venerdì 5 agosto 2016
Archeologia. Sa Sedda 'e Sos Carros, la capanna sacra di Oliena dedicata ai riti con l'acqua della Civiltà Nuragica.
Archeologia. Sa Sedda 'e Sos Carros, la capanna sacra di Oliena dedicata ai riti con l'acqua della Civiltà Nuragica.
di Pierluigi Montalbano
Nel settembre 1977 gli archeologi iniziarono lo scavo nel complesso nuragico di Sa Sedda 'e Sos Carros, nel cuore della valle del Lanaittu, vicino alla grotta di Sa Oche, in territorio di Oliena. Per arrivarci bisogna prendere la S.S.129 per Orosei, svoltare per Oliena, e girare poi per Dorgali. Dopo poco meno di 6 km si svolta per le sorgenti de Su Gologone e si giunge nel piazzale delle sorgenti. Da quì si va a destra in una strada in cemento per la Valle di Lanaittu e si prosegue per 6.6 km fino al bivio che segnala la possibilità di andare, a sinistra, al villaggio nuragico di Tiscali. Naturalmente noi svolteremo a destra e, proseguendo, attraverseremo un ponticello e troveremo una zona alberata con il parcheggio del sito.
Il ritrovamento di un'ingente quantità di bronzi suggerì la possibilità che si trattasse di una fonderia. La parte più importante del sito mostra tre ambienti nella zona alta sistemati intorno a un cortile ellittico. Nell'area saltano subito all'occhio le numerose pietre in basalto e calcare finemente lavorate e una scala elegantemente costruita con grandi lastroni di calcare. Attraversando una decina di vani e passaggi si accede alla capanna con la vasca, dotata di un comodo bancone perimetrale sistemato nella parete interna. Nella parte alta sono sistemati una serie di blocchi di calcare tufaceo con le bocche d'acqua ricavate in rilievo a forma di teste di ariete.
L'acqua giunge attraversando una canaletta che gira internamente allo spessore murario, una tecnica ingegneristica sofisticata che colpisce i visitatori e certamente impegnò le menti più illuminate della Civiltà Nuragica. La notevole quantità di blocchi di basalto nelle fogge più varie, molti dei quali di reimpiego, e di schegge di lavorazione, suggerisce che giungesse grezzo dall'ingresso della valle di Lanaittu e venisse lavorato direttamente nel sito. Tuttavia il materiale potrebbe provenire da un altro sito non ancora individuato, che fu smontato.
Alcuni blocchi di tufo mostrano tracce di decorazione a rilievo del tipo dei frammenti di scudo dei giganti di Monte Prama. La frequentazione del sito è cronologicamente inquadrabile nel Primo Ferro, circa 3000 anni fa, e proseguì per vari secoli.
La ceramica, finora rinvenuta è prevalentemente rozza e priva di decorazioni ma si segnalano anse e frammenti di brocche askoidi, decorate con linee incise e con cerchielli, ciotole carenate e una coppa emisferica con una fascia orizzontale a reticolo inquadrata da due motivi a spina di pesce. Vari frammenti di grappe di piombo attestano che si praticava la riparazione dei vasi .
Foto...mie. Condividete tranquillamente.
di Pierluigi Montalbano
Nel settembre 1977 gli archeologi iniziarono lo scavo nel complesso nuragico di Sa Sedda 'e Sos Carros, nel cuore della valle del Lanaittu, vicino alla grotta di Sa Oche, in territorio di Oliena. Per arrivarci bisogna prendere la S.S.129 per Orosei, svoltare per Oliena, e girare poi per Dorgali. Dopo poco meno di 6 km si svolta per le sorgenti de Su Gologone e si giunge nel piazzale delle sorgenti. Da quì si va a destra in una strada in cemento per la Valle di Lanaittu e si prosegue per 6.6 km fino al bivio che segnala la possibilità di andare, a sinistra, al villaggio nuragico di Tiscali. Naturalmente noi svolteremo a destra e, proseguendo, attraverseremo un ponticello e troveremo una zona alberata con il parcheggio del sito.
Il ritrovamento di un'ingente quantità di bronzi suggerì la possibilità che si trattasse di una fonderia. La parte più importante del sito mostra tre ambienti nella zona alta sistemati intorno a un cortile ellittico. Nell'area saltano subito all'occhio le numerose pietre in basalto e calcare finemente lavorate e una scala elegantemente costruita con grandi lastroni di calcare. Attraversando una decina di vani e passaggi si accede alla capanna con la vasca, dotata di un comodo bancone perimetrale sistemato nella parete interna. Nella parte alta sono sistemati una serie di blocchi di calcare tufaceo con le bocche d'acqua ricavate in rilievo a forma di teste di ariete.
L'acqua giunge attraversando una canaletta che gira internamente allo spessore murario, una tecnica ingegneristica sofisticata che colpisce i visitatori e certamente impegnò le menti più illuminate della Civiltà Nuragica. La notevole quantità di blocchi di basalto nelle fogge più varie, molti dei quali di reimpiego, e di schegge di lavorazione, suggerisce che giungesse grezzo dall'ingresso della valle di Lanaittu e venisse lavorato direttamente nel sito. Tuttavia il materiale potrebbe provenire da un altro sito non ancora individuato, che fu smontato.
Alcuni blocchi di tufo mostrano tracce di decorazione a rilievo del tipo dei frammenti di scudo dei giganti di Monte Prama. La frequentazione del sito è cronologicamente inquadrabile nel Primo Ferro, circa 3000 anni fa, e proseguì per vari secoli.
La ceramica, finora rinvenuta è prevalentemente rozza e priva di decorazioni ma si segnalano anse e frammenti di brocche askoidi, decorate con linee incise e con cerchielli, ciotole carenate e una coppa emisferica con una fascia orizzontale a reticolo inquadrata da due motivi a spina di pesce. Vari frammenti di grappe di piombo attestano che si praticava la riparazione dei vasi .
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Mi piace quando scrivi che ci sono brocche askoidi incise con "cerchielli" ...visto che siamo in un luogo ove si svolgevano riti d'acqua cosa possono rappresentare quei cerchielli se non l'acqua stessa? Cerchielli: i cerchi che fa l acqua quando si tocca in superficie! Così anche questa è una ulteriore prova della mia teoria che i cerchi concentrici altro non sono che rappresentazione dell'acqua.
RispondiEliminaDa quanto vedo dalla foto io riterrei che questo locale circolare altro non è che un luogo ove su facevano SAUNE. Lo dimostra anche il piatto in pietra circolare sul quale venivano poste le pietre riscaldate sul fuoco e sulle quali veniva via via gettata acqua per creare quel vapore ristoratore. A maggior conferma di quello che dico vedasi il Foro con scanalatura presente nel piatto in pietra che serviva per fare defluire quel poco di acqua che le pietre calde non vaporizzavano.
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