Archeologia della Sardegna. I Sardi antichi: alcuni riscontri evidenziano che la loro civiltà era simile a quella egizia.
Articolo di Pierluigi Montalbano
I Sardi di età nuragica non solo furono una grande civiltà occidentale, ma gettarono le fondamenta per i popoli che seguirono, fino ai nostri giorni. Se i posteri svilupparono arti autonome ed una cultura originale vi riuscirono solo grazie all’eredità culturale dei costruttori di torri che, a loro volta, furono influenzati dalla tradizione egizia. Punici, Romani e Greci svilupparono una religiosità simile tra loro che ricalcava il modello delle divinità pagane precedenti, molte delle quali avevano fondamenta egizie. La differenza principale tra i sardi nuragici e le civiltà che seguirono è rappresentata soprattutto dall’organizzazione del
potere. Nel caso dei sardi non era nelle mani del sovrano più forte o più ricco, ma del più saggio, di colui che garantiva il benessere della propria tribù. Nel culto primeggiavano divinità legate ora al sole, ora alla luna. C’era una grande Dea creatrice, venerata con servigi e rituali celebrati in raffinati luoghi costruiti in pietra e realizzati con suggestive forme che evocano il ventre materno e la potenza del toro. L’organizzazione sociale, politica ed economica subì notevoli mutazioni dal periodo arcaico, da inquadrare nel Bronzo Medio, a quello proto urbano della prima età del Ferro. Gli elementi di cultura materiale e la tipologia di sepoltura collettiva nelle tombe di giganti, raccontano una società non gerarchizzata, con sacerdoti e regine che costituivano il vertice e l’ossatura organizzativa dalla quale si diramavano le attività legate alla gestione della vita comunitaria. Prima della scoperta della politica, al centro della società nuragica vi era la religione. Intorno al 1000 a.C., periodo che vede lo sviluppo di una rete commerciale mediterranea che vide i Sardi partecipare attivamente come fornitori di metalli e di vino, furono creati degli embrionali concetti di amministrazione, burocrazia ed istituzione, funzionali al mondo globale che richiedeva luoghi idonei allo svolgimento di mercati. Questi aspetti, inizialmente, mettevano le basi nel rispetto della natura e nell’ordine delle cose. Ogni mercato aveva uno o più templi, magazzini per lo stoccaggio delle merci, luoghi per le riunioni, abitazioni per i forestieri, edifici di rappresentanza. Le grandi civiltà successive, quella romana e greca ad esempio, persero questa ideologia, attribuendo al potere politico non tanto l’idea di ordine, quanto invece quello di dominazione. Lo sfarzo e la decadenza dei costumi presero il sopravvento in epoca romana, fino al dissolvimento dell’impero e alla barbarie. I sardi non pensarono a costruire città militarizzate, non pensarono a elaborare sofisticati sistemi e macchinari per distruggersi, decisero invece di investire le risorse all’edificazione di grandi edifici polifunzionali dedicati al mondo del sacro: templi di varia forma e funzione per il culto di divinità legate all’acqua, ai defunti, al sole, alla luna e, probabilmente, a qualche costellazione. Anche nelle altre civiltà arcaiche i più grandi edifici sono legati alla sacralità, come le piramidi, i megaliti, i circoli funerari, i dolmen. In tutti i templi è evidente il principio femminile divinizzato nella sua funzione di creatrice della vita. La preoccupazione dei Sardi, degli Egizi e di altri popoli era quella di cullare i defunti, onorando con rispetto il loro viaggio verso l’aldilà. All’interno delle tombe il senso sacro si sposa con un eterno amore per la vita.Nell'Immagini di Fabrizio Bibi Pinna, la tomba di Giganti Li Mizzani di Palau.
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