venerdì 28 gennaio 2011
Archeologi precari
Associazione Archeologi su precariato professionale
L’Associazione Nazionale Archeologi in una nota del Presidente Nazionale, Tsao Cevoli e del Presidente Regionale Ada Preite denuncia che nonostante l’Italia sia il Paese che secondo l'Uneco possiede il maggior patrimonio archeologico e culturale al mondo, l’archeologo è un professionista non riconosciuto e eternamente precario. “Eppure – si legge nella nota - solo grazie al contributo di migliaia di professionisti archeologi, che ogni giorno operano nei cantieri di tutta Italia come liberi professionisti o all’interno di società e cooperative archeologiche, è possibile dare attuazione al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, in osservanza al dettato costituzionale. Tale realtà è dovuta al concorso di più cause, tra le quali: il rigido e atavico sistema organizzativo ministeriale; la totale assenza di un reale ricambio generazionale nella direzione e nell’organico delle Sovrintendenze, spesso prive di figure professionali qualificate in ambito scientifico; la gestione dei Musei, spesso basata su vecchie metodologie che non permettono il rinnovamento e l’accesso di archeologi o di società e cooperative di archeologi qualificati. La costituzione in Italia di un elenco degli archeologi presso il MIBAC, accessibile esclusivamente a persone in possesso di adeguati requisiti di studio e professionali, è tra i progetti più importanti che l’Associazione Nazionale Archeologi porta avanti da anni – si legge nella nota - che, pur consapevole degli ostacoli politici, istituzionali e del mercato del lavoro, è fermamente convita che in tal modo gli archeologi non sarebbero più considerati dei professionisti di Serie B, figure scomode, chiamati a collaborare a lavori già iniziati, ma figure fondamentali per produrre sviluppo culturale ed economico grazie alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio archeologico italiano”.
L’Associazione Nazionale Archeologi in una nota del Presidente Nazionale, Tsao Cevoli e del Presidente Regionale Ada Preite denuncia che nonostante l’Italia sia il Paese che secondo l'Uneco possiede il maggior patrimonio archeologico e culturale al mondo, l’archeologo è un professionista non riconosciuto e eternamente precario. “Eppure – si legge nella nota - solo grazie al contributo di migliaia di professionisti archeologi, che ogni giorno operano nei cantieri di tutta Italia come liberi professionisti o all’interno di società e cooperative archeologiche, è possibile dare attuazione al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, in osservanza al dettato costituzionale. Tale realtà è dovuta al concorso di più cause, tra le quali: il rigido e atavico sistema organizzativo ministeriale; la totale assenza di un reale ricambio generazionale nella direzione e nell’organico delle Sovrintendenze, spesso prive di figure professionali qualificate in ambito scientifico; la gestione dei Musei, spesso basata su vecchie metodologie che non permettono il rinnovamento e l’accesso di archeologi o di società e cooperative di archeologi qualificati. La costituzione in Italia di un elenco degli archeologi presso il MIBAC, accessibile esclusivamente a persone in possesso di adeguati requisiti di studio e professionali, è tra i progetti più importanti che l’Associazione Nazionale Archeologi porta avanti da anni – si legge nella nota - che, pur consapevole degli ostacoli politici, istituzionali e del mercato del lavoro, è fermamente convita che in tal modo gli archeologi non sarebbero più considerati dei professionisti di Serie B, figure scomode, chiamati a collaborare a lavori già iniziati, ma figure fondamentali per produrre sviluppo culturale ed economico grazie alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio archeologico italiano”.
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