mercoledì 31 agosto 2016
Archeologia. Recensione del libro "Porti e Approdi nel Mediterraneo antico"
Archeologia. Recensione del libro "Porti e Approdi nel Mediterraneo antico"
Un saluto a
tutti i lettori del quotidiano di storia e archeologia. È stata pubblicata su
un quotidiano nazionale una recensione di Nicola De Paulis sul mio ultimo libro, dedicato ai
traffici commerciali nel Mediterraneo in età fenicia. "Porti e
approdi", questo il titolo del libro (Capone editore - Lecce), è in
distribuzione a Cagliari nella libreria Succa e nei più importanti siti
archeologici. Per leggere si può cliccare sulla foto per ingrandirla.
Capone editore link della recensione: http://caponeditore.blogspot.it/2016/08/nel-mediterraneo-dei-mercanti-fenici.html
Abstract
Dal 1200 a.C. circa, le città costiere della Siria e
della Palestina, sottoposte in precedenza ora agli Ittiti ora agli Egiziani,
ebbero l’opportunità di sviluppare la produzione artigianale e il commercio. In
mancanza di miniere, le principali risorse erano il legname, i
prodotti ittici, le sabbie silicee per fabbricazione del vetro, il bisso e la
porpora, nonché l’avorio, l’incenso, le spezie e finanche gli animali esotici
dell’India, tutti beni che, messi sul mercato, contribuirono ad arricchire le
città costiere libanesi.
Fu in quella striscia
costiera del Mediterraneo orientale che, alcuni secoli dopo l’invasione dei
cosiddetti “Popoli del mare”, si sviluppò la civiltà dei Fenici, un popolo di
intraprendenti navigatori e di abilissimi commercianti, che ebbe in Cartagine,
fondata dai Tiri sulla costa nordorientale dell’attuale Tunisia, la sua
corrispondente in Occidente.
Sui percorsi marittimi
dei Fenici, sui porti da loro frequentati, sugli approdi dove sorgevano piccoli
e grandi luoghi di culto – santuari dedicati quasi sempre alle divinità del
mare, frequentati dai naviganti e intorno ai quali sorgeranno poi anche delle
città –, Montalbano concentra la propria attenzione dando ampio spazio ai
rapporti con le popolazioni locali, con i villaggi e le tribù nuragiche.
Alle decine e decine di
porti raggiunti dai Fenici in tutti gli angoli del Mediterraneo, l’Autore
riserva ampio spazio e ne narra la storia, informando il lettore su quanto è
venuto alla luce nelle corso delle campagne di scavo. Di molti siti, purtroppo,
si conserva solo il ricordo, i loro segreti sono sotto le tante costruzioni
edificate in epoche successive.
Biografia
Pierluigi Montalbano, è
nato e vive a Cagliari. Studioso di preistoria e
protostoria, collaboratore di alcune equipe internazionali su temi riguardanti
la navigazione antica, i relitti del Bronzo e del Ferro, i traffici commerciali, organizza laboratori
didattici sull’archeologia e rassegne espositive sul Mediterraneo antico.
Numerose le sue conferenze sulla storia della Sardegna e notevole la
partecipazione a dibattiti sullo stesso argomento. Dirige il quotidiano on-line
di storia e archeologia da lui fondato nel 2010.
Curatore della rassegna
culturale “Viaggio nella storia”, realizzata con alcuni docenti dell’Università
di Cagliari, è autore di numerosi saggi e dei volumi: Le navicelle
bronzee nuragiche (2007), Dal Neolitico alla civiltà nuragica (2008), Sherden.
Signori del mare e del metallo (2009), Antichi popoli del
Mediterraneo (2011) e Sardegna, l’isola dei nuraghi (2012).
domenica 28 agosto 2016
Archeologia. Piramidi e Papere, post ad alto contenuto di polemica contro i complottisti.
Archeologia. Egitto, Piramidi e
Papere, post ad alto contenuto di polemica contro i complottisti
di Matteo Riccò
Premessa.
Ieri
mia figlia mi ha chiesto di spiegarle cosa fossero le piramidi. Si sa che le
immagini valgono più di mille parole, per cui ho cercato di aiutarmi con le
immagini delle Grandi Piramidi di Giza. Frugando su internet, mi sono imbattuto
nei soliti post complottari, il cui esito finale è stato un conato di bile. Il
post nasce da qui.
Partiamo
da un dato di fatto piuttosto curioso: avete una vaga idea di quante siano le
Piramidi in Egitto? Di solito, anche i nostri libri di storia dell'arte ce ne mostrano
3+1: le grandi Piramidi di Giza (quelle Kufu, Khafra e Menkaure) e quella a
gradoni di Saqqara. In realtà, Lepsius nel XIX secolo ne contò la bellezza di
67. Uno dei dogmi complottari è che le Grandi Piramidi (e in particolare LA
grande piramide, quella di Kufu, per gli amici Cheope) siano sorte perfette
come sono praticamente dal nulla. Ebbene: scorrendo questa lista (https://en.wikipedia.org/wiki/Lepsius_list_of_pyramids)
e quella cronologica (https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_Egyptian_pyramids)
si può agevolmente smontare questa prima falsa verità: la Grande Piramide è, in
ordine cronologico, solo la VII Piramide mai costruita per un Faraone.
Quando
i faraoni della IV dinastia iniziano cioè il loro programma edilizio, le
tecnologie necessarie alle realizzazione delle piramidi sono già in possesso
degli Egizi e rodate da almeno 300 anni di
venerdì 26 agosto 2016
Archeologia. La preziosa borraccia del viaggiatore, conosciuta anche come “Fiasca del Pellegrino”. di Sergio Murli
Archeologia. La preziosa borraccia del viaggiatore,
conosciuta anche come “Fiasca del Pellegrino”.
di Sergio Murli
Riceviamo, e volentieri
pubblichiamo, un intrigante articolo dell’amico Sergio Murli della rivista
Città Mese. (Cliccare sull'immagine per ingrandirla)
Questa volta
siamo nel cuore dell’Etruria meridionale, nel quadrilatero suggestivo dei siti
di Norchia, Blera, S. Giovenale e Luni, tanto per ricordare i più conosciuti,
sulla direttrice che parte, grosso modo dal lago di Vico, fra Vetralla e
Tarquinia. Qui, a metà strada, c’è Monte Romano, realtà minore ma piena di
vitalità e tanta voglia di conoscere e valorizzare il suo passato.
Era tutto
iniziato con qualche sporadico ritrovamento, con dei generosi ed altruistici
doni dei cittadini che hanno via via dato corpo ad un piccolo Antiquarium. Poi
la “scoperta” clamorosa, questa sì, della monumentale tomba, una grande sala,
detta “Grotta delle Statue” in un punto denso di sepolture; ma andiamo con
ordine. Nel 1981 si riunì un gruppo di volontari interessati allo studio delle
origini di
sabato 20 agosto 2016
Archeologia in Sardegna. Sabato 3 e Domenica 4 Settembre 2016 al Museo di Domus De Maria. Convegno sugli scavi di Bithia e sulla Dea Madre, con il Soprintendente Marco Minoja, Valentina Chergia, Carlotta Bassoli, Roberto Sirigu, Nicola Dessì, Giacomo Paglietti e Pierluigi Montalbano. Ingresso libero.
Archeologia in Sardegna. Sabato 3 e Domenica 4 Settembre 2016 al Museo di Domus De Maria. Convegno sugli scavi di Bithia e sulla Dea Madre, con il Soprintendente Marco Minoja, Valentina Chergia, Carlotta Bassoli, Roberto Sirigu, Nicola Dessì, Giacomo Paglietti e Pierluigi Montalbano. Ingresso libero.
Buongiorno,
sono lieto di invitarvi a un doppio appuntamento di
archeologia della Sardegna a Domus De Maria, dedicato alla Dea Madre e
all'antica Bithia, l'attuale Chia. Le due serate si svolgeranno sabato 3 e domenica
4 Settembre, dalle ore 19.30, nella Piazza Museo del paese. Per l'occasione si
effettueranno
martedì 16 agosto 2016
Archeologia. Shardana e gli altri Popoli del Mare
Archeologia. Shardana
e altri popoli del mare
Nel
1200 a.C., il mondo si fermò, e una coltre di nebbia scese su Grecia, Anatolia
e intero Levante. Quel mondo che si può rilevare dai documenti di Ugarit, Hattusha e
Akhenaten, scompare. All'epoca, mentre l’impero Hittita abbandona la
sua capitale e l’Egitto vive una profonda crisi interna, tutte le
floride città del levante crollano sotto l’invasione di una coalizione di genti dedite al saccheggio: i cosiddetti popoli del mare. Le cause del
crollo degli antichi imperi sono ancora in discussione, e sono molteplici. La menzione più antica di un
movimento invasore è l’editto ittita di Madduwattas, del 1440 a.C., in cui il
re lamenta il saccheggio e il rapimento di donne di Cipro da
domenica 14 agosto 2016
Archeologia della Sardegna. Quali circostanze spinsero gli Shardana verso il Vicino Oriente?
Archeologia della Sardegna. Quali
circostanze spinsero gli Shardana verso il Vicino Oriente?
A
una decina di km a nord dell’attuale città di Haifa ci sono le rovine di Akko,
una città menzionata nei testi egizi dei luoghi maledetti del XIX e XVIII secolo. Fu fortificata
la prima volta nel Bronzo Medio e successivamente fu un importante centro
economico e militare. Costruita strategicamente su di un promontorio a meno di
un km dal mare, aveva il controllo visivo totale sul Mediterraneo e
sull’entroterra. La posizione in un golfo naturale, terminale di strade
commerciali per l’entroterra e della carovaniera che dall’Egitto portava alla
Siria e a Ugarit, giocò un ruolo centrale nella crescita economica della città.
Akko figura fra le conquiste elencate da Thutmosis III a Karnak ed è menzionata
13 volte nelle lettere di Amarna come base navale egiziana e centro di raccolta
delle scorte dell’esercito del faraone. Nel Bronzo Recente mantenne relazioni col
resto del mondo mediterraneo ma visse un declino che si concluse nel XII a.C.
quando fu distrutta dai Popoli del
sabato 13 agosto 2016
Archeologia della Sardegna. Il documento epigrafico più importante rinvenuto in Sardegna: la Tavola di Esterzili. E' la sentenza emessa dal proconsole Agrippa sul conflitto tra pastori e contadini della Sardegna all'epoca dell'imperatore romano Nerone, di Attilio Mastino
Archeologia della Sardegna. Il documento epigrafico più importante rinvenuto in Sardegna: la Tavola di Esterzili. E' la sentenza emessa dal proconsole Agrippa sul conflitto tra pastori e contadini della Sardegna all'epoca dell'imperatore romano Nerone
di Attilio Mastino
Il documento epigrafico più importante rinvenuto in Sardegna è la Tavola
di Esterzili. Si tratta della trascrizione di una sentenza con la quale il
proconsole Lucio Elvio Agrippa condannava durante l’età di Otone i pastori
sardi della tribù dei Galillenses. E’ un esempio significativo di
una politica tendente a privilegiare l'economia agricola dei contadini
immigrati dalla penisola italiana in Sardegna. Inciso sicuramente a Carales il
18 marzo 69, esposto al pubblico per iniziativa dei Patulcenses originari
della Campania all'interno di un villaggio agricolo, il documento (scoperto nel
1866, studiato da Giovanni Spano e Theodor Mommsen e conservato al Museo
Nazionale di Sassari) ci informa su una lunga controversia, conclusasi con una
sentenza con la quale il governatore provinciale ripristinava la linea di
confine fissata 170 anni prima dal proconsole Marco Cecilio Metello, dopo una
lunga campagna militare durata per almeno cinque anni e conclusa con la
sconfitta della popolazione locale e con il trionfo del generale vittorioso
celebrato a Roma fino al tempio di
giovedì 11 agosto 2016
Archeologia. La Sardegna nuragica a Kommos, il principale porto nella costa meridionale di Creta
La Sardegna nuragica a Kommos, il principale porto nella costa
meridionale di Creta
di Pierluigi Montalbano
In Sardegna, la ceramica del Bronzo Recente era fabbricata a
mano utilizzando argilla mescolata con roccia triturata come digrassante, per
ottenere un impasto elastico adatto alla cottura di forni semplici che non
dovevano raggiungere temperature molto elevate. Le superfici dei vasi venivano
lucidate con appositi strumenti, generalmente spatole o stecche di vario
materiale. La denominazione utilizzata dagli specialisti per questa tipologia
di materiali è HBW (Handmade Burnished Ware), ossia ceramiche d’impasto
realizzate a mano, e spesso si trovano associate alle ceramiche grigie tornite.
La catena operativa di questi materiali fu abbandonata presso le società che
frequentavano l’Egeo, come testimoniato dai reperti che mostrano l’uso di
argilla depurata, la foggiatura al tornio e la cottura in fornaci a doppia
camera. Tuttavia, la tradizione artigianale continuava a caratterizzare la
produzione delle popolazioni del Mediterraneo Occidentale. Nuclei di ceramiche
d’impasto fatto a mano e lucidato a stecca stridono all’interno di complessi
altamente specializzati quali, ad esempio, quelli
martedì 9 agosto 2016
Archeologia in Sardegna. Tomba di Giganti: simbolo di una testa di toro o di una donna partoriente?
Archeologia in Sardegna. Tomba
di Giganti: simbolo di una testa di toro o di una donna partoriente?
di Pierluigi Montalbano
Un
pannello del Museo Archeologico Genna Maria di Villanovaforru titola: «La madre
genera e accoglie». Si riferisce alla vicina Tomba di Giganti di Dom'e s'Orcu, un
monumentale sepolcro millenario che si staglia nell’altopiano basaltico della
Giara di Siddi. Il territorio circostante è caratterizzato da una serie di
nuraghi a corridoio posti a corona della Giara, tutti rivolti verso le fertili pianure
sottostanti, testimonianza dei sistemi di antropizzazione sardi di 3500 anni
fa. Lo studioso Ubaldo Badas sostiene un'affascinante suggestione, ossia che la
forma delle sepolture collettive nuragiche, circa un migliaio disposte su tutta
l'isola, rappresenti non una protome taurina (una testa di toro), ma una donna
supina nell'atto di partorire, una madre che mette al mondo i suoi figli e poi
li
domenica 7 agosto 2016
Archeologia. Gli Etruschi e la Sardegna, di Marco Rendeli
Archeologia. Gli Etruschi e la Sardegna
di Marco Rendeli
I rapporti fra Etruschi e Sardi hanno da un punto di vista archeologico una lunga storia, peraltro corroborata dalle fonti greche, in particolare un'annotazione al Timeo platonico che ricorda come Tyrrenòs, giunto in Etruria dalla Lidia, si fosse sposato con Sardò dalla quale prese poi il nome l’isola Argyròphleps, ovvero “l’isola dalla vene di argento” (Plato, Timaeus fr. 25b Greene). La relazione fra le due sponde del Tirreno inizia nel corso dell’età del Ferro e si sostanzia in una serie di momenti di presenza e attestazioni che si colgono fin verso il IV-III secolo a.C. Nel corso dell’età del Ferro esse si rinvengono costantemente in complessi nuragici della costa orientale dell’isola, medianti i quali vengono poi ridistribuiti verso l’interno, in abitati o in aree sacre delle odierne province di Nuoro e di
I rapporti fra Etruschi e Sardi hanno da un punto di vista archeologico una lunga storia, peraltro corroborata dalle fonti greche, in particolare un'annotazione al Timeo platonico che ricorda come Tyrrenòs, giunto in Etruria dalla Lidia, si fosse sposato con Sardò dalla quale prese poi il nome l’isola Argyròphleps, ovvero “l’isola dalla vene di argento” (Plato, Timaeus fr. 25b Greene). La relazione fra le due sponde del Tirreno inizia nel corso dell’età del Ferro e si sostanzia in una serie di momenti di presenza e attestazioni che si colgono fin verso il IV-III secolo a.C. Nel corso dell’età del Ferro esse si rinvengono costantemente in complessi nuragici della costa orientale dell’isola, medianti i quali vengono poi ridistribuiti verso l’interno, in abitati o in aree sacre delle odierne province di Nuoro e di
venerdì 5 agosto 2016
Archeologia. Sa Sedda 'e Sos Carros, la capanna sacra di Oliena dedicata ai riti con l'acqua della Civiltà Nuragica.
Archeologia. Sa Sedda 'e Sos Carros, la capanna sacra di Oliena dedicata ai riti con l'acqua della Civiltà Nuragica.
di Pierluigi Montalbano
Nel settembre 1977 gli archeologi iniziarono lo scavo nel complesso nuragico di Sa Sedda 'e Sos Carros, nel cuore della valle del Lanaittu, vicino alla grotta di Sa Oche, in territorio di Oliena. Per arrivarci bisogna prendere la S.S.129 per Orosei, svoltare per Oliena, e girare poi per Dorgali. Dopo poco meno di 6 km si svolta per le sorgenti de Su Gologone e si giunge nel piazzale delle sorgenti. Da quì si va a destra in una strada in cemento per la Valle di Lanaittu e si prosegue per 6.6 km fino al bivio che segnala la possibilità di andare, a sinistra, al villaggio nuragico di Tiscali. Naturalmente noi svolteremo a destra e, proseguendo, attraverseremo un ponticello e troveremo una zona alberata con il parcheggio del sito.
Il ritrovamento di un'ingente quantità di bronzi suggerì la possibilità che si trattasse di una fonderia. La parte più importante del sito mostra tre ambienti nella zona alta sistemati intorno a un cortile ellittico. Nell'area saltano subito all'occhio le numerose pietre in basalto e calcare finemente lavorate e una scala elegantemente costruita con grandi lastroni di calcare. Attraversando una decina di vani e passaggi si accede alla capanna con la vasca, dotata di un comodo bancone perimetrale sistemato nella parete interna. Nella parte alta sono sistemati una serie di blocchi di calcare tufaceo con le bocche d'acqua ricavate in rilievo a forma di teste di ariete.
L'acqua giunge attraversando una canaletta che gira internamente allo spessore murario, una tecnica ingegneristica sofisticata che colpisce i visitatori e certamente impegnò le menti più illuminate della Civiltà Nuragica. La notevole quantità di blocchi di basalto nelle fogge più varie, molti dei quali di reimpiego, e di schegge di lavorazione, suggerisce che giungesse grezzo dall'ingresso della valle di Lanaittu e venisse lavorato direttamente nel sito. Tuttavia il materiale potrebbe provenire da un altro sito non ancora individuato, che fu smontato.
Alcuni blocchi di tufo mostrano tracce di decorazione a rilievo del tipo dei frammenti di scudo dei giganti di Monte Prama. La frequentazione del sito è cronologicamente inquadrabile nel Primo Ferro, circa 3000 anni fa, e proseguì per vari secoli.
La ceramica, finora rinvenuta è prevalentemente rozza e priva di decorazioni ma si segnalano anse e frammenti di brocche askoidi, decorate con linee incise e con cerchielli, ciotole carenate e una coppa emisferica con una fascia orizzontale a reticolo inquadrata da due motivi a spina di pesce. Vari frammenti di grappe di piombo attestano che si praticava la riparazione dei vasi .
Foto...mie. Condividete tranquillamente.
di Pierluigi Montalbano
Nel settembre 1977 gli archeologi iniziarono lo scavo nel complesso nuragico di Sa Sedda 'e Sos Carros, nel cuore della valle del Lanaittu, vicino alla grotta di Sa Oche, in territorio di Oliena. Per arrivarci bisogna prendere la S.S.129 per Orosei, svoltare per Oliena, e girare poi per Dorgali. Dopo poco meno di 6 km si svolta per le sorgenti de Su Gologone e si giunge nel piazzale delle sorgenti. Da quì si va a destra in una strada in cemento per la Valle di Lanaittu e si prosegue per 6.6 km fino al bivio che segnala la possibilità di andare, a sinistra, al villaggio nuragico di Tiscali. Naturalmente noi svolteremo a destra e, proseguendo, attraverseremo un ponticello e troveremo una zona alberata con il parcheggio del sito.
Il ritrovamento di un'ingente quantità di bronzi suggerì la possibilità che si trattasse di una fonderia. La parte più importante del sito mostra tre ambienti nella zona alta sistemati intorno a un cortile ellittico. Nell'area saltano subito all'occhio le numerose pietre in basalto e calcare finemente lavorate e una scala elegantemente costruita con grandi lastroni di calcare. Attraversando una decina di vani e passaggi si accede alla capanna con la vasca, dotata di un comodo bancone perimetrale sistemato nella parete interna. Nella parte alta sono sistemati una serie di blocchi di calcare tufaceo con le bocche d'acqua ricavate in rilievo a forma di teste di ariete.
L'acqua giunge attraversando una canaletta che gira internamente allo spessore murario, una tecnica ingegneristica sofisticata che colpisce i visitatori e certamente impegnò le menti più illuminate della Civiltà Nuragica. La notevole quantità di blocchi di basalto nelle fogge più varie, molti dei quali di reimpiego, e di schegge di lavorazione, suggerisce che giungesse grezzo dall'ingresso della valle di Lanaittu e venisse lavorato direttamente nel sito. Tuttavia il materiale potrebbe provenire da un altro sito non ancora individuato, che fu smontato.
Alcuni blocchi di tufo mostrano tracce di decorazione a rilievo del tipo dei frammenti di scudo dei giganti di Monte Prama. La frequentazione del sito è cronologicamente inquadrabile nel Primo Ferro, circa 3000 anni fa, e proseguì per vari secoli.
La ceramica, finora rinvenuta è prevalentemente rozza e priva di decorazioni ma si segnalano anse e frammenti di brocche askoidi, decorate con linee incise e con cerchielli, ciotole carenate e una coppa emisferica con una fascia orizzontale a reticolo inquadrata da due motivi a spina di pesce. Vari frammenti di grappe di piombo attestano che si praticava la riparazione dei vasi .
Foto...mie. Condividete tranquillamente.
mercoledì 3 agosto 2016
Archeologia. La Dea Madre nella storia.
Archeologia. La Dea Madre nella storia.
Esiste
un filo conduttore che unisce i popoli neolitici che, con varie
caratteristiche, è ancora fortemente presente nel sentimento religioso
dell’uomo contemporaneo, ossia il culto della Dea Madre. La Sardegna, su questo
tema, è perfettamente allineata con il resto del mondo. Le belle sculture Sarde
trovano corrispondenze stilistiche e ideologiche nelle Cicladi, nella Sparta
neolitica, a Malta, in Anatolia e nella penisola balcanica.
Il
culto della Grande Dea è legato all’opulenta cultura agricola del neolitico,
quella considerata l’età dell’oro, come dimostrano le statuette grasse che
rappresentano la divinità femminile nel suo ruolo di nutrice e portatrice di
fertilità. La Dea è immaginata nella sua carnalità, come nella famosa
Venere di Cuccuru s’Arriu, con attributi sessuali enfatizzati con la
rappresentazione dei grossi seni e degli
lunedì 1 agosto 2016
Archeologia. L'età dei Fenici in Andalusia: rame, argento e materiali pregiati viaggiavano per mare già 3000 anni fa.
Archeologia. L'età dei Fenici in Andalusia: rame, argento e materiali pregiati viaggiavano per mare già 3000 anni fa.
Sulla
base dei più recenti dati archeologici sappiamo che l’inizio della
frequentazione fenicia nel Mediterraneo centro-occidentale si colloca durante
il passaggio dal Bronzo al Ferro. Le aree interessate comprendono Malta, la
Sicilia nord-occidentale, la Sardegna, il Nord-Africa e la Penisola iberica. In
passato gli studiosi attribuivano alla frequentazione fenicia una valenza
commerciale, oggi si mettono in evidenza i cambiamenti climatici che colpirono
l’area siro-palestinese durante l’età del Ferro e portarono in pochi secoli a
una drastica riduzione delle terre coltivabili con conseguente crisi
alimentare. Il fenomeno peggiorò intorno al 750 a.C. con la pressione assira
delle terre del Vicino Oriente che ridusse i terreni messi a coltura. I primi
contatti fenici in Occidente furono caratterizzati da una forte vocazione
commerciale con proliferazione di villaggi a sfondo agricolo e legati alle attività di mare. Nell’Andalusia Atlantica i villaggi
costieri si arricchirono con lo sfruttamento delle miniere, mentre gli
insediamenti dell’Andalusia Mediterranea devono la loro prosperità soprattutto
per lo sfruttamento delle
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