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lunedì 4 settembre 2017

Archeologia. Sardegna e Atlantide Riflessioni di Matteo Riccò

Archeologia. Sardegna e Atlantide
Riflessioni di Matteo Riccò

Nel parlare di Atlantide bisogna fare alcune considerazioni, prima ancora di partire in quarta e pensare "Atlantide potrebbe essere questo posto, quello..."
Punto primo. I testi di Platone. Che non sono documenti storici (nemmeno l'Apologia di Socrate lo è, e ringraziamo Senofonte per aver svelato gli altarini platonici), ma hanno una loro storia.
E come tali possono essere sottoposti ad una analisi critica, basata sulla valutazione della coerenza interna e della coerenza esterna.
In breve:
a) non esistono fonti parallele che parlino di Atlantide; se Platone fosse andato perduto, di Atlantide non sapremmo nulla; questo non significa automaticamente che abbiamo a che fare con delle fanfaluche, ma deve far pensare: possibile che Erodoto, Pausania e Strabone, cioè i grandi grafomani storico-artistici del mondo antico non accennino MAI ad Atlantide, nemmeno per errore?
b) veniamo al testo: Platone parla di un'isola grande come la Libia e l'Asia messe insieme, sita oltre le
colonne d'Ercole. Ora: Asia e Libia in uno scrittore greco del tempo di Platone non hanno il nostro significato. Asia è l'Anatolia occidentale, Libia la costa africana fra la Cirenaica e Cartagine, luoghi che Platone conosceva personalmente. Cioè: un continente magari no, ma una grande isola sì. E con tutta la buona volontà di questo mondo, la Sardegna non è così grande. In quanto alle colonne d'Ercole, si tratta di un tema non risolvibile facilmente. In linea generale sono il non plus ultra marinaro, segnando il limite fra i luoghi che il passaggio di Ercole ha riconquistato all'umanità e quelli assegnati alle forze Delle barbarie e del caos. Non sono quindi un luogo esplicitamente geografico, ma lo diventano in base a ciò di cui l'autore parla e delle sue preferenze. Ergo: possibile che Platone collochi la Sardegna oltre le Colonne pensando al Canale di Sicilia. Inverosimile che spacci un luogo geografico reale e ben noto ai suoi contemporanei come Atlantide.
c) Platone ci parla di una guerra fra Atene e Atlantide. Non solo, nuovamente, di essa non si parla mai in nessun luogo e in nessun testo (e con ciò si intenda anche la narrazione di guerre fra Atene e qualsiasi potenza che sia riconducibile ad Atlantide, con l'eccezione di Creta, rispetto alla quale però Platone distingue nella SUA tradizione i due eventi, sebbene sia invece come dirò dopo che siano lo stesso), ma l'archeologia ci dice che l'Attica fu terra micenea secondaria fino al tracollo di Micene, quando conobbe un primo sviluppo grazie ai profughi peloponnesiaci ed alla successiva attività di fondazione coloniale in Ionia. Ergo: persino la decantata guerra Atene Creta va interpretata un po' diversamente (e.g. un capo tribù mezzo barbaro, Egeo, che si trova a pagare tributi pesantissimi ai "musi gialli" cretesi che hanno appena impiantato un fondaco al Falero e usano le armi in bronzo per far valere le proprie ragioni), figuriamoci un conflitto navale su larga scala!
d) veniamo agli aspetti intrinseci al racconto di Platone, i.e. come Platone racconta di essere venuto a parte dell'esistenza di Atlantide: si tratterebbe di un racconto tramandatogli tramite Solone per giri molto strani, ed acquisito durante la gioventù e l'occasionale accesso ad un simposio; tralasciamo aspetti congiunturali: il vino, il fatto che i viaggiatori tendessero a raccontare un po' quel che volevano (tanto a smentirli... mica c'era Internet), la memoria di un bambino e la tendenza che questa ha a riempire i vuoti. Ammettiamo che tutto sia stato trasmesso correttamente: ma ci rendiamo conto della cornice romanzesca? Cioè: Solone sarebbe andato in Egitto, e dei sacerdoti egiziani gli avrebbero raccontato che molto tempo prima bla bla bla. Ben 9000 anni! Nuovamente, ragioniamo di coerenza interna e coerenza esterna. Gli egiziani tenevano tracce documentali antiche? Sì, le tenevano. Come svelano le liste regali, erano in grado di tracciare le genealogie faraoniche fino al 3500 a.C., e conservavano un discreto ricordo anche dei primordi pre-faraonici, come il Re Scorpione. Ciò che precedeva il Re Scorpione ricadeva nel mito, nel tempo in cui gli Dèi popolavano l'Egitto. Cioè: che dei sacerdoti dicano di disporre di documenti risalenti al 9600 a.C. è una boiata pazzesca. Se però Solone si sbagliò, Platone capì male ... insomma, se invece di 9000 anni fossero 900, allora avrebbe un minimo di senso, visto che nel 1400 a.C. il nuovo Regno era vivo, vegeto ed in buono stato di salute, e ciò riporterebbe il contesto ad un ambiente più famigliare e credibile.
e) abbiamo poi un problema documentatoci dall'analisi critica dei testi di Erodoto. E cioè: quando i nostri amici greci andavano in Egitto, le guide avevano il brutto vizio di raccontar loro quello che volevano per dare maggior lustro e risalto alle relative visite - non so se vi sia mai capitato di andare a Berkwick, ma le guide spacciano il castello locale come quello di Harry Potter. beh, in realtà di Howgraths non c'è un fico secco se non un paio di portoni, essendo tutto il resto costruito al computer (vero Nicolas Trojani?), però le guide ci infiocchettano sopra l'impossibile. E i turisti abboccano. Cioè: immaginatevi il nostro ateniese del VI secolo, che si trova davanti una stele apparentemente antichissima, e due o tre sacerdoti (vatti poi a fidare dei sacerdoti egiziani del tempo... ) gli estorcono un paio di dracme d'argento con l'esca di una bella storia. Tanto è vero che i grafomani egiziani di questa benedetta Atlantide non parlano mai, oppure...
f) ... oppure usano un termine diverso, un po' come Kefiu per Creta, come i nostri amati Shardana, Shikelesh, etc. E allora si può tentare un'ipotesi di lavoro. E cioè:
- il racconto della distruzione di un'isola "in un giorno e in una notte" era stato effettivamente acquisito e tramandato dagli Egizi: questo è verosimile e probabilmente echeggiava la distruzione di Santorini, avvenuta - ma guarda un po', intorno al 1400 (cioè 900 e non 9000 anni prima...)
- Platone, che NON è uno storico, come suo solito decide di usare lo strumento del mito per tramandare il concetto dell'ascesa e della caduta di un popolo potente: la mitologia gli avrebbe offerto la parabola dei Feaci omerici - ma l'odio inveterato di Platone per Omero gli rendeva probabilmente impossibile sfruttare il canovaccio odiassiaco, che per di più ha il grosso problema di essere già "chiuso" negli ultimi libri dell'Odissea stessa (quelli che a scuola non fanno mai leggere, ed in cui i Feaci passano un brutto quarto d'ora a causa di Nettuno, inviperito per l'aiuto ad Ulisse)
In altre e conclusive parole, quando parliamo di Atlantide dobbiamo rifuggire la tentazione di pensare che essa sia un luogo reale: si tratta bensì di un luogo mentale, in cui Platone ha convogliato una serie di suggestioni storiche, filosofiche, narrative, con lo scopo preciso di veicolare un messaggio filosofico - il suo.
Sinceramente trovo ingeneroso nei confronti dei grandi Sardi del passato, dei grandi Cretesi, dei nostri grandi antenati mediterranei insomma, tentare di nobilitarli usando una favola.
Voglio dire: qualcuno cercherebbe la caverna di Platone?
Qualcuno cercherebbe Minas Thirit o Minas Morghul? (oddio Minas Gerais sì...)? Qualcuno cercherebbe Kuruinta?

6 commenti:

  1. Va bene, ammettiamo che Platone ci abbia ricamato un po' sopra e anziché raccontare una storia vera abbia narrato una storia tratta da una storia vera. Cosa dice la geologia? La risposta è contenuta nei sedimenti che ricoprivano le colline e le pianure della città di Cagliari e che nel Campidano sono stati proiettati a 200 m d'altezza. Sedimenti non classati, contenenti esemplari di malacofauna provenienti da disparati ambienti con le valve intatte, mescolati a tritume di gusci, esemplari wurmiani rimaneggiati e resti di ceramica nuragica. L'unico agente di trasporto in grado di combinare questo miscuglio è un megatsunami. Da qui deve partire la ricerca. i 9000 anni, poi, potrebbero essere 9000 mesi a causa di un errore di traduzione e ciò ci riporta intorno al 1200 a.C. quando la civiltà nuragica ebbe un improvviso e inspiegato tracollo.
    Albino Nieddu

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  2. A me sembra proprio di sentire stridere sul vetro le unghie di certi accademici ... E perché non 9000 anni prima di Solone??? Vi sono prove contrarie? No, anzi, stranamente la scienza conferma che proprio nel 9700 a.C. il genere umano si sia trovato sull'orlo di un'estinzione di massa. Carotaggi compiuti al Polo Nord da titolatissimi scienziati lo hanno ormai provato con certezza. E le pubblicazioni in merito, in ambito geologico, si sprecano. Informarsi costa troppo? E poi, che storici e archeologi non sappiano che, oltre alle "favole" riportate da un ubriaco Solone che voleva fare il togo durante una festa, a sua volta raggirato da quei buontemponi dei sacerdoti di Sais, vi sono altri testi egizi addirittura più antichi del 600 a.C., che parlano di un'isola ad occidente travolta e sepolta dalle onde del mare, non fa altro che sottolineare i loro deficit culturali. Non è che si diventa archeologi (così come medici) semplicemente passando due decine di esami e compilando una tesi. Bisogna continuare a studiare, dopo!!! Troppo semplice, così, ergersi a giudici degli altri, magari solo appassionati ma, proprio per carenza di titolo adeguato, sempre alla ricerca dell'ultima pubblicazione di carattere scientifico. Devo dire che un articolo del genere non fa onore a chi lo ha scritto. Proprio per niente.

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  3. Articolo da rigettare in toto. Tanto per dirne una: quando fa comodo all'autore, chi parla di Atlantide era ubriaco e magalomane, quando non fa più comodo, era serio e precisissimo (sapeva esattamente l'estensione al mq della Sardegna in confronto Libia del nord e Anatolia occidentale!).. a volte è meglio tacere che incorrere in certe figure. La "slinguazzata" finale ai "grandi Sardi" non migliora il giudizio.

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  4. Anche se non lo si nomina mai esplicitamente, si parla del libro "Il mare addosso. L'isola che fu Atlantide e poi divenne Sardegna". Preso un po' sottogamba all'inizio, ora che è un best-longseller si scatena la polemica. Nel merito, il libro ha 13, tredici, pagine di bibliografia. Chi vuole contestare, come dice Professor Ugas, scriva lo stesso numero di pagine argomentando al contrario e supportandosi con 13 pagine di bibliografia. Ovviamente RECENTE, o comunque, successiva, al testo contestato. La scienza è confronto, non pubblico ludibrio o critica calunniosa (e qui i calunniati sono morti, per fortuna del redattore dell'articolo!!!). Ma questo si era già detto quindici anni fa, in occasione della pubblicazione di un altro testo... Il tempo passa ma gli atteggiamenti non cambiano. Occasioni perse per lavorare in sinergia e comunicare meglio con gli appassionati del settore.

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  5. "Voglio dire: qualcuno cercherebbe la caverna di Platone?
    Qualcuno cercherebbe Minas Thirit o Minas Morghul? (oddio Minas Gerais sì...)? Qualcuno cercherebbe Kuruinta?" (Cit.)
    Beh, qualcuno ha cercato Troia e l'ha pure trovata! E non era nemmeno un archeologo!!!

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