Intorno al VII a.C. i Fenici popolarono la zona della laguna di Santa Gilla. La loro presenza è confermata dalle indagini subacquee del 1987, quando nella zona di Su Moguru, cioè nella parte settentrionale della laguna, furono recuperati frammenti di anfore fenicie databili di VII e VI a.C. Nelle zone più interne della laguna sono state inoltre ritrovate anfore commerciali di età tardo-punica, che dimostrano come il bacino abbia ricoperto il ruolo di scalo commerciale, fino a età repubblicana, quando il centro della città si spostò dalle rive orientali di Santa Gilla all'area dell'attuale piazza del Carmine. La Karalis punica è ricostruibile attraverso dati archeologici che consentono di individuare un abitato del VI a.C. nella zona che comprende le vie San Simone, Brenta, Simeto, Po e Campo Scipione. L'insediamento era adiacente al mare, secondo la logica di un popolo che basava la sua economia sui traffici attraverso gli approdi. La Karalis punica utilizzò lo stesso luogo dell'insediamento fenicio, ampliandolo e modificandolo in relazione alle esigenze socio-economiche. Sul promontorio di Sant'Elia è stato localizzato un tempio della divinità Astartet Ericina, identificato in base alla dedica ivi rinvenuta. Era un santuario extraurbano, legato all'attività di scambio. Nella fase romana tardo repubblicana la struttura di scambio fu spostata in area urbana. La piazza del mercato doveva trovarsi, come era uso nelle città puniche, a ridosso del porto e visto che questo occupava parte della laguna di Santa Gilla, è probabile che la piazza del mercato, cioè il centro della città, si trovasse nei pressi della laguna. Il tofet è stato individuato nel 1940 nella zona di San Paolo alla periferia meridionale dell'abitato. Le urne cinerarie, le stele e le ceramiche recuperate, inducono a datare le deposizioni alla fine del VI-V a.C. Le necropoli di Karalis erano due: Tuvixeddu è la più antica e fu utilizzata a partire dalla metà del VI a.C. sino al I secolo d.C. L’altra, Bonaria, invece, fu realizzata per la necessità di espansione della città e ai problemi di saturazione dell'altra necropoli.
Cagliari romana
Il passaggio della Sardegna (nel 238 a.C.) dal predominio cartaginese a quello romano segnò grossi cambiamenti nell'assetto urbanistico di Cagliari. Fu sotto il dominio di Roma che Cagliari diventò una vera e propria città, con regolari rifornimenti idrici, passeggiate, piazze e vie lastricate, magazzini per il sale e per il grano, nuove necropoli, raggiungendo il suo massimo sviluppo tra il II e il III secolo d.C. La città assunse un andamento allungato sulla costa, senza grande penetrazione nell'entroterra. Tuttavia recenti studi di urbanistica ipotizzano che la Carales romana rientrasse nella tipologia della cosiddetta "città terrazzata". I resti degli edifici rinvenuti dagli archeologi a Santa Gilla mostrano tracce di abbandono dell'insediamento databili ad età tardo-repubblicana (50-30 a.C. circa), forse in relazione alla trasformazione urbanistica di Carales in seguito alla concessione dello stato giuridico di Municipio di cittadini romani da parte di Cesare nel 46 a.C. L'abitato di tradizione punica in età tardo-repubblicana doveva essere assai esteso e manteneva i propri magistrati (sufeti) e capi religiosi.
La città fu abbellita con la realizzazione di lastricati stradali, dell'acquedotto e delle terme (Largo Carlo Felice, Banca d'Italia, Sant'Agostino, via G. M. Angioy, viale Trieste). Cagliari durante l'età imperiale ebbe un doppio ruolo di città militare e mercantile, i cui limiti erano segnati, a settentrione, in area extraurbana, dall'Anfiteatro, mentre la necropoli occidentale sulle falde del colle di Tuvixeddu (attiva a partire dalla fine del I secolo d.C. sulla via d'uscita della città) e quella orientale di viale Regina Margherita e di Bonaria, segnavano lo stacco dal suburbio, cioè la zona di campagna immediatamente adiacente alla città. Nel 400 d.C., la città fu interessata da un cambiamento del suo disegno: numerosi edifici pubblici (terme, templi, sistema idrico, residenze di prestigio) vennero trasformati. La caduta dell'impero romano d'occidente nel 476 d.C. lasciò la Sardegna in balìa dei Vandali, che già dal 455 avevano iniziato la conquista dell'isola.
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