sabato 8 dicembre 2012
Il culto degli antenati
Il culto degli antenati
di Pierluigi Montalbano
Per centinaia di migliaia di anni l’uomo si è evoluto lentamente: sopravviveva cacciando e accumulando provviste. Poi, al termine dell’ultima glaciazione, l’evoluzione subisce una brusca accelerata. Nel corso degli ultimi 10 millenni, l’uomo passa dall’Età della Pietra allo sbarco sulla Luna.
Che cosa causò un cambiamento così radicale delle abitudini di vita?
Andare sulla Luna non è stato un avvenimento che ha cambiato il nostro modo di vivere. La scintilla che determinò l’evoluzione è stata l’idea di coltivare la terra per produrre alimenti. Si è passati a un’economia produttiva. L’agricoltura ha permesso all’uomo di diventare stanziale, di sviluppare relazioni sociali, ideare le religioni e costruire templi e città. Senza dover cacciare per nutrirsi, l’uomo aveva il tempo per pensare, inventare e uscire dall’Età della Pietra. La Turchia, da sempre, è il ponte che collega l’Europa e l’Asia, e si trova nel cuore della Mezzaluna Fertile, una regione che comprende gli attuali Egitto, Israele, Siria e Iraq. Qui sorsero i primi insediamenti umani, e fiorirono le prime grandi civiltà. Gli edifici dedicati al culto contengono, generalmente, rappresentazioni simboliche di divinità. Animali e altri simboli sono presenti su pareti, pavimenti, pilastri e altri elementi architettonici, e possono essere scolpiti, incisi o, semplicemente, dipinti. La costruzione di questi edifici richiedeva un’organizzazione sofisticata: spaccare e trasportare le pietre, scavare, realizzare le fondamenta, ed erano necessari tanti uomini. A quale scopo furono costruiti? Sistematicamente, nel corso degli scavi, gli archeologi portano alla luce resti di animali selvatici o allevati: gazzelle, cervi, cinghiali, volatili, montoni, soprattutto nelle zone in cui l’agricoltura è praticata in maniera intensiva. Per la costruzione è necessaria una società strutturata perché l’agricoltura consente all’uomo di non doversi procurare il cibo ogni giorno. Le comunità scelgono il territorio in cui insediarsi e hanno il tempo di sviluppare idée religiose senza preoccuparsi di morire di fame. I primi gruppi stanziali impararono che c’erano più vantaggi nel condividere e sviluppare le conoscenze in gruppi fissi, piuttosto che in piccoli clan nomadi. Generalmente, al centro dei villaggi c’era un luogo nel quale si conservavano le risorse alimentari. I primi templi presentano un portale che rappresenta l’ingresso al mondo ultraterreno, come se il tempio avesse a che fare con i morti o con le divinità del cielo. La mancanza di simboli, rilievi o incisioni, aumenta le difficoltà per gli archeologi di interpretare i siti. A volte i simboli sono compresi solo presso le comunità che li realizzano, e ciò pone problemi agli studiosi di storia antica, poiché si ha a che fare con edifici costruiti nei millenni scorsi. Ogni luogo di culto ha un’iconologia che è compresa solo da chi la frequenta. Lo scopo delle immagini è di unire la congregazione in una fede comune, condivisa con i rituali a essa legati. Le immagini, i colori, le funzioni e gli elementi architettonici sono spesso incomprensibili a chi pratica altre fedi.
All’inizio i popoli vivevano di caccia e di raccolta, e condividevano il cibo all’interno di piccoli gruppi, prevalentemente familiari. In seguito divennero stanziali, nacquero più bambini e le comunità crebbero rapidamente. A quel punto ogni comunità dovette imparare a rapportarsi e a vivere in pace. Queste situazioni richiesero l’applicazione di un codice morale, e convinzioni comuni. I templi sono progetti di costruzione condivisi, che mantengono la coesione fra comunità, anche all’interno della stessa. Allo stesso tempo consentono di celebrare riti che richiamano la comunità all’unità di pensiero. Chi vuole far parte di una comunità deve comportarsi secondo i costumi di quella comunità. Dai territori vicini arrivano uomini messi a disposizione dalle comunità confinanti in relazione alle qualità lavorative di ogni singolo individuo. Sono evidenti alcune figure professionali: tagliatori di pietre, scultori, specialisti nel trasporto e manovalanza, e l'apporto di questi individui da parte di comunità vicine aiuta a consolidare i buoni rapporti di vicinato. Questi progetti spingono le persone a collaborare, ad affidarsi agli altri e a fidarsi delle competenze dei nuclei insediativi vicini. Sono sistemi di lavoro che uniscono le genti: se un uomo vede un suo simile all’interno del proprio tempio, sente di potersi fidare, anche se non lo conosce. Per migliaia di anni la gente credeva che tutto avesse uno spirito: animali, piante, rocce, fenomeni naturali…l’uomo era semplicemente una piccola parte della natura. Nei dipinti primitivi l’uomo è quasi assente, ed è sempre inferiore alla natura.
La rappresentazione degli animali nelle grotte o sulle pietre, indica un cambiamento culturale: gli esseri umani si pongono al di sopra della natura, al centro di tutto, superiori agli animali. Questo è un passo decisivo nella storia dell’evoluzione. Realizzare una simbologia che rispecchia questa superiorità, significa acquisire una mentalità che consente di manipolare l’ambiente secondo le necessità del momento, e in prospettiva futura. L’uomo si pone in stretta relazione con le divinità, si pone in un piano di superiorità con l’esterno. La presenza di animali vicino ai luoghi di culto è un forte indizio di genti che si riuniscono per banchettare in onore di qualcosa o qualcuno. Ne consegue che le risorse di cibo dovevano aumentare, e ciò portava a manipolare sempre più l’ambiente circostante. La natura era sfruttata per la produzione, non solo per fornire cacciagione. L’introduzione della religione fornisce agli uomini un grande vantaggio psicologico e lo pone al di sopra di animali e piante. Questa ideologia porta l’uomo a rappresentare scene e simboli nelle grotte, nelle sepolture, nelle pietre, ma occorre stabilire le forme dei rituali e a capirne la simbologia. Tra i vari elementi raffigurati, troviamo animali, oggetti, figure antropomorfe e colori, soprattutto il rosso, simbolo del sangue e della vita. L’intero apparato descritto è riportabile a riti di sepoltura, e a volte i corpi erano tumulati e poi riesumati per celebrare altri riti. I templi più antichi rivestono spesso una funzione legata al mondo dei morti, e il sacrificio di animali è connesso a rituali che testimoniano la superiorità degli uomini sulle bestie. L’uomo eresse i templi per celebrare la fede, e le religioni lo spinsero a produrre risorse crescenti per far fronte ai sacrifici, oltre che per soddisfare i bisogni della comunità. Essendo un luogo che svolge un ruolo primario nella vita collettiva, riveste anche una funzione di “polo di attrazione” per le comunità vicine, costituendo una sorta di mercato dove condividere, oltre le merci, idee, notizie e scoperte.
La rivoluzione agricola, ossia l’intensificazione della produzione, potrebbe aver preso forma proprio dai contatti che avvenivano nei templi. Col passare dei secoli, e l’evolversi delle condizioni di vita, i templi possono subire dei cambiamenti o delle variazioni rituali. Quando l’agricoltura era florida, gli uomini non sentirono più il bisogno dei templi nei quali i loro antenati rivolgevano le preghiere alle divinità, e li abbandonarono progressivamente. Pensiamo, ad esempio, al culto nelle grotte. Le nuove generazioni di agricoltori guardavano al futuro, e le abitudini e i costumi dei loro avi caddero in disuso. A quel punto la rivoluzione culturale era già avvenuta: l’agricoltura era il nuovo modo di vivere, e i vecchi templi in grotta svanirono, come il passato. Tuttavia, un’antica convinzione persiste ancora oggi, ed è alla base di uno dei concetti più complessi della religione cristiana: il mistero della resurrezione. Nelle religioni esiste un codice morale elaborato dalle comunità più antiche, che è conservato e integrato nelle comunità successive. I semi spirituali e materiali sono piantati, e qualunque fossero i significati troviamo sempre segni simili nelle generazioni seguenti. Il culto dei morti è il modo per riportare in vita una persona cara o un eroe del passato, e mantenere legato al mondo dei vivi il suo ricordo. Era la resurrezione di un personaggio ritenuto importante all’interno della società. Si cerca di portare indietro dal mondo dei morti una persona, recuperando la presenza fisica. Nei secoli successivi, e ancora oggi, la resurrezione sarà un tema centrale della religiosità: babilonesi, egizi, indiani, greci e cristiani, parlano di resurrezione. La costruzione del tempio rappresenta il culmine di una linea di pensiero. E’ un legame sociale che porta le comunità a unirsi, ed è edificato con una monumentale architettura. Rappresenta un balzo enorme nell’evoluzione spirituale dell’uomo: invece di considerarsi parte della natura, si valuta superiore. Sotto i pilastri dei templi nascono le rappresentazioni dei primi dei.
Nelle immagini di Cristiano Cani: La tomba Muttas Nieddas a Gesico.
di Pierluigi Montalbano
Per centinaia di migliaia di anni l’uomo si è evoluto lentamente: sopravviveva cacciando e accumulando provviste. Poi, al termine dell’ultima glaciazione, l’evoluzione subisce una brusca accelerata. Nel corso degli ultimi 10 millenni, l’uomo passa dall’Età della Pietra allo sbarco sulla Luna.
Che cosa causò un cambiamento così radicale delle abitudini di vita?
Andare sulla Luna non è stato un avvenimento che ha cambiato il nostro modo di vivere. La scintilla che determinò l’evoluzione è stata l’idea di coltivare la terra per produrre alimenti. Si è passati a un’economia produttiva. L’agricoltura ha permesso all’uomo di diventare stanziale, di sviluppare relazioni sociali, ideare le religioni e costruire templi e città. Senza dover cacciare per nutrirsi, l’uomo aveva il tempo per pensare, inventare e uscire dall’Età della Pietra. La Turchia, da sempre, è il ponte che collega l’Europa e l’Asia, e si trova nel cuore della Mezzaluna Fertile, una regione che comprende gli attuali Egitto, Israele, Siria e Iraq. Qui sorsero i primi insediamenti umani, e fiorirono le prime grandi civiltà. Gli edifici dedicati al culto contengono, generalmente, rappresentazioni simboliche di divinità. Animali e altri simboli sono presenti su pareti, pavimenti, pilastri e altri elementi architettonici, e possono essere scolpiti, incisi o, semplicemente, dipinti. La costruzione di questi edifici richiedeva un’organizzazione sofisticata: spaccare e trasportare le pietre, scavare, realizzare le fondamenta, ed erano necessari tanti uomini. A quale scopo furono costruiti? Sistematicamente, nel corso degli scavi, gli archeologi portano alla luce resti di animali selvatici o allevati: gazzelle, cervi, cinghiali, volatili, montoni, soprattutto nelle zone in cui l’agricoltura è praticata in maniera intensiva. Per la costruzione è necessaria una società strutturata perché l’agricoltura consente all’uomo di non doversi procurare il cibo ogni giorno. Le comunità scelgono il territorio in cui insediarsi e hanno il tempo di sviluppare idée religiose senza preoccuparsi di morire di fame. I primi gruppi stanziali impararono che c’erano più vantaggi nel condividere e sviluppare le conoscenze in gruppi fissi, piuttosto che in piccoli clan nomadi. Generalmente, al centro dei villaggi c’era un luogo nel quale si conservavano le risorse alimentari. I primi templi presentano un portale che rappresenta l’ingresso al mondo ultraterreno, come se il tempio avesse a che fare con i morti o con le divinità del cielo. La mancanza di simboli, rilievi o incisioni, aumenta le difficoltà per gli archeologi di interpretare i siti. A volte i simboli sono compresi solo presso le comunità che li realizzano, e ciò pone problemi agli studiosi di storia antica, poiché si ha a che fare con edifici costruiti nei millenni scorsi. Ogni luogo di culto ha un’iconologia che è compresa solo da chi la frequenta. Lo scopo delle immagini è di unire la congregazione in una fede comune, condivisa con i rituali a essa legati. Le immagini, i colori, le funzioni e gli elementi architettonici sono spesso incomprensibili a chi pratica altre fedi.
All’inizio i popoli vivevano di caccia e di raccolta, e condividevano il cibo all’interno di piccoli gruppi, prevalentemente familiari. In seguito divennero stanziali, nacquero più bambini e le comunità crebbero rapidamente. A quel punto ogni comunità dovette imparare a rapportarsi e a vivere in pace. Queste situazioni richiesero l’applicazione di un codice morale, e convinzioni comuni. I templi sono progetti di costruzione condivisi, che mantengono la coesione fra comunità, anche all’interno della stessa. Allo stesso tempo consentono di celebrare riti che richiamano la comunità all’unità di pensiero. Chi vuole far parte di una comunità deve comportarsi secondo i costumi di quella comunità. Dai territori vicini arrivano uomini messi a disposizione dalle comunità confinanti in relazione alle qualità lavorative di ogni singolo individuo. Sono evidenti alcune figure professionali: tagliatori di pietre, scultori, specialisti nel trasporto e manovalanza, e l'apporto di questi individui da parte di comunità vicine aiuta a consolidare i buoni rapporti di vicinato. Questi progetti spingono le persone a collaborare, ad affidarsi agli altri e a fidarsi delle competenze dei nuclei insediativi vicini. Sono sistemi di lavoro che uniscono le genti: se un uomo vede un suo simile all’interno del proprio tempio, sente di potersi fidare, anche se non lo conosce. Per migliaia di anni la gente credeva che tutto avesse uno spirito: animali, piante, rocce, fenomeni naturali…l’uomo era semplicemente una piccola parte della natura. Nei dipinti primitivi l’uomo è quasi assente, ed è sempre inferiore alla natura.
La rappresentazione degli animali nelle grotte o sulle pietre, indica un cambiamento culturale: gli esseri umani si pongono al di sopra della natura, al centro di tutto, superiori agli animali. Questo è un passo decisivo nella storia dell’evoluzione. Realizzare una simbologia che rispecchia questa superiorità, significa acquisire una mentalità che consente di manipolare l’ambiente secondo le necessità del momento, e in prospettiva futura. L’uomo si pone in stretta relazione con le divinità, si pone in un piano di superiorità con l’esterno. La presenza di animali vicino ai luoghi di culto è un forte indizio di genti che si riuniscono per banchettare in onore di qualcosa o qualcuno. Ne consegue che le risorse di cibo dovevano aumentare, e ciò portava a manipolare sempre più l’ambiente circostante. La natura era sfruttata per la produzione, non solo per fornire cacciagione. L’introduzione della religione fornisce agli uomini un grande vantaggio psicologico e lo pone al di sopra di animali e piante. Questa ideologia porta l’uomo a rappresentare scene e simboli nelle grotte, nelle sepolture, nelle pietre, ma occorre stabilire le forme dei rituali e a capirne la simbologia. Tra i vari elementi raffigurati, troviamo animali, oggetti, figure antropomorfe e colori, soprattutto il rosso, simbolo del sangue e della vita. L’intero apparato descritto è riportabile a riti di sepoltura, e a volte i corpi erano tumulati e poi riesumati per celebrare altri riti. I templi più antichi rivestono spesso una funzione legata al mondo dei morti, e il sacrificio di animali è connesso a rituali che testimoniano la superiorità degli uomini sulle bestie. L’uomo eresse i templi per celebrare la fede, e le religioni lo spinsero a produrre risorse crescenti per far fronte ai sacrifici, oltre che per soddisfare i bisogni della comunità. Essendo un luogo che svolge un ruolo primario nella vita collettiva, riveste anche una funzione di “polo di attrazione” per le comunità vicine, costituendo una sorta di mercato dove condividere, oltre le merci, idee, notizie e scoperte.
La rivoluzione agricola, ossia l’intensificazione della produzione, potrebbe aver preso forma proprio dai contatti che avvenivano nei templi. Col passare dei secoli, e l’evolversi delle condizioni di vita, i templi possono subire dei cambiamenti o delle variazioni rituali. Quando l’agricoltura era florida, gli uomini non sentirono più il bisogno dei templi nei quali i loro antenati rivolgevano le preghiere alle divinità, e li abbandonarono progressivamente. Pensiamo, ad esempio, al culto nelle grotte. Le nuove generazioni di agricoltori guardavano al futuro, e le abitudini e i costumi dei loro avi caddero in disuso. A quel punto la rivoluzione culturale era già avvenuta: l’agricoltura era il nuovo modo di vivere, e i vecchi templi in grotta svanirono, come il passato. Tuttavia, un’antica convinzione persiste ancora oggi, ed è alla base di uno dei concetti più complessi della religione cristiana: il mistero della resurrezione. Nelle religioni esiste un codice morale elaborato dalle comunità più antiche, che è conservato e integrato nelle comunità successive. I semi spirituali e materiali sono piantati, e qualunque fossero i significati troviamo sempre segni simili nelle generazioni seguenti. Il culto dei morti è il modo per riportare in vita una persona cara o un eroe del passato, e mantenere legato al mondo dei vivi il suo ricordo. Era la resurrezione di un personaggio ritenuto importante all’interno della società. Si cerca di portare indietro dal mondo dei morti una persona, recuperando la presenza fisica. Nei secoli successivi, e ancora oggi, la resurrezione sarà un tema centrale della religiosità: babilonesi, egizi, indiani, greci e cristiani, parlano di resurrezione. La costruzione del tempio rappresenta il culmine di una linea di pensiero. E’ un legame sociale che porta le comunità a unirsi, ed è edificato con una monumentale architettura. Rappresenta un balzo enorme nell’evoluzione spirituale dell’uomo: invece di considerarsi parte della natura, si valuta superiore. Sotto i pilastri dei templi nascono le rappresentazioni dei primi dei.
Nelle immagini di Cristiano Cani: La tomba Muttas Nieddas a Gesico.
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