lunedì 4 aprile 2016
Nuraghi di avvistamento: architetture preistoriche costiere
Nuraghi di avvistamento: architetture preistoriche costiere
di Pierluigi Montalbano
Il dibattito sulla questione che riguarda la funzione dei nuraghi, le antiche strutture realizzate dai sardi nuragici nel Bronzo Medio, è sempre acceso e attuale, e voglio proporre qualche riflessione in merito per offrire una serie di indizi che possono aiutare a decifrare la loro destinazione d'uso. Anzitutto il loro numero, un migliaio, e la loro posizione in luoghi strategici fanno capire l'importanza per le comunità costiere di tenere sotto controllo la porzione di mare in prossimità di baie idonee all'approdo di navigli. A questo punto occorre analizzare altri indizi, ad esempio la presenza di sorgenti d'acqua dolce e la facilità di esplorazione del territorio. Un problema da superare per i marinai che approdavano in luoghi nuovi era quello di capire se la popolazione locale era ostile. Lo stesso dubbio avevano i residenti, e poteva essere sciolto già dalla semplice osservazione delle barche che si avvicinavano alla costa. Tenere sotto controllo una baia è impresa non difficile, con la possibilità di conoscere in anticipo la migliore sistemazione del naviglio e la conseguente preparazione delle infrastrutture adatte al ricevimento, pacifico o ostile secondo necessità. In questa fase diventa decisivo poter disporre di luoghi di vedetta in grado di comunicare, più rapidamente ed efficacemente possibile, con il sistema di reazione al nuovo arrivato. Accoglienza generosa verso l'amico o attacco a sorpresa verso il nemico. Vista la situazione presente in Sardegna, capillarmente controllato da nuraghi e organizzato in villaggi prevalentemente in contatto visivo fra loro, sono convinto che nessuna flotta nemica poteva sbarcare in armi e imporsi con le cattive. C'è anche da dire che i marinai preferiscono sempre essere accolti benevolmente, favoriti come sono dalla possibilità di offrire prodotti provenienti da altri lidi, e quindi appetibili per i locali. A questo punto ci sono da capire le modalità di approccio fra locali e nuovi arrivati. Non credo alla proposta di alcuni studiosi che, romanticamente legati alla visione di Cristoforo Colombo in America, ipotizzano uno scambio cerimoniale sulle spiagge con doni di vario genere o merci che vengono lasciate sulla riva in attesa di una controproposta dei residenti. Le merci viaggiavano fin dal Neolitico, e la rete commerciale nel Bronzo Medio era consolidata. Le coste ben conosciute e la condizione sociale e organizzativa dei locali non poteva essere ignota a chi sbarcava nell'isola. I nuraghi costieri, dunque, quale funzione avevano? Potevano segnalare la direzione di arrivo alle navi amiche, avvisare le comunità locali dell'imminente sbarco di qualcuno, presidiare il territorio e offrire, al contempo, un riparo temporaneo per chi voleva raggiungere luoghi impervi, forse lungo vie di pellegrinaggio verso i templi in vetta o nelle vie di transumanza.
di Pierluigi Montalbano
Il dibattito sulla questione che riguarda la funzione dei nuraghi, le antiche strutture realizzate dai sardi nuragici nel Bronzo Medio, è sempre acceso e attuale, e voglio proporre qualche riflessione in merito per offrire una serie di indizi che possono aiutare a decifrare la loro destinazione d'uso. Anzitutto il loro numero, un migliaio, e la loro posizione in luoghi strategici fanno capire l'importanza per le comunità costiere di tenere sotto controllo la porzione di mare in prossimità di baie idonee all'approdo di navigli. A questo punto occorre analizzare altri indizi, ad esempio la presenza di sorgenti d'acqua dolce e la facilità di esplorazione del territorio. Un problema da superare per i marinai che approdavano in luoghi nuovi era quello di capire se la popolazione locale era ostile. Lo stesso dubbio avevano i residenti, e poteva essere sciolto già dalla semplice osservazione delle barche che si avvicinavano alla costa. Tenere sotto controllo una baia è impresa non difficile, con la possibilità di conoscere in anticipo la migliore sistemazione del naviglio e la conseguente preparazione delle infrastrutture adatte al ricevimento, pacifico o ostile secondo necessità. In questa fase diventa decisivo poter disporre di luoghi di vedetta in grado di comunicare, più rapidamente ed efficacemente possibile, con il sistema di reazione al nuovo arrivato. Accoglienza generosa verso l'amico o attacco a sorpresa verso il nemico. Vista la situazione presente in Sardegna, capillarmente controllato da nuraghi e organizzato in villaggi prevalentemente in contatto visivo fra loro, sono convinto che nessuna flotta nemica poteva sbarcare in armi e imporsi con le cattive. C'è anche da dire che i marinai preferiscono sempre essere accolti benevolmente, favoriti come sono dalla possibilità di offrire prodotti provenienti da altri lidi, e quindi appetibili per i locali. A questo punto ci sono da capire le modalità di approccio fra locali e nuovi arrivati. Non credo alla proposta di alcuni studiosi che, romanticamente legati alla visione di Cristoforo Colombo in America, ipotizzano uno scambio cerimoniale sulle spiagge con doni di vario genere o merci che vengono lasciate sulla riva in attesa di una controproposta dei residenti. Le merci viaggiavano fin dal Neolitico, e la rete commerciale nel Bronzo Medio era consolidata. Le coste ben conosciute e la condizione sociale e organizzativa dei locali non poteva essere ignota a chi sbarcava nell'isola. I nuraghi costieri, dunque, quale funzione avevano? Potevano segnalare la direzione di arrivo alle navi amiche, avvisare le comunità locali dell'imminente sbarco di qualcuno, presidiare il territorio e offrire, al contempo, un riparo temporaneo per chi voleva raggiungere luoghi impervi, forse lungo vie di pellegrinaggio verso i templi in vetta o nelle vie di transumanza.
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