di Pierluigi Montalbano
giovedì 22 dicembre 2016
Archeologia. In Sardegna, la Civiltà Nuragica espresse i più grandi maestri dell'architettura mondiale nell'età del bronzo.
Archeologia. In Sardegna, la Civiltà Nuragica espresse i più grandi maestri dell'architettura mondiale nell'età del bronzo.
di Pierluigi Montalbano
di Pierluigi Montalbano
Nella bella età dei nuraghi, a partire dal Bronzo Medio, in
Sardegna si sviluppò una ricerca che interessò varie discipline legate
alla realizzazione di edifici in pietra strutturati in modo da rispondere alle
esigenze delle comunità che decise di costruirli. Veri e propri palazzi, alti
fino a 27 metri, come nel caso del Nuraghe Arrubiu di Orroli. Secondo il
materiale disponibile nel territorio, i maestri costruttori utilizzarono calcari,
basalto, arenaria, marna, trachite, scisto, ossia tutti i materiali da
costruzione che potevano durare nel tempo. Secondo le necessità del tempo, ogni
comunità sceglieva i luoghi di costruzione e le funzioni degli edifici, e
predisponeva una filiera di attività che andavano dalla ricerca della pietra al
trasporto, alla lavorazione e al
posizionamento nella struttura. Una
caratteristica che accomuna i nuraghi è la realizzazione dell’ingresso,
generalmente esposto verso sud/sud-est per ovvie ragioni legate alla luce. E’,
infatti, questo l’orientamento che riceve la maggior quantità di sole durante
la giornata, ancora oggi fondamentale dato per posizionare al meglio i pannelli
solari e fotovoltaici nelle case. L’evoluzione delle tecniche costruttive dei
nuraghi segue una cronologia ormai consolidata che vede i primi edifici, quelli
a corridoio senza torri, realizzati dal XVIII all'inizio del XV secolo a.C. e dotati di
ingressi con prospetto a dolmen, ossia con architrave posta sopra stipiti a
formare una geometria rettangolare. Intorno al 1500 a.C., epoca nella quale si
inizia a notare la volontà dei sardi di realizzare alte torri, passando dagli
edifici orizzontali a quelli verticali, si sentì la necessità di sovrapporre le
pietre degli ingressi con una tecnica ad aggetto, ottenendo un prospetto
tronco-ogivale (vedi foto). Questa nuova figura consentiva di ottenere profili
slanciati che rispondevano, forse, a funzioni differenti rispetto a quelle
originarie. Si passa dai nuraghi a corridoio a quelli a torre, con spazi
interni più sfruttabili e vani interni che tendono a diventare circolari.
Alla
metà del XIV a.C. questa evoluzione consente di ottenere torri con altezza
interna vicina ai 10 metri. La parte superiore delle torri, al momento è
oggetto di discussione fra gli studiosi. Alcuni ipotizzano un ballatoio
sostenuto da mensoloni, come suggeriscono i conci a mensola trovati in
alcuni edifici e, soprattutto, i modelli di nuraghe trovati al centro di alcune
capanne delle riunioni, nella necropoli monumentale di Monte Prama e in alcuni
bronzetti. La fase successiva del processo evolutivo vede la ricerca ossessiva
di altezze vertiginose, con ingressi senza architrave con prospetto a ogiva ed
eleganti tholos realizzate a filari di conci lavorati con raffinatezza, ad
esempio quella del nuraghe Piscu di Suelli visibile nella foto.
Le tre tipologie di ingressi, rettangolare a dolmen,
tronco-ogivale e triangolare, costituiscono una testimonianza straordinaria che
mostra l’impegno ideologico dei nuragici verso le soluzioni architettoniche più
ardite per superare i problemi di statica che caratterizzava questi poderosi
edifici. Questa raffinatezza tecnica fu espressa in maniera superlativa negli
edifici religiosi sardi dedicati alle cerimonie sacre: i pozzi, celebri templi
dove l’acqua era protagonista di riti per i quali le proposte degli studiosi
sono tante e varie.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Il post è interessante, ma il titolo mi lascia piuttosto perplesso. Non che metta in discussione l'abilità, la maestria degli architetti nuragici. Semplicemente straordinaria, è incontestabile.
RispondiEliminaMi perplime piuttosto che si affermi sia quella ad aver espresso i più grandi maestri dell'architettura mondiale.
Non avrei avuto nulla da dire se l'espressione fosse stata "tra i più grandi maestri".
Ma per carità, a ognuno i suoi gusti o il diritto di tifare per chi vuole. Però sull'oggettività dell'assunto avrei da obbiettare. Anche chi ha edificato le piramidi, Machu Picchu, Angkor e il Colosseo non doveva essere poi così male. Per non parlare del rinascimento italiano che presenta figure come Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Bramante.
Capisco che il titolo sia eclatante...e l'ho scelto proprio per colpire ma nell'età del Bronzo pare proprio che sul pianeta nessuno fosse in grado di sovrapporre torri. Le piramidi sono precedenti, non sono luoghi vivibili e non mostrano soluzioni che risolvono i problemi di statica che esistono quando si sovrappongono tre tholos.Comunque, egizi a parte, furono i nuragici a eccellere in quel campo. E i loro edifici sono ancora in piedi a testimoniarlo.
RispondiEliminaEgizi a parte, che di maestoso e straordinario non hanno edificato solo le piramidi. Però se il metro di giudizio deve essere la sovrapposizione delle tholos allora non c'è storia e stracciamo tutti, anche loro.
RispondiEliminaGià...questo è il succo dell'articolo.
RispondiElimina