sabato 19 marzo 2011
Sepolture nuragiche
La tomba di giganti di Su Picante a Siniscola
di Paola Mancini
Si presenta un estratto dell’articolo di Paola Mancini “La tomba di giganti di Su Picante a Siniscola (Nuoro)” pubblicato su www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2011-215.pdf.
Dai litorali delle zone costiere di Capo Comino e Berchida e dalle grotte delle zone montuose vengono le attestazioni più antiche dell’antropizzazione del territorio, risalenti al Neolitico. La maggior parte delle testimonianze è, tuttavia, riconducibile all'età nuragica, quando tutto il territorio è occupato in modo capillare, dall'entroterra al mare. Si individuano villaggi di capanne, tafoni, tombe di giganti, nuraghi a tholos o a corridoio e semplici torri disposte sia sulle alture delle zone interne a dominio delle piane e a distanza del mare, sia su promontori a controllo diretto delle coste.
Sono presenti anche luoghi di culto, in particolare le grotte santuario aperte nei costoni rocciosi. Grazie a un finanziamento della legge regionale 37/1998 il comune di Siniscola ha potuto avviare un progetto di recupero di alcuni siti archeologici. Le attività del cantiere si sono concentrate particolarmente nella tomba di giganti di Su Picante che si erge isolata in un'area di proprietà comunale attualmente adibita a pascolo ovino. Erano visibili nell’area dell’ingresso e nella parte posteriore del tumulo, gli scassi operati con un mezzo meccanico. Il monumento che può essere inserito tipologicamente tra le tombe di giganti ortostatiche di tradizione dolmenica, si contraddistingue per le evidenti asimmetrie nell'andamento delle sue murature. Il corridoio è stato edificato su un terreno caratterizzato dalla presenza di banchi rocciosi affioranti, dei quali i costruttori hanno dovuto tenere conto nella realizzazione delle parti murarie. La tomba ha una lunghezza di 20, 20 m e il corpo principale ha una larghezza che varia da 8,5 m nella parte antistante a 2,5 m sul fondo. Il corridoio é lungo 9 m, alto 1,5 m e largo 1 m. L'ingresso si restringe fino a 43 cm con lo stipite destro in posizione inclinata verso ovest. Presenta una muratura ottenuta con lastroni infissi a coltello alternati a grandi blocchi disposti a filari ed è chiuso da una lastra sommariamente spianata. La copertura è realizzata con lastre tabulari, alcune delle quali, rinvenute spostate, sono state ricollocate, mentre parti di altre sono state ritrovate sparse nell'area di scavo. Un grande monolito trapezoidale è stato rinvenuto rovesciato davanti all'ingresso. L'esedra, orientata a sud-est, è costituita da due bracci che si dipartono dalla metà degli stipiti, ha una corda di 14,83 m e una freccia di 4,77 m. I lastroni,12 per lato, sono sostenuti da un muretto di piccole pietre disposte a formare delle ali in muratura che raccordano i blocchi.
Non è stato trovato alcun elemento che consenta di supporre la presenza della stele centinata che generalmente si ritrova nelle tombe di giganti di tipo ortostatico. L'intera struttura è delimitata dal tumulo costituito da un ammasso di terra e pietre contenuto da una muratura composta, alle spalle dell'esedra, da lastroni infissi a coltello e nel resto da filari di pietre sovrapposte. Pietre di piccolo taglio ricoprivano tutto il tumulo, disposte secondo piani inclinati a facilitare lo scorrimento dell'acqua piovana. Nel tumulo sono stati recuperati pochi frammenti ceramici e qualche scheggia di ossidiana. Il deposito della camera di sepoltura è stato trovato completamente sconvolto, e sono assenti resti ossei, a causa sia della manomissione subita sia per l'acidità del terreno granitico. Al limite dell'esedra sono emersi vari frammenti pertinenti al collo di una brocca, presumibilmente, askoide. Nel complesso i reperti emersi durante lo scavo sono i seguenti: qualche manufatto in ossidiana, il vago di collana in pietra, e frammenti ceramici che consentono di ipotizzare un uso della tomba piuttosto circoscritto. Tra i vasi deposti nelle esedra solo due scodelline sono state rinvenute quasi integre, mentre il resto è stato ritrovato in frammenti. Non sussistono prove che consentono di ipotizzare che possa essere avvenuta una frantumazione intenzionale. Le forme maggiormente rappresentate sono le olle, i tegami, le teglie, seguono le scodelle, gli scodelloni e le tazze basse carenate.
Tutti i vasi sono inornati o decorati con nervature verticali che partono dall'orlo. I tegami e le teglie, tutti privi di decorazione, si presentano con anse a nastro o con prese a lingua impostate sul fondo. Le dimensioni si aggirano prevalentemente tra 19 e 25 cm di diametro. La maggior parte dei materiali trova confronti puntuali con i reperti ritrovati in diversi siti archeologici della Sardegna, per lo più in tombe di giganti di tipo ortostatico. La tomba è stata costruita nella sua interezza e utilizzata in un lasso di tempo piuttosto limitato, ascrivibile, in tutto o in gran parte, alla facies di Sa Turricula.
Maggiori informazioni e varie illustrazioni si possono trovare al sito www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2011-215.pdf
Le immagini sono dell'autore
di Paola Mancini
Si presenta un estratto dell’articolo di Paola Mancini “La tomba di giganti di Su Picante a Siniscola (Nuoro)” pubblicato su www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2011-215.pdf.
Dai litorali delle zone costiere di Capo Comino e Berchida e dalle grotte delle zone montuose vengono le attestazioni più antiche dell’antropizzazione del territorio, risalenti al Neolitico. La maggior parte delle testimonianze è, tuttavia, riconducibile all'età nuragica, quando tutto il territorio è occupato in modo capillare, dall'entroterra al mare. Si individuano villaggi di capanne, tafoni, tombe di giganti, nuraghi a tholos o a corridoio e semplici torri disposte sia sulle alture delle zone interne a dominio delle piane e a distanza del mare, sia su promontori a controllo diretto delle coste.
Sono presenti anche luoghi di culto, in particolare le grotte santuario aperte nei costoni rocciosi. Grazie a un finanziamento della legge regionale 37/1998 il comune di Siniscola ha potuto avviare un progetto di recupero di alcuni siti archeologici. Le attività del cantiere si sono concentrate particolarmente nella tomba di giganti di Su Picante che si erge isolata in un'area di proprietà comunale attualmente adibita a pascolo ovino. Erano visibili nell’area dell’ingresso e nella parte posteriore del tumulo, gli scassi operati con un mezzo meccanico. Il monumento che può essere inserito tipologicamente tra le tombe di giganti ortostatiche di tradizione dolmenica, si contraddistingue per le evidenti asimmetrie nell'andamento delle sue murature. Il corridoio è stato edificato su un terreno caratterizzato dalla presenza di banchi rocciosi affioranti, dei quali i costruttori hanno dovuto tenere conto nella realizzazione delle parti murarie. La tomba ha una lunghezza di 20, 20 m e il corpo principale ha una larghezza che varia da 8,5 m nella parte antistante a 2,5 m sul fondo. Il corridoio é lungo 9 m, alto 1,5 m e largo 1 m. L'ingresso si restringe fino a 43 cm con lo stipite destro in posizione inclinata verso ovest. Presenta una muratura ottenuta con lastroni infissi a coltello alternati a grandi blocchi disposti a filari ed è chiuso da una lastra sommariamente spianata. La copertura è realizzata con lastre tabulari, alcune delle quali, rinvenute spostate, sono state ricollocate, mentre parti di altre sono state ritrovate sparse nell'area di scavo. Un grande monolito trapezoidale è stato rinvenuto rovesciato davanti all'ingresso. L'esedra, orientata a sud-est, è costituita da due bracci che si dipartono dalla metà degli stipiti, ha una corda di 14,83 m e una freccia di 4,77 m. I lastroni,12 per lato, sono sostenuti da un muretto di piccole pietre disposte a formare delle ali in muratura che raccordano i blocchi.
Non è stato trovato alcun elemento che consenta di supporre la presenza della stele centinata che generalmente si ritrova nelle tombe di giganti di tipo ortostatico. L'intera struttura è delimitata dal tumulo costituito da un ammasso di terra e pietre contenuto da una muratura composta, alle spalle dell'esedra, da lastroni infissi a coltello e nel resto da filari di pietre sovrapposte. Pietre di piccolo taglio ricoprivano tutto il tumulo, disposte secondo piani inclinati a facilitare lo scorrimento dell'acqua piovana. Nel tumulo sono stati recuperati pochi frammenti ceramici e qualche scheggia di ossidiana. Il deposito della camera di sepoltura è stato trovato completamente sconvolto, e sono assenti resti ossei, a causa sia della manomissione subita sia per l'acidità del terreno granitico. Al limite dell'esedra sono emersi vari frammenti pertinenti al collo di una brocca, presumibilmente, askoide. Nel complesso i reperti emersi durante lo scavo sono i seguenti: qualche manufatto in ossidiana, il vago di collana in pietra, e frammenti ceramici che consentono di ipotizzare un uso della tomba piuttosto circoscritto. Tra i vasi deposti nelle esedra solo due scodelline sono state rinvenute quasi integre, mentre il resto è stato ritrovato in frammenti. Non sussistono prove che consentono di ipotizzare che possa essere avvenuta una frantumazione intenzionale. Le forme maggiormente rappresentate sono le olle, i tegami, le teglie, seguono le scodelle, gli scodelloni e le tazze basse carenate.
Tutti i vasi sono inornati o decorati con nervature verticali che partono dall'orlo. I tegami e le teglie, tutti privi di decorazione, si presentano con anse a nastro o con prese a lingua impostate sul fondo. Le dimensioni si aggirano prevalentemente tra 19 e 25 cm di diametro. La maggior parte dei materiali trova confronti puntuali con i reperti ritrovati in diversi siti archeologici della Sardegna, per lo più in tombe di giganti di tipo ortostatico. La tomba è stata costruita nella sua interezza e utilizzata in un lasso di tempo piuttosto limitato, ascrivibile, in tutto o in gran parte, alla facies di Sa Turricula.
Maggiori informazioni e varie illustrazioni si possono trovare al sito www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2011-215.pdf
Le immagini sono dell'autore
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento