Architetture in pietra. Cascine, bagli e masserie, i nuraghi contemporanei.
di Pierluigi Montalbano
Lo sguardo sul paesaggio consente di scorgere sulle
creste delle colline, spesso in posizione dominante, imponenti edifici rurali
che prendono il nome di masserie, bagli e cascine. Questi edifici furono
costruiti al servizio di grandi aziende specializzate nella trasformazione
dell’uva e delle olive in vino e olio, o al servizio di aziende
cerealico-zootecniche. La costruzione rispondeva a diverse esigenze dei grandi
proprietari, tra cui quella della sicurezza, infatti nelle campagne è da sempre
presente il pericolo dovuto alla presenza di briganti. Ciò spiega come questi
edifici abbiano a volte l’aspetto di una fortezza con il muro alto e di grosso
spessore, nel quale si apre un solo portone d’ingresso assai robusto e spesso
rinforzato mediante l’applicazione di lastre metalliche chiodate per difenderlo
da eventuali tentativi di darlo alle fiamme. Altra caratteristica di fortezza è
data dalla presenza di poche e piccole finestre munite di grate di ferro molto
elevate; e da feritoie nascoste (saettiere) dalle quali poter dare fuoco con le
armi. Queste strutture servivano anche a ricevere, conservare e trasformare i
prodotti agricoli dell’azienda in attesa di portarli al più vicino mercato per
la vendita, e fungevano da abitazione o dimora del personale
fisso e temporaneo alle dipendenze del proprietario. Come detto, il cortile
interno caratterizza masserie, bagli e cascine. Nei più grandi si trovano due
cortili, uno di pertinenza dell’abitazione padronale, l’altro degli edifici
rustici, comunicanti tra loro e con l’esterno. L’ingresso di solito è
costituito da un grande portone ad arco in ferro o in legno e immette in un
sottoportico (turchettu), nel quale si trova uno o due rudimentali sedili in
pietra addossati alle pareti. Il portale ad arco è costituito da blocchi
squadrati di pietra dura o in mattoni, sormontato in quelli sorti prima
dell’abolizione della feudalità (1812) dallo stemma nobiliare della famiglia.
Al centro del cortile, pavimentato con lastre di pietra (basolato), vi è quasi
sempre un pozzo o una cisterna. Lungo i lati del baglio si sviluppano gli
edifici adibiti a usi e funzioni diversi.
Si trattava dunque di grandi aziende agricole.
Non sempre i proprietari terrieri le abitavano, infatti all’interno si
trovavano anche gli alloggi dei contadini, le stalle, i depositi per foraggi e
i raccolti. Nel sud queste aziende sono denominate bagli e la loro nascita fu
spesso un prodotto della colonizzazione baronale di vaste aree interne abbandonate
e incolte, nei secoli tra il Cinquecento e il Settecento, quando la Spagna,
necessitando di grandi quantità di cereali, aveva stabilito la concessione di
una "licenza di ripopolamento" (Licentia populandi), tramite la quale
i nobili siciliani arrivarono a fondare dei veri e propri villaggi nei dintorni
della costruzione originaria.
Lo storico Morando ha dedicato uno studio
approfondito alla parola baglio la cui etimologia risalirebbe all'antica Grecia
con il significato di "lanciare pietre e giavellotti”. Nel periodo romano,
il termine divenne baille in Francia, con il significato di "luogo chiuso
ma scoperto con peculiarità difensive", mentre in Inghilterra si trasformò
in bailey con il significato di "mura esterne di un castello",
"corte delimitata da mura". In tempi più recenti in Sicilia, con
baglio s'indica il cortile interno delle masserie (fattorie) mentre nella
provincia di Trapani ha assunto il significato di fortino senza mai assumere le
connotazioni di un castello. Ancor oggi nella Sicilia, nelle zone di
tradizionale uso agricolo, è possibile incontrare tali costruzioni restaurate e
riutilizzate come aziende agrituristiche. Nei bagli, inoltre, è sempre presente una chiesa
rurale o una piccola cappella, sistemata nel complesso. I tetti sono
generalmente realizzati con struttura portante in legno, con capriate, travi,
listelli, mattoni in terracotta e tegole, oppure orditura in legno o, ancora,
realizzato con sole tegole. Col tempo, intorno al baglio si andarono a
costruire altre case formando così, veri e propri borghi. Laddove sono più
isolate, le cascine tendono ad assumere l'aspetto di fortezze, data la presenza
di grosse mura perimetrali, con fossati, ponti levatoi e torri.
Il nome della cascina deriva dal cognome del
proprietario-fondatore dell'azienda agricola, o dal nome di qualche cappella,
chiesa o monastero situati nelle vicinanze o nella cascina stessa. Secondo la
distribuzione degli edifici attorno alla corte (o alle corti) le cascine si
dividono in quattro tipi: a corte chiusa, nella quale gli edifici vanno a formare
un complesso quadrato; a corte aperta, dove gli edifici formano un complesso
rettangolare con lato aperto, senza edifici; a edifici affiancati, nei quali
manca la corte, a corpo unico, ossia con un unico edificio. Il numero dei
nuclei familiari variava a seconda della grandezza dell'azienda agricola legata
alla cascina, e questa raramente era gestita dal proprietario. Costui dava in
affitto l'azienda ad un Fittavolo che l'amministrava come se fosse il padrone.
Normalmente vivevano in cascina i contadini che svolgevano una mansione
essenziale per l'azienda agricola.
Le figure principali residenti in Cascina erano
le seguenti:
. Campari, per la manutenzione dei canali
d'irrigazione.
. Bergamini, addetti al bestiame e alla
mungitura.
. Casari, preparavano il formaggio.
. Contadini, si occupavano del taglio del fieno
per il bestiame.
. Bifolchi, responsabili dell’aratura e del
dissodamento dei campi tramite l'ausilio d'animali da lavoro. Si preoccupavano
anche delle pariglie e della cura degli animali da lavoro a loro affidati.
. Campagnoni, ottimizzavano la gestione delle
acque.
Oltre a queste categorie c'erano garzoni,
stallieri, fatutto, mietitori, maniscalchi, sellai, falegnami, muratori,
fabbri, mietitori, tagliariso e mondine.
Se vi era surplus di lavoro (durante i raccolti),
s'assumevano temporaneamente contadini salariati che risiedevano per breve
tempo in cascina. I braccianti agricoli che dovevano lavorare per un prolungato
periodo di tempo avevano un locale della cascina dove alloggiare. Le tenute
agricole delle cascine sono caratterizzate dalla produzione cerealicola (grano,
mais, riso, orzo) alternata da quella foraggera per consentire l'allevamento
bovino. Data la loro collocazione geografica nella pianura irrigua e alla
presenza di fontanili, le cascine si sono spesso specializzate nel sistema
delle marcite che ha consentito la diffusione dell'allevamento bovino, attuato
contemporaneamente all'agricoltura.
Nelle immagini: sopra, una paiara pugliese
Al centro, una masseria
Sotto, un baglio
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