mercoledì 6 aprile 2016
La Sardegna e le fortificazioni di Cagliari nella prima metà del ‘700
La
Sardegna e le fortificazioni di Cagliari nella prima metà del ‘700
di Fabrizio e Giovanna
Il primo periodo di amministrazione sabauda fu caratterizzato
soprattutto dalla precarietà del rapporto con la realtà isolana.
Inizialmente i Savoia cercarono di conservare l’autonomia degli
ordinamenti isolani, ma nel contempo fecero del loro meglio per mantenere le
prerogative della sovranità. Questo atteggiamento fu determinato da una
prudente valutazione politica nella quale influiva, da un lato, la
preoccupazione di abituare soprattutto i ceti privilegiati alla nuova
dominazione, da un altro lato, influivano invece considerazioni di politica
internazionale.
Coerentemente a questo proposito, il 31 dicembre del 1721, fu istituito
a Torino il Supremo Consiglio di Sardegna, un organo consultivo del governo che
ereditò le attribuzioni del Supremo Consiglio d’Aragona, mentre la Reale
Udienza, l’organo collegiale creato in epoca spagnola al fine di
amministrare
la giustizia, continuò ad esercitare le sue funzioni; rimasero in vigore anche
quei privilegi concessi dagli aragonesi e spagnoli alle sette città regie e
quelli conferiti attraverso diplomi speciali ad altri territori e paesi.
Poiché la dominazione spagnola aveva lasciato un‘impronta significativa
sugli usi e costumi, si pensò di non apportare innovazioni significative e
drastiche, ma di introdurle in maniera impercettibile partendo dalla lingua
italiana che doveva subentrare al castigliano in modo tale da farlo cadere in
disuso.
Il re Vittorio Amedeo II (1720-1730), appena preso possesso del Regno di
Sardegna, si occupò del sistema fortificatorio della città di Cagliari
concentrando la sua attenzione alle opere necessarie a proteggere il quartiere
di Castello dalla parte di Villanova e di San Pancrazio. La progettazione e la
direzione dei lavori furono affidati all’ingegnere militare Felice De Vincenti
che si occupò anche delle fortificazioni di Alghero e progettò i lavori della
nuova chiesa di N. S. di Bonaria e il modello in legno che fu esposto per la
prima volta a Cagliari nel 1722.
Ancora oggi si può ammirare la fortificazione della cittadella di San
Pancrazio con i due bastioni del Beato Emanuele (incluso tra viale
Buoncammino e via Belvedere) e di San Filippo (incluso tra viale
Buoncammino e via Anfiteatro).
Nella zona d'ingresso denominata S'Avanzada, nell'attuale via Ubaldo
Badas, è presente un'iscrizione incastrata sulla muraglia che ricorda le opere
di sistemazione delle fortificazioni, tale iscrizione si trovava nell'arco
della porta detta d'Aprémont che ora non esiste più.
Il re Carlo Emanuele III (1730-1773) nel primo periodo del suo regno,
rimasto coinvolto nelle guerre di successione polacca e austriaca, esplicò
un’intensa azione diplomatica e militare volta sia a rafforzare la posizione
dello stato sabaudo nel contesto europeo, sia ad ottenere ulteriori
ingrandimenti territoriali nella Pianura Padana.
I diversi viceré che si avvicendarono dal 1731 in poi, si trovarono alle
prese con gli stessi problemi che avevano impegnato senza grandi risultati i
loro predecessori, come il banditismo e il commercio isolano. Per quanto
riguarda il primo problema, ebbe maggior rilievo l’azione del viceré marchese
di Rivarolo (1735-‘38), anche se la sua azione era volta a curare più i sintomi
che le cause dei mali che affliggevano l’Isola; egli, infatti, concentrò i suoi
sforzi sul problema dei malviventi senza risalire alle ragioni del malessere
sociale che si celavano dietro le attività criminali, prima fra tutte il fatto
che l’azione della legge non fosse in grado di proteggere l’individuo contro le
malefatte e le prepotenze mettendolo nella necessità di tutelarsi da se
medesimo e di vendicare i soprusi ricevuti. Ricorse a vari mezzi per estirpare
il banditismo come incorporare i delinquenti minori nel reggimento di Sicilia
e colpire i favoreggiatori e i conniventi, ma fu una quiete raggiunta con
la forza e non poteva essere, di conseguenza, né consistente né duratura.
Durante questo viceregno si realizzarono diverse opere all’interno della
città di Cagliari, furono infatti ristrutturati gli interni del palazzo regio
ad opera dell’ingegnere militare Augusto De La Vallee e, nel 1738, fu
ultimata la costruzione della caserma di San Carlo in via Santa Croce, sul
progetto iniziale del De Vincenti che prevedeva la realizzazione di una
scuderia e di una caserma per reparti a cavallo. Sotto la direzione del De La
Vallee la struttura fu ampliata e completata in modo tale da poter sistemare la
truppa in maniera più organica.
Il Rivarolo ebbe anche il merito di occuparsi concretamente del problema
riguardante il ripopolamento, ritenuto l’unico rimedio valido contro
l’arretratezza dell’economia isolana, le scarse attività agricole e le attività
criminali. Egli auspicava la fondazione di nuove ville e case per contenere
l’aumentata popolazione da attuarsi col sistema delle cessioni in feudo di zone
a chi si assumesse l’obbligo di ripopolarli ed allettando gli stranieri a
stabilirsi nell’Isola con concessioni d’immunità. In ottemperanza alle
disposizioni di Carlo Emanuele III, avviò nel 1736-’37, delle trattative con i
rappresentanti di una colonia ligure stanziata in Tabarca, un’isoletta della
costa tunisina, che versava in condizioni critiche a causa della popolazione in
esubero e delle persecuzioni dei corsari barbareschi. La scelta del luogo da
ripopolare cadde sull’isoletta di S. Pietro, che offriva buone possibilità per
la pesca del corallo e per la creazione di una salina. Nei primi mesi del 1738
la colonia, denominata Carloforte in onore del re, contava più di settecento
abitanti che salirono ben presto a più di un migliaio, e prosperò a tal punto
che, a distanza di qualche decennio, altri tabarchini e liguri, imitati da
alcune famiglie piemontesi, s’insediarono nella vicina isola di S. Antioco,
fondandovi la comunità di Calasetta.
Nel 1750, sotto il viceregno del Valguernera, vi fu un’altra immissione
di tabarchini a Carloforte riscattati dai tunisini e fu tentato un secondo
tentativo di colonizzazione, quello di Montresta, una regione situata tra
Alghero e Bosa, con coloni greci provenienti da Majna, che però non sortì
gli effetti sperati per le diatribe religiose che si scatenarono.
Sempre in questo periodo, per interessamento del padre Gian Battista
Vassallo della Compagnia di Gesù, fu eretto nella città di Cagliari il
Conservatorio della Provvidenza destinato a fanciulle orfane e povere.
Fonte: http://ilmulinodeltempo.blogspot.it/
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