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lunedì 18 gennaio 2021

Archeologia. Le origini di Pompei - La città tra il VI e il V secolo a.C., di Alessandra Avagliano, recensione di Felice di Maro.

Archeologia. Le origini di Pompei - La città tra il VI e il V secolo a.C.

Testo di Alessandra Avagliano

Series: Babesch Supplements, 33, pp.245,

edito da Peeters Publishers, 2018, Leuven - Belgium.

Recensione  di Felice Di Maro

Fase arcaica di Pompei, VI-V secolo a.C., con una descrizione dell’impianto urbanistico e dei santuari dentro e fuori le mura. È il risultato di studi mirati sia su lavori editi e sia su dati d’archivio inediti. Una guida, possiamo dire, mirata e articolata, con un apparato bibliografico, un’Appendice sulle tecniche edilizie e un catalogo dei rinvenimenti organizzato a livello topografico. L’Autrice ha elaborato una carta archeologica della Pompei preromana che è uno strumento fondamentale per le ricerche su Pompei, al riguardo un allegato al volume un cd-rom con una versione in digitale liberamente implementabile suddivisa in due tavole, ciascuna delle quali è predisposta per la stampa con il

formato A0.

Questo lavoro come l’Autrice dichiara nella pagina dei ringraziamenti è una rielaborazione della sua tesi di dottorato discussa presso l’Università La Sapienza di Roma (XXVI ciclo). Il tema dell’urbanistica della città di Pompei è cruciale: ricordiamolo sempre, nell’anno 79 fu distrutta da un’eruzione del Vesuvio e gli scavi archeologici ufficiali iniziarono per iniziativa di Carlo III il 23 marzo del 1948.

Sia chiaro. Non è facile studiare Pompei perché è un’area archeologica complessa proprio perché è una città completa con le sue case, con le sue vie e con materiali di arredo di varia tipologia come vasellame domestico, ma con questa pubblicazione almeno per questa fase incominciamo ad avere uno strumento che ci può aiutare a predisporre piani di studio mirati su alcuni temi come l’urbanistica che in massima parte vengono presentati in 8 capitoli ben relazionati tra di loro. La città come noi oggi la vediamo ha ricevuto attenzione per le porte e le sue mura fin dall’Ottocento ma in anni recenti ci sono state varie campagne di scavo con metodi di scavo moderni e si ha una stratigrafia pressoché completa in alcuni punti, si tenga quindi conto che oggi conosciamo il perimetro più o meno totale della città.

Con questa pubblicazione è possibile fare una lettura unitaria della Pompei arcaica che non sia ipercritica, cioè che non sia molto severa sui dettagli ma che sia però quanto meno analitica e soprattutto venga fatta con spirito di ricerca. Certo non è proprio facile ma oggi possiamo dire che è possibile fare ricerca pur non facendo parte degli addetti ai lavori sia perché al di là di alcuni luoghi comuni i nostri livelli di studi sono in linea per cogliere le relazioni interdisciplinari che sono in continuo aumento sull’area archeologica di Pompei e sia perché oggi possiamo fruire della disponibilità delle nuove tecnologie digitali e compreso le innovazioni delle stesse che sono continue.

L’Autrice ci dà proprio all’inizio dell’introduzione, come dire, una bussola “ideale” presentandoci l’interpretazione dell’origine della città di Aldo Rossi, architetto e teorico dell’architettura (Milano, 3 maggio 1931 – Milano, 4 settembre 1997):

 

«Le città permangono sui loro assi di sviluppo, mantengono la posizione dei loro tracciati, crescono secondo la direzione e con il significato di fatti più antichi, spesso remoti, di quelli attuali. A volte questi fatti permangono essi stessi. Sono dotati di una vitalità continua, a volte si spengono; resta allora la permanenza della forma, dei segni fisici, del locus. La permanenza più significante è data quindi dalle strade e dal piano; il piano permane sotto elevazioni diverse, si differenzia nelle attribuzioni, spesso si deforma, ma in sostanza non si sposta» (L'architettura della città, 1987, p.50).

Con Aldo Rossi come si vede la base di una città non si cancella mai del tutto al di là del grado della conoscenza che possiamo avere anche con scavi archeologici s’intende, ed è proprio questa interpretazione che è stata oggetto di questo studio. L’approccio per esaminare i dati anche d’archivio disponibili non poteva essere che globale sui vari contesti di scavo e quindi si presenta una panoramica d’insieme sul sito di Pompei anche se i contesti archeologici, anche inediti, si colgono come se fossero stati messi in luce da scavi appena terminati.

Penso che sia stato importante il riposizionamento planimetrico di tutte le testimonianze archeologiche perché ha consentito di avere una pianta di fase, quella arcaica, VI-V secolo a.C., ora però bisogna che alcune questioni vengano riproposte come ad esempio il declino dell’abitato arcaico, tema che viene presentato nell’ultimo capitolo, 8.1, Lo scenario politico, e in 8.2, La documentazione archeologica (pp.118-122). L’Autrice presenta il quadro storico tra la fine del VI e inizio del V secolo a. C., e, davvero importante, è il quadro archeologico di Pompei relativo a questo periodo. Tra archeologia e storia si documenta che con l’età di Aristodemo, 504-484 a.C., oligarca di Cuma, ci sono state relazioni anche commerciali tra Cuma e Capua e queste hanno segnato una fase di splendore per i centri costieri come Pompei però poi come sappiamo con l’emergere di Siracusa nel Mediterraneo questa stabilità tra la Campania e anche con Tarquinia finisce e i traffici commerciali tra Greci ed Etruschi vengono messi in crisi perché i Sanniti ormai sono in campo e progressivamente occuperanno tutti i centri costieri.

I Sanniti erano gli abitanti delle zone appenniniche meridionali del Molise e della Campania ed è stato interessante, per me s’intende, leggere, p.121 col.1, che la penetrazione sannitica in Campania avvenne tra S verso N: penso che sia da approfondire. L’Autrice al riguardo cita Giovanni colonna (bibliografia nota 35, p.122), per quanto riguarda il cambio di alfabeto etrusco che da quello di Vico Equense divenne poi quello di Tarquinia. Ci dà una spiegazione alla fine di un’analisi che al ridimensionamento del ruolo politico di Pompei che si coglie dal contesto archeologico di Pompei corrisponde che Nola e Nuceria di fatto affermano la loro supremazia.  

Archeologia che si fa storia. L’Autrice è invitata a continuare le ricerche su Pompei.

 

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