mercoledì 26 gennaio 2011
Antica scrittura
Lo spillone nuragico con "lettere fenicie"
di Gianfranco Pintore
I lettori più assidui del blog www.gianfrancopintore.blogspot.com ricorderanno le notizie, date dall'amico Mauro Peppino Zedda, del ritrovamento di uno "spillone nuragico" ad Antas di cui parlò Paolo Bernardini in un convegno a Senorbì. Riporto quella che, se non ricordo male, fu la prima.
Scrive Mauro Peppino il 24 aprile di quest'anno: "il titolo della bellissima relazione di Paolo Bernardini era: "Segni Potenti: la scrittura nella Sardegna Protostorica", ieri l'ho sentito ora ho in mano l'abstract, dove inizia col dire che i primi segni scrittori che appaiono in Sardegna sono quelli del lineare A impressi nei lingotti ox-hide (che lui (anch'io e tanti altri sulla scia della Sandars) vede connessi con l'arrivo in Sardegna degli Sherden.
Cita dunque il sigillo di Sant'Imbenia, la stele di Nora, altre iscrizioni fenicie , dunque alcune lettere impresse in ceramiche nuragiche e conclude con lo spillone dell'età del Ferro (una novità appena uscita da un magazzino in cui era conservato 20 anni!) mostra una iscrizione con segni fenici corrispondenti a K, R (?), M, K. Per Bernadini si tratta di un nome indigeno scritto con alfabeto fenicio.
Ecco, venti anni dopo di ricovero nel magazzino dove il prof. Bernardini lo ha trovato, lo spillone nuragico con scritte in alfabeto fenicio. Ma si tratta davvero di alfabeto fenicio? Io non ho alcuna competenza per dire che così sia o che così non sia. Ho solo il sospetto, per altro ben alimentato, che l'alfabeto fenicio sia il rifugio di quanti giurano che la scrittura comincia in Sardegna con l'arrivo dei fenici. Secondo quanto ha detto l'infelice sottosegretario Giro, invitando ad un atto di fede "come ben esplicitato in tutti i testi scientifici sulla civiltà nuragica, questa non ha mai conosciuto la scrittura". Le cose, come è noto, sono assai meno rassicuranti per i teologi del conosciuto.
Ci sarà pure un epigrafista, che conosca sia l'alfabeto fenicio sia quelli protosinaitico e protocananeo (che mi si dice esistono davvero), capace di confermare o smentire quanto dice il prof Bernardini? So che Gigi Sanna parlerà anche di questo spillone nel suo corso di epigrafia nuragica che comincia sabato a Oristano. Aspetteremo. Ma se nel frattempo qualche altro epigrafista volesse "leggerlo", in accordo o in disaccordo con Bernardini, ci solleverebbe dal sospetto che i latinisti vedono alfabeto latino ovunque e che i fenicisti fanno lo stesso col fenicio. Sono cosciente che anche questo appello cadrà come gli altri nel nulla. Ma lo faccio lo stesso. Non si sa mai che fra i deisti del conosciuto qualcuno cominci a provare un po' di imbarazzo e voglia provare l'ebbrezza dell'eresia.
Fonte: www.gianfrancopintore.blogspot.com
Ho deciso di divulgare anche su questo quotidiano on-line, l'articolo proposto dall'amico giornalista Gianfranco Pintore per vari motivi. Non ultimo quello che mi vede possibilista sull'esistenza di un sistema di scrittura utilizzato dai nuragici, benché la mia visione romantica per l'antica civiltà sarda mi abbia portato spesso ai confini di ciò che può essere accettato utilizzando metodi scientifici per la ricerca. La mia ipotesi è che i sardi che navigarono per commerciare rame, argento, ossidiana, derrate alimentari, armi e manufatti vari, avessero la necessità di comunicare con gli altri intermediari dei commerci, e fosse più comodo utilizzare una scrittura (e una lingua) conosciuta da tutti gli attori interessati agli scambi. Dubito che i sardi avessero la necessità di "inventare" un sistema di comunicazione, ma non escludo a priori questa ipotesi perché la ricerca mi ha insegnato che molto spesso gli antichi padri ragionavano secondo parametri che oggi sarebbero quantomeno inconsueti. Resto dunque in paziente attesa di specialisti che affrontino la questione e stabiliscano se questi segni possono essere attribuiti ad una scuola sarda.
di Gianfranco Pintore
I lettori più assidui del blog www.gianfrancopintore.blogspot.com ricorderanno le notizie, date dall'amico Mauro Peppino Zedda, del ritrovamento di uno "spillone nuragico" ad Antas di cui parlò Paolo Bernardini in un convegno a Senorbì. Riporto quella che, se non ricordo male, fu la prima.
Scrive Mauro Peppino il 24 aprile di quest'anno: "il titolo della bellissima relazione di Paolo Bernardini era: "Segni Potenti: la scrittura nella Sardegna Protostorica", ieri l'ho sentito ora ho in mano l'abstract, dove inizia col dire che i primi segni scrittori che appaiono in Sardegna sono quelli del lineare A impressi nei lingotti ox-hide (che lui (anch'io e tanti altri sulla scia della Sandars) vede connessi con l'arrivo in Sardegna degli Sherden.
Cita dunque il sigillo di Sant'Imbenia, la stele di Nora, altre iscrizioni fenicie , dunque alcune lettere impresse in ceramiche nuragiche e conclude con lo spillone dell'età del Ferro (una novità appena uscita da un magazzino in cui era conservato 20 anni!) mostra una iscrizione con segni fenici corrispondenti a K, R (?), M, K. Per Bernadini si tratta di un nome indigeno scritto con alfabeto fenicio.
Ecco, venti anni dopo di ricovero nel magazzino dove il prof. Bernardini lo ha trovato, lo spillone nuragico con scritte in alfabeto fenicio. Ma si tratta davvero di alfabeto fenicio? Io non ho alcuna competenza per dire che così sia o che così non sia. Ho solo il sospetto, per altro ben alimentato, che l'alfabeto fenicio sia il rifugio di quanti giurano che la scrittura comincia in Sardegna con l'arrivo dei fenici. Secondo quanto ha detto l'infelice sottosegretario Giro, invitando ad un atto di fede "come ben esplicitato in tutti i testi scientifici sulla civiltà nuragica, questa non ha mai conosciuto la scrittura". Le cose, come è noto, sono assai meno rassicuranti per i teologi del conosciuto.
Ci sarà pure un epigrafista, che conosca sia l'alfabeto fenicio sia quelli protosinaitico e protocananeo (che mi si dice esistono davvero), capace di confermare o smentire quanto dice il prof Bernardini? So che Gigi Sanna parlerà anche di questo spillone nel suo corso di epigrafia nuragica che comincia sabato a Oristano. Aspetteremo. Ma se nel frattempo qualche altro epigrafista volesse "leggerlo", in accordo o in disaccordo con Bernardini, ci solleverebbe dal sospetto che i latinisti vedono alfabeto latino ovunque e che i fenicisti fanno lo stesso col fenicio. Sono cosciente che anche questo appello cadrà come gli altri nel nulla. Ma lo faccio lo stesso. Non si sa mai che fra i deisti del conosciuto qualcuno cominci a provare un po' di imbarazzo e voglia provare l'ebbrezza dell'eresia.
Fonte: www.gianfrancopintore.blogspot.com
Ho deciso di divulgare anche su questo quotidiano on-line, l'articolo proposto dall'amico giornalista Gianfranco Pintore per vari motivi. Non ultimo quello che mi vede possibilista sull'esistenza di un sistema di scrittura utilizzato dai nuragici, benché la mia visione romantica per l'antica civiltà sarda mi abbia portato spesso ai confini di ciò che può essere accettato utilizzando metodi scientifici per la ricerca. La mia ipotesi è che i sardi che navigarono per commerciare rame, argento, ossidiana, derrate alimentari, armi e manufatti vari, avessero la necessità di comunicare con gli altri intermediari dei commerci, e fosse più comodo utilizzare una scrittura (e una lingua) conosciuta da tutti gli attori interessati agli scambi. Dubito che i sardi avessero la necessità di "inventare" un sistema di comunicazione, ma non escludo a priori questa ipotesi perché la ricerca mi ha insegnato che molto spesso gli antichi padri ragionavano secondo parametri che oggi sarebbero quantomeno inconsueti. Resto dunque in paziente attesa di specialisti che affrontino la questione e stabiliscano se questi segni possono essere attribuiti ad una scuola sarda.
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Caro Pierluigi, il problema sta proprio ove lo situi tu. Indipendentemente da ciò che individualmente possiamo pensare della questione della scrittura antica (utilitaristica, spiritalistica, entrambe le cose, né l'una né l'altra), urge che gli "specialisti" escano dal fortino del conosciuto in cui sono asserragliati.
RispondiEliminaIo sarei dell'idea che sia urgente creare una rete interconnessa di titolari di blog, siti, forum capace di dare il massimo risalto alla questione. Al di là delle personali convinzioni, credo che tutti abbiamo interesse a conoscere non dico la verità ma almeno le posizioni scientificamente fondate degli esperti. Molti di essi obiettano che essi parlano in convegni, pubblicazioni, lezioni e non ho motivo di dubitarne. Ma la società moderna delle comunicazioni non può contentarsi più dello scambio di informazioni di esperti ad esperti, come era giusto avvenisse prima che Internet irrompesse in una società assai più complessa e più curiosa di quella pre-Internet.
Caro Gianfranco, sai bene che il mio obiettivo primario nel comparto archeologico è proprio quello di divulgare le informazioni che raccolgo in convegni, conferenze, articoli sparsi e chiacchierate illuminate con docenti, studiosi, ricercatori e addetti ai lavori.
RispondiEliminaIl mosaico della nostra storia pasata è ancora incompleto e Dio solo sa quando inseriremo il prossimo tassello. Sant'Iroxi, Monte Prama e Su Mulinu hanno arricchito parecchio le nostre conoscenze e sarò sempre in trincea con tutti coloro che, come auspichi, si uniranno per diffondere sulla rete le nuove scoperte.
Esperti che parlano ad esperti deve essere considerato un concetto di arretratezza, di avvitamento in se stessi, adoperiamoci perché ciò avvenga il più presto possibile e con la massima diffusione. Siamo nella post modernità, con tutte le magnifiche opportunità che la globalizzazione informatica ci offre, approfittiamone.