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domenica 17 settembre 2017

Archeologia. La Geografia della Sardegna antica. Riflessioni di Attilio Mastino

Archeologia. La Geografia della Sardegna antica. 
Riflessioni di Attilio Mastino


In tre occasioni Erodoto ricorda la Sardegna come l'isola più grande del mondo: la notizia - ha messo in rilievo recentemente il Rowland - è da considerarsi ovviamente erronea se le dimensioni dell'isola, in rapporto alle altre isole del Mediterraneo, vanno calcolate in termini di superficie, dato che la Sardegna, con i suoi 23.812 km quadrati viene superata dalla Sicilia, con 25.426 km quadrati. In passato, il presunto errore di Erodoto, variamente ripreso dagli scrittori antichi, in particolare da Timeo e quindi da Pausania, era stato considerato come una prova per dimostrare la scarsa conoscenza che dell'isola avevano i Greci, esclusi alla fine del VI secolo a.C. dalle rotte occidentali dalla vincente talassocrazia cartaginese all'indomani della battaglia navale combattuta nel Mare Sardo per il controllo di Alalia, della Corsica e della Sardegna. Una tale interpretazione va comunque rettificata e va rilevato che il calcolo di Erodoto è stato effettuato non in termini di superficie ma di
sviluppo costiero delle diverse isole del Mediterraneo: il litorale della Sardegna è lungo circa 1.385 km (oltre 4.000 stadi, circa 600 miglia secondo le fonti: tra i 740 ed i 900 km) ed è dunque nettamente superiore al perimetro costiero della Sicilia, che ha uno sviluppo di 1.039 km. Per Procopio il perimetro dell'isola poteva essere percorso in appena 20 giorni da un uomo a piedi, che marciasse svelto a 200 stadi al giorno. Prima della conquista romana doveva d'altra parte essere impossibile calcolare l'esatta superficie della Sardegna, poiché la presenza punica non oltrepassò il fiume Tirso e non riguardò la Barbaria montana.
Pertanto se ne può dedurre viceversa una buona conoscenza del litorale sardo da parte dei marinai greci già nel V secolo a.C., anche perché il significato della battaglia di Alalia - che alcuni ritenevano il momento finale della colonizzazione greca nel Mediterraneo occidentale - viene oggi notevolmente ridimensionato (l'episodio è da alcuni considerato poco più di un intervento di polizia su scala regionale contro la pirateria dei Focesi). Tuttavia c'è da presumere che le caratteristiche della costa e dei fondali, le correnti e l'andamento prevalente dei venti in particolare del maestrale (il Circius) siano stati oggetto di successive esperienze durante la dominazione cartaginese (Pitea di Marsiglia); dopo il 238 a.C. e quindi nell'intervallo tra la prima e la seconda guerra punica, in età romana; più tardi soprattutto ad opera di Posidonio e di Strabone.
Tolomeo collocava la Sardegna tra il 36° e il 39° parallelo, alquanto deformata e allungata nel senso della latitudine, grazie anche allo sviluppo lineare del golfo di Oristano, con la capitale Carales collocata all'estremità sud-orientale dell'isola, toccata dal 36° parallelo, che è quello che passa per il promontorio di Calpe in Spagna (l'attuale Gibilterra), per i capi Lilibeo e Pachino in Sicilia, per il capo Tenaro nel Peloponneso, per l'isola di Rodi e per Isso. Il punto più settentrionale è rappresentato, lungo la costa orientale dell'isola, dall'Ursi Promontorium, l'attuale Capo d'Orso, che Tolomeo colloca a 39° e 10' di latitudine; si è pensato anche a Capo Testa, che va forse identificato con l'Errebantium promontorium, collocato alla latitudine di 39° e 20', punto più vicino alla Corsica. Tra le Colonne d'Ercole e Carales la differenza nel senso della longitudine è di 25 gradi; tra Carales e Lilybaeum in Sicilia, di 4° e 30'. Plinio avvicinava l’isola ad un rettangolo irregolare, con i lati di 125 miglia (a Nord), 188 miglia (a Est), 77 miglia (a Sud) e 175 miglia ad Ovest, dunque con un perimetro di 565 miglia; distanze che oscillano notevolmente nelle fonti sia nel senso della latitudine che nel senso della longitudine. 
Le altre denominazioni dell'isola, Sandaliotis (che le sarebbe stata data già nell’opera di Timeo) e Ichnussa (già in Mirsilo di Methymna), risalgono forse già al IV secolo a.C.: esse vanno collegate con la caratteristica forma di sandalo o piede umano e dunque dimostrano una notevole conoscenza cartografica almeno delle coste della Sardegna da parte della marineria greca; nel titolo epigrafico che accompagnò il secondo trionfo del console Tiberio Sempronio Gracco si precisava che nella tabula picta donata a Giove nel tempio della Mater Matuta alle spalle del Campidoglio era dipinta l’immagine dell’isola con le scene delle principali battaglie: Sardiniae insulae forma erat atque in ea simulacra pugnarum picta: si tratta probabilmente della prima rappresentazione cartografica dell’isola, resa possibile dai rilievi effettuati dai marinai della flotta da guerra romana dopo la conclusione dei combattimenti, nel corso del 175 a.C. 
La distanza tra il promontorio di Carales e l'Africa (circa 280 km) era ben nota agli autori antichi: Plinio la fissava in 200 miglia cioè in 1600 stadi ossia in 296 km, così come forse Strabone (i codici veramente hanno 300 miglia, cioè 2400 stadi o 443 km); l'Itinerario Marittimo calcolava invece un po' meno, 1500 stadi (187 miglia, pari a 277 km) tra Cagliari e Cartagine; in particolare 925 stadi tra Carales e l'isola Galata; 300 stadi tra Galata e Thabraca (1.225 stadi Carales - Thabraca, pari a 227 km); la navigazione nel mare Africano durava un giorno ed una notte (cioè 1000 stadi). 
Ugualmente ben definita risulta nelle fonti la distanza tra Sardegna e Corsica entro il Fretum Gallicum, il Taphros dei Greci, le Bocche di Bonifacio, fissata in 90 stadi nell'Itinerario Marittimo oppure in 20 miglia (dunque tra i 17 ed i 30 km), da percorrersi in un terzo di giorno; un po' meno, 8 miglia (pari a 64 stadi, 12 km) calcolava Plinio; Pausania riferiva l’opinione di chi limitava la distanza ad 8 stadi (un km e mezzo).
Anche per la navigazione tra la Sardegna e la Sicilia le misure oscillano notevolmente, con un calcolo di 2800 stadi (518 km), che è abbastanza approssimato, per il tratto tra Lilybaeum e Carales; la navigazione, in termini di durata, era valutata in due giorni e una notte, cioè in 1500 stadi. La distanza tra Carales e Segesta è fissata in 2200 stadi da Tolomeo. 
Il calcolo della distanza tra la Sardegna e l'Italia si fa risalire nelle fonti a Varrone; Carales distava in particolare da Portus Augusti circa 3000 stadi (530 km); 2200 stadi (407 km) da Populonia in Etruria; meno precisi i calcoli delle distanze tra l'isola e le Baleari e tra Olbia ed Ostia, anche per la possibilità di seguire percorsi alternativi.
Un ruolo fondamentale avevano avuto già Pitea di Marsiglia e Dicearco di Messene, un allievo di Aristotele, che nella seconda metà del IV secolo a.C. avevano collocato la Sardegna lungo la linea diretta, il parallelo fondamentale, che separa la zona boreale dalla zona australe, passando dalle colonne d’Ercole per raggiungere la Cilicia e la Siria: un diaframma che ripartiva l’ecumene in due distinte zone climatiche. Era nota la distanza di tale linea rispetto a Marsiglia, che in età imperiale è calcolata in 2000 stadi (tra la Sardegna e Narbona). 

Pubblicato da Sardinia Antiqua il 12 Settembre 2017

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