Archeologia: Omero e Odissea. Ulisse ad Itaca.
Articolo di Lydia Schropp
Con il rientro di Ulisse ad Itaca assistiamo ad un cambiamento di prospettiva notevole, perché ora l’eroe deve rientrare in possesso delle sue prerogative di re, che dopo venti anni di assenza, sono state usurpate da altri nobili Achei, e cioè dai pretendenti di Penelope, che non credendo più nel ritorno del loro re , pensano di assumerne il ruolo sposando la vedova . Dopo aver appreso il triste destino di Agamennone, tradito dalla propria moglie ed ucciso dal suo antagonista, Ulisse sa di dover agire con la massima cautela e possibilmente nascondere la sua vera identità. Quindi i travestimenti e le “metamorfosi” di Ulisse giocano un ruolo importante, insieme ai suoi falsi racconti, che hanno uno sfondo storico, collocabile verso l’VIII-VII sec. a.C. , quindi molto dopo la conquista di Troia, maattinente al periodo della presunta stesura dell’ Odissea.
Anche le credenze religiose risultano diverse rispetto alla
prima parte dell’ Odissea che ci narra dei viaggi di Ulisse, e ciò può avere la
sua giustificazione nel fatto che ora ci troviamo ad Itaca, un’isola greca e non più in Italia.
Ulisse è sempre assistito dalla sua dea protettrice Atena, che assume , secondo
le circostanze, diversi aspetti, talvolta
si presenta come pastorello, talvolta come donna, talvolta come amico
d’armi d’Ulisse ed una volta persino
come rondine, durante la strage. E’ poi lei ,insieme a Zeus , a convincere gli
Itacesi dopo la strage a scendere a
patti con Ulisse ed a non proseguire nella lotta.
I cosiddetti “ falsi racconti “ di Ulisse, sono dettati non solo da ragioni opportunistiche, e cioè
dalla cautela del nostro eroe
,che non vuole svelare luoghi sconosciuti
,con i quali potrebbe intavolare rapporti commerciali , ma anche dal bisogno di risultare credibile
al suo ascoltatore, che conosceva solo i
paesi stranieri confinanti già colonizzati dai Greci, e quindi aveva
ancora una conoscenza approssimativa del Mediterraneo occidentale. Narrando le sue vere esperienze
avrebbe forse anche rischiato di essere considerato un folle. I racconti
riflettono un determinato periodo storico in cui l’Egitto, Creta e Cipro
rivestivano ancora una grande importanza economica e culturale. La Sicilia è
menzionata più volte come terra fornitrice
di schiavi , basti pensare ad Eumeo , ad Euriclea, alla serva
dell’anziano Laerte, rapiti ancora
piccoli da mercanti di schiavi privi di
scrupoli e poi venduti sul mercato ,ma non è ancora colonizzata dai Greci,
perché a Siracusa governa un re locale, padre di Eumeo.(Canto xv vv 403-484 ),
siamo quindi in epoca precedente al 735 a.C., fondazione della prima colonia
greca in Sicilia, e cioè Naxos,situata sulla costa Ionica , nei pressi di
Taormina. Un altro indizio temporale ci è dato nel Canto XXI, quando si
parla dell’arco di Ulisse, dono di Ifito Euritide, che Ulisse incontrò a Sparta
. I due si incontrarono in Messenia, dove Ulisse da giovane si era recato per chiedere conto
delle greggi e dei pastori che gli erano stati rapiti ad Itaca (Canto XXI vv
17-19).Le guerre messeniche sono storicamente provate ed iniziarono verso la
metà dell’ VIII sec. Durarono a lungo ,
furono tre e sconvolsero ampi territori. I Messeni, che abitavano anche nella
Pilo di Nestore, emigrarono in massa,
dirigendosi anche verso Reggio Calabria e da lì passarono a Zancle sotto il
tiranno Anassila, che cambiò nome della città in Messene.
Nella sua scaltrezza Ulisse tace sulle sue nuove scoperte geografiche, che invece rivela alla moglie Penelope, dopo la strage dei pretendenti ,ben sapendo che nuove avventure e forse conquiste lo aspettano, come vaticinatogli da Tiresia.
Dopo ben 20 anni di lontananza Ulisse non riconosce il luogo di approdo della sua patria. Lo aiuta Atena ad orientarsi ed anche a nascondere i ricchi doni dei Feaci in una grotta(1). A lei Ulisse racconta di provenire da Creta, dove ha ucciso un figlio di Idomeneo, che gli voleva rapinare il bottino conquistato a Troia. Costretto alla fuga, si imbarcò su una nave fenicia, che, sorpresa dalla tempesta ,fece scalo ad Itaca, per poi proseguire per Sidone (2). La dea Atena, apparsa in un primo momento sotto le spoglie di un bel giovane pastore di greggi, che riflette la bellezza degli antichi pastori-re, tramuta le sue sembianze in una bella donna matura, che lo consola e lo sostiene, alleviandogli le delusioni che inevitabilmente proverà alla vista del suo palazzo abbandonato e frequentato da estranei, e lo assiste assiduamente con consigli ed anche interventi di fatto nei suoi incontri con i pretendenti di Penelope.
Per rendere Ulisse
irriconoscibile a tutti lo trasforma in un vecchio mendicante(Canto XIII vv
397-403), e gli propone di rivolgersi per aiuto al suo servo Eumeo (3),
che incontra presso la fontana Aretusa (4) Il povero servo
lo accoglie decorosamente, secondo le leggi dell’ospitalità, e richiesto della
sua identità ,Ulisse inizia il suo secondo falso racconto. (Canto XIV vv
199-359).Narra di provenire da Creta e di essere figlio illegittimo del
principe Castore llacide, noto per la sua ricchezza e molto onorato fra il
popolo. Alla sua morte fu svantaggiato, essendo figlio illegittimo ed ebbe in
eredità una piccola casa. Ma grazie al suo valore guerresco ed alla sua
intraprendenza riuscì a sposare una donna ricca. Con la saggezza dell’uomo
maturo riconosce di aver scelto valori
sbagliati, ha preferito la guerra e gli strumenti di morte ad una semplice vita
di lavoro (XIV vv 216-219). Ancora prima della guerra di Troia si distinse in
imprese guerresche, arricchendosi con molto bottino. Divenne quindi un
personaggio potente a Creta, e quando gli Achei allestirono le flotte per la
guerra di Troia, si rivolsero a lui ed ad Idomeneo per un rinforzo delle loro
truppe. Egli non poté rifiutare il suo consenso (XIV v 239).Dopo nove anni di
guerra ritornò vittorioso per un mese a casa, ma poi lo spirito guerresco lo
spinse di nuovo sui campi di battaglia. Si recò in Egitto con 9 navi,
nell’intento di conquistare un ricco bottino. Dopo 5 giorni di traversata sul
mare , arrivato alla foce del Nilo, mandò in perlustrazione alcuni suoi uomini,
che però saccheggiarono i campi e rapinarono donne e bambini, inducendo la
gente del luogo a difendersi ed a mettere in fuga i facinorosi. Molti dei suoi
furono uccisi o resi schiavi. (vv 270-272) A lui sarebbe toccata la stessa
sorte, se non avesse fatto atto di sottomissione al re (vv 276-280), che ,
impietosito, lo accolse nel suo palazzo, nonostante l’ira della popolazione. In
Egitto restò 7 anni (il tempo trascorso
da Calipso, ninfa collegata con l’Egitto), accumulando ricchezze, probabilmente
ottenute con scorribande al seguito del re come mercenario (5). All’ottavo anno
un fenicio lo convinse con l’inganno a recarsi prima in Fenicia, dove restò un anno (il tempo
trascorso da Circe ),e quindi ,dopo averlo promosso a socio d’affari, a recarsi in Libia , con il segreto intento però di
venderlo lì come schiavo.(6)Ma una
violenta tempesta distrusse la nave, ed egli, dopo 9 giorni di deriva in mare ,
arrivò dai Tesproti , dove il figlio del re lo trovò in spiaggia e gli offrì
accoglienza nel suo palazzo.(7)Qui, dai Tesproti egli
apprese notizie di Ulisse, che sarebbe in procinto di ritornare ad
Itaca, ricolmo di ricchezze. Ulisse in realtà sarebbe già arrivato ad Itaca se
non avesse voluto consultare prima l’oracolo di Dodona, (8) per apprendere le
modalità del suo ritorno, e cioè se presentarsi apertamente al popolo ed ai suoi od in segreto, dovendo temere insidie dei
pretendenti di Penelope (v.330).
Il finto mendicante narra quindi ad Eumeo che egli in realtà si doveva recare a Dulichio, dal re Acasto, ma il capitano e la ciurma della nave decisero di venderlo come schiavo, gli sottrassero i suoi bei abiti e lo rivestirono di un lurido cencio. Appena arrivati in vista di Itaca, pensarono bene di concedersi una sosta per cenare comodamente sulla spiaggia e lo legarono alla nave. Ma egli riuscì a slegarsi ed ad allontanarsi dal luogo, così da non essere più scoperto. Appena la nave prese il largo, egli si diresse all’umile capanna di Eumeo.
Eumeo ascolta con attenzione le vicissitudini del povero
mendico, ma non crede al ritorno del suo padrone e re. Anzi esprime il suo
disappunto, perché già un altro mendico gli aveva pronosticato l’arrivo di
Ulisse, che egli avrebbe visto riparare le navi a Creta, ospite di Idomeneo.
Anche ad Antinoo il mendicante Ulisse ripete il racconto
delle sue sventure in Egitto, ma con alcune varianti significative. Egli è
colpevole del suo destino, perché ha
preso la decisione di recarsi con dei pirati in Egitto, i quali , dopo aver
saccheggiato e rapinato bambini, furono messi in fuga dalla gente del luogo,
che li prese schiavi. Egli fu venduto a
Cipro (9) ad un re, ospite degli Egiziani, da dove arrivò ad Itaca, soffrendo
molte disavventure.(Canto XVII vv 415-444)
Infine , da mendico, Ulisse ripete anche a Penelope un “falso racconto “. (Canto
XIX vv 165-307 ).Egli proviene da Creta, è di nascita illustre, perché è figlio
di Deucalione, fratello di Idomeneo e si chiama Etone (10).Ha ospitato Ulisse
ed i suoi compagni per 12 giorni, prima che si recasse a Troia. Su richiesta di
Penelope descrive il vestiario di Ulisse, che si distingue per ricchezza ed
eleganza . Egli ricorda in particolare una splendida fibbia d’oro con un
rilievo particolare raffigurante un cane ed un cerbiatto. Ricorda poi che
Ulisse aveva un araldo che apprezzava
più di tutti, perché era molto ligio al suo dovere, non disobbediva mai; si
chiamava Euribate ed era di pelle nera, cioè
dell’ Africa interna.
Alle ulteriori richieste di Penelope, la rassicura dicendole che Ulisse sta per
tornare, che si trova al momento presso i Tesproti, in Epiro (Canto XIX, v. 271
). Purtroppo ritorna da solo, perché ha perduto tutti i suoi compagni. Accenna poi brevemente alla sua traumatica
esperienza presso l’isola Trinachia ed i Feaci, che lo colmarono di ricchi
doni. Come ha già detto ad Eumeo, egli ripete a Penelope che Ulisse si è recato
a Dodona per un vaticinio, in quanto voleva sapere se doveva arrivare ad Itaca apertamente od in
segreto. Penelope lo accoglie con gentilezza e riverenza e sembra intuire che
lo straniero sia il tanto atteso sposo,
quando dice ad Euriclea che Ulisse dovrebbe somigliargli: (Canto XIX vv.
359-360 ) “ e certo Odisseo ormai è così
nelle gambe, così nelle braccia; in fretta nella sventura i mortali
s’invecchiano “. Anche Euriclea riconosce la somiglianza dello straniero con
Ulisse (vv 380-381 ) e quando lavandogli i piedi, vede la cicatrice, capisce di
avere dinanzi a sé il suo padrone. La cicatrice diventa il segno di riconoscimento
di Ulisse, perché grazie ad essa anche
i suoi due servi fedeli sono certi della
sua identità. Leggendo la seconda parte dell’ Odissea sorprende il rilievo dato ai segni ed alla
loro potenza . Penelope diventa sicura
dell’identità di Ulisse quando egli le descrive esattamente il talamo nunziale
, che da giovane sposo ha approntato con
le sue stesse mani. In ambito religioso gli dei
rivelano la loro volontà con
particolare segni, Zeus con la folgore, Poseidone con la tempesta, Atena con la
sua presenza .L’orientamento del volo
degli uccelli e lo stormire delle fronde servono agli uomini per capire la
volontà degli dei e la presenza di aruspici alla corte è costante. A Itaca c’è Leode (canto XXII vv 310-329), che Ulisse
non risparmia, perché pensa che abbia favorito con le sue predizioni gli
avversari, mentre ha pietà per l’aedo Femio e l’araldo Medonte, che fa
sedere accanto all’altare di Zeus, in quanto risultano innocenti ed amici di
Telemaco. Il tempio e l’altare fungevano nell’antichità come sacro luogo di rifugio anche durante le
guerre.
L’episodio della cicatrice allenta un po’ la tensione del
riconoscimento e ci riporta agli anni giovanili di Ulisse, quando una volta si
recò a caccia sul Parnaso con il nonno ed i cugini. Il nonno, di nome
Autolico,(11 )famoso per le sue ruberie e gli spergiuri, si recò ad Itaca,
appena nato il nipotino, e gli impose il nome Odisseo, di cui si spiega
l’etimologia. Odisseo è collegato con la parola
“odio”, perché il nonno è venuto ad Itaca, covando odio contro molti (v
407) (12) .Ulisse proibisce ad Euriclea di svelare il suo segreto perché egli
ha intenzione di uccidere i pretendenti, che gli distruggono i suoi beni ed
Euriclea gli promette di aiutarlo e di indicargli le serve infedeli.
Segue quindi il racconto della preparazione della strage.
NOTE
1) Nella grotta di
Polis ad Itaca, sacra alle ninfe ,si sono rinvenuti numerosi ed antichi
tripodi, che fanno pensare ad un vero culto di Odisseo .Cfr. I. MALKIN, I
ritorni di Odisseo, Roma, 2005, pp46-49 e pp.124-146,e la sua lunga esposizione
al riguardo. MALKIN stranamente crede
che i Feaci siano un popolo mitico.
2)Il porto di Sidone fu nell’antichità più importante di
quello di Tiro, distante circa 35 km. Il nome odierno di Sidone è Saida.
3) Eumeo, nome originariamente italico collegato con Maia,
maiale; da notare gli epiteti ironici di
Eumeo, glorioso porcaio, capo di uomini , cioè
di altri porcari , che egli sovraintende etc. Tutta la descrizione delle
stalle di Eumeo sa di ironia. L’esatta descrizione dei recinti in cui sono
custoditi i vari animali di allevamento e l’indicazione del loro numero e il fatto che siano guardati da cani, simili
a fiere, “quattro cani , che crebbe il porcaio, capo d’uomini “ sa di
contrappeso ironico all’episodio di Circe
ed alla trasformazione dei compagni di Ulisse in porci . I numeri
indicati sono simbolici, 12, 50 e 360, dodici
rientra nel sistema babilonese
dodecisemmale, 50 è un numero privilegiato dai Fenici. che ricompare
spesso nel numero di serve e servi addetti alla corte, e dei rematori delle
navi da carico, p.e. dai Feaci 50 + 2 etc.
4) Fontane dal nome Aretusa ce ne sono molte , una pure a
Siracusa, da dove Eumeo proviene.
5)Dopo Ramses III,( 1185- 1153 a.C.)l’Egitto subì una
profonda crisi e si arruolarono molte truppe mercenarie .Durante il regno di
Ramses III il delta egiziano fu di nuovo in pericolo per i ripetuti attacchi
dei Libi, alleati con elementi dei “popoli del mare “ , identificati da alcuni
studiosi con i Pelasgi. Cfr. La storia,
dalla Preistoria all’ Antico Egitto, Mondadori, 2006 pag.639 e seg.
6) Verso il 950 a.C. sale
sul trono del faraone una dinastia libica (la XXII) che dura fino al 715
a.C. Cfr. Idem, pag 642.
7) I Tesproti assumono la stessa funzione di soccorritori
avuta dai Feaci. Da notare che in ambito greco, maschilista, il ruolo di
soccorritore lo assume il figlio del re. La donna viveva relegata in casa.
8)L’oracolo di Dodona, che si trovava in Epiro, era molto
famoso. I sacerdoti, chiamati Selli, traevano responsi dal fruscio delle foglie
delle querce. Achille rivolge una preghiera a Zeus di Dodona e lo chiama Dio
Pelasgico.(Iliade, Canto XVI, )Qui l’oracolo di Dodona riveste e sostituisce le funzioni dell’oracolo di
Tiresia, sicuramente ignoto all’ascoltatore Eumeo.
9)L’isola di Cipro ebbe rapporti
diplomatici e commerciali con l’ Egitto sin da tempi remotissimi.Dai suoi
boschi si traeva la legna per le costruzioni navali e dal suo sottosuolo il pregiato rame. Verso
il 1350 a.C. arrivarono i primi Greci, nel 9. sec. a.C. i Fenici. Forse per un
certo periodo subì l’influsso ittita. Le miniere di rame risalgono all’età del
bronzo . Cfr. F. RIENECKER, Lexikon zur Bibel,
Wuppertal 1988, alla voce Cipro ,
pag. 1597 e La Storia, dalla Preistoria all’Antico Egitto, Mondadori,2006, pp
633 , 639 e 642.
10)Il nome Etone, scelto da
Ulisse ,significa ardente, splendente,
focoso ed anche impetuoso, e stranamente è anche il nome del cavallo di Ettore.
Quale strana associazione !
Ma ora Ulisse
si dilunga a parlare degli abitanti di Creta, che sono di stirpe e
lingua diversa, ai gloriosi Pelasgi (Filistei) si affiancano gli Achei,
provenienti dalla Grecia, i Cidoni, i Dori divisi in tre stirpi e gli
Eteocretesi, intesi da alcuni studiosi come autentici cretesi, da altri come
estranei ai cretesi. Ulisse menziona anche la celebre città Cnosso ed il re Minosse, ma non siamo più nell’età
minoica.
L’isola , chiamata Caftor dagli Ebrei e Kefto
dagli Egiziani, era importante non solo per la sua cultura, ma anche per la sua
posizione strategica. E’ verosimile che ,essendo funestata da gravissimi
terremoti, che forse posero fine alla civiltà minoica di Cnosso, molti suoi
abitanti emigrarono verso l’Egitto e verso l’odierna Palestina, che prese il
suo nome dai Filistei.La Palestina era soggetta all’Egitto ancora ai tempi di
Ramses III. In epoca posteriore arrivarono a Creta i Dori. Ma anche i Fenici avevano dei loro
empori nell’isola .In una lista egiziana
di nomi cretesi compare anche Achis, che ritorna nella Bibbia come re di Gath,
città filistea. I Filistei avrebbero con il tempo assunto in Asia Minore una
cultura semitica e furono sottomessi definitivamente dagli Assiri. Cfr.F.
RIENECKER, Lexikon zur Bibel, Wuppertal, 1988 , pp 1074-1075.
11) Sul nome del nonno Autolico,
ci sono diverse congetture. Alcuni studiosi affermano che potrebbe
significare Licio autentico, in quanto
Omero usa Eteocretesi per dire gente immigrata, che ora risiede a Creta. La
Licia fu in precedenza uno stato
vassallo dell’impero ittita . Cfr. M.C. ASTOUR, Hellenosemitica, Leiden, 1965
pag. 6. Altri ritengono che significhi ladro, spergiuro. In ogni caso egli
abita sulla terraferma , nei pressi del Parnaso.
12) Tutto l’episodio del nome di
Odisseo sembra riflettere esigenze etimologiche successive alla narrazione
dell’epos, forse dovute alla grande varietà di scrittura del suo nome, che subisce altrettante
trasformazioni quanto il suo essere !! Ma molto probabilmente Odisseo è
collegato con lo slavo (w)oda, = acqua, ed il greco “ udor”, e sarebbe quindi
semanticamente identico ad Acheo ed anche a Pelasgo, ma in antico-slavo. Alcuni
indizi ci fanno presumere che Ulisse potrebbe essere di stirpe dorica, ma al
riguardo non c’è molta certezza.
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