrivati fino alle spiagge della Fenicia, portando con sé le proprie conoscenze tecnologiche di marinai e mescolandosi con la popolazione locale. Poi, come spesso accade, la lontana colonia era diventata più importante della terra di origine. Forse non è un caso che anche sulle coste dell’Irlanda e della Norvegia si trovi un mollusco (Nucella lapillus) in grado di produrre un tipo di porpora (di qualità inferiore), il cui uso è documentato in epoca antica. Anche Omero parla dei Fenici (Od. XIII, 272, e XV 415 e segg.), che naturalmente si muovono in un mare nebbioso, e di Siria (XV, 403), o anche di Psiria (III, 171), che però per lui sono delle isole!"

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    1. Phoinikes è la versione 'grecofona' di Fenkw, vocabolo semitico antico, che si ritrova in antichissimi contratti commerciali per il commercio del legno di cedro. I contratti (con gli Egizi) vedono come protagonisti cittadini di Gubla (Città antica quanto Gerico, come è dimostrato dai resti archeologici). Phoinikes è dunque - inizialmente - un nome esoetnico greco per i Fenkw. In seguito esso diventa una particolare gamma di colori: violetto cremisi e blu (attestati dall'Archeologia ed elencati anche dalla Bibbia), perché i greci avevano, sì, 'erythros', ma per un rosso ben differente.
      Le caratteristiche somatiche pertengono al FENOTIPO e pertanto dal punto di vista dell'affidabilità scientifica corrispondono a chiacchiere da bar.
      I Vichinghi sono assolutamente fuori tema, anche se irriesistibilmente divertente è la loro citazionei a questo proposito.
      Faccio notare di passaggio che i Fenici non erano neppure di pelle scura: essi sono stati semplicemente trasformati lentamente in negri, nel tempo, dalle descrizioni di vari autori (storici, letterari, musicali etc) a seconda delle correnti dominanti, successivamente sempre più razziste.
      Le tesi sopra esposte dall'amico Maijrani lasciano trasparire la sua opinione sull'Accademia Storico-Archeologico-Antropologica, (composta di studiosi che per professione hanno dedicato la vita a questi problemi): è evidente che egli li vede più adatti a lavorare di zappa nei campi.
      Un punto di vista originale.

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    2. Alberto:
      Dal punto di vista della selezione naturale, la pelle chiara rappresenta un vantaggio per vivere al nord, e uno svantaggio per vivere al sud, dove il sole provoca scottature, cancro alla pelle e molti altri problemi; se si guarda alla genetica, i caratteri che presiedono alla scarsità di melanina sono recessivi, quindi dovrebbero essere estremamente rari nei paesi meridionali; quando troviamo non qualche individuo, ma intere popolazioni con pelle, occhi e capelli chiari, vuol dire che la loro origine deriva da qualche antica migrazione dal nord. Il FENOTIPO è l'espressione del genotipo, a maggior ragione quando il carattere è recessivo. Questa è scienza, le tue osservazioni sono culturalmente offensive e sovvertono gli avvenimenti reali.

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    3. Maurizio Feo:
      Caro Alberto, Homo Sapiens viene dall'Africa: in origine era nero. La trasformazione da pelle nera a pelle bianca è un adattamento alla minore esposizione alla luce solare, che si rese necessaria per potere trasformare le provitamine D in Vitamina D, malgrado la minore esposizione. Il fenotipo è la risultante dell'interazione tra Ambiente e Genotipo. Come tale esso è fortemente influenzato dalla Geografia. Ti rendo noto che queste mie sono CITAZIONI SCIENTIFICHE e non osservazioni.
      Va da sé che non si troveranno aborigeni pallidi all'Equatore, ma non perché si tratti di caratteri recessivi. L'antica migrazione dal Nord non è testimoniata da alcun elemento.

      Omaggi.

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  2. Caro Pierluigi: sei molto mal frequentato! A parte me - che sono indubbiamente il peggiore del gruppo - sei perseguitato da scrittori autopromossi ed autodidatti e da fantaqualcosa da paura!

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  3. ahahah...no Maurizio, sono frequentato da tanti amici e appassionati, tutti simpatici, alcuni preparatissimi, altri meno, altri illuminati e altri ancora evanescenti. Un bel mix che contribuisce al dibattito sempre leale che è di casa in questo luogo virtuale.

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  4. Ogni commento è gradito, ma saranno pubblicati solo quelli che riguardano l'argomento e il pensiero strettamente legato al tema. Il resto sarà cestinato.

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  5. Mikkeli, se vuoi intervenire con le tue riflessioni sul tema sarò lieto di ospitarti nella conversazione.

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  6. Caro Pierluigi! Tu te la canti e tu te la suoni! E non accetti neppure commenti assolutamente pertinenti all'argomento dei tuoi supposti "fenici"! Non si potrà certo dire che tu sia un intelligente portatore di scienza!
    mikkelj

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  7. Commenti sui fenici sì, commenti su me o gli altri no. Dì la tua e sii costruttivo, non siamo all'asilo.

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  8. Caro Feo, su una cosa ti do pienamente ragione: tu sei proprio il peggiore! Grazie per avermi fatto scoprire che gli occhi azzurri e i capelli biondi dipendono dall'ambiente; nessuno sarebbe mai arrivato a capire una verità così strabiliante!

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  9. La Fenicia in senso proprio esiste dal XII secolo A.c, anche se hanno notizie dal III millennio a.C. di occupazioni di Biblo e Tiro da parte degli Egizi, dei Mitanni e gli Ittiti, Queste città abitate da popolazioni cananee erano già prospere, con una certa autonomia ed un territorio ed una cultura proprie. Nel XIII secolo a.C. avvengono i primi contatti commerciali con Ciprioti e Micenei e insieme iniziano a spingersi ad ovest. Nel 1200 a.C. giungono i Popoli del Mare, ed avviene il conseguente crollo del sistema palatino regionale. Si hanno tracce di distruzione più labili in Fenicia, con solamente una contrazione degli abitati ed un impoverimento generale. Ma chi è ora questo popolo che approfitta della decadenza egizia, dovuta all'abbandono dei possedimenti asiatici, per svilupparsi e fondare colonie in tutto il meditterraneo occidentale sino e oltre Gibilterra. Non sono più i cananei ma un popolo nuovo in cui la componente di elevatissime abilità marinare e non solo proviene dai popoli del mare. Ma se come tanti indizi fanno pensare tali popoli del mare arrivano dal meditterraneo occidentale allora questa colonizzazione è un ritorno a casa. Ma facciamo un passo indietro: I testi delle Piramidi, datati 2500 a.C. chiamano il Mediterraneo "il cerchio che circonda gli Haunebut" o anche "il verdissimo degli Haunebut".Uno dei "nove archi", ossia le regioni dell'universo dominate dal faraone, era chiamato "arco degli Haunebut".Di questi nove archi si parla sino al Re Scorpione, prima del 3000 a.C. perciò dovevano esistere gli Haunebut prima di Byblos, di Micene, prima dei greci e persino prima dell'Egitto! Diversi autori vedono in questo termine un'espressione mitica e generica, attribuita di volta in volta ai popoli costieri del Nord del mondo. Gli Haunebut non erano però un'espressione mitica. Intorno al 1450 a.C., Tuthmosis III li definisce "abominazione di Dio".Invece nel 1580 Ahmosis, vincitore degli Hyksos, impegnava i propri sudditi ad acclamare la sua sposa, "la Signora degli Haunebut", che figura a fianco dei nobili egiziani della stele della Vittoria.
    Appare con chiarezza il fatto che sin da tempi molto antichi una potenza marittima dominasse sul Mediterraneo e che gli Egizi ne ignorassero la provenienza. Tutto ciò che si sapeva era contenuto in una canzoncina infantile, quella "dei quattro venti".
    "Ecco il vento del Nord che porta gli Haunebut. Esso stende le sue braccia sino alle estremità della terra".
    In un'iscrizione del pilone del suo tempio funerario di Medinet Habu, Ramses III è glorificato dalla divinità:"Metto la paura di te nel cuore della terra degli Haunebut.La tua Maestà li ha schiacciati...gli scorridori delle sabbie s'inchinano davanti al tuo nome".
    Nel secolo XII a.C., dopo le scorribande dei Popoli del Mare, i re libici salirono sul trono d'Egitto.Temehu e Tjehenu sono menzionati sin dai primi testi Egizi conosciuti verso il 3200 a.C. Essi appaiono dipinti nel tempio di Sahure, verso il 2500 a.C.I Tjehenu sono alti e di pelle bianca, . Nel 1307, ottant'anni prima dell'arrivo dei Popoli del Mare, Claire Lalouette segnala un attacco in Libia di nuovi venuti, biondi e con gli occhi blu, che gli egizi chiamavano sempre Tjehenu. Ricordo anche anche i Guanci delle Azzorre erano biondi con gli occhi azzurri. Insomma sulle coste del meditteraneo occidentale e oltre Gibiltyerra abitavano tanti popoli diversi (haou nebout) che subendo gli effetti sempre più disastrosi di eventi sismici si trasferiscono in massa nel meditteraneo orientale. Sono già grandi navigatori e commercianti e dal loro incontro con i cananei sembrano nascere qulli che chiamiamo Fenici e così si spiega che in un arco temporale tutto somato breve riusciranno a creare colonie in tutto il mediterraneo occidentale, di fatto uno sconosciuto non solo per i cananei, ma anche i greci e gli egizi.
    E ora che Atena/Neith/Tin Hinan mi protegga dalle ire di Poseidone/Seth/MauFeo!
    Donato Pulacchini

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    1. Caro Donato:
      ci sono alcune parti - di ciò che tu scrivi - che potrei criticare (dati multidisciplinari alla mano). Ma me ne astengo, sia perché ciò richiederebbe troppo tempo, sia perché il discorso generale, in realtà, fila, anche malgrado alcune imprecisioni ed errori (per carità: di errori ne facciamo tutti, specialmente se siamo solo appassionati e purtroppo anche talvolta quando qualcosa lo facciamo per mestiere).
      Non credo affatto sia questa la sede adatta per certe lunghe disquisizioni: non credo che qui possiamo fare scienza.
      Però - se ne avrai il tempo e la voglia - dovresti provare ad approfondire la vecchia 'questione' dei cosiddetti 'Popoli del Mare' ( in altre parole: le dodici tribù dei LIBU e MESHWESH, cioé i confinanti occidentali degli Egizi, ed i PLST).

      Una volta stabilito bene chi furono realmente i PdM (realmente molto differenti dall'immagine stereotipata che di essi si offre spesso ancora oggi, da parte di alcuni) e che cosa essi realmente fecero, potrai formulare conclusioni un po' più precise: (mi permetto di indicarti uno dei tanti articoli che potrebbero esserti utiki: http://pasuco.blogspot.it/2013/12/libu.html).

      Un'altra linea d'indagine potrebbe essere quella di leggere i resoconti della Genetica: alcuni aplogruppi distintivi (sempre gli stessi: sono stati chiamati 'un'impronta' dei Fenici nel Mediterraneo) sono stati costantemente ritrovati proprio nei fondaci che la Storia attribuisce a loro: pertanto la popolazione esisteva (ci sono 'tesi' marziane contrarie!) e possedeva caratteristiche omogenee, non era un'accozzaglia mista di genti differenti.

      Ma certamente è necessario sapere di Genetica Generale, prima di tentare di inferire teorie di Genetica di Popolazioni senza dire fesserie. Con quest'ultima frase non mi riferisco a te, ma ad Alberto Maijrani, al quale sono molto lieto di essere stato in qualche modo utile, visto che me ne ringrazia amabilmente.

      Capisco bene, da quello che tu scrivi, che sei un appassionato cultore dell'argomento e questo ti fa onore, visto che - con ogni probabilità - ti occupi giornalmente di altro. Ma mi sembra di capire che hai più familiarità con la lingua francese, che non con l'inglese: invece, purtroppo, le maggiori novità nell'argomento vengono proprio da vari autori Inglesi (che scrivono di Paleopatologia, Paleobotanica, Archeologia, Geologia e Genetica).

      Ci tengo solamente a precisare una cosa importante: oggi, parlare di 'scorribande' dei Popoli del Mare è improprio, alla luce dei fatti conosciuti scientificamente.
      Naturalmente, siamo in una Democrazia che permette ancora una certa libertà di parola e di pensiero: ma , credimi, non si tratta di opinioni, bensì di fatti.

      P.S.: Sto preparando un articolo per Sardegna Antica, circa la vecchia questione degli elmi cornuti. Spero avrai modo di leggerlo, quando uscirà.

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    2. Ciao Maurizio, in attesa dell'articolo sugli elmi cornuti, ti dispiace se pubblico questo tuo articolo del 15 Dicembre sul quotidiano?

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    3. Certamente, Pierluigi. Mi fa piacere.

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    4. Caro Maurizio,
      ben vengano le critiche, alle teorie esposte si intende, non alla persona. Effettivamente sono un appassionato cultore che ha poco tempo e scrive quindi facendo diversi errori di italiano ma anche storici (per la fretta aimè e non solo per l'ignoranza). Ho letto l'interessante articolo sui Libu e ti invito a leggere l'altrettanto interessante articolo su Cerne.
      In merito agli apogruppi "fenici" rimango perplesso. Quale sarebbe l'aplogruppo di cui parli: il J2B (che caratterizza greci, romani, parte dei fenici, ebrei e etruschi) o il T (che caratterizza l'altra parte dei fenici)? Non vedo come un popolo meticcio possa avere una caratterizzazione così netta ed in ogni caso quel che conta e il popolo inteso in senso culturale e non in senso genetico. Vivo e lavoro da quasi 20 anni e ormai ne ho assimiliato diversi elementi 'culturali' anche se fenotipicamente sono un sardo.
      Sulla questione 'sea peoples' (ho dimistichezza più con l'inglese in realtà) penso che sia riduttivo pensare solo a genti delle coste africane affacciate sul meditterraneo.
      Credo fondamentale capire meglio chi siano i popoli che vivenano in Spagna, penso in particolare alla cultura El Algar, Portogallo e nelle isole (Baleari ma anche Azzorre) e alle impressionanti fortificazioni così simili ai nurgaghe sardi come quella di Motilla del Azuer.
      Più in generale credo che vi sia una distorsione (inevitabile si intende) per cui quelli che hanno 'scritto' nell'antichità (per primi gli egizi) hanno 'fatto la storia' ma leggendola dal loro punto di vista e alla luce delle loro conoscenze. Capiremo molto meglio quando lo iato fra culture megalitiche (ed in particolare quelle del meditterraneo occidentale) e quelle raccontateci anedotticamente dalla storia antica si sarà ridotto. Altrimenti sarà come ora ove a sentir gli storici l'uomo di Cro-Magnon ad un certo punto gliela da su e dice bene, cari nuovi arrivati, io la mia parte l'ho fatta ora tocca a voi.
      Donato Pulacchini

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    5. A proposito di errori:
      1) per CERNE: http://www.sardolog.com/perso/cerne/index.htm
      2) Vivo e lavoro A BOLOGNA da quasi 20 anni e ormai ne ho assimiliato diversi elementi 'culturali' anche se fenotipicamente sono un sardo.
      3) il tutto gira sempre attorno alla benedetta domanda "da dove viene/vengono"? Non si tratta solo dei popoli (sea peoples) ma dei loro lasciti culturali che vengono assimilati da altri popoli. Che dire ad esempio dell'Askos Benatti (che periodicamente vado a riammirare)? Villanoviano? Cipriota? Sardo?

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  10. Caro Donato, ciò che hai scritto corrisponde al filo conduttore del mio libro "Antichi Popoli del Mediterraneo", pubblicato nel 2011 da Capone Editore. Condivido pienamente, pertanto, lo scritto che hai offerto e sono certo che non causerà alcuna ira, sono i testi antichi a "cantare".

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  11. Oddìo, ora scopro che non so niente di genetica generale, come avrò fatto a laurearmi in scienze naturali??

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